Destra di Popolo.net

NOMINE E INCARICHI: L’OMBRA DI CARMINATI SULLA SCALATA AL POTERE DEI SUOI COMMENSALI

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

I RAPPORTI DI CARMINATI CON I POLITICI

Ci sono incarichi pubblici, nomine politiche, assunzioni in uffici amministrativi che sono collegate ad un’ombra, o per meglio dire, da un nome, quello di Massimo Carminati, il nero della Capitale.
Sarà pure una coincidenza che con questa ondata politica si è abbattuta a Roma sui vertici di amministrazioni ed enti, ha riportato a collegare, anche se indirettamente, alcune persone a questo “fascista anni Settanta, un pregiudicato, non certo una mammoletta“.
Il primo punto di snodo fra la politica e Carminati è il terrorista Luigi Ciavardini, un vecchio compagno di armi del “nero della Capitale”, entrambi hanno fatto parte, assieme ad altri criminali come Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, del gruppo eversivo neofascista dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari). Ciavardini con la moglie, Germana De Angelis, hanno creato l’associazione Gruppo Idee che è molto attiva nelle carceri di Rebibbia e Frosinone, dove organizzano tante iniziative con i detenuti e per questo ricevono finanziamenti pubblici. Carminati, attraverso i suoi fedelissimi, in passato ha ricevuto notizie su Ciavardini. Ed è in queste iniziative in favore dei detenuti che l’ex Nar è stato visto intrattenersi con la deputata Chiara Colosimo, amica di Giorgia Meloni, che adesso è stata proposta come presidente della Commissione antimafia. E in una lettera i familiari delle vittime di mafie e terrorismo hanno chiesto alla maggioranza parlamentare nei giorni scorsi: “Come sia anche solo lontanamente immaginabile pensare di eleggere a Presidente della Commissione antimafia una persona con tali frequentazioni”.
Ciavardini è stato condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato (che aveva preso in mano le indagini del collega Vittorio Occorsio – assassinato dal terrorista neofascista Pierluigi Concutelli – sui legami tra destra eversiva, P2 e apparati dello Stato) e ovviamente per la strage della stazione di Bologna. Il magistrato Mario Amato nelle sue inchieste aveva fatto l’analisi dell’ambiente in cui crescevano i Nar: “Il terrorismo di destra nasce dalla media e alta borghesia, sono figli di professionisti, imprenditori, industriali, colleghi (magistrati ndr). Gente che reagisce in molti modi”. È questo l’ambiente dei neri di cui fa parte Carminati.
Il gruppo originario dei Nar nasce alla fine del 1977 a Roma, attorno alla sede del Movimento sociale italiano del rione Monteverde, su iniziativa dei fratelli Valerio e Cristiano Fioravanti e del loro camerata Alessandro Alibrandi, figlio del giudice istruttore romano Antonio Alibrandi. A questa famiglia è molto legato Carminati. Insomma, stanno ritornando, come se i rapporti passati con i protagonisti di inchieste giudiziarie che hanno segnato Roma, su tutte “Mondo di mezzo“, non fossero mai esistite.
Nella campagna elettorale per la presidenza della regione Lazio di Francesco Rocca si è fatto notare Domenico Gramazio, ex missino che frequentava Carminati. Il figlio, Luca, prima consigliere comunale a Roma poi consigliere regionale è stato accusato di essersi posto al servizio dell’organizzazione del “nero della Capitale”. Luca Gramazio è stato condannato definitivamente e suo padre fino alla vigilia del voto ha fatto appelli in sostegno del futuro governatore.
Fratelli d’Italia ha insistito dopo l’elezione di Rocca per un ritorno in giunta, e con un ruolo di peso, di Marco Mattei, ex assessore all’Ambiente con Renata Polverini, lui conosce bene Carminati: dalle indagini su “Mondo di mezzo” è emerso che per ben due volte si sono seduto a tavola al ristorante. Oggi Mattei è stato catapultato a capo della segreteria del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Nelle scorse settimane ha suscitato reazioni negative la nomina fatta dal governatore Rocca, a responsabile della comunicazione istituzionale della Regione di Marcello De Angelis, cognato di Ciavardini, con un passato nell’organizzazione Terza Posizione, un movimento neofascista eversivo sciolto nel 1982.
Sull’informazione televisiva, l’indicazione di Giorgia Meloni di far dirigere il principale tg della televisione pubblica è stata precisa: Gian Marco Chiocci. Il giornalista interrogato a luglio del 2015 dai pm di Roma perché accusato di favoreggiamento a Carminati, dice: “Fui contattato dall’avvocato Ippolita Naso, con la quale sono in rapporti di amicizia da anni, la quale mi chiese se ero disponibile a incontrare Carminati”. E poi aggiunge: “Ippolita mi comunicò che l’appuntamento con Carminati era fissato per il giorno dopo presso il suo studio in via Cola di Rienzo. Io mi recai all’appuntamento e all’interno del cortile del palazzo incontrai Carminati. Ippolita ci lasciò e io rimasi a parlare con lui. Carminati mi chiese di dargli il mio telefono. Io gli consegnai l’apparecchio e lui lo appoggiò insieme al suo, da una parte. Mi chiese se potessi occuparmi di un fatto che gli stava molto a cuore, un centro per bambini disabili ad Acilia che aveva problemi amministrativi. Mi diede il numero del titolare del centro, Lorenzo Alibrandi, chiedendomi di contattarlo. Risposi che se la cosa avesse avuto rilievo giornalistico mi sarei attivato”. Dopo quella conversazione riferita da Chiocci ai pm, Carminati non volle rilasciare l’intervista. La procura chiese il rinvio a giudizio del giornalista, ma il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere. Per lui adesso è pronta la direzione del Tg1.
(da La Repubblica)

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NELL’ASSOCIAZIONE DELL’EX NAR CIAVARDINI UN CONCERTO NAZI ROCK: SLOGAN PER PRIEBKE E “POTERE BIANCO”

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

SABATO AL BORGHETTO I GESTA BELLICA

Via Fiesole è una piccola strada senza uscita. Una traversa di via dei Prati Fiscali, subito prima che finisca per immettersi in via Salaria e poi sulla Tangenziale Est. Corre parallela ai binari sopraelevati della ferrovia per poi inerpicarsi sulla collina.
Lo svincolo è poco visibile dalla strada, dove le auto sfrecciano troppo spesso al di sopra dei limiti di velocità. In questi giorni di pioggia e primavera l’asfalto cede in molti punti il passo all’erba alta e ai papaveri. Qui, lontano da occhi indiscreti, in un capannone con un giardino adiacente il prossimo sabato 20 maggio si terrà la festa concerto degli Spqr Skin.
Come si capisce dal nome si tratta di un gruppo di skinhead di estrema destra. In passato vicini a CasaPound, in collaborazione con la quale avevano occupato Casa Italia Colleverde all’estrema periferia Nord-Est di Roma, sono poi tornati a rendersi autonomi.
Il concerto si terrà a “Il Borghetto”, il cui civico corrisponde a quel numero 28 di via Fiesole che è anche la sede dell’associazione Gruppo Idee. Si tratta dell’associazione fondata dall’ex Nar Luigi Ciavardini condannato per la strage di Bologna, e presieduta dalla moglie Germana De Angelis, che è anche la sorella di Marcello De Angelis, già militante di Terza Posizione e poi senatore di Alleanza Nazionale, oggi chiamato da Francesco Rocca a fare da responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio (con non poche polemiche).
A esibirsi in concerto ci sono i Gesta Bellica, storica band della scena RAC (Rock Against Communism).
Tra i loro brani più noti Il Capitano, dedicata a Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine: “Lui non risponde alle vostre menzogne / Lui non si piega e non lo farà mai /La fedeltà è più forte del fuoco /E quel fuoco brucia dentro di noi! /Liberate il capitano, libertà per il capitano!”. Altrove, in una canzone che si chiama Società multirazziale, si inneggia al razzismo e al white power: “Una razza per una storia, una stirpe per la civiltà / Un’Europa ci accomuna: desiderio di libertà / Mille genti da tutto il mondo, mille facce senza dignità / E l’Europa si frantuma in mille piccole società! / Bianco, potere bianco! / Bianco, potere bianco! / Bianco, potere bianco! / Bianco per la libertà!”.
Storico bassista della band è quel Andrea Miglioranzi, che fece carriera come dirigente di nomina politica nelle aziende municipalizzate di Verona (i Gesta Bellica provengono dal circuito del Veneto Fronte Skin Head), finito poi agli arresti domiciliari in un’inchiesta sulla penetrazione della ‘ndrangheta pochi mesi dopo aver deciso di entrare in Fratelli d’Italia.
Poca pubblicità per il concerto in programma il prossimo sabato, la cui locandina circola solo via Telegram e WhatsApp. Forse perché Gruppo Idee è stato già al centro di non poche polemiche negli scorsi mesi, per un’inchiesta del giornalista Andrea Palladino, a cui è seguita anche una puntata della trasmissione Report, che hanno ricostruito le attività dell’associazioni fuori e dentro il Carcere di Rebibbia. E forse anche perché gli addentellati delle relazioni di Ciavardini si trovano nella destra istituzionale che oggi governa nel Lazio e a livello nazionale.
Negli scorsi giorni una lettera dei parenti delle vittime delle stragi ha sottolineato come la candidata in pectore alla Commissione Antimafia Chiara Colosimo, parlamentare di Fratelli d’Italia molto vicina a Giorgia Meloni, in passato è stata vicina Ciavardini e proprio all’associazione Gruppo Idee. Ma non c’è solo il Gruppo Idee: Ciavardini lavora anche con l’ASI, l’associazione sportiva legata al mondo politico di destra. In particolare è dirigente nell’area Terzo Settore diretta da Gianni Alemanno.
I concerti di nazirock fanno imbarazzare gli amici, e non fanno bene agli affari che Ciavardini gestisce con due cooperative che operano in ambito carcerario e di cura del verde pubblico. Meglio non fare pubblicità.
(da Fanpage)

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IL CAPO DELLA WAGNER DENUNCIA LA RITIRATA DEI RUSSI A BAKHMUT: “STANNO ESPONENDO I MIEI UOMINI AL FUOCO NEMICO”

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

PRIGOZHIN ACCUSA IL MINISTRO DELLA DIFESA RUSSO

Dal fronte di Bakhmut arriva una nuova accusa di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, ai vertici militari della Federazione russa.
Dopo mesi di scontri furiosi, che negli ultimi giorni avrebbero visto le truppe ucraine riguadagnare terreno intorno alla cittadina, ora l’esercito russo starebbe abbandonando le proprie postazioni e indietreggiando, mettendo i combattenti Wagner in pericolo.
Secondo Prighozin, le unità dell’esercito regolare si sono ritirate di circa 570 metri nel nord di Bakhmut. «Stanno esponendo i nostri fianchi», ha denunciato il capo del gruppo Wagner rivolgendosi al ministro della Difesa Shoigu e al Capo di stato maggiore generale delle Forze armate Valerij Gerasimov, «faccio appello ai vertici del ministero della Difesa pubblicamente perché le mie lettere non vengono lette. Per favore, non abbandonate i fianchi». Già il 12 maggio Prigozhin aveva dichiarato che l’esercito russo stava lasciando la città.
(da agenzie)

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CRIMEA, TRAFFICO FERROVIARIO SOSPESO TRA SIMFEROPOL E SEBASTOPOLI: “C’E’ STATO UN SABOTAGGIO”

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

DERAGLIATI OTTO VAGONI: E’ STATO UN ATTENTATO

Il traffico ferroviario è stato sospeso tra Simferopol, la capitale della Crimea, e la città di Sebastopoli. L’annuncio è arrivato da un funzionario della Russia.
In precedenza, il canale Baza Telegram, che ha collegamenti con i servizi di sicurezza russi, aveva segnalato un’esplosione su una linea ferroviaria nella regione, annessa alla Russia nel 2014.
Secondo i media russi, citati dal media bielorusso d’opposizione Nexta, c’è stato un sabotaggio sulla ferrovia, a seguito del quale cinque carri con grano sono deragliati nella regione di Simferopol.
In una dichiarazione su Telegram il governatore russo della regione Sergei Aksyonov, ha confermato il deragliamento dei carri carichi di grano aggiungendo che non ci sono stati feriti. Il deragliamento di oggi in Crimea di un treno merci che trasportava grano è stato causato da «interferenze di estranei», secondo quanto hanno reso noto in un comunicato le ferrovie della Crimea.
L’attentato è avvenuto vicino al villaggio di Chystenke e l’esplosione, che ha provocato un grande cratere, ha danneggiato circa 50 metri di binari. Nel complesso sono deragliati otto vagoni, cinque dei quali si sono ribaltati.
(da agenzie)

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TERRENI SECCHI E NIENTE PIÙ “DIFESE NATURALI”: COSÌ SONO ESONDATI I FIUMI IN EMILIA-ROMAGNA

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

SONO 21 I CORSI D’ACQUA CHE HANNO ROTTO GLI ARGINI E HANNO DEVASTATO CIRCA 35 COMUNI… IL WWF: “SONO PROGRESSIVAMENTE SPARITI I ‘BOSCHI RIPARIALI’, QUELLA VEGETAZIONE CHE HA UN DECISIVO ‘EFFETTO SPUGNA’, FRENA L’ACQUA STRARIPATA, L’ASSORBE E LA RESTITUISCE IN TEMPI DI SICCITÀ”

Erano 21 i corsi d’acqua esondati alla mezzanotte di ieri, devastando circa 35 Comuni. Le criticità di alcuni tra questi fiumiciattoli e torrentelli che stanno mettendo in ginocchio la Romagna erano state già elencate in un dossier del Wwf, presentato poco prima della pandemia.
Ecco il Lamone, per esempio, il caso che forse meglio descrive il disastro in corso. In quindici giorni è esondato due volte, sommergendo mezza Faenza: la prima è stata nella notte tra il 2 e il 3 maggio. Per i tecnici era un problema di «sormonto»: vale a dire che con l’alveo troppo pieno, l’acqua, all’altezza della vicina Bagnacavallo poco più a monte, era andata sopra l’argine — innalzato un secolo fa tenendo conto delle piene di allora, mai più viste sino a questo maggio — sbriciolandolo progressivamente
Ora Andrea Agapito, biologo, responsabile del settore «Acque» del Wwf e curatore del dossier, dice che «la vicenda del Lamone spiega bene ciò che sta accadendo in Romagna: lungo il suo corso sono progressivamente spariti, e lo denunciammo già nel 2007, i “boschi ripariali”, quella vegetazione golenale che ha un decisivo “effetto spugna”: frena l’acqua straripata, l’assorbe e la restituisce in tempi di siccità». Se adesso queste difese naturali non ci sono più è perché «stiamo sempre più irreggimentando i fiumi, gli alvei sono stati canalizzati, le aree di esondazione naturale sono state occupate da abitati e coltivazioni».
Poi c’è un’altra questione: quelli esondati — tipo l’Idice, 78 chilometri di lunghezza, o il Sillaro, 66 — sono tutti fiumiciattoli piccoli e «la loro modesta portata, in un suolo già saturo per l’alluvione di inizio maggio — spiega Mauro Rossi, geologo dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr — si è di colpo ingrossata per via delle precipitazioni intense delle ultime 48 ore».
Tutto va inquadrato in uno scenario che vede «una frequenza sempre maggiore di eventi estremi — riassume il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Francesco Violo — che impatta in un territorio urbanizzato negli ultimi anni in maniera molto intensiva, con alte percentuali di consumo di suolo». «Bombe d’acqua» e piogge prolungate «amplificano le difficoltà anche in questa parte dell’Italia dove la manutenzione si fa».
Semmai «i parametri dei calcoli idraulici svolti nel passato per le opere di difesa non sono più idonei». La soluzione? «Aggiornare il modo di progettare, adattarsi alle condizioni nuove, con piani per interventi strutturali e con presidi territoriali in grado di monitorare il territorio intervenendo con tempestività».
(da “Corriere della Sera”)

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IL CUOCO CHE HA SALVATO IL BAMBINO E SUA MADRE A CESENA: “L’HO TENUTO STRETTO TRA LE MIE BRACCIA”

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

IL CORAGGIO DI DORDE PANIC

«Non c’era tempo da perdere e sono andato. Il piccolo era un po’ impaurito, ma si mostrava apparentemente tranquillo. Gli ho chiesto: “Come stai, tutto bene?”. E lui mi ha fatto sì con la testa e mi ha sorriso». Dorde Panic, cuoco di Belgrado, racconta al Corriere della Sera come ha salvato una mamma intrappolata nel fango con il figlio di tre anni nell’alluvione che ha travolto l’Emilia-Romagna, precisamente a Cesena. Le immagini del salvataggio hanno fatto il giro della rete.
Lo chef, assieme a un gruppo di altre persone, è stato il primo a prendere in braccio il bimbo portandolo via dal pantano.
«Io sono alto 1,93 — racconta al Corriere —, lassù il bambino si sentiva al sicuro. Mi si è aggrappato al collo, poi mi ha stretto i capelli mentre lo tenevo sulle spalle».
Poi lo ha tenuto con sé, fino all’arrivo della madre, sua vicina di casa da poco tempo.
Federica Maietta, di Cesena, ammira il suo compagno Dorde. E aggiunge: «Quando ha visto la donna che urlava con il bambino in braccio stava quasi per buttarsi dal balcone pur di salvarli».
(da Open)

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A CESENA I GIOVANI SI ORGANIZZANO IN CHAT E VANNO A SPALARE LE STRADE

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

CHI SI OFFRE PER PORTARE CIBO, SECCHI E COPERTE

Dopo l’esondazione del fiume Savio a Cesena i cittadini si sono rimboccati le maniche per ripulire strade e abitazioni. E a darsi da fare sono stati soprattutto i giovani. Muniti di badili, si sono dati appuntamento sulle chat e tra gruppi di amici per spalare il fango.
Tra i gruppi utilizzati, racconta l’agenzia di stampa Ansa, anche “Sos Cesena” su Telegram. Nelle ultime ore il canale si è trasformato nella chat di richieste di aiuto per lavori post-emergenziali, come lo sgombero di cantine e vani allagati dal materiale inzuppato d’acqua.
C’è chi avvisa di anziani con elettrodomestici da buttare, chi si offre per portare cibo, secchi per portare via l’acqua, coperte.
E così già da ieri si sono visti per le strade della città frotte di residenti, molti giovanissimi, provenienti anche da altri comuni della Romagna, con stivali e badili.
(da Open)

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I FIUMI, LE CASSE D’ESPANSIONE, L’ALLERTA ROSSA: PERCHE’ L’ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA E’ UN DISASTRO ANNUNCIATO

Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile

300 MILLIMETRI DI POGGIA IN 48 ORE: “ABBIAMO IGNORATO I SEGNALI”

Nove morti, 40 mila sfollati, 41 comuni colpiti e 23 fiumi esondati: è il bilancio ancora provvisorio dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. 300 millimetri di pioggia caduti in 48 ore lasciano 50 mila cittadini ancora senza corrente elettrica. A causa di una quantità di pioggia mai vista, che in poche ore ha fatto salire il livello dei fiumi fino a farli esondare. «Un disastro annunciato», secondo il meteorologo Luca Mercalli. Mentre il climatologo Bernardo Gozzini dice che l’allerta sarà per sempre e invita a cambiare gli stili di vita. E c’è chi punta il dito sulla manutenzione degli argini. E sulle casse d’espansione dei fiumi. Ne funzionano attualmente 12 sulle 23 previste. «Dove ci sono i sistemi non sono entrati in crisi», dice la vicepresidente della Regione Irene Priolo. Intanto a Forlì continua a mancare l’elettricità e a Ravenna il comune raccomanda di stare ai piani alti e decide di evacuare alcune zone.
Le esondazioni
Tutti i corsi d’acqua che si trovano fra Rimini e Bologna, ventuno in tutto, hanno rotto gli argini o sono esondati. È finita sott’acqua Faenza, una parte di Cesena e di Forlì e molti altri grandi centri abitati. In alcune zone, in pochi minuti l’acqua è salita, raggiungendo anche i primi piani delle case. Dei nove morti, una donna di Ronta di Cesena è stata ritrovata sulla spiaggia di Cesenatico. Il suo cadavere ha percorso 20 chilometri in poche ore. Proprio a Cesena i video hanno mostrato i residenti che combattevano contro 15 metri di acqua, in arrivo sui tetti. A Bologna il Savena ha lambito le case, mentre il presidente Stefano Bonaccini ha parlato di un’emergenza paragonabile a un terremoto. Alcuni abitanti sono stati messi in salvo attraverso i gommoni. Un’impresa resa particolarmente complicata anche dai continui blackout alle linee elettriche e telefoniche.
L’allerta rossa
L’allerta rossa era stata diramata da giorni. La perturbazione era attesa. Le aree più a rischio sono state fatte evacuare, le persone invitate a salire ai piani alti delle case. Migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni. La realtà, però, ha superato le peggiori previsioni. Anche perché la pioggia (in alcune aree è caduto in 36 ore più del doppio dell’acqua che di solito fa in media nel mese di maggio) è arrivata su un terreno già messo a dura prova dall’alluvione di due settimane fa. Dal primo pomeriggio la pioggia si è fermata ed è spuntato un po’ di sole. Che ha reso più agevoli anche i soccorsi, facendo lentamente ritirare l’acqua dalle aree che aveva invaso. L’emergenza però non è finita. Anche per domani, infatti, sarà in vigore su tutta l’area l’allerta rossa. Il livello di quasi tutti i fiumi continua ad essere sopra la soglia d’emergenza.
«Abbiamo ignorato i segnali»
E sono previste nuove piene che potrebbero mettere a dura prova argini già indeboliti o danneggiati. Senza contare gli oltre 200 movimenti franosi che riguardano la collina e la montagna. Il meteorologo Luca Mercalli spiega in un’intervista a La Stampa che dietro l’emergenza ci sono «gli eventi estremi collegati al riscaldamento globale. Sia chiaro: più scaldiamo l’atmosfera terrestre, e più questi fenomeni diventeranno frequenti e intensi. A livello globale dobbiamo contenere il rischio di peggiorare la situazione, però questo è già il nostro presente». Con il surriscaldamento, spiega l’esperto, «c’è semplicemente più energia in atmosfera. Quindi posso avere un vento sempre più violento e una pioggia più forte. Ma diciamolo: non possiamo continuare in questa ignoranza voluta», dice a Francesco Grignetti.
La frequenza degli eventi estremi
Perché per Mercalli bisogna notare «la frequenza degli eventi estremi. Senigallia, a settembre. Ischia, a novembre. Ora due eventi fortissimi in Romagna a distanza appena di 15 giorni. Eppure la spiegazione è sotto i nostri occhi: il Mediterraneo sta diventando bollente, aumenta l’evaporazione, l’umidità si deve scaricare a terra». Il meteorologo dice che la priorità è fermare le emissioni. Mentre per mitigare il rischio di eventi estremi «occorre studiare caso per caso, a dimensione di bacino, con tutte le competenze attorno a un tavolo, dagli ingegneri agli agronomi, ai forestali. Poi bisogna abbattere e ricostruire, ma lontano dai fiumi, per carità». La priorità è «una legge contro il consumo di suolo. Perché questo episodio ci ha messo ancora davanti agli occhi quanto voglia dire aumentare la vulnerabilità del territorio. Basta con il cemento. Tra l’altro, la terra ci serve per la nostra autosufficienza agricola, per il paesaggio, per il turismo».
I prossimi cinque anni
Il climatologo dell’Ibe-Cnr Bernardo Gozzini dice invece al Quotidiano Nazionale che i prossimi cinque anni saranno i più caldi di sempre. «Questo impatta sul ciclo idrogeologico perché una massa d’aria più calda contiene più umidità ed energia. Poi il sistema lo scarica. Ed ecco gli eventi incontrollabili». Secondo Gozzini sarà necessario progettare le opere infrastrutturali tenendo conto di questo fattore. E poi bisogna creare le cosiddette «casse di espansione». Ma soprattutto bisogna «cambiare i nostri stili di vita. Con un consumo più razionale dell’acqua e apprendendo i comportamenti corretti da avere in caso di eventi estremi. Seguendo i piani della protezione civile e imparando a rispondere in maniera adeguata». Infine, stato e regioni devono aiutare i comuni
Le casse d’espansione
E il quotidiano punta il dito proprio sulle casse d’espansione dei fiumi in Emilia-Romagna. Si tratta di opere che consentono di “parcheggiare” l’acqua fuori dal corso principale in caso di eventi di grande portata. Tra il 2015 e il 2022 la Regione ha ricevuto 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 casse. Ma di queste ne funzionano a pieno regime soltanto 12. Altre due funzionano in parte. Nove attendono la fine dei lavori. Due sono ancora da finanziare. Nell’alluvione dell’inizio di maggio si sono riempite d’acqua quella sul Samoggia, nel canale Navile, nei Mulini e nel Senio. «Dove sono state previste i sistemi non sono entrati in crisi. Il problema attuale è la numerosità dei corsi d’acqua in piena contemporaneamente», spiega la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Irene Priolo.
Allagamenti a Ravenna nella notte
Intanto nella notte nuovi allagamenti si sono verificati in Romagna, in particolare nella zona di Ravenna. La frattura fra Reda e Fossolo ha sovraccaricato il Canale emiliano-romagnolo e tutta la rete secondaria dei canali consortili, con l’acqua che ha invaso parti significative delle campagne: allagamenti a Russi, Godo, San Pancrazio e Villanova di Ravenna. Durante la notte il Comune di Ravenna è intervenuto, con il supporto della Polizia locale, informando i cittadini di Villanova, invitandoli ad andare ai piani alti, offrendo a chi fosse impossibilitato il primo piano della sede del centro civico o la sistemazione al Cinemacity. Evacuazioni in corso ancora anche a Castel Bolognese, sempre provincia di Ravenna, dove si è registrato un problema di assenza di acqua potabile. Il Comune ha distribuito l’acqua dove ha potuto e al palazzetto dello sport è arrivata un’autobotte.
A Forlì manca l’elettricità
Il comune di Ravenna ha anche raccomandato ai residenti nella frazione di Villanova di salire ai piani alti. «Si stanno registrando innalzamenti dei livelli dell’acqua del canale Magni, che stanno generando tracimazioni e allagamenti delle aree circostanti. Per questo si raccomanda di salire ai piani alti. Chi non si sentisse comunque sicuro puo’ recarsi nella sede del comitato cittadino di Villanova di Ravenna oppure nell’area di accoglienza allestita al Cinemacity, in via Secondo Bini 7 a Ravenna». Gian Luca Zattini, sindaco di Forlì, fa sapere che in città manca ancora l’elettricità. «In tantissimi ci segnalate la mancanza di energia elettrica in numerose vie e aree della città. Siamo costantemente in contatto con il gestore per accelerare il ripristino di contatori e quadri elettrici.Stiamo facendo il massimo ma non dipende tutto da noi, spiega il sindaco. Intere zone della Romagna sono rimaste isolate con black out elettrici e con difficoltà anche nelle comunicazioni per l’interruzione delle linee telefoniche.
L’ordine di evacuazione in alcune zone di Ravenna
Poco fa è arrivato un ordine di evacuazione immediata a persone e aziende di Villanova di Ravenna, Filetto e Roncalceci, per rischio di allagamenti provocati dalla rottura del Lamone tra Reda e Fossolo. Il comune di Ravenna segnala alle persone che non possono andare da amici e parenti l’area di accoglienza allestita al Cinema City al Museo Classis di Classe. «Si sta procedendo ad inviare dei pullman nelle frazioni interessate. Passare parola. Limitare al massimo gli spostamenti», comunica l’amministrazione.
(da Open)

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