Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
I TIMORI SUI FONDI DEL RECOVERY
Uso corretto dei fondi europei, a cominciare da quelli del Recovery Fund, e soprattutto meno spesa e debito. Le raccomandazioni che la Commissione europea stila per l’Italia e il suo governo non sono molte. Sono appena tre, ma di larga portata. Perché, come anticipato, rappresentano un concentrato di riforme e azioni che si dovranno mettere in campo se non si vorrà incorrere in spiacevoli sorprese.
Con il patto di stabilità ancora sospeso e in fase di riforma non ci saranno procedure per debito né per squilibri eccessivi, una tale decisione è rimandata alla primavera 2024, quando rientreranno in vigore le regole comuni di bilancio, e l’Italia resta comunque un sorvegliato speciale. Perché le soglie di riferimento di deficit e debito in rapporto al Pil, rispettivamente al 3% e al 60%, comunque non spariranno. Sono incardinate nei trattati sul funzionamento dell’Ue, e il Paese il prossimo anno le sforerà entrambe (3,7% e 140,3% rispettivamente). Con la proposta di nuove regole vorrebbe dire multe.
La Commissione europea, in materia di conti, fa delle concessioni. Il Paese deve «garantire una politica fiscale prudente, in particolare limitando l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3%». Si regala al governo un margine di manovra dello 0,5%, visto che due settimane fa, in occasione delle previsioni economiche di primavera, l’aumento delle spesa primaria netta era stata fissata allo 0,8%. Per l’orizzonte oltre il 2024 si chiede però una politica di bilancio «di consolidamento». Un’azione che passa dal giusto mix di meno spesa, riduzione del debito, corretto uso dei fondi, e attuazione del Piano nazionale per la ripresa (Pnrr).
Quest’ultimo resta «fondamentale» per la competitività. Per questo, insiste il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, tutti gli Stati membri, «dovrebbero dare la priorità alla corretta attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, il nostro strumento più potente per raggiungere una prosperità duratura e condivisa». Vale per tutti, ma per l’Italia di più. Perché la necessità di tradurre in pratica nuove agende rilancia raccomandazioni vecchie, che a Bruxelles si chiede da anni. Torna la riforma della pubblica amministrazione, in salsa verde. «Garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello sub-nazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del piano per la ripresa e la resilienza». E’ questo che si chiede al governo Meloni.
Ma ritornano anche altre vecchie riforme che da anni si chiedono e per cui, da anni, pochi progressi si vedono: il taglio del cuneo fiscale, innanzitutto. Occorre «ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario». Qui viene raccomandato di adottare e attuare la legge delega sulla riforma tributaria, «preservando la progressività del sistema tributario e migliorandone l’equità, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali». Si tratta di un sostanziale no alla “flat tax”. E poi, la riforma del catasto. Occorre, oggi più che mai, «allineare i valori catastali con gli attuali valori di mercato». Una richiesta che si collega al più ampio impegno per un’edilizia sostenibile.
Perché si chiede al Paese di accelerare le transizioni verde e digitale. Il che vuol dire procedure più energia da fonti rinnovabili e procedure più snelle per la loro installazione. Vuol dire migliore rete di trasmissione e interconnessione del gas, così come «mobilità sostenibile, anche eliminando le sovvenzioni dannose per l’ambiente e accelerando l’installazione delle stazioni di ricarica». E poi ancora, in termini più generali, «continuare e, ove necessario, accelerare, la transizione dai combustibili fossili russi». Questo, scandisce Gentiloni, «è un imperativo sia ambientale che geopolitico». Inoltre serve la riforma del mercato del lavoro. Perché non c’è Pnrr e transizione che tengano senza le giuste competenze e qualifiche richieste. Servono «politiche occupazionali e sociali forti e mirate che vadano di pari passo con le politiche industriali, economiche e di bilancio», scandisce Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e gli affari sociali. E’ quello che nelle raccomandazioni risulta come invito a «intensificare gli sforzi politici volti a fornire e acquisire le competenze necessarie per la transizione verde».
(da agenzie)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
SOLO PER IL PRIMO ANNO DI VITA DI UN BAMBINO, LA SPESA MEDIA OSCILLA TRA I 7.065 E I 17.030 EURO. OVVERO L’8% IN PIÙ IN DUE ANNI… I BONUS NATALITÀ E IL TAGLIO DELL’IVA AL 5% SU PANNOLINI, LATTE IN POLVERE E SEGGIOLINI AUTO HANNO AVUTO UN EFFETTO SCARSO NELL’AIUTARE LE FAMIGLIE
Avete un figlio in arrivo? Vi siete fatti due conti, avete controllato come state messi in banca? Perché dovete sapere che solo per il primo anno di vita del pargolo vi aspetta una vera stangata. Secondo l’ultimo monitoraggio effettuato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (Onf), infatti, dovete mettere in conto una spesa che, a seconda dei casi, oscilla tra i 7.065 ed i 17.030 euro. Ovvero tra il 5 e l’8% in più rispetto al 2021.
A dimostrazione, tra l’altro, che il taglio dell’Iva al 5% su pannolini, latte in polvere e seggiolini auto, introdotto a inizio anno dal governo, ha avuto un effetto relativo. Anzi, proprio non ha funzionato.
Non solo i benefici per la manovra dell’Iva sono pressoché inesistenti, ma per Federconsumatori anche i vari bonus disposti dal governo, dall’assegno unico al bonus asili nido, ai vari assegni maternità erogati dai comuni, «di fronte all’enormità di costi da sostenere da parte delle famiglie rimangono ancora insufficienti e non rappresentano una soddisfacente certezza per fare programmi stabili».
Tanto per dare qualche cifra, un passeggino che nel 2021 costava tra 139 e 589 euro quest’anno salirà tra il 4 ed il 27% arrivando a costare 145-749 euro. Il costo di un lettino lieviterà del 3-12% a 278-873 euro, il box del 4-6% a 72,99-179 euro.
Solo il prezzo del ciuccio rimane invariato (33,96-55,96 euro per 4 pezzi) e lo stesso vale per i pannolini più costosi (che pure comporteranno una spesa annua pari a 1.277 euro), mentre i prodotti più economici risultano il rialzo del 10% passando da 496,80 a 547,50 euro. Per latte e pappe la spesa dei primi 12 mesi salirà tra il 5 ed il 7% passando da un minimo di 1.654 euro a 1.741 euro e da un massimo di 4.198 a 4.494 euro.
Per i farmaci bisogna mettere in conto un rincaro del 3-7% ed una spesa media che oscilla tra i 441 ed i 784,7 euro, mentre per le visite mediche si spenderanno 962,5-1.781,6 euro, ovvero tra il 4 e l’8% in più.
Anche le spese da affrontare prima del parto non sono da meno ed ammontano a circa 2.678 euro, il 10% in più del 2021, con la voce di spesa più importante, quella relativa a visite ed ecografie, cresciuta in due anni del 13% (a quota 1.651,90 euro), mentre per l’abbigliamento si spendono 772 euro (+6%), 199,60 (+4%) per farmaci e integratori, 34,90 (+2%) per effettuare tre test di gravidanza ed infine 20 euro e 50 per le analisi del sangue Beta HCG il cui costo a loro volta è cresciuto del 14%.
Aumenti tra l’8 ed il 13%, poi, anche per tutte le varie modalità di festeggiamento legate al lieto evento, dalla moda dei baby shower, che anche da noi sta prendendo sempre più piede, alle feste più o meno in grande stile per battesimo e primo compleanno. Nel 2023, infatti, l’allestimento di un baby shower nella propria abitazione per 25 invitati ha un costo medio di 826,90 euro (+8% rispetto al 2021). Nel caso di una festa di compleanno per 35 persone, invece, l’importo da spendere è di 1.150,58 euro (+9%). Per il battesimo, infine, tenendo però come base di calcolo 60 persone tra bomboniere, vestitino, foto e album, affitto della sala, rinfresco e torta se ne vanno tra 2.826 e 6.050 euro, ovvero tra il 12 ed il 13% in più di due anni fa.
Insomma, il dato recente del crollo dell’indice di natalità (meno di 7 neonati per mille abitanti) «non deve sorprendere – rileva Federconsumatori – testimonia, con evidenza, come il clima di difficoltà, incertezza e paura, determinato dalla guerra, dai rincari e dalle precarie condizioni economiche di molti giovani coppie spinge gli aspiranti genitori a rimandare i loro programmi a tempi migliori andando ad incidere quindi molto pesantemente sul numero dei nuovi nati».
(da La Stampa)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
IL REPORT DELLA FONDAZIONE
Il Servizio sanitario nazionale è in crisi da oltre dieci anni e l’emergenza Covid non ha fatto che indebolirlo ulteriormente. A dirlo è il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che in audizione alla commissione Affari costituzionali al Senato ha messo in fila tutte le ragioni per cui la sanità nel nostro Paese è sempre più a rischio: un imponente sotto-finanziamento, la carenza di personale per assenza di investimenti, la mancata programmazione, l’incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e, infine, l’inesorabile avanzata del privato.ù
“Autonomia legittimerà il divario tra Nord e Sud in Sanità”
Cartabellotta è intervenuto in merito alle proposte di legge per l‘autonomia differenziata, sottolineando che “per la nostra democrazia non è più tollerabile che i princìpi fondamentali del Ssn, universalità, uguaglianza ed equità, siano stati traditi e che i pazienti vivano oggi le conseguenze quotidiane di una sanità pubblica in codice rosso”. E che “l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le inaccettabili diseguaglianze registrate con la semplice competenza regionale concorrente in tema di tutela della salute”.
Il presidente della fondazione Gimbe, ribadendo come sul Servizio sanitario pesino sempre più “infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita”, ha quindi aggiunto: “Il regionalismo differenziato in sanità legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro proprio quando il Paese ha sottoscritto con l’Europa il Pnrr, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali”.
Oggi la fondazione Gimbe ha anche pubblicato un report che approfondisce una delle criticità principali che il nostro Ssn si trova ad affrontare in questa fase post-pandemica: la carenza di medici. Ogni cittadino avrebbe infatti diritto a un medico di famiglia (Mmg, medico di medicina generale), ma spesso la carenza di questi comporta difficoltà per i cittadini nell’accesso a tutti i servizi e le prestazioni sanitarie. “È un problema che riguarda tutte le Regioni, per ragioni diverse: mancata programmazione, pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e desertificazione nelle aree disagiate che finiscono per comportare l’impossibilità di trovare un MMG nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute”, ha spiegato Cartabellotta.
Ogni medico di famiglia dovrebbe seguire al massimo 1.500 pazienti (numero che in casi particolari può essere aumentato a 1.800 o addirittura 2.000). Secondo i dati raccolti da Agenas nel 2021, però, il 42,1% dei medici di base ha più di 1.500 assistiti. Per la maggior parte questo avviene in Campania, Valle d’Aosta, Veneto, Lombardia e le due province autonome di Trento e Bolzano, “con un’ovvia riduzione della qualità dell’assistenza”.
Ci sono tanti problemi che il report di Gimbe evidenzia, tra i pensionamenti e la mancanza di nuovi medici: ci sono poche borse di studio ministeriali annue e anche se con il Pnrr queste sono aumentate non sono comunque sufficienti a colmare il ricambio generazionale. “Nel 2021 il 75,3% dei medici di base in attività aveva oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le Regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale, anche in conseguenza di politiche sindacali locali che non sempre hanno favorito il ricambio generazionale”, ha detto Cartabellotta.
Tenendo conto di tutta questa situazione, le proiezioni future risultano particolarmente critiche. Sempre con nette differenze regionali: sarà in particolare il Mezzogiorno a scontare la carenza di medici. Una progressiva carenza che, ha concluso Cartabellotta, rischia di pesare sulla salute delle persone, in particolare di quelle più vulnerabili: “Guardando ai numeri, accanto alla carenza già esistente, le previsioni dimostrano che i medici di famiglia saranno sempre meno nei prossimi anni. Una “desertificazione” che lascerà scoperte milioni di persone con conseguenze sempre più rilevanti per l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale e soprattutto per la salute della popolazione, in particolare gli anziani e i fragili”.
(da Fanpage)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
CORSA CONTRO IL TEMPO DI EMERGENCY PER SALVARLI: IL NATANTE STA IMBARCANDO ACQUA
Ci sarebbero anche 56 bambini e uno sarebbe nato addirittura la notte scorsa sul barcone in avaria nel Mediterraneo.
A bordo, stando all’allarme lanciato da Alarm Phone, ci sarebbero in totale 500 persone e tra loro anche 45 donne, molte in stato di gravidanza. Sono numeri sconcertanti quelli lanciati nell’sos di Alarm Phone.
A rispondere all’appello è stata la nave Life Support di Emergency, che si sta dirigendo verso il natante che sta già imbarcando acqua. Ora è una corsa contro il tempo per salvarli ma le ore previste prima dell’arrivo della barca della Ong nelle acque dove si sta consumando l’ennesima tragedia del mare sono tante.
«Nonostante la gravità della situazione – rileva la Ong – nessuna autorità ha risposto finora alla richiesta di coordinamento dei soccorsi».
«Il natante, partito giorni fa dalla Cirenaica, si trova in zona Sar maltese. Arriveremo verso le 22 di questa notte – commenta Albert Mayordomo, capomissione della Life Support -. Stiamo navigando al massimo della velocità da quando Alarm Phone ha segnalato il caso, ieri. È una vera e propria corsa contro il tempo, nel tentativo di salvare la vita a più persone possibili».
«Sono fuggiti dalla Libia orientale e si trovano nella zona Sar condivisa di Malta e Italia – afferma Alarm Phone -. Il loro motore non funziona, sono ancora alla deriva. Le autorità sono allertate, chiediamo un’azione senza indugio».
Il mese scorso si era verificata un’emergenza simile. L’equipaggio di Geo Barents aveva soccorso 500 migranti a bordo di un’imbarcazione segnalata da ieri in pericolo nel Mediterraneo. La nave di Msf aveva messo in acqua due rhibs, battelli gonfiabili a chiglia rigida, diretti verso il motopesca.
Una barca più piccola, con 27 persone a bordo, si troverebbe in acque internazionali e le persone stanno lottando in condizioni meteorologiche avverse.
(da agenzie)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
PIU’ DELLA META’ RITIENE CHE NON SIAMO PIU’ IN GRADO DI METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO… FRATELLI D’ITALIA RESTA SOTTO AL 30%, CALANO LEGA E FORZA ITALIA. IL PD SOPRA IL 20%
Il mondo cambia e l’ambiente si modifica, tutto evolve come il pensiero e le preferenze delle persone. Nella scala delle priorità degli italiani tutto è già mutato nell’arco di poco meno di due mesi. Stabile in cima alla classifica c’è sempre l’inflazione con l’aumento dei prezzi (50,0%; +1,4% in 50 giorni), con le tasse alte per le aziende e le famiglie italiane (25,9%; +1,1%) sul gradino più basso del podio (3°). Gli sbarchi degli immigrati e la loro gestione sul territorio nazionale, pur rilevando una perdita del 2,1%, passando dal 26,2% al 24,1%, scendono al 5° posto nella classifica perché al 2° sale, praticamente dal nulla, la voce del cambiamento climatico e la precarietà del nostro territorio legati ai grandi eventi atmosferici con il 26,3% delle indicazioni e con maggiori preferenze tra i partiti di opposizione.
Con la tragedia accaduta in Emilia-Romagna la percezione dei fatti e di conseguenza delle priorità per ciascuno, si è fortemente trasformata, mettendo in prima linea le necessità che il dramma dell’attualità propone. Tornando alla nostra classifica, alle spalle del podio – al 4°posto – si inseriscono con una crescita di poco meno di 4 punti in percentuale (+3,8%) «le liste di attesa per accedere ad un esame per la tutela della propria salute» con il 25,5% delle citazioni. La guerra in Ucraina che appare senza via di uscita perde il 5,2% passando dal 20,6% al 15,4%, mentre cresce la gestione dei fondi del Pnrr 15,9% (+2,2%). Un’interessante new entry è il caro affitti che entra di diritto nel ranking al 14° posto con un timido 5,2%. In questi giorni il mood degli italiani non è proprio dei migliori.
Crescono di +1,6% arrivando al 52,3% coloro che si dichiarano pessimisti sul futuro della situazione economica della propria famiglia, mentre diminuiscono gli ottimisti di 3 punti percentuali (29,0%). Il partito degli sfiduciati è trasversale anche se si distinguono gli elettori di Lega e di Azione con Italia Viva tra coloro che guardano avanti con meno scetticismo. In questo momento l’elettore si sente stanco e impotente di fronte all’impossibilità di arginare e prevedere questi disastri ambientali.
Le conseguenze dell’intervento dell’uomo sulla natura e la sua incapacità di prevenire e manutenere il territorio per metterlo in sicurezza sono riconosciute dal 63,1% delle persone intervistate. A questo punto sarebbe utile fare un passo oltre la polemica politica, visto che nel tempo gli errori commessi sono attribuibili a tutti, al di là del fatto che ciascuno cerchi di segnare il proprio territorio con una bandierina. Un cittadino su 5 ha compreso che siamo nel pieno di un cambiamento climatico importante (21,8%) e che si tratta di un fenomeno in piena evoluzione che già sta modificando la nostra vita (54,2%) e che in pochi sono disposti ad accettare.
(da La Stampa)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
“L’ELEVATO” HA STRIGLIATO I SUOI INVITANDOLI A AD AVERE PIÙ CORAGGIO CONTRO LE MULTINAZIONALI E I PARADISI FISCALI… SULLE RIFORME ISTITUZIONALI, SI E’ SCAGLIATO CONTRO IL PRESIDENZIALISMO VOLUTO DA GIORGIA MELONI E INVITA A PROPORRE IL PROPORZIONALE CON SBARRAMENTO AL 5% E LA SFIDUCIA COSTRUTTIVA
“Abbiamo un processo venerdì con tutta la stampa quindi non posso fare interviste. Come facciamo a collaborare se io sono parte lesa e voi, tutti i giornali, siete parte civile in un processo?”. Lo ha dichiarato il garante del M5s Beppe Grillo rispondendo ai cronisti al termine dell’incontro con i parlamentari pentastellati nella sede nazionale del Movimento a Roma.
“Parlamentari fantastici. Finalmente abbiamo della gente che è coesa e interessante. Ci saranno delle novità”.
Il suo atteso ritorno a Roma, dopo mesi di assenza, suona come una tromba squillante in un momento non del tutto favorevole per i pentastellati. Il garante Beppe Grillo incontra i gruppi parlamentari M5s nella sede nazionale del Movimento a Campo Marzio. “Quando arriva c’è sempre un alone di mistero, difficile prevederlo”, scherza qualche parlamentare presente alla riunione. E così, Grillo, nel suo saluto a deputati e senatori non dà riferimenti. Spazia dalla politica estera alle riforme costituzionali, passando per i temi energetici.
Sul tavolo ci sono le prospettive politiche del Movimento. Il presidente Giuseppe Conte, intercettato mentre si dirige verso la riunione, fa finta di non sapere. “Quale incontro? Ma Grillo non era in Toscana?”, sorride. Poi rassicura: si parlerà di “temi, progetti e iniziative del Movimento”. Del resto, fa notare qualche deputato, Grillo ha sempre parlato di futuro. Non ha mai rinunciato a indicare la strada ideale che il Movimento dovesse percorrere Sulla politica estera da inserire nel programma per le elezioni Europee, Grillo invita i parlamentari ad avere più coraggio contro le multinazionali e i paradisi fiscali.
Sulle riforme istituzionali, si scaglia contro il presidenzialismo e invita a proporre il proporzionale con sbarramento al 5% e la sfiducia costruttiva. Una carica suonata dopo i risultati deludenti ottenuti alle Amministrative, che hanno imposto una riflessione dentro i Palazzi e sui territori. E in gioco ci sono ancora i ballottaggi. Non a caso, Conte domani sarà a Brindisi per tirare la volata finale all’unico candidato espresso dal M5s ancora in partita. Sostenuto al primo turno anche dal Partito Democratico.
La posizione del garante, in tema di alleanze, è nota da tempo: stringere con il Pd laddove sia possibile. Chissà che la sua discesa nella Capitale non riesca a incidere sulla timidezza finora dimostrata dal presidente nelle interlocuzioni con i Dem, si chiede qualcuno. “Di questo, come di altre questioni politiche, Conte e Grillo parlano costantemente”, evidenzia qualche parlamentare.
“Di certo il saluto a deputati e senatori non è il momento della programmazione politica”, si aggiunge. I malcontenti del Movimento vengono affrontati in altre sedi. E di nodi da sciogliere, in vista delle elezioni Europee, ce ne sarebbero molti. Uno su tutti: quello del terzo mandato. Le lamentele si moltiplicano, così come le richieste di apertura almeno per i sindaci. Ma fonti parlamentari ricordano la posizione contraria del presidente. “Anche per tenere fuori Virginia Raggi”, fanno notare i più maliziosi. E magari, anche su questo, Conte e Grillo avranno occasione di approfondire il confronto.
(da agenzie)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
IL NOSTRO PAESE È PENULTIMO IN EUROPA PER NUMERO DI LAUREATI, PEGGIO DI NOI SOLO LA ROMANIA: IN ITALIA SOLO UN ADULTO SU 5 HA FINITO L’UNIVERSTÀ MENTRE LA MEDIA NEGLI ALTRI PAESI UE È UNO SU 3
Università decisamente da incubo, il primo anno di studi mette a dura prova le matricole, tanto che sale il numero degli abbandoni nei primi 12 mesi. E i laureati, in Italia, rischiano di essere sempre meno.
Rispetto agli anni che hanno preceduto la pandemia, infatti, si registra un’impennata di abbandoni da parte dei nuovi iscritti. Nell’anno accademico 2021-2022 il 7,3% degli studenti ha gettato la spugna (7,4% maschi e 7,2% donne) rispetto al 6,1% degli abbandoni segnalati dagli atenei nell’anno 2019-2020.
Abbandoni che per di più riguardano soprattutto le discipline scientifiche. Il dato, riportato dalle statistiche del ministero dell’istruzione e del merito, è preoccupante anche perché va ad aggravare la percentuale di laureati ancora troppo bassa, rispetto al resto d’Europa: in Italia è laureato un cittadino su 5, nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni, contro una media europea di uno su tre.
Con la Spagna e la Francia che arrivano al 40% di laureati. Peggio dell’Italia, infatti, c’è solo la Romania con il 18% di laureati, mentre al primo posto si piazzano gli irlandesi, che conquistano il diploma di laurea nel 52% dei casi. Che cosa sta accadendo negli atenei, tanto da mettere in fuga sempre più matricole?
Il periodo della pandemia ha sicuramente avuto il suo peso: per le lezioni universitarie a distanza, che hanno creato disagi soprattutto per i ragazzi del primo anno meno esperti a cui avrebbe invece giovato vivere l’ambiente accademico. Allo stesso modo può aver inciso il fatto che le matricole hanno scelto il loro percorso di studi nel periodo del lockdown, senza poter partecipare a giornate di orientamento e agli open day.
Scorrendo i dati del ministero dell’istruzione sulle immatricolazioni per ambito, perdono iscritti i corsi di area scientifica e di ingegneria, anche l’ambito linguistico. Scende, quindi, il numero dei futuri laureati nelle discipline cosiddette Stem, vale a dire scienze, tecnica, ingegneria e matematica.
(da agenzie)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
I CONTRIBUTI REGIONALI VANNO PIU’ ALLE SAGRE CHE ALLA CULTURA
Ma come vengono scelti gli assessori regionali alla Cultura? La «scuola» salernitana di Vincenzo De Luca è sancita da anni: «Non proporremo mostre d’arte contemporanea che vi strizzano i perpendicoli. Tantomeno eventi di altissima cultura destinati a dodici pinguini riuniti in un salotto. Costoro, questi intellettuali di peso, considerino che esiste anche una cultura popolare non meno dignitosa di altre forme ed espressioni artistiche». Quella è la sua rotta, quella segue.
Assegnato quindi l’assessorato a chi più stima, cioè sé stesso, il presidente delega da anni a «istruire le pratiche culturali» un consigliere. Partito col filosofo Sebastiano Maffettone, ha poi optato per Patrizia Boldoni, la terza (ex) moglie di Corrado Ferlaino, dama dei salotti, curriculum zeppo di immobiliari e un «infortunio» (la condanna in primo grado per evasione d’un paio di milioni) pagato con un breve purgatorio prima del rientro…
Se una delle accuse al governatore campano è d’accentrare tutto tenendosi stretto lo scettro luccicante di assessore alla Cultura, libero di tagliare i fondi al San Carlo o al Mercadante, salvando Verdi e le Luci d’artista a Salerno, va detto che non è il solo. Si è tenuto la Cultura, dopo l’iniziale investitura a Massimo Bray, il governatore pugliese Michele Emiliano.
Se l’è tenuta quello toscano Eugenio Giani, che sul sito ufficiale ricorda d’essere «autore di numerosi saggi e libri su vari argomenti di carattere sportivo e culturale», da Firenze e la Fiorentina a Festività fiorentine… Se l’è tenuta quello della Basilicata Vito Bardi, un militare della Finanza salito dalla Nunziatella al grado di generale di Corpo d’Armata. […]
Non solo sulle Dolomiti, ovvio. La bottega politica calabrese, per dire, più che alla cultura come potevano intenderla Alberto Ronchey o Giovanni Spadolini, è interessata agli «attrattori culturali». Pezzi d’arte o paesaggio per acchiappar turisti. Dopo i Bronzi di Riace, già esaltati come «feticci del nostro “marketing culturale”» (copyright Salvatore Settis), sfruttati via via per gli spot più demenziali, dalla pubblicità delle uova reggine («uova grandissime!») alle feste della birra («Gli sbronzi di Riace») fino alle «bambole gonfiabili erotiche di tipo giapponese con le sembianze dei Bronzi».
È una fissa quella dei «marcatori» o «attrattori» culturali. E la tutela? Il recupero dei tesori in degrado? La salvaguardia dei patrimoni a rischio? Boh… In un Paese che si pavoneggia d’avere un fantastilione di siti Unesco e li affida ad assessori geometri o odontotecnici, col massimo rispetto per i loro lavori, la nostra ricchezza storica e culturale è troppo spesso svilita a un recupero di generiche tradizioni identitarie legate in larga maggioranza alle sagre.
«Val più una salsiccia di un libro, verrebbe da pensare», ha scritto mesi fa Francesco Jori sul «Mattino di Padova», «a scorrere l’elenco dei contributi ad hoc erogati dalla Regione per finanziare la “divulgazione e valorizzazione del patrimonio culturale su cui trova fondamento l’identità veneta”».
Ma l’assessorato alla Cultura della regione italiana più ricca di «bollini» Unesco (dieci, propri o condivisi) e cioè la Lombardia, è andato alcune settimane fa a Francesca Caruso. Meriti? Aver fatto parte dello studio legale di Ignazio La Russa? No, ha rassicurato: «Affronterò questo mio nuovo ruolo con umiltà, ma la cultura l’ho respirata un bel po’. Mia nonna era la sorella di Fausto Papetti». Un fenomeno, con la tromba.
(Gian Antonio Stella – il Corriere della Sera)
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Maggio 24th, 2023 Riccardo Fucile
“NON SANNO NIENTE, DOBBIAMO AIUTARLI”
Lo scrittore Nicola Lagioia ha diretto il Salone del Libro dal 2017 fino all’ultima edizione. Ora passerà il testimone ad Annalena Benini. E in un’intervista a Repubblica oggi riepiloga la sua esperienza. Spiegando che la sua non è stata una manifestazione “di sinistra”: «L’egemonia culturale della sinistra è un’ossessione della politica, non di chi si occupa di cultura. Curzio Malaparte era di destra o di sinistra? Io dico: un grande scrittore. Houellebecq, per un certo periodo, è stato considerato di destra: noi l’abbiamo invitato. A Torino vengono quasi mille editori: sono tutti di sinistra? È insultante ragionare così». Nel colloquio con Michele Brambilla l’autore spiega che Zerocalcare o Melania Mazzucco «riempiono le sale perché piacciono ai lettori, non perché l’ha deciso la politica».
E dice che la storia della destra che accusa la sinistra di gestire la cultura «è un po’ un’anomalia italiana. Abbiamo la classe politica che legge meno in Europa. Per questo dico che bisogna andarle in aiuto. Non sanno niente. Una volta uno della Regione, e sinceramente non mi ricordo neppure chi fosse, mi ha accusato di fare un Salone di sinistra. Gli ho risposto: ma lei le conosce le classifiche degli autori più letti? Ecco, io devo invitare quelli». Lagioia dice di avere rapporti «cordiali» con il ministro Sangiuliano.
«Forse mi guarda con un po’ di sospetto, ma non mi ha mai fatto pressioni», aggiunge. Apprezza Giordano Bruno Guerri e Alessandro Giuli. È in ottimi rapporti con Pietrangelo Buttafuoco. Ma soprattutto si sente di dare un consiglio agli scrittori “di destra”: «Hanno l’occasione di potersi smarcare dalla politica. Perché, vede: è vero che la maggior parte degli scrittori e degli intellettuali in questi decenni è stata di sinistra. Ma sono stati scrittori e intellettuali che hanno avuto spesso un rapporto molto duro con i partiti di riferimento: anche quando erano al governo. Dare addosso al Pd è stata una costante. Invece, l’intellettuale di destra è più organico».
(da agenzie)
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