Destra di Popolo.net

CRONACA DI UNA STRAGE ANNUNCIATA: QUATTRO DEI CINQUE OPERAI TRAVOLTI DAL TRENO IN CORSA ALLA STAZIONE DI BRANDIZZO NON ERANO QUALIFICATI PER LAVORARE SUI BINARI DELLA FERROVIA

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

ALLA SIGIFER, L’AZIENDA IN SUBAPPALTO INCARICATA DEI LAVORI, SOLO 18 DEI 73 DIPENDENTI AVEVANO I TITOLI PER OPERARE NEL CANTIERE

È bastata una verifica in cassa edile per scoprire quello che era un sospetto: alla Si.gi.fer. quasi tutti i lavoratori (ben 73) hanno la qualifica di operai comuni. Appena 18 sono operai qualificati e 35 sono gli operai specializzati. «Questo vuol dire che hanno il livello più basso – spiega Claudio Papa segretario generale della Feneal Uil Torino – invece sono chiamati a svolgere mansioni per cui non si può essere operai comuni. Avere 73 operai comuni vuol dire che c’è già un problema».
E nella squadra travolta dal treno sembrerebbe – secondo gli investigatori – che quattro fossero proprio operai comuni. In linea di principio dunque non avrebbero potuto essere mandati a lavorare sui binari della ferrovia di Brandizzo: un cantiere ad alta specializzazione, non un cantiere di routine e che, perciò, richiedeva la presenza di addetti con determinate qualifiche.
Aggiunge Massimo Cogliandro, segretario generale della Fillea Cgil Piemonte. «Mai come in questi casi per evitare gli incidenti sono utili la formazione, l’adozione di strumenti preventivi grazie ad un utilizzo virtuoso delle innovazioni tecnologiche, il potenziamento dei controlli nei cantieri. Solo così è possibile garantire la sicurezza, la regolarità e la legalità nei cantieri» aggiunge Mario De Lellis, segretario generale Filca-Cisl Torino.
In procura a Ivrea il lavoro dei magistrati continua a concentrarsi su due aspetti: la piena ricostruzione della notte della tragedia (e a questo scopo l’audizione fiume di Vincenza Repaci, la dirigente della stazione di Chivasso che aveva negato l’autorizzazione ad avviare i lavori, potrebbe essere stata determinante) e la necessità di far luce sul fatto che entrare sui binari prima del via libera fosse una prassi o un fatto occasionale. In questo senso la testimonianza di Tonino Laganà, il fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, potrebbe essere rilevante: anche il ragazzo è un dipendente della Si.gi.fer. e questa mattina verrà ascoltato dai magistrati come persona informata sui fatti.
Tra gli elementi da approfondire, pure il certificato di sicurezza che sarebbe scaduto 28 luglio, quindi un mese prima dell’incidente. Come per altre certificazioni che erano scadute a luglio e che l’azienda ha rinnovato in tempo, si sta cercando di capire se anche in questo caso c’è il rinnovo e, magari solo per lungaggini burocratiche, non sia stato inserito nell’Attestazione. Nel caso non fosse così, spiegano i sindacati, l’azienda non avrebbe proprio potuto lavorare e sarebbe dovuta essere l’azienda committente, quindi Rfi, a controllare.
(da agenzie)

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UNA MOSTRA FOTOGRAFICA PRO-PUTIN E UN DIBATTITO SULLA MATERNITÀ SURROGATA ‘BUSINESS DELLA VERGOGNA’: ANCHE I LEGHISTI PARTECIPERANNO ALLA “FESTA DEL SOLE” DEI SEDICENTI NEOFASCISTI SERVI DEL CREMLINO

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

ALL’EVENTO DEL 9 SETTEMBRE, ORGANIZZATO DAL GRUPPO LEALTÀ E AZIONE IN LOMBARDIA CI SARANNO DUE EURODEPUTATI, UN CONSIGLIERE REGIONALE E UN ALTRO COMUNALE DEL PARTITO DI SALVINI

Si intitola ‘Festa del Sole’, nome evocativo per l’immaginario nazista, ed è organizzata da Lealtà e Azione, gruppo sedicente neofascista con un discreto radicamento in Lombardia. Appuntamento il 9 settembre in ‘terra lombarda’ – luogo esatto e indicazioni verranno date a breve dagli organizzatori – ma intanto il programma c’è.
Ospiti ‘esterni’: due eurodeputati, un consigliere regionale e un altro comunale della Lega. Il doppio filo tra estremismo di destra e Carroccio, insomma, resiste. E anche l’antica simpatia per la Russia di Vladimir Putin, visto che Danilo Lancini (eletto a Bruxelles) e Luca Girelli, consigliere a Ostiano, parteciperanno al seminario formativo su Donbass e Kosovo, con al centro la mostra dal titolo ‘Nove anni di guerra nel Donbass’ di Vittorio Rangeloni, reporter che si definisce indipendente ma che poi dal suo canale Telegram con oltre 55 mila iscritti dà notizie a gettito continuo dal fronte russo, elogiando il lavoro delle cosiddette milizie popolari.
Dove si andrà a parare è scontato: dietro il paravento della richiesta di “neutralità attiva” del nostro Paese, LeA considera l’Ucraina una specie di Stato fantoccio manovrato dalla Nato e perora la causa del no alle sanzioni contro la Russia.
Un po’ come ha sempre fatto la Lega dopo i fatti di Crimea nel 2014, salvo poi inabissarsi nel silenzio imbarazzato sulla questione una volta che Giorgia Meloni, guidando la coalizione di centrodestra, ha abbracciato in pieno la svolta atlantista.
Silvia Scurati, consigliera al Pirellone, parlerà del ‘vortice dell’utero in affitto: il business della vergogna fra donne, povertà, cultura e sfruttamento’. Mentre Silvia Sardone, punta di diamante del Carroccio in Lombardia e neo-moglie del già assessore e oggi consigliere regionale Davide Caparini, affronterà la conferenza su ‘Cancellazione della cultura o Cultura della cancellazione? La sfida del politically correct all’identità dei popoli’.
Sardone – che nel suo staff tra Bruxelles e Strasburgo ha Stefano Pavesi, consigliere municipale a Milano di LeA eletto con la Lega per la prima volta nel 2016 – guida un po’ la pattuglia ‘legazionista’
(da La Repubblica)

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MELONI E I SUOI FRATELLI, LA CENA AL BRANCACCIO “PER SERRARE I RANGHI”

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

LA NOMENKLATURA DI FDI SI E’ RITROVATA NELLA LUXURY LOCATION DI PALAZZO BRANCACCIO (TIPICO RITROVO POPOLARE, OVVIO)

Tutti a cena da Giorgia. O meglio, nella «luxury location» di Palazzo Brancaccio, proprio dietro la storica sezione del Msi di Colle Oppio.
Ieri, alla vigilia del vertice di oggi a Palazzo Chigi, i ministri di Fratelli d’Italia, i sottosegretari e tutti i deputati e i senatori — qualcosa come 200 persone — hanno fatto il loro ingresso nei pomposi saloni affacciati sua via Merulana, in genere cornice di feste e matrimoni.
Chi in taxi, chi a piedi, chi guidando la sua auto, come Fazzolari, i ministri sono arrivati quasi tutti con le scorte, uniche auto ammesse. L’intero stato maggiore di FdI è arrivato a Palazzo Brancaccio per la cena con la presidente. Solo lei, Giorgia Meloni, ha dribblato i fotografi entrando da un ingresso secondario.
La cena è stata organizzata dai capigruppo del partito Lucio Malan e Tommaso Foti. Il cartoncino d’invito ha un obiettivo tutto politico: serrare i ranghi del primo partito del Parlamento italiano, alla ripresa dopo la pausa estiva e all’inizio di un autunno cruciale per il governo della leader della destra e dare l’avvio con un momento conviviale, alla nuova stagione politica.
La serata si è aperta con un brindisi e un aperitivo all’esterno. Per proseguire poi con la cena. Nella sala che spesso ha accolto grandi eventi come il party-finto matrimonio dei Maneskin alcuni mesi fa, tutto è pronto per servire i quasi duecento ospiti. Ma non c’è microfono: un dettaglio che sembra confermare l’intenzione di una serata conviviale in cui la premier si soffermerà con i suoi per singoli gruppi.
La compagine governativa è praticamente al completo: Carlo Nordio, Salvatore Musumeci, Raffaele Fitto, Guido Crosetto, Adolfo Urso, Eugenia Roccella, Luca Ciriani, Andrea Abodi, Gennaro Sangiuliano, Marina Calderone, Daniela Santanchè (abile anche lei a evitare i fotografi). E poi i sottosegretari, i volti del parito. Tra loro Giovanbattista Fazzolari, Andrea Delmastro, Giovanni Donzelli e Giulio Tremonti.
A cena inoltrata è arrivato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa. Non si è visto, invece, il ministro Francesco Lollobrigida a Cordoba in Spagna per la riunione informale del Consiglio Ue Agricoltura.
Giorgia Meloni si è intrattenuta con i commensali, concedendosi anche per un selfie di gruppo. «Mi mancate», la premier avrebbe salutato così, secondo quanto apprende Adnkronos, la truppa di parlamentari a fine cena.
Il menù a Palazzo Brancaccio ha visto: calamarata di Gragnano con pomodoro Pachino, burrata e pistacchio, guancia di manzo, Fassona piemontese brasata con verdure di stagione e insalata di cavolo viola e per concludere il tiramisù.
E il conto? Alla romana. Alla fine vanno via alla spicciolata.
(da Il Corriere della Sera)

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MINISTRI, SOTTOSEGRETARI E CONIUGI; IL GOVERNO DEGLI AFFARI IMMOBILIARI

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

MOLTI HANNO ACQUISTATO ATTICI E APPARTAMENTI A PREZZI STRACCIATI

Se alla politica avessero preferito il mestiere di agenti immobiliari avrebbero certamente vinto il premio dipendente dell’anno. Perché nel business del mattone molti ministri, sottosegretari e deputati governativi hanno dato prova di raro fiuto per le occasioni, per speculazioni e o sconti non proprio alla portata di tutti i comuni mortali.
I casi più eclatanti e sui quali la magistratura ha aperto un fascicolo d’indagine sono due, entrambi svelati da Domani nel corso dell’ultimo anno: c’è il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega), fortunato inquilino grazie al sindacato di cui è stato dirigente di un appartamento di proprietà dell’ente previdenziale dei lavoratori agricoli (Enpaia), che ha sfruttato la prelazione ottenendo uno sconto notevole per una dimora di lusso; c’è la ministra Daniela Santanché e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, beneficiari indiretti del colpaccio messo a segno dai rispettivi congiunti, i quali hanno comprato una villa a Forte dei Marmi al prezzo di 2,35 milioni e dopo 58 minuti l’hanno rivenduta a un amico imprenditore di Milano a un milione in più, realizzando così una plusvalenza d’oro, che però ha destato l’attenzione della procura di Milano che indaga sulla galassia societaria a rischio fallimento della ministra Santanchè.
FRATELLI DI CASA
Nella truppa di politici della destra alla ricerca di case, il premio trasparenza spetta alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Come raccontato dal Fatto Quotidiano ha firmato il rogito a giugno per diventare proprietaria di una villa che, dopo i lavori, avrà una piccola piscina. La zona non è delle più prestigiose e il prezzo per 350 metri quadri più mille di giardino è certamente allineato al valore di mercato: poco più di un milione per un’abitazione poco distante dal grande raccordo anulare. Niente sconti per la premier, a differenza di molti suoi colleghi di partito non ha usufruito di svendite o si è cimentata in speculazioni immobiliari sospette.
Sospetta no, ma di certo curiosa è l’operazione conclusa da Andrea Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia indagato per aver girato all’amico parlamentare Giovanni Donzelli informazioni riservate sul caso dell’anarchico Cospito, utilizzate per colpire l’opposizione in aula. Ebbene, il sottosegretario a giugno 2022, pochi mesi prima di assumere l’incarico nel governo, ha comprato un piccolo appartamento in Piemonte, nella cittadina di Biella dove ha iniziato la sua carriera politica. L’ha comprato dalla Piccola Casa della divina provvidenza “Cottolengo”. All’ente ecclesiastico l’esponente dei Fratelli d’Italia ha versato 18mila euro per un appartamento in una delle vie centrali di 42 metri quadri con una garage di 16 metri quadri. Non si tratta di una dimora principesca, di buon affare sì: da una stima fatta sui siti specializzati, in quella zona con quella dimensione, un appartamento può costare fino a 48mila euro.
«Possiamo dirle di aver provveduto a stime immobiliari per definirne il valore di mercato che di fatto in fase di contrattazione ha subito una riduzione del 15 per cento rispetto alla richiesta», hanno risposto dalla Casa divina provvidenza, aggiungendo: «Purtroppo negli anni le diverse crisi economiche susseguite hanno colpito in modo drastico il settore tessile, sul quale di fatto si basava l’economia del territorio. La conseguenza della chiusura di tantissime realtà industriali ha provocato una contrazione della richiesta di alloggi nella zona e quindi una svalutazione importante degli stessi. A fronte di tale situazione e del fatto che i costi di gestione di diversi immobili a Biella risultavano spesso superiori al valore di mercato, si sta procedendo ad una loro liquidazione».
Operazione dal profilo nettamente diverso rispetto a quella condotta da Delmastro è invece l’acquisto della villa a Forte dei Marmi da parte del fidanzato della ministra del Turismo, Santanchè, e dalla moglie del presidente del senato, La Russa. I due, Dimtry Kunz e Laura De Cicco, il 12 gennaio scorso hanno formato il rogito per comprare l’abitazione dal sociologo Francesco Alberoni (scomparso di recente) al prezzo di 2,35 milioni di euro. Meno di un’ora dopo hanno siglato un secondo atto per cedere la casa appena presa a un imprenditore di Milano, amico loro, che versa 3,35 milioni. Il valore è lievitato di un milione nel giro di 58 minuti. Una plusvalenza straordinaria, sulla quale però la magistratura dopo gli articoli di Domani vuole vederci chiaro. Per capire se la speculazione possa essere legata alle manovre di salvataggio della galassia societaria Visibilia della ministra Santanchè.
CHE SCONTO, ONOREVOLE
La procura di Roma, invece, indaga sull’acquisto della casa del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. I leghista, ras del partito nel Lazio, ha comprato nel 2022 un lussuoso appartamento in una zona prestigiosa e residenziale di Roma nord. A venderlo è stato Enpaia, l’ente previdenziale per i lavoratori in agricoltura. Con uno sconto del 30 per cento, previsto però «solo per gli inquilini» che hanno sottoscritto contratti di locazione «da oltre 36 mesi». Durigon si trovava in questa fortunata platea. Così a soli 469 mila euro è diventato proprietario di un appartamento di otto vani, di 170 metri quadri catastali complessivi, con terrazzo angolare e balcone. Compreso nel prezzo anche un box auto: solo quest’ultimo, a prezzi attuali di mercato, vale oltre 50mila euro. Secondo Epaia lo sconto è giustificato dalle procedure di dismissione, nulla di strano, quindi. Ma tra le anomali c’è anche un altro delicato tema sul quale sta scavando la magistratura: l’affitto pagato a Durigon dal sindacato Ugl fino all’acquisto. L’Ugl è la sigla di cui Durigon è stato dirigente apicale. Il leghista, infatti, entra nella casa “Enpaia” ai tempi in cui era sindacalista e Ugl aveva deciso di pagargli l’affitto. Lo farà anche dopo, quando Durigon aveva assunto l’incarico nel governo Conte 1 di sottosegretario al Lavoro.
Un conflitto di interessi di non poco conto. Il politico ha risposto dopo le inchieste di Domani spiegando che ha restituito mensilmente gli importi all’Ugl da quando non era più dirigente e che quindi non esiste alcun conflitto di interesse. Di certo però a Enpaia i soldi li versava Ugl. E dei bonifici tramite i quali mensilmente Durigon avrebbe restituito al sindacato per ora non c’è traccia: il sottosegretario aveva promesso di mostrarli prima o poi, anzi aveva garantito che li avrebbe allegati alla querela per diffamazione contro Domani. Finora, tuttavia, non c’è evidenza né delle ricevute né della denuncia. L’unica cosa sicura è che i pm coordinati dal procuratore aggiunto Stefano Pesci continuano a indagare per capire se l’operazione Durigon-Enpaia- Ugl nasconda altro o solo un conflitto di interesse imbarazzante anche se non penalmente rilevante.
Durigon non è il solo sottosegretario ad aver fatto buoni affari immobiliari con un ente previdenziale. L’altro è Federico Freni, quota Lega. Il pupillo di Durigon, sottosegretario all’Economia. Dall’Inpgi (l’ente previdenziale dei giornalisti) ha comprato 153 metri quadri in 7,5 vani, con giardino e terrazzo di 142 metri quadrati, oltre a cantina e garage nel lussuoso quartiere romano dei Parioli. Nel maggio del 2018 ha pagato 730mila euro, con uno sconto del 25 per cento. Freni è stato a lungo un professionista dell’Ente, la cui vigilanza spetta peraltro proprio al Tesoro.
Nel 2019 dall’Inpgi ha comprato anche la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, insieme al marito Rosario De Luca (presidente del consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro). Un attico in una bella zona della capitale tra l’Appia antica e la Cristoforo Colombo. Metratura di 153 metri quadri, più garage e cantina. Roba che sul mercato potrebbe valere tra gli 800 e i 900mila euro, la ministra se lo è assicurato per 594mila euro. Calderone oggi nel suo ruolo di governo è chiamata a vigilare sull’ente commissariato da qualche mese: la ministra, insieme al capo dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto per nominare Paolo Reboani commissario
OCCASIONI E MERITO
A un ottimo prezzo ha comprato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. A maggio 2019, quando era capo dipartimento “Formazione superiore e ricerca” al ministero guidato Marco Bussetti, ha comprato un appartamento in zona Trastevere, dietro il ministero, da una signora di cui si conosce pochissimo.
Tre vani e mezzo, 61 metri quadri e un terrazzo notevole di 51 metri quadri. La cifra di 230mila euro pattuita è un vero affare sia per la zona sia per la presenza di uno spazio esterno affatto piccolo. Qui il merito non c’entra. Si è trattato piuttosto di un colpo di fortuna che non capita spesso a Roma, città dove gli immobili in centro hanno prezzi proibitivi, per quasi tutti.
(da agenzie)

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LAMPEDUSA, IL BIMBO ORFANO DI MADRE AFFIDATO A UNA FAMIGLIA DI PALERMO E POI TOLTO DAL TRIBUNALE DEI MINORI

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

DAI GIUDICI NESSUNA SPIEGAZIONE

Christmail è un bambino di sei mesi che ha perso la mamma in un naufragio durante una traversata. La famiglia della dottoressa che lo ha soccorso a Lampedusa lo aveva accolto con il consenso del padre, rimasto in Tunisia.
Ma il giudice dei minori ha revocato l’affido temporaneo del bambino. Alessandra Teresi, dottoressa del 118, ha accolto in casa il bambino, originario della Costa d’Avorio.
Dopo l’affido in famiglia però è arrivato l’invio in una struttura protetta: «Il 28 aprile vengo chiamata per visitare un migrante che stava male appena giunto a Lampedusa», racconta Teresi all’agenzia di stampa Ansa. «Sullo stesso barcone c’era Christmail. Lo portano all’hotspot perché potessi accertarmi che stava bene: seppi allora che la madre era morta e che il padre non era riuscito a salire a bordo ed era rimasto in Tunisia».
La storia
A quel punto, ricorda Teresi, «insieme alla pediatra ci siamo presi cura di lui, aveva difficoltà a mangiare perché era abituato a prendere il latte al seno, ma riuscimmo a nutrirlo. Un bambino meraviglioso». La dottoressa dà la disponibilità ad accoglierlo: «Ne parlai con i miei familiari e dissero subito di sì». Il tribunale dei minori, anche grazie al consenso del padre del piccolo contattato dalla donna, acconsente. Ma dopo una settimana dall’arrivo del piccolo la chiama la polizia. «Mi dicono di andare in tribunale col bambino perché servivano alcuni documenti e alcuni dati. Io vado e prima ci tengono in una stanza con tre agenti e il responsabile di una casa-famiglia, poi mi comunicano che il giudice dei minori ha revocato l’affido e che devo restituire il bimbo, che sarà mandato in una struttura protetta», spiega.
Nessuna spiegazione
Secondo Teresi il tribunale non ha fornito spiegazioni: «Mio figlio l’aveva salutato prima di andare a scuola e quando è ritornato non l’ha più trovato», dice. «Per tutti noi è stato un enorme trauma. Pensiamo a lui continuamente, anche perché si era affezionato tantissimo alla mia famiglia. Aveva bisogno di affetto, di abbracci, di amore: che senso ha avuto mandarlo in una comunità quando poteva avere una famiglia fino all’arrivo del padre?». La polizia le ha parlato di errori nella procedura di affido. «Il nostro unico obiettivo era quello di ricongiungere Christmail con il padre e di fornire loro ogni assistenza possibile», aggiunge Teresi. La famiglia non ha più avuto notizie del piccolo. «Non ci vogliono dire dove è, né ce lo fanno vedere. Noi vogliamo solo quel che è meglio per lui, ma certo una casa vera, almeno fin quando rivedrà suo padre, è meglio di un orfanotrofio», conclude.
(da Open)

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LA TRUFFA DEL RESTAURO DEL CASTELLO DI TORELLA CON IL SUPERBONUS ALL’INSAPUTA DEI PROPRIETARI

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

146.000 EURO DI FATTURE PER LAVORO MAI FATTI, QUATTRO ARRESTATI, TRA LORO ANCHE UN COMMERCIALISTA

L’edizione romana del Corriere della Sera racconta la storia di una truffa con il Superbonus. Protagonista è il castello di Torella del Sannio in provincia di Campobasso. Il maniero è finito al centro di un’indagine perché i lavori di ristrutturazione non sono mai iniziati anche se erano state presentate fatture per 146 mila euro.
Intestate a Leonardo Cammarano, comproprietario del castello insieme alla moglie Angela Piscitelli. Il filosofo 92enne era morto mesi prima in Francia. «Oltre alla sorpresa e allo sconcerto per quella comunicazione dei finanzieri, c’è stata forte l’amarezza per l’oltraggio alla memoria di mio marito. Una cosa davvero schifosa», dice Piscitelli.
La firma falsa e i lavori mai fatti
Sulla struttura ci sono tre vincoli della soprintendenza: architettonico, sull’archivio e sulla casa museo allestita al suo interno e dedicata alla madre di Cammarano, la pittrice Elena Ciamarra.
«È impossibile pensare anche solo di spostare una pietra — spiega la vedova — eppure per qualche mese la pratica edilizia è andata avanti». Un commercialista, un tecnico asseveratore e due soggetti sono finiti ai domiciliari. E nei cassetti fiscali delle due società utilizzate per le operazioni ci sono crediti per 1,4 milioni di euro, in parte già ceduti a una società terza. La truffa, spiega il quotidiano, si basava sulle firme false del defunto Cammarano, copiate da uno dei tanti documenti a suo nome e reperibili con facilità. «È possibile che l’idea sia venuta a qualcuno che è venuto qui come visitatore e l’ha fotografata», sostiene Piscitelli.
Le dimore storiche
La normativa sul Superbonus esclude le dimore storiche. A meno che non siano aperte al pubblico e con un biglietto di ingresso. Gli interventi edilizi nei castelli ammessi a detrazione, secondo i dati Enea, ammontano a circa 839 mila euro, su un totale di 1,6 milioni. I lavori già realizzati hanno un valore pari a 725 mila euro, l’86,4% del totale.
(da agenzie)

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ADDIO AL REGISTA GIULIANO MONTALDO, AVEVA 93 ANNI

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

IL LEGAME CON GENOVA, DOVE ERA NATO… GLI INDIMENTICABILI “SACCO E VANZETTI” E “GLI INTOCCABILI”

È morto nella sua abitazione a Roma Giuliano Montaldo, regista, sceneggiatore e attore. Nato a Genova nel 1930, aveva 93 anni. Montaldo ha firmato film di successo e ha lavorato con alcuni dei più grandi artisti della sua epoca.
Si è spento con la moglie Vera Pescarolo accanto, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni. La cerimonia funebre sarà privata. Appena 14enne, Montaldo venne rastrellato dai nazifascisti in Liguria e deportato sul fronte a sud. Dopo essere riuscito a scappare, si unì alla Resistenza nel Gruppo di Azione Patriottica (Gap) della sua città.
A 21 anni esordì come attore in Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani con Gina Lollobrigida, lavorò ad altre produzioni e tre anni più tardi fu tra gli interpreti di Cronache di poveri amanti con Marcello Mastroianni.
Come attore prese parte a una ventina di film, diretti, fra gli altri, da Luciano Emmer, Francesco Maselli, Elio Petri, Valerio Zurlini, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti, Carlo Verdone e – per ultimo – da Francesco Bruni in Tutto quello che vuoi che nel 2018 gli valse un premio David di Donatello per la sua interpretazione.
Il suo esordio alla regia lo fece nel 1961 con Tiro Al Piccione che, restaurato dalla Cineteca Nazionale, fu presentato nel 2019 alla Mostra del cinema di Venezia. Sedici dei suoi film furono musicati da Ennio Morricone, facendo di Montaldo il regista con cui il compositore ha collaborato più volte.
In carriera diresse, tra gli altri, Gli Intoccabili (1969) con John Cassavetes, Sacco e Vanzetti (1970, con Gian Maria Volonté) che valse a Riccardo Cucciolla il premio per il miglior attore protagonista al festival di Cannes del 1971, Giordano Bruno (1973) ancora con un immenso Gian Maria Volonté e con Charlotte Rampling,
L’Agnese Va A Morire (1976) con una superba interpretazione di Ingrid Thulin, Gli Occhiali d’Oro (1987), tratto dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani, con Philippe Noiret, Rupert Everett, Stefania Sandrelli e Valeria Golino, fino al suo ultimo film da regista scritto con Andrea Purgatori, L’Industriale (2011) con Pierfrancesco Favino, film vincitore di innumerevoli riconoscimenti fra cui 4 Globi d’oro della stampa estera. Nel 1982 firmò il kolossal per la tv in 8 puntate Marco Polo, prodotto da Rai e Nbc, ma curò anche la regia per grandi teatri nazionali ed internazionali di celebri opere liriche fra cui Turandot (1983), Il Trovatore (1990), Otello (1994), Nabucco (1997) e Tosca (1998), presentata allo Stadio Olimpico di Roma.
Dal 1999 al 2009 fu il primo presidente di Rai Cinema e nel 2016 per un anno presiedette l’Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello. Nel 2002 fu nominato Cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
(da agenzie)

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CHI VORRÀ ENTRARE A VENEZIA DOVRÀ PAGARE UN TICKET DI 5 EURO, COLPITI I TURISTI GIORNALIERI

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

LA TASSA POTRÀ PORTARE 1,5 MILIONI DI EURO… ARRIGO CIPRIANI, PROPRIETARIO DELL’HARRY’S BAR PARLA DI “BALZELLO INUTILE E VESSAZIONE PER I TURISTI”… IL NOSTRO PENSIERO: BASTA NON METTERCI PIU’ PIEDE, COSA CHE FACCIAMO DA ANNI

Bisognerà pagare un ticket d’ingresso per entrare a Venezia. Il contributo, pensato per i turisti giornalieri in Laguna, sarà di 5 euro e prenderà il via dalla primavera del 2024. La giunta comunale, riunitasi oggi, ha dato il via libera all’emendamento con il testo finale della delibera che istituisce il ‘Regolamento per l’istituzione e la disciplina del contributo di accesso, con o senza vettore, alla città antica del Comune di Venezia e alle altre isole minori’.
La delibera ora sarà inviata alle commissioni competenti e andrà in consiglio comunale per la sua approvazione il prossimo 12 settembre.
Il provvedimento, fa sapere il Comune di Venezia, fissa le linee guida per l’introduzione di un nuovo sistema di gestione dei flussi turistici, con la definizione di principi generali, esclusioni, esenzioni, controlli e sanzioni, attraverso una piattaforma multicanale e multilingua che sarà resa disponibile a breve.
L’obiettivo è quello di disincentivare il turismo giornaliero in alcuni periodi. La sperimentazione per il 2024 sarà per circa 30 giornate, che verranno definite dalla giunta con un apposito calendario nelle prossime settimane. In linea generale, si concentrerà sui ponti primaverili e sui weekend estivi.
Nello specifico si è stabilito che il contributo di accesso dovrà essere corrisposto da ogni persona fisica, di età superiore ai 14 anni, che acceda alla città antica del Comune di Venezia, salvo che non rientri nelle categorie di esclusioni ed esenzioni. In linea generale il contributo sarà richiesto ai visitatori giornalieri.
A norma di legge, non dovranno pagare il contributo di accesso i residenti nel Comune di Venezia, i lavoratori sia dipendenti che autonomi, anche pendolari, gli studenti di qualsiasi grado e ordine di scuole e università che hanno sede in città antica o nelle isole minori, i soggetti e i componenti dei nuclei familiari di chi risulta aver pagato l’Imu nel Comune di Venezia.
(da agenzie)

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SOLO IN ITALIA, UN PAESE CHE MORTIFICA I TALENTI, LA EGONU POTEVA ESSERE RELEGATA IN PANCHINA

Settembre 6th, 2023 Riccardo Fucile

AL C.T. CHE HA EMARGINATO PAOLETTA, SEGNALEREI LE PAROLE DI VICENTE FEOLA, SELEZIONATORE DEL BRASILE DI GARRINCHA, VAVÁ E PELÉ. QUANDO GLI CHIEDEVANO CON QUALE CRITERIO FACESSE LA FORMAZIONE, RISPONDEVA: “SEMPLICE. PRIMA SCELGO TUTTI QUELLI CHE SANNO GIOCARE BENE A PALLONE, POI…”

Paola Egonu è una delle pallavoliste più forti del mondo e solo un Paese che mortifica sistematicamente i talenti — in tutti i campi, non soltanto quelli di gioco — poteva relegarla in panchina agli Europei (persi malamente) e indurla a lasciare la Nazionale ad appena 24 anni e alla vigilia delle qualificazioni olimpiche.
Oggi il mantra ipocrita delle aziende è «fare squadra», sacrificando l’iniziativa individuale alla legge del gruppo, cioè del capo, che non vuole essere messo in ombra da personalità forti, ma che di solito è più bravo a gestire il potere che a creare risultati.
Il talento non è di buon comando, però ti fa vincere, e un manager in gamba è tale perché sa gestirlo. Cosimo de’ Medici perdonava le mattane del pittore Filippo Lippi sostenendo che «l’eccellenze degli ingegni rari sono forme celesti e non asini vetturini».
A Mazzanti, il c.t. che ha emarginato Egonu, segnalerei le parole di Vicente Feola, selezionatore del Brasile di Garrincha, Vavá e Pelé. Quando gli chiedevano con quale criterio facesse la formazione, rispondeva: «Semplice. Prima scelgo tutti quelli che sanno giocare bene a pallone, poi nei posti rimasti liberi metto gli altri».
(da Il Corriere della Sera)

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