E’ INIZIATA LA RITORSIONE DI GIORGIA MELONI CONTRO FORZA ITALIA: LA PREMIER SI PRESENTA A SORPRESA AL VERTICE DI MAGGIORANZA SULLA GIUSTIZIA PER CALDEGGIARE UNA SOLUZIONE SULLA PRESCRIZIONE CHE NON VADA A FAVORE DI FORZA ITALIA
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Andava mandato un messaggio. E andava fatto il prima possibile, per non concedere neanche la minima impressione di un cedimento, per rilanciare quell’avvertimento – «non sono ricattabile» – che risale a un anno fa, indirizzato a Silvio Berlusconi ma che ha riecheggiato tantissimo in questi ultimi giorni
Nessuno si aspettava che Giorgia Meloni sarebbe stata presente a un vertice di maggioranza e di governo sulla giustizia. E invece la premier ha riunito tutti a Palazzo Chigi e ha ascoltato ognuno dei presenti aggiornarla sul cronoprogramma che mesi fa aveva chiesto al ministro Carlo Nordio.
Il messaggio, spiegano fonti vicine alla leader, è la presenza della premier. E il destinatario è Forza Italia. La giustizia è il miglior terreno, secondo Meloni, per rispondere al partito che lega la sua sopravvivenza agli eredi di Berlusconi e a Mediaset, l’azienda di famiglia del fondatore azzurro dove lavora Giambruno e dai cui corridoi sono usciti gli imbarazzanti audio trasmessi da “Striscia la notizia”.
La riunione si concentra sulla prescrizione, argomento che ha spaccato la coalizione di centrodestra nelle ultime settimane.
Da una parte Forza Italia, che vorrebbe forzare per tornare alla ex Cirielli, la legge ad personam che Berlusconi impose per accorciare i tempi di estinzione del reato. Dall’altra parte, Lega e Fratelli d’Italia, che invece puntano a una riforma più soft per cancellare le leggi degli ex Guardasigilli Bonafede (che bloccava definitivamente la prescrizione dopo il processo di primo grado) e Cartabia (che introduceva l’improcedibilità).
Al vertice sono presenti, oltre a Meloni e Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto (Fi), la presidente della commissione Giustizia in Senato, Giulia Bongiorno (Lega), e il sottosegretario Andrea Delmastro (FdI). La discussione è tranquilla, non si scende troppo nel tecnico. Sisto aveva sollecitato un chiarimento dopo aver sospettato un blitz la scorsa settimana, quando leghisti e meloniani si erano accordati sul testo di un emendamento mentre lui era in aereo.
Nordio si propone come mediatore, ma alla fine è Meloni che avoca a sé l’agenda della giustizia. E lo fa semplicemente presentandosi alla riunione, veicolando una soluzione che non vada troppo a favore dei berlusconiani. È una scelta di malizia politica, non troppo esplicita, né palesemente diretta contro gli interessi pubblicitari e societari delle tv del Biscione. Meloni ottiene anche il ritiro dell’emendamento al ddl sulla violenza contro le donne presentato dalla Lega, che prevedeva l’ergastolo per lo stupro di gruppo. La modifica non era stata condivisa con gli alleati e avrebbe rischiato di far saltare tutto l’impianto della legge .
Palazzo Chigi ha fatto anche sapere di aver presentato, tramite Avvocatura di Stato, i ricorsi in Cassazione contro le ordinanze dei magistrati di Catania Iolanda Apostolico e Rosario Cupri. Provvedimenti di mancata convalida del trattenimento di 19 tunisini richiedenti asilo, che hanno rimesso in discussione uno dei capisaldi del decreto Cutro e hanno scatenato le polemiche sul video pubblicato da Matteo Salvini in cui si vede la giudice Apostolico partecipare a una manifestazione del 2018 contro la decisione dell’allora ministro dell’Interno leghista di non far sbarcare i migranti dalla nave Diciotti. Ancora oggi Salvini non ha chiarito da chi ha ricevuto quel filmato.
(da La Stampa)
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