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MATTARELLA PREOCCUPATO PER GLI EFFETTI DELL’AFFAIRE GIAMBRUNO: TEME LA SPUTTANESCION DEL GOVERNO ITALIANO NEL MONDO

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

NESSUNO CREDE ALLA STORIELLA CHE I BERLUSCONI IGNORASSERO I FUORIONDA E SI CHIEDONO: POSSIBILE CHE IN 10 ANNI DI “RELAZIONE” CON FIGLIA, GIORGIA MELONI NON AVESSE CAPITO CHI ERA IL SUO AITANTE COMPAGNO?… L’EXIT STRATEGY DELLA DUCETTA SUL MES: LO FIRMIAMO MA NON LO USIAMO (ALLORA ERA MEGLIO APPROVARLO SUBITO SENZA ROMPERE IL CAZZO ALL’UE)

L’affaire Giambruno, con le testosteroniche profferte di “threesome” e “foursome”, non poteva non deflagrare anche nelle stanze damascate del Quirinale. Il Presidente della Repubblica è personalmente dispiaciuto per le traversie sentimentali della premier ma è più angustiato per l’impatto che potrà avere la vicenda sull’immagine del Governo italiano all’estero.
Le cancellerie internazionali, informate dai tabloid come TMZ, che ha sbrigativamente descritto la vicenda come un problema di sesso a tre (“Il primo ministro italiano rompe con il partner che voleva fare un threesome”), si ritrovano un’Italia politica agitata da vizi sessuali come ai tempi delle mutande pazze di Silvio Berlusconi.
Ai tempi in cui il Cav si dilettava con le olgettine, eravamo divenuti agli occhi dell’Europa il Paese della Cuccagna – dove si ride, se scopa e se magna – mentre tutto intorno crolla.
Plastica testimonianza di quell’epoca, la conferenza stampa tra Merkel e Sarkozy, al G20 di Cannes del 2011, in cui si ridacchiava del Cav facendolo passare per un inaffidabile burlone caccia-gonnelle.
Ciò che all’estero ha molto colpito gli osservatori è stato il modo via social con cui Giorgia Meloni si è liberata di Andrea Giambruno, definendo sbrigativamente la loro una semplice “relazione”.
Ma dieci anni insieme, e una figlia, fanno di un compagno solo un marito che non si è voluto sposare…Inoltre, i più smaliziati si domandano come sia stato possibile, per la Ducetta, ignorare, in dieci anni, i modi, lo stile, la cultura e gli atteggiamenti del “provolone affumicato” di Mediaset.
Un lungo periodo insieme, nel quale la Sora Giorgia non è stata sempre a Palazzo Chigi, impegnata in lunghi e faticosi viaggi all’estero nei consessi internazionali più importanti.
Nove anni su dieci, li ha passati all’opposizione, senza incarichi di governo, con molto tempo a disposizione da vivere e condividere assieme al padre di sua figlia. Solo grazie ai fuorionda di “Striscia la Notizia” ha compreso lo spessore testosteronico incontrollabile del suo aitante ex?
Come maliziosamente segnalato da Selvaggia Lucarelli, in un’intervista alla Stampa: “Avrei capito chi era Giambruno da tempo, la sua indole e la sua forma mentis sono antiche e articolate. Credo gliene abbia già perdonate parecchie e stavolta non potesse più nascondere la polvere sotto il tappeto. Queste son pennellate di un quadro che aveva in salotto da tempo”.
Ci mette il carico sulla “Stampa” la “Jena” Barenghi: “Solo gli stupidi non cambano opinione, anche se ci mettono dieci anni per cambiarla?”.
Al di là delle vicende personali di Giorgia Meloni, gli occhi delle cancellerie sono fissi sui risvolti politici dell’affaire-Giambruno. La tensione tra la premier e Forza Italia, di proprietà della famiglia Berlusconi, sta causando più di uno scricchiolio nella tenuta dell’esecutivo, oltre il quale però c’è il vuoto: la “pancia” del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle inizia a rumoreggiare. Davanti alle difficoltà della maggioranza di destra-centro, ci si chiede, perché non allearsi e iniziare a proporre agli italiani un piano B?
A Bruxelles, oltre alle mutande pazze di Giambruno, ha fatto discutere la dichiarazione resa da Giorgia Meloni al “Giornale”, nella quale annuncia con il solito tono da “Io so’ Giorgia e ce l’ho duro”: “Posso escludere che governerò con i socialisti. Siamo antitetici”.
Gli Europoteri hanno registrato la scelta di campo della Ducetta, che ormai si è messa a rincorrere Salvini a destra, auto-relegandosi nell’irrilevanza politica. Sarà difficile avere un occhio di riguardo sulle questioni che contano per chi è irrilevante (leggi: giudizi sulla Legge di Bilancio).
La convinzione maturata a Bruxelles è che Giorgia Meloni rifiuti di adattarsi alle logiche europee fatte di mediazione e compromesso e sogni di governare alla Orban, cioè con “pieni poteri” in casa e veti all’estero.
Un certo malcontento il caso Giambruno l’ha creato anche a Milano, piazza economico-finanziaria più importante del Paese.
Tra i sorrisini e le battute di banchieri e investitori inizia a serpeggiare malumore. Soprattutto perché gli smaliziati meneghini non abboccano alla storiella che i Berlusconi fossero all’oscuro dei fuorionda di “Striscia”. È come se gli operatori finanziari “fiutassero”, al di là dei resoconti di comodo di Fratelli d’Italia e di certa stampa, un conflitto crescente fra la Ducetta e il tandem Marina-Pier Silvio.
Chi investe e gestisce miliardi è per natura filo-governativo ma ha bisogno di certezze, e soprattutto di stabilità. Annusare all’orizzonte una tempesta interna alla coalizione di centro-destra non fa che alimentare inquietudini.
Le diffidenze crescono anche perché, sulla vicenda, non è emersa una versione chiara e univoca. Lo stesso Antonio Ricci, con la sua personale ricostruzione ha smentito un retroscena di “Repubblica” che parlava di un incontro tra Pier Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a settembre, con argomento proprio le intemperanze inguinali di Giambruno.
Il guru di “Striscia” dice la verità o ce la racconta? Anche quando utilizza, come spiegazione-pretesto alla diffusione dei fuorionda, l’intervista di Giambruno a “Chi” (“Una sorta di ‘beatificazione’ a cui ho pensato subito di utilizzare l’antidoto. […] Da una fortunosa pesca estiva avevo due fuorionda del giornalista in frigo. Li ho usati. Così come son solito fare”) lo fa per distogliere l’attenzione da sé? Usare a pretesto “Chi” è un input arrivato da Arcore? Quel che è certo, è che nessuno crede che la famiglia Berlusconi fosse all’oscuro dei filmati.
I timori di Piazza Affari sono rinfocolati dalle prime immediate ritorsioni del governo verso Forza Italia: un segnale di probabili future tensioni con il partito del Cav., il cui stesso avvenire è un’incognita.
Marina e Pier Silvio, dopo le Europee, dovranno decidere cosa farsene di un partito costoso (la famiglia ha 100 milioni di crediti da riscuotere dalle casse di FI), in calo nei sondaggi e incapace, con la guida del pelucche Tajani, di far valere le ragioni e gli interessi della famiglia di Arcore.
Il destino di Forza Italia non riguarda solo gli azzurri, ma anche quello del Governo. Se è vero che un tavolo si regge almeno su tre gambe, se una delle tre viene meno, che succederà all’esecutivo della Meloni?
Ps. Donna Giorgia ha partecipato a molte riunioni in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre, in compagnia del sottosegretario Fazzolari e di altri fedelissimi. Sul tavolo c’era l’approvazione del Mes, il cui voto finale è previsto a fine novembre.
L’exit strategy ipotizzata dal braccio destro (e teso) di Giorgia è quella di far precedere la ratifica da una dichiarazione politicamente vincolante, che impegna l’Italia a non ricorrere al Fondo salva stati. Della serie: lo firmiamo, ma non lo usiamo. Una paraculata all’italiana che rinforza gli stereotipi verso il nostro Paese in Europa: potevamo approvarlo subito senza attirarci gli strali di mezza Unione
(da Dagoreport)

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“SE HAI UNA PERDITA IN CASA NON TE LA PUOI PRENDERE CON L’IDRAULICO CHE TE LA FA VEDERE” LA RISPOSTA DI ANTONIO RICCI ALLA MELONI

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

“QUAL È LA MORALE DI QUESTA STORIA? IL LUPO LO PUOI INCONTRARE QUANDO ESCI E BEVI MA MAGARI ANCHE A CASA, IN REDAZIONE O SU CHI”

«A proposito di Andrea Giambruno, in questi giorni si parla tanto di chi c’è dietro i nostri fuorionda e poco di quello che c’è dentro. Questo è un paradosso, ma vogliamo assicuravi che dietro non c’è niente».
Nell’ultima puntata di Striscia la notizia, quella di lunedì 23 ottobre, i conduttori Roberto Lipari e Sergio Friscia tornano sul caso Giambruno e lo fanno affrontando le polemiche degli scorsi giorni e il post della premier Giorgia Meloni
«Se tu la perdita d’acqua ce l’hai in casa, non è che te la puoi pigliare con gli idraulici che ti hanno fatto vedere dove era il guasto», dice Friscia, in quello che può essere considerato l’editoriale di Antonio Ricci sulla questione.
E che continua così: «Qual è la morale di questa storia? Il lupo lo puoi incontrare quando esci e bevi ma magari anche a casa, in redazione o su Chi». I conduttori hanno anche ricordato la festa di Fratelli d’Italia a Roma del weekend – per i 12 mesi di governo – : «Addirittura una festa, quanto gli stava antipatico Giambruno?», dice sibillino Friscia.
(da Open)

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E’ INIZIATA LA RITORSIONE DI GIORGIA MELONI CONTRO FORZA ITALIA: LA PREMIER SI PRESENTA A SORPRESA AL VERTICE DI MAGGIORANZA SULLA GIUSTIZIA PER CALDEGGIARE UNA SOLUZIONE SULLA PRESCRIZIONE CHE NON VADA A FAVORE DI FORZA ITALIA

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

LA DUCETTA STOPPA IL DECRETO ENERGIA ANNUNCIATO DAL MINISTRO GILBERTO PICHETTO FRATIN E FA SAPERE DI ESSERE “IRRITATA” PER LA NOMINA DI GIULIANO AMATO

Andava mandato un messaggio. E andava fatto il prima possibile, per non concedere neanche la minima impressione di un cedimento, per rilanciare quell’avvertimento – «non sono ricattabile» – che risale a un anno fa, indirizzato a Silvio Berlusconi ma che ha riecheggiato tantissimo in questi ultimi giorni
Nessuno si aspettava che Giorgia Meloni sarebbe stata presente a un vertice di maggioranza e di governo sulla giustizia. E invece la premier ha riunito tutti a Palazzo Chigi e ha ascoltato ognuno dei presenti aggiornarla sul cronoprogramma che mesi fa aveva chiesto al ministro Carlo Nordio.
Il messaggio, spiegano fonti vicine alla leader, è la presenza della premier. E il destinatario è Forza Italia. La giustizia è il miglior terreno, secondo Meloni, per rispondere al partito che lega la sua sopravvivenza agli eredi di Berlusconi e a Mediaset, l’azienda di famiglia del fondatore azzurro dove lavora Giambruno e dai cui corridoi sono usciti gli imbarazzanti audio trasmessi da “Striscia la notizia”.
La riunione si concentra sulla prescrizione, argomento che ha spaccato la coalizione di centrodestra nelle ultime settimane.
Da una parte Forza Italia, che vorrebbe forzare per tornare alla ex Cirielli, la legge ad personam che Berlusconi impose per accorciare i tempi di estinzione del reato. Dall’altra parte, Lega e Fratelli d’Italia, che invece puntano a una riforma più soft per cancellare le leggi degli ex Guardasigilli Bonafede (che bloccava definitivamente la prescrizione dopo il processo di primo grado) e Cartabia (che introduceva l’improcedibilità).
Al vertice sono presenti, oltre a Meloni e Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto (Fi), la presidente della commissione Giustizia in Senato, Giulia Bongiorno (Lega), e il sottosegretario Andrea Delmastro (FdI). La discussione è tranquilla, non si scende troppo nel tecnico. Sisto aveva sollecitato un chiarimento dopo aver sospettato un blitz la scorsa settimana, quando leghisti e meloniani si erano accordati sul testo di un emendamento mentre lui era in aereo.
Nordio si propone come mediatore, ma alla fine è Meloni che avoca a sé l’agenda della giustizia. E lo fa semplicemente presentandosi alla riunione, veicolando una soluzione che non vada troppo a favore dei berlusconiani. È una scelta di malizia politica, non troppo esplicita, né palesemente diretta contro gli interessi pubblicitari e societari delle tv del Biscione. Meloni ottiene anche il ritiro dell’emendamento al ddl sulla violenza contro le donne presentato dalla Lega, che prevedeva l’ergastolo per lo stupro di gruppo. La modifica non era stata condivisa con gli alleati e avrebbe rischiato di far saltare tutto l’impianto della legge .
Palazzo Chigi ha fatto anche sapere di aver presentato, tramite Avvocatura di Stato, i ricorsi in Cassazione contro le ordinanze dei magistrati di Catania Iolanda Apostolico e Rosario Cupri. Provvedimenti di mancata convalida del trattenimento di 19 tunisini richiedenti asilo, che hanno rimesso in discussione uno dei capisaldi del decreto Cutro e hanno scatenato le polemiche sul video pubblicato da Matteo Salvini in cui si vede la giudice Apostolico partecipare a una manifestazione del 2018 contro la decisione dell’allora ministro dell’Interno leghista di non far sbarcare i migranti dalla nave Diciotti. Ancora oggi Salvini non ha chiarito da chi ha ricevuto quel filmato.
(da La Stampa)

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E’ TOCCATO A TUTTI QUANTI CONOSCERE UN GIAMBRUNO

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

BASTAVA ANDARE A GIOCARE A BILIARDO NEL BAR ALL’ANGOLO

È toccato a tutti conoscere un gianbruno. Quando saltavamo la scuola e andavamo a giocare a biliardo nel bar d’angolo tra via Giambellino e via Tolstoj, la sala ne contava almeno una manciata già prima di pranzo. Erano i giambruno nullafacenti.
Avevano l’Alfone parcheggiato sghembo o anche il Kawasaki 500, detto la Bara, perché faceva i 200 all’ora, ma aveva i freni delle biciclette. Arredavano il tavolino della sala biliardo con il pacchetto di Marlboro, l’amaro con la scorza di limone e ghiaccio, la sigaretta appoggiata e accesa. Parlavano di soldi facili, tipo i cavalli, la truffa o la spaccata.
E di cose da uomini, tipo le donne. Se intimi, anche dell’ultima ciulata fuorivia con una tipa niente male rimediata alle Rotonde di Garlasco, con tutti i dettagli del caso, compresa la tripla con l’Attilio, “hai presente l’Attilio? Un drago”.
E di come aveva sganciato la bimba il lunedì dopo, inventandosi una moglie inesistente che non potevano lasciare: “Ah, se ti avessi incontrato prima!”.
Al colpo d’occhio erano dei ganzi fatti in serie: ciuffo esagerato, faccia mobile con cingomma tra i molari, catenina d’oro al collo, camicia spalancata sui primi tre bottoni, jeans attillati, con cerniera sbiancata dal vizio di grattarsi il pacco, le scarpe a punta, purtroppo impolverate. Spegnevano la sigaretta prima di un tiro speciale, uno di quelli di complessa geometria balistica: due sponde, seconda palla nel castello, boccino in buca. “Porco zio!” esclamavano gli avversari estasiati. E il vincitore, con gli occhi rovesciati al cielo, si dava una grattata special, come fosse un personale abbraccio al suo stile e al suo totem.
Erano giambruni di periferia, destinati a fare il grano a singhiozzo, ogni tanto in sofferenza per qualche guaio con la Madama, la spesa imprevista per l’avvocato di malavita che consigliava: “Nega sempre, anche l’evidenza, mi raccomando”. Li aspettava, in genere, un futuro da impiastro permanente e una moglie molto più sfortunata di loro.
Una sinfonia un po’ più elaborata suonavano i giambruno nei giornali. Stavano e stanno d’abitudine alla macchina dei caffè. Pensano che l’astuzia, il culo e il cinismo coincidano con gli ingranaggi che muovono la carriera. “Quello è furbo c’ha l’aggancio” e “Quella è stronza, c’ha l’amante”, sono quasi sempre il risultato di ragionamenti non del tutto complicati, dove la fatica del mestiere va bene per i fessi e il merito maggiore è sfangare il servizio, dove l’incasso raddoppia grazie al conto spese falsificato.
I Giambruno dei giornali sono a caccia permanente di viaggi e biglietti gratis, automobili in prestito, un affitto di favore, vacanze a sbafo, almeno un servizio all’anno nei privè per fare la morale ai lettori di provincia e intanto vantarsi coi colleghi: “L’abbiamo fatto in quattro”.
Di solito sono eleganti in finto british: camicie bianche, cravatte di maglia Tricot a righe, giacche Coin. Profumano Eau Sauvage. Indossano scarpe su misura lucidate a specchio. Ai colleghi, grattandosi il pacco, raccontano l’ultimo cuccaggio al Radetzky Café di Largo La Foppa, “una modella bella come il sole”, ma cazzo “un po’ troppo abbronzata, non so se mi spiego: etiope”. D’abitudine finiscono prepensionati dal giornale e fulminati dalla moglie, quando non è sfortunata come loro.
Stoffa se possibile più ricercata e insieme più fangosa i gianbruno nella politica. Arrivano a Roma sognando in pubblico l’ideale, in privato l’ammucchiata. La loro idea fissa è: “Adesso tocca a me”. Pretendono un mutuo agevolato, amicizie altolocate, l’affare sottobanco e un’auto di servizio con la tutela per fare il ganzo in trasferta.
Quando si siedono a tavola al Bolognese, in piazza del Popolo, si avvolgono nel tovagliolo a preservare il Carceni pagato a debito. Venendo da lontano non sanno mai riconoscere una escort per tempo, credono sia il loro eloquio a farle innamorare e cadono dal pero quando quelle pretendono il conto. Si grattano anche loro in pubblico, ma con moderazione e mai in televisione
Se privi di ciuffo, puntano sul potere e sui danè. Ce n’era uno che ne pagava una trentina a fine mese, dicendo che non aveva mai pagato una donna in vita sua, il che era quasi vero, considerandole tutte delle bambole gonfiabili. Per fare il simpatico raccontava in Parlamento la barzelletta della mela che sa di fica – la battuta era “girala, sennò sa di culo!” – e al pre-partita prometteva in premio ai suo giocatori “un intero pullman di troie”.
Poi si grattava e rideva contento, come fosse ancora al bar del Giambellino. È stato per tutti il migliore gianbruno della nostra vita.
(da Il Fatto Quotidiano)

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I CPR FORMATO “PANOPTICON”, IL PIANO SEGRETO DEL GOVERNO

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

I PROGETTI PER REALIZZARE STRUTTURE CIRCOLARI E MODULI COME I PENITENZIARI… LE LOCALITA’ SELEZIONATE PER OSPITARLI

Nel carcere di Santo Stefano è nato il manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: il documento ispiratore della nuova Europa. Il governo ha pensato bene di ripartire proprio da lì. Non da quel manifesto, scritto nel 1941, piuttosto da quel carcere, costruito come un panopticon, simbolo di controllo e oppressione dove il guardiano dal corpo centrale aveva la possibilità di monitorare ogni singolo detenuto.
I primi progetti di fattibilità dei nove Cpr, infatti, voluti per decreto dal governo Meloni ricordano il panopticon , l’occhio che tutto vede: l’incarnazione di un potere penetrante, diffuso, strumento di sorveglianza preso a modello da Michel Focault nel suo celebre saggio “Sorvegliare e punire”. Le origini del panopticon risalgono al 1791, progettato dal filosofo Jeremy Bentham con l’idea ambiziosa di creare delle carceri ideali.
L’estrema destra al governo ha scelto questo modello e lo ha applicato a strutture che non dovrebbero essere carceri, ma che di fatto lo saranno. Se è noto il numero, nove da progettare interamente più due da ristrutturare, non si conoscevano finora i luoghi prescelti né i costi esatti e neppure i dettagli dei progetti di fattibilità presentati che Domani è in grado di rivelare.
IL DECRETO ISPIRATORE
Il decreto legge 124 del 19 settembre 2023 prevede espressamente (all’articolo 21 comma 3) che la costruzione delle nuove strutture e la ristrutturazione delle due già esistenti ricadrà in capo al ministero della Difesa «mediante le proprie competenti articolazioni del Genio militare, l’impiego delle Forze armate e avvalendosi di Difesa servizi Spa».
Il ministero guidato da Guido Crosetto è incaricato «della progettazione e della realizzazione delle strutture individuate dal piano dislocate sul territorio. Tali opere sono dichiarate di diritto quali opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale».
Nel provvedimento è stata ristabilita anche la possibilità di trattenimento del migrante fino a 180 giorni. I cpr dovranno essere costruiti, emerge dalle indicazioni, in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili per evitare fughe. Con quali costi? Un primo stanziamento di 20 milioni per il 2023 e, inoltre, «è autorizzata la spesa di 1.000.000 di euro annui a decorrere dall’anno 2024 quale contributo al funzionamento delle strutture», si legge. In realtà, come vedremo, l’esborso sarà maggiore e non di poco.
PANOPTICON
Gli edifici che comporranno i Cpr saranno disposti a cerchio. Questa è almeno l’idea messa nera su bianco nei primi progetti presentati cui ha partecipato anche la Direzione dei Lavori e del Demanio oltreché i vigili del Fuoco, che dipendono dal ministero dell’Interno. Sarà costituito da un nucleo centrale, composto da moduli abitativi ognuno da 2,4 metri per 6 di altezza, assemblati tra loro. Alle spalle di uno dei lati del panopticon saranno realizzati gli altri locali, sempre con prefabbricati: lo spazio per la polizia di stato, quello per il corpo di guardia, quello per i vigili del fuoco, un altro ancora per il personale dell’azienda che otterrà la gestione del centro.
Ma torniamo agli alloggi per i migranti detenuti. La proposta è di rinforzare ogni modulo con delle blindature così da renderli più resistenti a eventuali rivolte e tentativi di vandalizzarli. In effetti nel progetto è previsto che saranno «blindati» come le «celle di sicurezza». Non è l’unico riferimento a elementi che ricordano le carceri: «I serramenti sono del tipo di sicurezza penitenziario».
Domani ha contattato alcuni addetti ai lavori che conoscono il mercato delle strutture modulari acquistate dal pubblico. Ogni modulo può costare fino a 10mila euro, il costo è doppio se è richiesta la blindatura.
I Cpr previsti dovranno ospitare dalle 120 alle 300 persone: i moduli necessari sono variabili, ma non meno di 100. Solo gli alloggi per i migranti in attesa di respingimento, quindi, avranno un costo di 2 milioni di euro. A questo si aggiungono le spese per il resto della struttura con l’area mensa, forze dell’ordine, gestori e tutto il necessario per farlo funzionare.
Secondo alcune fonti qualificate del Tesoro il budget messo a disposizione dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti è di 30-40 milioni di euro. Il problema è però che la produzione di questi moduli richiederà tempo: la costruzione di 100 unità richiede non meno di 6 mesi. Impossibile perciò rispettare la tempistica di un anno pubblicizzata dal governo.
Per avere tutti i Cpr previsti dal piano occorrerà aspettare almeno due anni, e non è detto che serviranno ancora. Ai costi di realizzazione (i lavori verranno fatti dal Genio militare, non da aziende esterne) si aggiungeranno i costi di gestione, affidata tramite gare a cooperativa o ditte: i costi saranno di svariati milioni all’anno per ogni Cpr. Poi ci sono i servizi di mensa e lavanderia, di solito subappaltati ad altre società. Altri milioni che dal pubblico andranno ai privati.
DA BOLZANO A CATANZARO
Esiste già un elenco ufficiale di luoghi selezionati e trasmesso al ministero dell’Interno, che aveva attivato l’Agenzia del Demanio e altri enti locali per ricevere indicazioni sulle aree disponibili sulle quali realizzare i prossimi Cpr. La lista, ottenuta da Domani, è provvisoria: ora il ministero dovrà verificare se nelle località indicate si potranno effettivamente realizzare opere o se esistono dei vincoli oppure sono troppo a ridosso dei centri abitati. Nella mappa si va dal nord a sud. Oltre alle due da ristrutturare a Torino e Milano, le nove strutture da realizzare saranno sparse in varie regioni.
A Bolzano potrebbe nascere nella periferia sud, vicino alla frazione San Giacomo. Lì insiste peraltro il piccolo aeroporto e un’area produttiva, ma anche alcune zone residenziali. In Liguria sono due le località proposte e inserite nella lista: a Diano Castello, provincia di Imperia, l’area è quella dell’ex caserma Camandone, mentre ad Albenga, nel savonese, l’ex caserma Piave. Entrambi non distanti da palazzi e vie residenziali. Ma in quei comuni è già in atto una silenziosa protesta che potrebbe mettere in difficoltà la Lega locale, che non vorrebbe essere identificato come il partito che ha permesso di portare il centro per migranti sul territorio.
In Toscana un Cpr potrebbe nascere alle porte di Aulla, provincia di Massa Carrara, in una zona compresa tra alcune frazioni a sud del paese confinante con la Liguria. Nella vicina Emilia Romagna spunta Ferrara, nell’area dell’ex aeroporto militare. Non sarà facile spiegarlo all’amministrazione dei leghisti duri e puri che amministrano la città e che dell’antimmigrazione hanno fatto la loro bandiera identitaria. Inoltre c’è da superare il no ai Cpr pronunciato dal presidente di regione del Pd, Stefano Bonaccini.
Nella Marche, regione amministrata dalla destra con Fratelli d’Italia, gli esperti hanno indicato al Viminale Falconara Marittima, in una via a ridosso dell’uscita autostradale appena fuori la cittadina. Nell’elenco ci sono, infine, Catanzaro, Castelvolturno e Brindisi.
Nel capoluogo calabrese verrà sondata un’area appena fuori città. A Castelvolturno, in Campania, si pensa a un’area di campagna stretta tra Grazianise e Villa Literno. Un’area già densa di migranti spesso vittime di sfruttamento sessuale e dei caporali. Infine un altro centro dovrebbe sorgere in Puglia, a Brindisi, nella zona dell’esistente Cara (il centro per richiedenti asilo).
Tuttavia, una volta verificare le condizioni dell’area individuate i problemi non sono finiti.
Come reagiranno i territori coinvolti? Spesso amministrati da partiti che sono oggi al governo. Un’incognita che rischia di innescare un cortocircuito nella propaganda dell’estrema destra.
(da Domani)

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GIORGIA, 2 LACRIME E 2 MISURE: QUANDO MELONI DISSE “VERGOGNA” A MOGHERINI IN LACRIME PER LE VITTIME DELL’ATTENTATO DI BRUXELLES

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

CHIEDE “COMPRENSIONE” PER IL SUO MOMENTO PERSONALE, MA NON L’HA AVUTO PER GLI ALTRI

Che tenerezza il video che Giorgia Meloni ha registrato perché andasse in onda alla manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia per festeggiare un anno di governo.
Travolta dal caso Giambruno, dopo il viaggio in Egitto e poi in Israele, ha infatti deciso che al rientro in Italia avrebbe saltato la festa e sarebbe tornata da sua figlia. “In fondo anche io sono un essere umano e se c’è qualcuno a cui posso chiedere comprensione sono i militanti e i simpatizzanti di Fratelli d’Italia!”, ha detto.
Insomma, ancora una volta, dopo il comunicato via social sulla fine della sua relazione con Andrea Giambruno, Giorgia Meloni chiede comprensione per il suo difficile momento personale, perché povera donna, è un essere umano, mica un robot. E lo ammetto, per poco non mi sono lasciata fregare, soprattutto quando Mariastella Gelmini ha dichiarato affranta: “Giorgia Meloni ha fatto da scudo a sua figlia!”, salvo poi chiedermi “ma scudo da cosa?”, forse dai velocissimi superneutrini che sfrecciano attraverso il famoso tunnel tra il Cern e il Gran Sasso? Chissà.
Poi mi è tornato in mente un momento di debolezza altrui, nel 2016, quando Giorgia Meloni era candidata a sindaco di Roma.
Federica Mogherini, ai tempi Alto Rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera, mentre parlava a una conferenza stampa a seguito degli attentati di Bruxelles, si era commossa. Del resto, con 32 morti e 340 feriti, era più che comprensibile.
Comprensibile per tutti tranne per chi? Per Giorgia Meloni, la quale commentò sprezzante: “Mi vergogno di essere rappresentata in Europa da Federica Mogherini, che ieri è scoppiata a piangere durante la conferenza stampa sui fatti di Bruxelles. È il simbolo di un’Europa debole, molle e incapace davanti agli attacchi che subisce. Mi auguro che la Mogherini, dopo questa figuraccia, voglia dimettersi e lasciare il suo incarico a qualcuno che non alimenti il desiderio di conquista per la fragilità che dimostra in ogni occasione significativa.
P.s. L’ultima che ha pianto durante una conferenza stampa è stata Elsa Fornero. Abbiamo visto come è andata a finire per gli italiani.
Morale: per Giorgia Meloni, Federica Mogherini ed Elsa Fornero erano due mammolette frignone che dimostravano debolezza. Mogherini, soprattutto, non poteva suscitare empatia ma sdegno e quella inopportuna dimostrazione di umanità doveva addirittura spingerla a dimettersi.
Ora che tocca a Meloni e per questioni che non hanno neppure a che fare con la sfera pubblica ma solo con quella privata, la presidente chiede comprensione, ci ricorda che anche lei è umana. Ma tu pensa.
I 32 morti di Bruxelles richiedevano freddezza, le battute sul blu Estoril impongono comprensione per il dramma umano della nostra premier. Non bastava la doppia morale, ora abbiamo pure la doppia sensibilità. Ci abitueremo anche a questo.
(da Il Fatto Quotidiano)

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A FOGGIA VINCE IL CAMPO LARGO PD-M5S: ELETTA SINDACO MARIA AIDA EPISCOPO

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

LA CANDIDATA ERA SOSTENUTA ANCHE DA AZIONE E IV

Sarà Maria Aida Episcopo, sostenuta da Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva ed Azione, la nuova sindaca di Foggia.
Il comune pugliese era stato commissariato due anni fa, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
«Sarò la sindaca di tutti, a partire dagli ultimi. Il voto espresso dalla maggioranza delle elettrici e degli elettori foggiani traccia senza se e senza ma la via del cambiamento che Foggia ha voluto intraprendere», ha esultato la candidata del centrosinistra, mentre lo spoglio delle schede è ancora in corso e la vede in vantaggio con una percentuale superiore al 50 per cento delle preferenze, «il mio ringraziamento e quello del campo largo progressista va a quanti si sono spesi nell’azione di riscatto sociale e politico, per quella rinascita che la nostra città attendeva e per la quale ci siamo battuti con la forza della ragione e delle idee». A tarda serata, Episcopo è al 52%, mentre il candidato del centrodestra Raffaele Di Mauro è fermo al 25%. Il centrosinistra tornerebbe così alla guida della città dopo dieci anni.
Esultano Schlein e Conte
Una vittoria che, se confermata nel prosieguo dello scrutinio, avrebbe risonanza nazionale, con la sconfitta della coalizione di governo in un comune da circa 150mila abitanti. Almeno è questa l’indicazione della segretaria Elly Schlein. «Foggia rialza la testa dopo sette anni di malgoverno e lo scioglimento per mafia. È la dimostrazione che uniti si vince, l’alternativa alla destra c’è. Il Partito democratico ci ha creduto dall’inizio e lavorerà ancora più convintamente in questa direzione. Da oggi Foggia può scrivere una pagina di futura diversa», ha esultato la leader del Pd.
Seguita a stretto giro dal Giuseppe Conte, che rivendica il successo dei 5 Stelle. «La vittoria di Maria Aida Episcopo mi riempie di orgoglio. Il nostro trionfo di oggi è un sonoro schiaffo dei cittadini alle infiltrazioni mafiose che hanno portato allo scioglimento del Comune, prima amministrato dal centrodestra», scrive su Facebook, «Maria Aida è una persona competente e appassionata, pronta a difendere la città con le unghie e con i denti. Con lei Foggia è dalla parte giusta: quella che il M5S non ha mai abbandonato in questi anni. Perchè mentre altri si piegavano alla criminalità e alla corruzione, i miei Governi e il M5S portavano a Foggia i presidi dello Stato, a partire dalla direzione investigativa antimafia. Ora con i foggiani lanciamo un forte messaggio che travalica i confini della Puglia, i confini della terra dove sono nato e cresciuto. Si può alzare la testa, si possono cambiare le cose: Foggia è qui a dimostrarcelo».
(da agenzie)

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IL FATTO E I 300.000 EURO INCASSATI DA VITTORIO SGARBI PER MOSTRE E PREMI: “MA E’ VIETATO DALLA LEGGE”

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

IL SOTTOSEGRETARIO FA CONSULENZE DURANTE L’ATTIVITA’ DI GOVERNO, I SOLDI LI INCASSANO DUE SRL

Da febbraio ad oggi il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha incassato 300 mila euro in mostre e premi. Insieme al suo capo segreteria e alla sua compagna, fa sapere Il Fatto.
Anche se c’è una legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla “cura degli interessi pubblici”. Vietando “attività professionali in materie connesse alla carica di governo”.
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sa? Ha dato un beneplacito? Lui intanto replica: «La mia attività non è vietata dalla legge. Sono come un ministro che scrive libri. Lei (l’autore dell’articolo è Thomas Mackinson, ndr) sta lavorando su dati che riguardano la mia vita professionale probabilmente carpiti via Internet. E io ho appena denunciato».
Le consulenze
L’11 novembre Sgarbi presiederà la giuria di Miss Italia. L’ingaggio vale 10 mila euro. Ai comuni chiede dai 5 ai 7 mila euro più Iva per una o due ore di presenza. Per la lectio magistralis su Caravaggio ci vogliono 200 euro al minuto. Per una mostra su Andy Warhol a Polesella ce ne vogliono 3.500 e 35 mila per “La vergine delle rocce” ad Agrigento.
Il quotidiano adombra anche la possibilità che attorno a lui e ai suoi collaboratori di fiducia ruoti un’industria fondata sulle consulenze. Ma le cui remunerazioni rimangono nell’ombra. La lezione su Caravaggio del 5 ottobre la paga la Kronospan di San Vito al Tagliamento che fa pannelli in legno. L’inaugurazione della mostra su Warhol del giorno dopo la paga Marea Srl di Rovigo. A emettere la fattura sono due società a lui vicine. La prima si chiama Ars Srl e ha un capitale di mille euro.
Le società
La seconda è la Hestia srl. Sono state create nel 2017 e nel 2018. L’amministratore della prima è Nino Ippolito, già legale rappresentante de La Capra srl e suo addetto stampa. Ora è capo segreteria di Sgarbi. Come amministratore di Ars srl garantisce la presenza del professore dietro il corrispettivo di un gettone di presenza oltre al rimborso spese di hotel, trasferte, pranzi, cene ed autisti. Hestia srl è amministrata dall’attuale compagna di Sgarbi Sabrina Colle. La Fondazione Effetto Arte ha pagato 35 mila euro per avere Sgarbi. Con due bonifici. Ricevuti i soldi, la Ars effettua un bonifico esattamente di pari importo a beneficio di una casa d’aste per il pagamento di una fattura emessa da quest’ultima a saldo per acquisti di Vittorio Sgarbi. La distinta indica il debitore effettivo: Vittorio Sgarbi.
La legge
E cosa dice la legge? Sgarbi è vincolato alla 215/2004 che impone a chi la ricopre di dedicarsi «esclusivamente alla cura degli interessi pubblici». Dal giuramento in poi, «al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio». La legge vieta anche di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati».
Il legislatore precisa: «Sono vietate anche all’estero». L’avvocato di Sgarbi Giampaolo Cicconi ha scritto al Fatto: «La prego per ora di astenersi dal pubblicare notizie, anche per non violare la privacy e il segreto istruttorio».
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL FOGLIO E IL “SERVIZIO PESANTISSIMO” DI REPORT SULLA VITA PRIVATA DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Ottobre 24th, 2023 Riccardo Fucile

LA TRASMISSIONE DI RAITRE STAREBBE LAVORANDO A UN’INCHIESTA SUL COGNATO DELLA PREMIER, MA RANUCCI SMENTISCE

Report sta lavorando a un’inchiesta sul ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida? A scriverlo oggi è Il Foglio, che ne parla anche se il conduttore Sigfrido Ranucci smentisce.
Mentre Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento della Rai, mette subito le mani avanti e fa sapere che non sa cosa la trasmissione manderà in onda. E così, dopo i fuorionda di Striscia la notizia su Andrea Giambruno, dentro Fratelli d’Italia si teme un «servizio pesantissimo» sul ministro e cognato della premier.
L’indiscrezione esce mentre la trasmissione di Rai3 è sotto accusa per la puntata dedicata all’eredità di Silvio Berlusconi. Ma è il «prossimo bersaglio» a fare paura adesso. Sarebbe appunto Lollobrigida. E si parlerebbe di «vicende non penali, che riguardano la sua vita privata».
Il cognato
Lollobrigida è infatti il marito della sorella di Giorgia Meloni, Arianna. L’insidia schivata con il licenziamento di (o meglio: la rottura con) Giambruno potrebbe riproporsi. Anche perché la voce sarebbe già arrivata a Palazzo Chigi.
Il Foglio spiega che Meloni teme, e non da oggi, che chi vuole colpirla abbia individuato in Giambruno e nel cognato, con le loro debolezze maschili, facili bersagli. E questo rafforza la sua sindrome d’accerchiamento.
D’altronde Lollobrigida, pronipote dell’attrice Gina, sulla parentela aveva sempre scherzato. «Sono parente da una vita», aveva fatto sapere in un’intervista rilasciata proprio al Foglio qualche tempo fa. Nato a Tivoli e residente a Roma, il ministro ha cominciato a fare politica nel Fronte della Gioventù, di cui ha guidato l’organizzazione fino al 1995. La relazione con Arianna è cominciata a metà degli anni Novanta. La partecipazione alla fondazione di FdI invece risale al 2012. Di lui si è parlato ad aprile, quando la deputata ex M5s adesso FdI Rachele Silvestri ha denunciato un gossip su di lei e Lollobrigida. Effettuando un test di paternità per dimostrare che il figlio appena nato era di suo marito e non di altri. A parlare di Lollobrigida un sms di una delle persone che aveva innestato il gossip.
La sostituzione etnica
Di lui si ricorda anche l’uscita sulla «sostituzione etnica», che provocò una vignetta de il Fatto con protagonisti proprio lui e Arianna. All’epoca parlò anche la sorella della premier: «Pur di attaccare l’avversario destabilizzano la vita di persone e famiglie».
Senza soluzione di continuità, nel frattempo Lollobrigida era finito in un’altra polemica per l’uso della parola «razza». Qualche tempo fa Lollobrigida disse anche che le inchiesta (della magistratura) sui politici FdI avevano un timing sospetto. Mentre la moglie querelò Natangelo per la vignetta sul Fatto. Da segnalare anche l’annuncio sullo stop alla carne sintetica. Se non altro perché il ministro se l’è dovuto rimangiare qualche tempo dopo.
(da Open)

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