Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
LA MINISTRA DELLA FAMIGLIA, A VENT’ANNI, SCENDEVA IN PIAZZA PER IL DIRITTO ALL’INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA, ALL’EPOCA NON ANCORA LEGALIZZATO E PUBBLICÒ IL LIBRO “L’ABORTO FATTO IN CASA”, CON TANTO DI SPIEGAZIONI
Le contestazioni alla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella al Salone del Libro, per opera di un gruppo di attivisti che le hanno impedito di presentare il suo libro “Una famiglia radicale”, hanno scatenato un putiferio mediatico e istituzionale che sta infiammando questo fine settimana.
I manifestanti hanno messo sotto accusa la Roccella per le sue posizioni antiabortiste, e 29 di loro sono stati denunciati dalla Digos. E chissà se Eugenia Roccella, in quei giovani, ha riconosciuto una sé stessa ventunenne, quando cioè nei primi anni Settanta lei stessa manifestava a favore dell’aborto – all’epoca non ancora legalizzato – e, membro del gruppo femminista MLD, pubblicava addirittura un libro dal titolo “L’aborto fatto in casa”.
Il contenuto del libro, i cui dettagli non lasciavano spazio all’immaginazione, viene descritto dalla stessa Roccella in un’intervista rilasciata all’epoca a Paola Fallaci, sorella di Oriana, riesumata anni fa dal sito radiospada.org.
L’allora giovanissima Eugenia, “studentessa alla facoltà di lettere di Roma, due incriminazioni a Palermo per «incitamento a delinquere» poiché in un comizio invitò le donne ad autodenunciarsi per aborto, spiegava: «II libro non vuole affatto che la singola donna si metta in bagno a farsi l’aborto da sola. oltre che da incoscienti, sarebbe una cosa impossibile.
Alla singola donna vuole dare soltanto informazioni e indirizzi giusti. Indirizzi dove troverà gruppi di donne, i “Self Help”, che le praticano l’aborto secondo la tecnica moderna, sicura e indolore. La nostra proposta è solo un momento della lotta, non ci sogniamo neanche di seguitare per tutta la vita a fare gli aborti in queste condizioni”.
E quindi precisava ulteriormente: «La mammana cos’è? È l’unica che abbia offerto un po’ di solidarietà alle donne. E non per arricchirsi come certi medici che noi trattiamo con molto rispetto, dimenticando che loro, “i dottori”, avevano i mezzi per evitare alle donne le stecche d’ombrello, i decotti e i gambi di prezzemolo, ma non li hanno mai voluti usare. Non siamo noi le mammane, ora. Noi usiamo metodi moderni e sicuri».
Paola Fallaci ricordava quindi alla giovane Roccella che nel libro si parlava di “pompe di bicicletta”, e l’intervistata ribatteva: «La pompa di bicicletta è soltanto lo strumento che può utilizzare chi non ha l’aspiratore elettrico, difficile da procurarsi e molto costoso. Non c’è nulla di stregonesco in questo, né di anti-igienico, né di agghiacciante: è un procedimento meccanico, molto più ambiguo a descriverlo che a vederlo fare. Certo, da come parli tu, sembra che una donna debba infilarsi la pompa nel corpo e mettersi furiosamente a pompare! Non è mica così».
«Ma tu lo faresti un aborto con la pompa di bicicletta?» domandava Fallaci, al che Roccella replicava: «Sicuramente non lo farei con il raschiamento. E andrei da un gruppo di donne proprio per l’appoggio morale e la garanzia che mi darebbero».
«Ma non sarebbe meglio tenervi un medico vicino?» s’informava a quel punto l’intervistatrice. E la risposta di Eugenia Roccella era che: «Magari! Vorrebbe dire che avremmo già vinta la battaglia per l’aborto, vorrebbe dire cioè che i medici accettano di fare aborti a basso prezzo e ad alta garanzia».
Interessante che, nel momento in cui da tempo è diventato realtà ciò che si augurava da giovane Eugenia Roccella e le donne hanno ottenuto il diritto all’aborto, la stessa venga contestata pubblicamente da giovani poiché contraria a quelle stesse posizioni.
Altrettanto peculiare che chi la contesta sia denunciato così come la stessa Roccella negli anni Settanta veniva incriminata sempre per lotte pro aborto. L’Italia e le sue istituzioni sono davvero un mondo che nessuno scrittore di science fiction potrebbe mai ipotizzare.
(da Dagospia)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
RISCHIANO DI ESSERE DECLASSATI PRESIDENTI DI REGIONE, SINDACI, DEPUTATI DI LUNGO CORSO CHE PUNTAVANO A UNA CANDIDATURA SICURA… SE VORRANNO CANDIDARSI, I MASCHI DOVRANNO FARLO PER SECONDI
L’indicazione non è ancora arrivata alla truppa parlamentare di stanza a Strasburgo, ma è bastato che cominciasse a circolare sotto forma di indiscrezione per seminare il panico fra uscenti e cacicchi del Pd.
Tutti quelli che, prima del trionfo a sorpresa di Elly Schlein alle primarie, già pregustavano una candidatura alle Europee, convinti di aver guadagnato la posizione giusta per elevarsi sulla mischia di pretendenti dem a un seggio nell’Unione.
Presidenti di Regione, sindaci, deputati di lungo corso: sono gli aspiranti alla testa di lista –golden share che garantisce un effetto trascinamento – ora assai preoccupati per l’impostazione che la segretaria intende dare alla campagna elettorale. All’insegna del rinnovamento: profondo.
Ciò non significa che verrà impedito a chi lo desideri di gareggiare, al netto di Qatargate e scandali vari che, va da sé, escluderanno i coinvolti. Del resto si vota con il proporzionale
Per quanto riguarda i capilista, però, sarà Schlein in persona a sceglierli, uno per uno. Facendosi guidare da un criterio per la verità utilizzato in passato dal più detestato dei suoi predecessori, Matteo Renzi: dovranno essere donne le capitane del Pd nelle cinque circoscrizioni in cui è suddivisa l’Italia. Privilegiando, se è possibile, figure esterne o rimaste fuori dal consueto circuito di correnti e correntine che fin qui ha gestito il Nazareno.
Se la decisione sulle capilista verrà confermata, lascerà sul campo molti scontenti. È noto, a dispetto delle smentite, il desiderio di Stefano Bonaccini di competere da capolista nel Nord-Est. Come risaputi sono gli accordi, poi sfumati, sulle altre circoscrizioni: con la vittoria del governatore emiliano ai gazebo, il sindaco di Firenze Dario Nardella avrebbe guidato la lista dem nell’Italia centrale. Mentre il Sud era stato prenotato dal presidente pugliese Michele Emiliano, il quale avrebbe spianato la strada per la Regione ad Antonio Decaro, primo cittadino di Bari.
Un puzzle finito adesso per aria. Se vorranno candidarsi, i maschi dovranno farlo per secondi. Con l’altra metà del cielo sopra. Costretti a correre in tandem, ma a parti invertite.
Il che potrebbe inaugurare nel Pd uno scenario da lotta fratricida: specie in quei territori – come il Centro, che raggruppa Lazio, Umbria, Marche e Toscana – dove gli uomini sono in overbooking e Schlein medita di piazzare in cima Marta Bonafoni, fresca coordinatrice della sua segreteria. Oltre a Nardella e agli uscenti a caccia di riconferma, si dice infatti che anche Nicola Zingaretti voglia tornare a Strasburgo. E pure Paolo Gentiloni, il commissario europeo che agli amici continua a ripetere di volersi ritirare a vita privata, ma difficilmente rifiuterebbe il primo posto della lista.
Nel collegio meridionale, al quale aspira Emiliano, la candidata non sarà – come lei crede e spera – Pina Picierno, attuale vicepresidente dell’Europarlamento. Da qualche giorno gli spifferi del Transatlantico raccontano di un corteggiamento serrato a Lucia Annunziata, l’ex presidente Rai in odore di divorzio dai nuovi vertici sovranisti.
La conduttrice di Mezz’ora in più, che quattro anni fa rifiutò le avance Pd, sarebbe la capolista ideale per il partito che Schlein ha in testa: grande reputazione, solide relazioni internazionali, epurata dalla destra. Imbattibile. Maschi permettendo.
(da La Repubblica)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
IL CASO ESPLOSIVO DEL SUPERBONUS: 13,5 DEI 75 MILIARDI SPESI PER QUESTA MISURA VENGONO DAL PNRR, E ORA BRUXELLES VUOLE VEDERE RISULTATI AMBIENTALI, CHE NON CI SONO
Prima che Giorgia Meloni ripartisse dal G7 di Hiroshima, Ursula von der Leyen deve aver cercato di parlare riservatamente alla premier. Almeno era la sua intenzione, dettata da una preoccupazione della presidente della Commissione Ue: lo stallo con l’Italia su vari aspetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Perché non c’è un fronte solo. Ce ne sono vari con ricadute sui progetti aperti, sulla revisione dei piani, sul versamento totale (o parziale) delle rate del Pnrr e dunque sulla gestione della liquidità del Tesoro in un anno particolarmente impegnativo perché andrà piazzato sul mercato un volume di titoli pubblici molto elevato.
Ciò che ha spinto Von der Leyen a sollevare il tema con Meloni è che il rapporto di lavoro fra Roma e Bruxelles sul Pnrr non sarebbe fluido. Almeno a livello superficiale, un ostacolo deriverebbe dal fatto che non parlano inglese né il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto — delegato al Pnrr — né il capo della nuova Struttura di missione rafforzata di Palazzo Chigi, il magistrato della Corte dei conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi.
I due terrebbero riunioni in videoconferenza con gli uffici europei preposti al Recovery ogni sette o dieci giorni, senza contatti costanti. E almeno in un caso si sarebbero serviti di un funzionario di Bruxelles portato dal precedente governo a Palazzo Chigi, Claudio Casini, per farsi tradurre le proprie affermazioni e le risposte dei funzionari europei.
A Bruxelles c’è irritazione perché il governo italiano, dopo averla annunciata fin da febbraio, continua a rinviare la sua proposta di revisione del Pnrr e di integrazione con i piani di RepowerEu sull’energia: la Commissione vorrebbe essere informata prima della presentazione formale, per valutare nel merito e preparare con l’Italia un pacchetto che passi il vaglio di tutti i governi europei (soprattutto i finanziatori netti del Piano, a Berlino o all’Aia).
Invece Fitto tiene per ora coperte quasi tutte le sue carte. Il ministro dice di voler prendere tempo almeno fino a estate inoltrata, anche se paradossalmente parte della revisione coinvolge alcuni dei 27 obiettivi che l’Italia dovrebbe – in teoria – centrare a giugno per poter chiedere l’erogazione della prossima rata del Pnrr da 16 miliardi di euro (la quarta della serie).
L’insofferenza nella Commissione su questo punto è palpabile. Di certo quasi tutte le riunioni in video Roma-Bruxelles (con traduttore) si stanno concentrando non sulle mosse future, ma sul passato. In particolare, sui passi che mancano per sbloccare la terza rata da 19 miliardi che l’Italia ha chiesto fin da gennaio.
Sarebbero risolti i problemi più noti, come le concessioni portuali, ma da Bruxelles c’è irrigidimento su varie questioni minori: per esempio, si esige che passi al vaglio del Parlamento e venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto già varato dal ministero dell’Ambiente sul passaggio al libero mercato delle utenze elettriche nel 2024.
C’è anche un tema più concreto: giorni fa la Ragioneria dello Stato ha pubblicato la nota sulla finanza pubblica nei primi quattro mesi dell’anno e le notizie non sono buone. Non è tanto che il fabbisogno, di 65,7 miliardi, a fine aprile è già di 42 miliardi più alto rispetto a un anno fa; soprattutto le disponibilità liquide del Tesoro, quelle che servono per i pagamenti correnti dello Stato, viaggiano a soli 40 miliardi, mentre erano al livello sicuramente elevato di cento miliardi a fine aprile del 2021 e del 2022. Insomma, la disponibilità di tesoreria del governo non è certo abbondante
La ragione in gran parte è legata al Pnrr. Il Tesoro ha infatti impostato il suo calendario di emissioni di titoli di Stato (che servono a dare la liquidità con cui funziona lo Stato) presumendo che il governo avrebbe puntualmente incassato da Bruxelles i 19 miliardi della terza rata del Recovery e i 16 della quarta.
Ma la prima resta bloccata in un contesto di rapporti freddi e tesi; e la seconda a giugno rischia seriamente di esserlo perché l’Italia non centrerà alcuni dei 27 obiettivi previsti. Anzi ha già chiesto revisioni per dieci di essi, di cui tre o quattro sostanziali.
Il caso più esplosivo riguarda il Superbonus, perché 13,5 dei 75 miliardi spesi su di esso vengono dal Pnrr e ora Bruxelles vuole vedere risultati ambientali, che non ci sono: l’accordo prevedeva che si sostituissero grazie al credito d’imposta solo caldaie a gasolio, mentre sono state sostituite quasi solo caldaie a gas con altre caldaie a gas.
Ora Fitto e Meloni sono a un bivio. Il Tesoro ormai ha bisogno di sapere al più presto se deve prepararsi a collocare bond sul mercato per 20-40 miliardi più del previsto nei prossimi mesi. Non sarebbe certo una sfida da poco: con la fine del sostegno della Banca centrale europea e un fabbisogno elevato, questo è già l’anno di maggiori emissioni destinate al mercato dall’inizio dell’euro (circa cento miliardi). Una via d’uscita ci sarebbe: l’Italia può accettare pagamenti parziali da Bruxelles, defalcando le somme legate agli obiettivi del Pnrr ancora in sospeso. È una possibilità legale. Ma presuppone una chiarezza sui piani futuri che, per il momento, si fa attendere.
(da Corriere della Sera)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
LA SCIENZIATA HA REPLICATO: “SENZA VACCINI OGGI LEI NON SAREBBE QUA INSIEME A TANTA GENTE”
“Voi avete mentito sugli effetti avversi dei vaccini, voi avete mentito alla popolazione”: con un’aggressione verbale violenta di un No Vax seduto tra il pubblico dell’Arena Robinson si è interrotta per alcuni minuti questa mattina la presentazione del libro di Antonella Viola, l’immunologa che nei mesi della pandemia è diventata un volto e una voce familiare di molte trasmissioni televisive.
L’uomo si è alzato in piedi all’improvviso dalla platea e ha cominciato a inveire nei confronti della scienziata accusandola di aver nascosto nel suo ruolo di esperta gli effetti avversi dei vaccini nei mesi più difficili della pandemia.
“Se lei mi lascia parlare io le rispondo: lei lo vede tutto questo? E’ solo grazie ai vaccini, altrimenti noi qui oggi non ci saremo”: ha risposto Viola.
E il pubblico che riempiva la sala ha fatto partire un applauso
Il No Vax ha continuato a urlare e inveire senza mai però avvicinarsi, fino a che alcune persone lo hanno allontanato fisicamente e lo hanno invitato a lasciare il Padiglione 3 del Salone del libro.
“Mi dispiace che ci siano ancora persone che non credono che i vaccini siano stati decisivi per la fine della pandemia – ha poi aggiunto Viola – io come scienziata ho anche pagato un prezzo personale ma non mi sono mai tirata indietro”
(da La Stampa)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
LE ASSOCIAZIONI: “FUGATTI PENSI ALLE SUE RESPONSABILITA’ E RISPETTI LA LEGGE”… IL 25 MAGGIO IL TAR DECIDERA’ IL FUTURO DELL’ORSA JJ4
“In tutto il mondo dove ci sono gli orsi c’è il piano di gestione che prevede, quando gli orsi diventano in numero proporzionale maggiore rispetto alla convivenza uomo-animale, che si fa la gestione locale e, piaccia o non piaccia, questo significa abbattimento”.
Lo ha detto il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, parlando dal palco allestito in piazza Dante a Trento in occasione di una manifestazione contro la presenza di lupi e orsi in Trentino.
Il 25 maggio il Tar di Trento dovrà sentenziare circa il futuro dell’orsa Jj4, esemplare ritenuto problematico e ritenuto autore dell’aggressione mortale al runner Andrea Papi nel pomeriggio del 5 aprile scorso a Caldes in Val di Sole.
Il Tribunale amministrativo regionale, che nel frattempo ha sospeso l’ordinanza di abbattimento, dovrà decidere se riattivare l’ordinanza di Fugatti oppure optare per il trasferimento del plantigrado in un santuario-rifugio all’estero.
Fugatti ha poi aggiunto: “abbiamo detto al Governo, per non continuamente parlare di abbattimento, se voi eventualmente trovate Paesi europei e non europei che sono disposti ad accettare gli animali in esubero noi siamo a disposizione pur sapendo la difficoltà di questo percorso”.
Gli animalisti: “Fugatti lasci parlare gli scienziati, i naturalisti, gli etologi e rispetto le normative”
“Fugatti lasci parlare gli scienziati, i naturalisti, gli etologi, e soprattutto rispetti le normative nazionali ed europee che tutelano orsi e lupi. Invece di blandire continuamente un elettorato rancoroso e livoroso che vorrebbe la legge del taglione contro i grandi carnivori che abitano i boschi del Trentino, che altro non fanno che seguire la propria natura, dovrebbe pensare a fare un minimo di autocritica, laddove gli incidenti anche tragici cui abbiamo assistito sono da attribuire a una mancata o non corretta gestione della fauna. I metodi non cruenti e rispettosi della vita animale che possono determinare una serena e corretta convivenza tra i grandi carnivori e le comunità locali ci sono. Li applichi”. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali a commento di quanto dichiarato dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in un evento pubblico.
(da La Stampa)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
IL REGISTA RACCONTA COME GIA’ FACESSE FATICA A CONCEPIRLO PRIMA DEL 1989
Che qualcuno possa definirsi ancora oggi un filoputiano, secondo Nanni Moretti è una roba «incredibile, da matterelli totali».
Intervistato sulla Stampa, Annalisa Cuzzocrea chiede al regista in concorso a Cannes con Il Sol dell’Avvenire se trova delle similitudini tra chi oggi a sinistra fa fatica a condannare l’aggressione russa in Ucraina e il presidente russo Vladimir Putin con l’opacità del Partito comunista italiano all’epoca dell’invasione sovietica in Ungheria.
Moretti dice che lo ha «sempre stupito che fino a novembre dell’89 (crollo del muro di Berlino e inizio della fine del Pci) rimanesse incredibilmente radicato in tanti a sinistra il legame con l’Urss e i Paesi del blocco sovietico».
Chi però oggi si schiera contro Kiev più che altro, secondo Moretti, non lo fa per vicinanza a Mosca quanto per astio nei confronti di Washington. Insomma è più una questione di antiamericanismo, che però spiega il regista inevitabilmente porta a schierarsi con il presidente russo: «Oggi, nel 2023, come ci si può tranquillamente dichiarare filoputiniani? Mi sembra una cosa incredibile, da mattarelli totali».
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
METSOLA: “L’EUROPA E’ LA VOSTRA FAMIGLIA, VI ACCOGLIEREMO A BRACCIA APERTE”
«L’Europa è la Moldavia, la Moldavia è l’Europa». È stata accolta da una folla oceanica la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, oggi in visita a Chisinau per l’evento European Moldova Assembly.
Da tempo, il Paese che affaccia sul Mar Nero insiste per entrare a far parte dell’Unione Europea. Soltanto qualche giorno fa, la presidente Maia Sandu ha detto di voler aprire i colloqui «il prima possibile», anche in vista di una possibile minaccia russa.
«Crediamo di poter salvare la nostra democrazia solo facendo parte dell’Ue», ha affermato Sandu. All’evento organizzato oggi a Chisinau hanno partecipato circa 70mila persone, che hanno invaso le vie della città sventolando bandiere europee.
«Siamo qui per sostenere la vostra scelta di aderire all’Unione Europea, per sottolineare che i giovani in Moldavia devono poter aver accesso alle stesse opportunità che hanno i miei figli», ha detto Metsola nel suo intervento dal palco. Parole di apertura, che testimoniano la possibilità di far partire davvero i negoziati di adesione all’Ue già nei prossimi mesi. «L’Europa è la vostra famiglia ed è vostro diritto scegliere il destino del vostro paese. Se scegliete l’Europa, noi vi accoglieremo a braccia aperte e con il cuore aperto. Non ci sono grandi o piccole potenze. Crediamo nelle opportunità per tutti, nell’uguaglianza e nella libertà», ha aggiunto la presidente dell’Eurocamera. Infine, un messaggio rivolto a tutti i partecipanti alla manifestazione europeista: «Tenete duro, non vi deluderemo».
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
AVEVANO PARTECIPATO A UNA CONFERENZA ORGANIZZATA DA UN OPPOSITORE DEL LEADER RUSSO
Nuovi presunti casi di avvelenamento nei confronti di esponenti dell’opposizione russa si sarebbero verificati a Berlino, in Germania. Stando a quanto riporta Politico, che cita il quotidiano tedesco Welt am Sonntag, la polizia tedesca ha avviato un’indagine in seguito alla denuncia di due attivisti tedeschi che dopo aver partecipato a una conferenza organizzata da Mikhail Khodorkovsky, uno dei principali oppositori di Vladimir Putin, avrebbero riportato sintomi di avvelenamento.
A confermare la notizia è stata una delle due vittime, la leader della Free Russian Foundation, Natalia Arno, che sui social ha spiegato come ci sia il «sospetto» che durante «il suo recente viaggio in Europa sia stata avvelenata, forse da qualche agente nervino, su cui sta indagando uno (o anche più di uno) servizio di intelligence occidentale», si legge nel post di Facebook.
Arno ha raccontato sui suoi social di aver manifestato i primi sintomi al rientro nella sua camera d’albergo dopo aver tenuto una conferenza stampa in una città europea: «Ho sentito uno strano odore in stanza», ha detto, lasciando inoltre intendere come dietro il presunto caso di avvelenamento ci siano i servizi di Mosca.
«Il nemico ha lunghi tentacoli. Esiste la possibilità che possa metterci in pericolo al di fuori della Russia, quindi dobbiamo essere sempre vigili, ma non aver paura», si legge. Il presunto caso sarebbe l’ultimo di una lunga serie che ha visto come vittime oppositori russi o personaggi considerati scomodi da Mosca.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2023 Riccardo Fucile
I RICERCATORI DELLA COLUMBIA UNIVERSITY E DELL’UNIVERSITA’ DI PARIGI: “L’EFFETTO NEGATIVO DI AVERE TRE O PIU’ FIGLI SUL FUNZIONAMENTO COGNITIVO NON E’ TRASCURABILE, EQUIVALE A 6.2 ANNI DI INVECCHIAMENTO”
Tutto con moderazione. Anche i bambini? I ricercatori della Columbia University e dell’Université Paris-Dauphine hanno scoperto che avere più di due bambini potrebbe avere un impatto negativo sulle capacità cognitive in tarda età. Lo studio mostra che i genitori più anziani con solo due figli apparivano cognitivamente più acuti rispetto a quelli con tre.
La connessione tra bambini e livello cognitivo era particolarmente forte tra i genitori del nord Europa. Questo è degno di nota perché, in quei paesi, avere molti figli di solito diminuisce le risorse finanziarie senza necessariamente migliorare le risorse sociali.
Sebbene gli studi precedenti sui risultati cognitivi per tutta la vita si siano concentrati sull’effetto di altri fattori, come l’istruzione o le scelte di carriera, questo è il primo progetto in assoluto a studiare l’influenza dell’elevata fertilità.
«Capire i fattori che contribuiscono a una cognizione ottimale in tarda età è essenziale per garantire un invecchiamento di successo a livello individuale e sociale, in particolare in Europa, dove le dimensioni delle famiglie si sono ridotte e le popolazioni stanno invecchiando rapidamente», afferma Vegard Skirbekk, PhD, professore di popolazione e Salute della famiglia presso la Columbia Mailman School, in un comunicato universitario.
«Per gli individui, la salute cognitiva in tarda età è essenziale per mantenere l’indipendenza ed essere socialmente attivi e produttivi. Per le società, garantire la salute cognitiva della popolazione anziana è essenziale per prolungare la vita lavorativa e ridurre i costi sanitari e le esigenze di assistenza», aggiunge Eric Bonsang, PhD, professore di economia all’Université Paris-Dauphine.
Per indagare se avere tre o più figli rispetto a due bambini influisce sulla cognizione in tarda età, gli autori dello studio hanno analizzato i dati forniti dal Survey of Health, Aging and Retirement in Europe (SHARE). Con campioni rappresentativi delle popolazioni più anziane in 20 paesi europei e in Israele, SHARE è stato l’abbinamento ideale per questo progetto. Ogni individuo aveva almeno 65 anni e aveva almeno due figli biologici.
Attraverso una serie di complessi metodi econometrici, il team di ricerca è stato in grado di districare con successo varie relazioni causali da semplici associazioni. In termini più semplici, l’analisi ha rilevato che avere tre o più figli (anziché solo due) è correlato a una peggiore cognizione in tarda età. Questo è rimasto valido sia per gli uomini che per le donne.
Perché più bambini portano a un potenziale declino cognitivo? I ricercatori non possono dirlo per ora, ma possono indicare alcune diverse possibilità e contraddizioni.
Per cominciare, più bambini significano spendere più soldi, il che porta a un reddito familiare complessivo più basso e a maggiori possibilità di scendere al di sotto della soglia di povertà. Una tale sequenza di eventi abbassa il tenore di vita di tutti i membri della famiglia, per non parlare della continua ansia finanziaria. Tutto ciò, ipoteticamente, può contribuire notevolmente al calo cognitivo in età avanzata.
Avere più figli è anche causalmente correlato alla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, al minor numero di ore lavorate e ai minori guadagni. Ciò significa che, rispetto al pensionamento, la permanenza nel mondo del lavoro influisce positivamente sul funzionamento cognitivo sia negli uomini che nelle donne.
Tutto lo stress inevitabile che accompagna la genitorialità può potenzialmente influenzare anche la cognizione. I genitori con più figli hanno maggiori probabilità di essere stressati, hanno meno tempo per rilassarsi e spesso si lamentano della privazione del sonno.
E gli aspetti sociali di una famiglia? Paradossalmente, avere più figli dovrebbe ridurre il rischio di isolamento sociale man mano che invecchiano. Più chiamate, messaggi e tempo trascorso con i propri cari possono fare molto per mantenere una mente che invecchia.
«L’effetto negativo di avere tre o più figli sul funzionamento cognitivo non è trascurabile, equivale a 6,2 anni di invecchiamento», osserva il dottor Bonsang.
«Data l’entità dell’effetto, gli studi futuri sulla cognizione in tarda età dovrebbero anche esaminare la fertilità come fattore prognostico insieme a predittori più comunemente ricercati, come l’istruzione, le esperienze professionali, l’esercizio fisico e la salute mentale e fisica», conclude il dott. Skirbekk.
«Inoltre, gli studi futuri dovrebbero affrontare i potenziali effetti dell’assenza di figli o di avere un figlio sulla cognizione in tarda età. Abbiamo anche bisogno di maggiori informazioni sui tipi di interazioni, supporti e conflitti che si verificano tra genitori e figli, che possono influenzare i risultati cognitivi».
Lo studio è pubblicato sulla rivista Demography.
(da Study Finds)
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