Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
PRIMO MAGGIO, IL CANTANTE LODO GUENZI RICORDA LUANA E I MORTI SUL LAVORO
Il cantante Lodo Guenzi ha ricordato il tragico caso di Luana D’Orazio per il 1 maggio.
Sui social il frontman dello Stato sociale ha infatti voluto celebrare la giornata della Festa dei lavoratori prendendo spunto dalla vicenda dell’operaia 22enne morta nel 2021 nell’azienda in cui lavorava.
«Per me questo primo maggio ha gli occhi di una ragazza di vent’anni mangiata da una macchina da cucire – scrive Guenzi nel suo post – ha le mani di un ragazzino di 18 schiacciato da una putrella durante le ore di alternanza scuola lavoro, ha il cuore di 442 metalmeccanici licenziati con un sms per chiudere e delocalizzare, ha i sogni di un trentenne che consegna pizze per conto di un algoritmo, ha il colore della pelle di centinaia di braccianti schiavizzati e uccisi nei nostri campi di pomodoro dalle nostre multinazionali del buon cibo, ha i polmoni gonfi d’acqua di migliaia di ragazzi lasciati annegare a pochi chilometri dalle nostre coste che loro consideravano un’America piena di lavoro e soldi da mandare a casa, ha un quinto di stipendio in meno come una donna, ha sempre meno diritti, dignità, sicurezza. Fino a quando a comandare saranno i soldi e non il diritto alla dignità e alla vita, si morirà per il profitto di qualcuno. Che siano maledetti. Maledetti. Maledetti».
(da Open)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
SONO TRE MILIONI QUELLI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO: UN PAESE CHE NON INVESTE SULLE NUOVE GENERAZIONI
Un bel Primo Maggio dovrebbe avere al centro dell’attenzione il futuro dei giovani. Tutto – il lavoro, lo studio, le passioni, le aspirazioni – dovrebbe essere declinato guardando alle nuove generazioni. Se un Paese non investe sui giovani, non li valorizza, non li aiuta a crescere, a diventare cittadini del mondo, allora non va da nessuna parte.
Cifre alla mano, sono circa 3 milioni i giovani italiani in età di studio e lavoro che non fanno nulla. Non studiano, non lavorano e, secondo l’Istat, restano fuori dal mercato del lavoro che di solito rappresenta il segno del distacco dalla famiglia e quindi l’avvio della navigazione in mare aperto.
I giovani faticano a entrare nel ciclo che la società considera “normale”, per cui uno studente segue e conclude il suo percorso di formazione e poi cerca un lavoro.
Ma la disponibilità di ragazze e ragazzi in età di lavoro non incrocia le richieste delle imprese, che spesso si lamentano di non trovare figure professionali adeguate alle loro esigenze. E dall’altra parte le categorie dell’occupazione, dai lavoretti della gig economy ai laureati-stagisti, sono caratterizzate da retribuzioni basse, contratti precari, condizioni di lavoro poco trasparenti.
Ora il Governo Meloni allarga le maglie del precariato, per favorire le imprese che beneficiano del dumping sociale e retributivo come fattore competitivo, proprio mentre in Europa si sperimentano opzioni per offrire lavoro stabile, welfare adeguato, formazione continua.
La proliferazione dei Neet (Not in education employment or training) testimonia l’impoverimento del Paese che non riesce a creare un progetto educativo, di crescita civile, condiviso dai giovani.
A questo proposito uno dei temi cruciali è il sistema scolastico non adeguato, poco innovativo. Forse le risorse pubbliche non sono sufficienti o sono impiegate male e quelle private si rivolgono a interessi importanti ma parziali, d’élite, di classe avremmo detto una volta.
Il discorso è complesso, interessa pure il deficit demografico, le politiche di accoglienza e le strategie pubbliche per l’occupazione. Tutto si tiene. E ci sarà una ragione se il ministro dell’Istruzione (e del Merito) Giuseppe Valditara nei sondaggi contende quasi sempre gli ultimi posti al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Tra pochi mesi, a settembre, inizierà il nuovo anno scolastico con 130mila studenti in meno. Precipitano le iscrizioni perché le famiglie italiane fanno meno figli e rimane una forte dispersione scolastica. Come riempire le scuole? Come aiutare i giovani? Non si sa.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti pensa a un piano miliardario di aiuti e sgravi alle famiglie con figli, però non ci sono soldi. E, comunque, per vivacizzare le culle ci vuole tempo. Intanto Giorgia Meloni è terrorizzata da un numero – 900.000 – che sarebbero i rifugiati pronti a sbarcare sulle nostre coste se crollasse la Tunisia, mentre il ministro-cognato Lollobrigida è in allarme per la «sostituzione etnica».
L’anno scorso sono arrivati in Italia circa 105.000 migranti, nel 2023 potrebbero essere 120.000 (Ispi), quindi nessuna invasione. Potremmo anche cambiare registro, con una politica di accoglienza per i rifugiati per sostenere le scuole e garantire alle imprese gli addetti che chiedono.
Tra il 2011 e il 2021 la Germania è passata da 80 a 83 milioni mentre nello stesso periodo l’Italia ha registrato un calo da 60 a 59 milioni. La contrazione demografica si può arginare seguendo due linee, una “slow” e una “fast” (come propone il rettore della Bocconi Francesco Billari).
Le politiche demografiche “slow” di lungo periodo puntano a rafforzare e stabilizzare le misure a favore delle nascite e delle famiglie. Le politiche “fast” operano in modo realistico con l’immigrazione di famiglie, con lavoratori, bambini e studenti che vogliono costruire il futuro in Italia.
In questo modo, anche la “minaccia” dei migranti e la pressione africana potrebbero essere governate e diventare un’occasione di crescita e di progresso sociale del nostro Paese.
(da TPI)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
L’AUTRICE DEL LIBRO “IL LAVORO NON TI AMA”: “IL REDDITO DI CITTADINANZA E’ UNA COSA BUONA”
Abbiamo chiesto all’autrice del libro «Il lavoro non ti ama» cosa pensa delle polemiche italiane sul sostegno economico a chi non è occupato
Il Reddito di cittadinanza è quasi completamente abolito o, in ogni caso, ha perso la funzione iniziale di supporto a chi non lavora per ragioni che non sono il grave impedimento fisico o familiare. Eppure, mentre i dati dell’occupazione italiana sono stazionari e tra i più bassi d’Europa, la tematica del salario universale non perde di attualità né in Italia né all’estero così come quello della Great resignation, il cosiddetto fenomeno delle dimissioni di massa (più accentuato in paesi con tassi di occupazione maggiore dei nostri). Cosa sta succedendo?
«L’emersione dall’emergenza Covid ha posto le persone davanti ad una vita diversa, al fatto che ci fossero anche altri modi di vivere, che le cose possono cambiare anche velocemente e alla negazione di una favola che ci siamo raccontati per troppi anni, quella per cui lavoriamo perché amiamo farlo» dice la giornalista Sarah Jaffe.
Un anno fa il suo libro “Il lavoro non ti ama”, edito in Italia da Minimum fax è diventato un caso editoriale in diversi paesi perché si occupa del lavoro a partire dalle dimissioni di massa che hanno seguito la pandemia. Un tema attuale anche in occasione della Festa dei lavoratori.
In Italia si discute molto di Reddito di cittadinanza. Anche dopo la sua forte riduzione è rimasta presente l’idea che le persone non lavorano perché l’esistenza di un reddito, ovvero di un salario universale, alimenta la loro pigrizia. Lei cosa ne pensa?
«L’argomentazione da cui parto nel mio libro è l’idea che lavoriamo perché amiamo farlo e che il lavoro è semplicemente qualcosa che le persone adorano fare. In realtà, quando le persone hanno abbastanza soldi non sono lì che dicono “ho proprio voglia di lavorare!”, o forse vogliono fare un lavoro ma vogliono che sia un lavoro decente. Quando hai un salario minimo aspetti che ti arrivi un lavoro che ti piace, magari sei disposto ad aspettare un po’ di più, magari lasci il lavoro orribile che fai e ne cerchi uno migliore. L’esistenza di un salario minimo dà alle persone la possibilità di scegliere, che è una buona cosa. Negli ultimi 40 -50 anni in paesi come l’Italia, la Gran Bretagna o gli Stati uniti, il potere dei lavoratori è precipitato e quello dei “capi” è salito. Gli introiti delle aziende sono saliti e la politica si è spostata in modo da favorirli. Permettere ai lavoratori di avere un salario minimo restituisce un po’ di potere ai lavoratori: sai che non farai la fame se ti licenzi perché hai un capo che ti tratta in modo terribile e questo è una buona cosa».
Lei dice che è una buona cosa ma molte aziende rispondono invece che è una sciagura perché sempre in meno sono disposti a fare lavori faticosi
«Dico che è un buon problema da avere perché se le persone non vogliono lavorare perché hanno un salario possiamo cancellare la bugia che lavoriamo perché non sapremmo altrimenti come usare il nostro tempo e possiamo iniziare a pensare “ok dobbiamo cominciare a lavorare sul rendere il lavoro meno schifoso cosi le persone potranno desiderare di farlo di nuovo e torneranno a lavorare”. Mettiamo che io ho un ristorante e sono preoccupata che non avrò persone che lavorano per la stagione turistica. Potrei pensare: “ok, come posso rendere questo lavoro più attraente? Devo essere un capo più gentile? Devo offrire alle persone orari migliori? O più salario? Devo offrire migliori benefit?”, Negli Stati uniti può essere, ad esempio: “Ok ora offro l’assicurazione sanitaria mentre prima assumevo lavoratori senza farlo”. E questo è positivo per tutti, magari non è molto divertente per chi ha un’azienda ma la vasta maggioranza di noi non ha un’azienda».
Il problema è solo alzare il salario?
«Io credo che a volte basti in effetti alzare il salario, ad esempio in alcune zone, soprattutto dove l’economia non si è ripresa dalla crisi del 2008. Ma il tema è più ampio: in alcuni casi le persone vogliono lavorare meno, o forse vogliono avere vacanze pagate, o vogliono che la gestione del lavoro sia più democratica. La gente ha un sacco di idee e non è solo una cosa di soldi anche se un aumento di salario è un ottimo punto di partenza».
Una obiezione su questo tema che è stata posta è che se salgono i salari poi salgono anche i prezzi e al ristorante, per stare al suo esempio, non ci va piu nessuno.
«Questo argomento viene usato da 40anni, nei ristoranti come nei supermercati. Mettiamo l’esempio di Wall-mart: Wall-mart dice “i nostri prezzi sono bassi cosi tutti possono permetterselo”. E’ vero anche il contrario: i prezzi bassi tengono anche i salari bassi, le persone non possono permettersi nient’altro. Partirei col dire che non c’è una correlazione uno a uno tra aumento dei salari e aumento dei prezzi, chi lo dice sostiene il falso. Se guardiamo ad esempio all’aumento dei profitti aziendali e lo paragoniamo all’andamento degli stipendi dei lavoratori… beh.. possiamo provare a ridurre la forbice? Io preferirei avere il problema di come facciamo a far lavorare le persone quando sono sopra la soglia della decenza, invece di avere l’opzione “ok teniamo le persone sotto la soglia di povertà così poi alla fine del turno possono permettersi di andare a prendere una birra”. Se è questo il tema possono venirci anche altre idee su come rendere il tempo libero accessibile alle persone. Se è così importante, il governo potrebbe sussidiare le birrerie invece delle compagnie petrolifere».
In Italia si dice che le famiglie sono troppo protettive verso i giovani che preferiscono non andare via di casa e vivere con un salario magari basso o con un sussidio invece di lavorare e farsi una famiglia…
«Partiamo dal fatto che il lavoro è diventato peggiore nello stesso momento in cui abbiamo iniziato ad avere tutte queste pressioni ad amarlo. Non è un problema solo italiano o solo americano. Generalmente il fatto che i figli rimangano a casa sempre più tempo è connesso ai salari da fame e alti tassi di disoccupazione. L’italia ha uno dei più alti tassi di disoccupazione in Europa credo. Invece di dire che questi ragazzi sono pigri dovremmo renderci conto che la fuori non ci sono grandi salari che permettano di comprarsi casa».
Nel suo libro mette in collegamento le dimissioni di massa e la pandemia. Vuol dire che ora che l’emergenza è finita le persone torneranno a lavorare?
«La pandemia ci ha insegnato che le cose possono cambiare velocemente e in caso di necessità la politica può scegliere di intervenire. La pandemia ha provato anche che l’idea che dobbiamo lavorare sempre allo stesso modo è falsa. Quali sono le conseguenze di tutto questo ancora non lo sappiamo. Ma non credo che ci sarà semplicemente il ritorno a come eravamo nel 2015 perché la situazione era problematica anche allora e tornando indietro ancora peggio. Ci sono lezioni che possiamo prendere dalla pandemia e cioè che possiamo cambiare il modo in cui lavoriamo e lo possiamo fare abbastanza celermente. E che il governo può agire per supportare le persone in modo che non chi perde il lavoro non diventi semplicemente un senza tetto».
In Italia la Costituzione dice che il paese è fondato sul lavoro e lo dice da una prospettiva di sinistra, nel suo discorso questa parte del rapporto tra cittadini e lavoro sembra cancellata.
«La prospettiva per cui fu inserita questa argomentazione era chiaramente marxista e Marx scriveva che il lavoro era la base per la rivoluzione non perché il lavoro è meraviglioso ma perché i lavoratori hanno potere. Abbiamo potere perché nulla funziona se smettiamo di lavorare, non perché il lavoro è fantastico e moralmente buono. Quando tutti lavoravano in fabbrica nessuno si aspettava che ti dovesse piacere. Nessuno si aspettava che tu andassi alla fiat perché davvero volevi fare automobili, il motivo per cui ci andavi è che pagavano bene. Non dico che non ci siano persone orgogliose di quello che fanno in fabbrica, anche chi lavora in negozi o ospedali può essere orgoglioso di quello che fa. In Inghilterra c’è stato recentemente uno sciopero dei treni e i lavoratori dei treni hanno detto che tengono al loro lavoro e proprio per questo vogliono che i servizi ferroviari si espandano ed abbiano costi accessibili. C’è molto orgoglio in quello che fanno ma quando il governo ti offre un aumento del 2% mentre l’inflazione è del 10%, l’orgoglio per il proprio lavoro non è abbastanza».
(da Open)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
38 SECONDI A TESTA PER CGI. CISL E UIL, 63 SECONDI AL SINDACATO PARA-LEGHISTA, ZERO SECONDI AI SINDACATI DI BASE
E anche il Primo Maggio l’Istituto luce meloniano che trova accoglienza dentro il Tg2 post-Sangliuano che è più zelante di Sangiuliano non si è smentito e ha mandato in onda un Tg3 delle 13 a dir poco discutibile.
Dopo aver dedicato l’ennesima volta la notizia di apertura a Giorgia Meloni (andate a vedere i Tg2 e vedrete che sono riusciti a metterla anche davanti alla visita a sorpresa di Biden a Kiev) i nostri – dopo aver magnificato le premure del governo sul decreto lavoro – sono stati costretti a dare spazio alle iniziative dei sindacati.
Così il Tg2 non ha potuto non fare un servizio sull’iniziativa congiunta di Cgil, Cisl e Uil alla quale è stato dedicato 1 minuto e 55 secondi comprensivi delle dichiarazioni di Landini, Sbarra e Bombardieri.
Ma subito dopo un servizio sul sindacatino sovranista Ugl (imparagonabile per iscritti e rappresentanza a Cgil, Cisl e Uil) che è durato quasi un minuto.
Tra l’altro un minuto imbarazzante: a Napoli non c’erano folle di lavoratori e gli operatori hanno mandato in onda immagini che tentavano di nascondere che si trattasse di una iniziativa minore senza una partecipazione degna di questo nome. I trucchi sono ben noti.
Ma siccome al Tg2 sono zelanti e non si fanno mancare nulla, mentre il lancio da studio sull’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil è stato neutro, gli 8 secondi dedicati a presentare il servizio sull’Ugl sono stati dedicati per dire quanto l’Ugl fosse contenta di Giorgia Meloni. E quindi vanno aggiunti.
Risultato: a Cgil, Cisl e Uil (che sono 3 sindacati con moltissimi iscritti e non uno) sono stati dedicati 115 secondi alla sola Ugl 63. In pratica 38,3 secondi a testa a Cgil, Cisl e Uil ma 63 alla sola Ugl che in proporzione ha avuto quasi il doppio dello spazio di uno sindacato confederale.
(da Globalist)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
OGNI PRETESTO E’ BUONO PER FOMENTARE VIOLENZA
Oltre mezzo milione di francesi si sono uniti in corteo a Parigi, sotto una pioggia torrenziale, per prendere parte alla manifestazione organizzata per il Primo maggio. Non è la folla oceanica che auspicavano i sindacati, ma è comunque un piazza che esprime il suo dissenso per la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron e giunta alla fine del suo percorso istituzionale due settimane fa, con la convalida del Consiglio costituzionale.
Manifestazioni sono previste in tutte le principali città del Paese, ma è a Parigi che si esprime il fronte più caldo.
Qui un gruppo di black bloc, secondo quanto riferiscono polizia e media locali si sarebbe infiltrato nel corteo principale per poi ingaggiare uno scontro con le forze dell’ordine. Contro gli agenti sono piovuti petardi e molotov, e uno di loro ha riportato delle ustioni sul corpo.
La polizia ha quindi fermato una quarantina di manifestanti, mentre il corteo ha proseguito il suo percorso. In mattinata alcuni attivisti del gruppo ambientalista Extinction Rebellion hanno imbrattato Fondazione Luois Vuitton, lanciando vernice colorata, mentre quelli di Dernière Rénovation hanno portato a termine un’azione simile contro il Ritz e il ministero della Giustizia a Place Vendôme.
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
“ABBIAMO BISOGNO DI ALMENO 300 TONNELLATE DI PROIETTILI DI ARTIGLIERIA AL GIORNO PER CONTINUARE L’ASSALTO A BAKHMUT MA NON NE RICEVIAMO”
Yevgeny Prigozhin, il guerrafondaio uomo d’affari e propagandista russo e stretto alleato del presidente Putin, si è scontrato più volte con l’establishment della difesa di Mosca riguardo alla campagna russa in Ucraina.
Prigozhin ha criticato ripetutamente quello che considera un supporto insufficiente per la sua compagnia militare privata, Wagner, che non fa ufficialmente parte delle forze armate russe anche se i suoi combattenti sono insigniti di onorificenze e celebrati in patria come eroi.
In un recente video pubblicato sul suo canale Telegram, Prigozhin ha affermato che i soldati di Wagner hanno bisogno di almeno 300 tonnellate di proiettili di artiglieria al giorno per continuare l’assalto. “Trecento tonnellate al giorno equivalgono a 10 container, non molti… Ma non ci viene dato più di un terzo”, ha detto mentre ispezionava casse di fucili in un magazzino situato a Soledar, a nord-est di Bakhmut.
Bakhmut, una città con una popolazione prebellica di oltre 70.000 abitanti, è stata devastata da mesi di bombardamenti di artiglieria e combattimenti urbani tra soldati russi e ucraini.
Il Gruppo Wagner è stato coinvolto in diversi conflitti, tra cui Siria, Libia e Repubblica Centrafricana. La compagnia militare privata è stata accusata di abusi sui diritti umani e crimini di guerra, anche se Prigozhin nega queste accuse.
Nel video, Prigozhin ha anche accusato il Ministero della Difesa russo di tradire i suoi combattenti e gli obiettivi di guerra complessivi della Russia, non fornendo munizioni sufficienti. Ha avvertito che se Wagner fosse destinato a morire, non sarebbe “per mano dell’esercito ucraino o della Nato, ma a causa dei nostri dannati burocrati”.
(da Globalist)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
IL PAESE ADERISCE ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE CHE HA EMESSO UN ORDINE DI ARRESTO PER PUTIN
Putin resti a Mosca perché se viene siamo costretti ad arrestarlo per il mandato di cattura internazionale che ne fa un criminale di guerra. Le autorità della Repubblica del Sud Africa hanno invitato il presidente russo Vladimir Putin ad astenersi di partecipare al prossimo vertice Brics Lo scrive il Sunday Times.
Secondo il giornale, le autorità sudafricane stanno cercando di convincere il Cremlino e Putin a partecipare al vertice da remoto. Se il Presidente della Federazione Russa arrivasse in carne ed ossa in Sud Africa, le autorità del Paese saranno costrette ad eseguire il mandato di arresto per Putin emesso dalla Corte penale internazionale.§“Non abbiamo altra scelta, dovremmo arrestare Putin. Se arriva, dovremo arrestarlo”, ha detto la fonte sentita dal Sunday Times.
Alla fine di aprile il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha creato un comitato governativo speciale per studiare le opzioni per le autorità del Paese se Putin dovesse venire nel paese.
Il vertice Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) si terrà in Sud Africa ad agosto. Lo scorso 25 aprile, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa aveva dichiarato che il suo Paese si sarebbe ritirato dalla giurisdizione della Corte penale internazionale a causa – disse – del “trattamento ingiusto di alcuni Paesi” da parte della CPI.
Due giorni dopo, il 27 aprile, sul sito web del Presidente del Sud Africa è apparso un messaggio di segno diametralmente opposto: il Paese non avrebbe lasciato la giurisdizione della CPI, la precedente dichiarazione del Presidente, quella del 25, definita un “commento errato”.
Un ripensamento o una sconfessione. Sta di fatto che Putin non potrà andare in Sud Africa.
(da Globalist)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
“NON POTEVO PERMETTERE CHE ENTRASSE IN UN HOTSPOT CON 2.000 PERSONE, COSI’ MI SONO OFFERTA”… AGENTI E MEDICI CON LE LACRIME AGLI OCCHI PER ESSERE RIUSCITI A SALVARLO
Ha perso la mamma nel naufragio su cui viaggiavano. Ma ha subito trovato una casa e un posto sicuro. La vita del piccolo Ismail, 6 mesi, è cambiata nel giro di 24 ore. Dopo il suo arrivo a Lampedusa, il neonato ivoriano è stato affidato alla dottoressa Alessandra Teresi, medico della Rianimazione del 118 di Palermo, spesso di turno nell’isola simbolo della grande migrazione.
“È stato amore a prima vista, ci siamo chiesti tutti che fine dovesse fare questo bambino, non poteva entrare nell’hotspot con altre duemila persone e mi sono offerta”, ha raccontato la 51enne nell’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera.
La dottoressa Teresi si trovava sul molo Favaloro quando il 28 aprile il piccolo Ismail è arrivato in grave ipotermia: è stata lei a soccorrerlo, insieme alla squadra di medici e infermieri del Poliambulatorio che presta assistenza ai naufraghi ad ogni arrivo. Davanti alla tragedia appena consumata mi sono sentita coinvolta e ho espresso il desiderio di poter avere in affidamento temporaneamente il piccolo” dice la donna.
La decisione sulla sorte di questo bimbo è stata presa, dopo la richiesta del questore di Agrigento Emanuele Ricifari, dai Servizi sociali e dal tribunale per i minorenni di Palermo.
“È stata una scelta naturale, scontata. Non si poteva fare altro e bisognava farlo con il cuore – racconta la rianimatrice, che è di Palermo. – Mio marito e mio figlio sono stati subito contenti. E così i miei genitori che ora sono di nuovo nonni. Il bimbo è stupendo, mangia, dorme, ci rende felici. I nostri amici ci hanno portato culla, giochi, abitini”.
“Ismail è stato e sarà un bene, un volano potentissimo di bene – ha detto il questore Ricifari dopo l’affidamento del bimbo – Ho visto poliziotti di 50 anni e più, che ne hanno viste di tutti i colori, con le lacrime agli occhi per ciò che di importante abbiamo portato a casa: il futuro di Ismail sarà diverso”.
La Teresi spiega che “anche il padre di Ismaele – aggiunge – è d’accordo con questa soluzione. C’era una dolcezza grande nelle sue parole: ha capito che vogliamo entrambi solo il bene del piccolo”. “A lui – continua Teresi – gli scafisti hanno impedito di imbarcarsi ed è rimasto in Tunisia, lasciando andare la moglie, senza immaginare che non l’avrebbe più rivista”.
(da agenzie)
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Maggio 1st, 2023 Riccardo Fucile
NONOSTANTE VENGANO TOLTI DAGLI AGENTI DEL REGIME NON SI FERMA IL CORAGGIOSO OMAGGIO ALLE VITTIME DEL CRIMINALE BOMBARDAMENTO RUSSO
In Russia, monta come una silenziosa contestazione a Putin e alla sua guerra contro l’Ucraina. Non si ferma il coraggioso omaggio di uomini e donne, di tanti giovani, alle vittime della più recente strage provocata tra i civili ucraini dai bombardamenti russi. Nelle ultime ore, è successo a Tyumen, a Tula e Novosibirsk. Tanti hanno deposto fiori in memoria di coloro che sono stati uccisi a Uman
A Novosibirsk, un bouquet di fiori è stato deposto ai piedi del monumento al poeta ucraino Taras Shevchenko. A Tula, fiori al monumento alle vittime della repressione politica.
A Tyumen, la polizia è stata costretta a recintare la base di un monumento per evitare la deposizione di fiori. Uno cittadino ha organizzato un memoriale spontaneo ai piedi del l monumento ai combattenti della rivoluzione.
Fiori in memoria delle persone uccise durante il bombardamento di Uman sono apparsi anche a Vologda, Ukhta, Yoshkar-Ola, Izhevsk, Kirov, a San Pietroburgo e Mosca.
(da Globalist)
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