Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
INVECE CHE FAVORIRE GLI EVASORI, IL GOVERNO (A)SOCIALE IMPARI A DIFENDERE I LAVORATORI
Luciano a 60 anni, dopo 11 mesi alla ricerca di un lavoro in Italia e
aver ricevuto tanti ‘no’, si è trasferito in Germania e ora lavora con un contratto a tempo indeterminato. “Non è stata una passeggiata, ma sono molto contento”.
A 60 anni, dopo 11 mesi alla ricerca di un lavoro in Italia e aver ricevuto tanti ‘no’, ha deciso di trasferirsi in Germania, dove è stato assunto a tempo indeterminato come dipendente dell’aeroporto di Monaco.
“Ero stato contattato e avevo fatto un colloquio per lavorare qui. Poi avevo dovuto preparare tutta una serie di documenti e aspettare il nulla osta della sicurezza aerea tedesca. Dopo tutto questo, però, non avevo saputo più nulla e quindi avevo continuato a cercare in Italia. Avevo perso le speranze, poi a maggio il recruiter mi richiama e mi dice che erano ancora interessati a me e mi ha dato una lista di cose che avrei dovuto fare”, spiega a Fanpage.it.
“Quando sono arrivato, ho dovuto frequentare una settimana di corsi specifici in un campus universitario e ho dovuto affrontare dei test scritti, con due sole possibilità di fallirli. Ma dopo aver superato tutte queste prove, mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato con sei mesi di prova. Quando il recruiter mi ha chiamato gli ho ricordato che ho 60 anni e lui mi ha risposto: ‘Sì, lo so, qual è il problema?'”.
“Dopo una settimana di corsi, ho iniziato a lavorare affiancato da un tutor per due settimane e così ho cominciato. Da lunedì invece inizierò un nuovo corso per fare l’autista sul piazzale aeroportuale. Sono stati molto severi, ma mi trovo benissimo, anche con i colleghi di lavoro che sono persone fantastiche”.
“Mi hanno offerto vari benefit: la casa vicino all’aeroporto per i primi sei mesi (il primo gratuito), la mensa e il parcheggio in aeroporto. Anche le condizioni di lavoro e quelle economiche sono molto buone. Lavoro 6 ore al giorno per 6 giorni. Oltre ai benefit è previsto anche un rimborso per la benzina e gli straordinari, che vengono pagati il 25% in più. Se si lavora nel weekend, questi valgono il 50% in più, durante i festivi il 100%. E tenga presente che questi e le maggiorazioni non sono tassati in Germania”, ci racconta ancora Luciano.
Quando gli chiediamo se gli manca l’Italia, il 60enne risponde: “Beh, un pochino sì, mi manca aver lasciato le mie cose e i miei ritmi, che qui sono molto diversi. Ma mi trovo molto, molto bene e ringrazio di avermi offerto questa possibilità alla mia età. In Italia erano 11 mesi che non lavoravo più e senza paracaduti sociali e senza disoccupazione avevo consumato una parte dei miei risparmi”.
“I miei parenti mi dicevano di non partire, che sarebbe uscito qualcosa, ma io ho detto: ‘No, il treno passa una volta sola, poi non passa più’. Non è facile fare questo lavoro, anche fisicamente, ma, ho resistito perché se dovessi tornare adesso in Italia, che alternativa avrei? Nessuna”.
Ai coetanei italiani che si trovano oggi nella situazione in cui Luciano si trovava qualche mese fa dice: “Partite. Sì, un po’ di tedesco è necessario saperlo, ma quando ho fatto il corso al campus ho conosciuto dei colleghi sudamericani che non sapevano nulla e gli hanno offerto corsi gratuiti di lingua intensivi per superare i corsi base. Investono molto sulla formazione perché il lavoro in aeroporto non è facile, ci sono tante cose da cui dipende la vita del passeggero”.
“Anche del costo della vita, non mi lamento, tranne che per gli affitti, che sono un po’ alti. Ma nei supermercati i prezzi sono come i nostri, in alcuni casi anche più bassi. Gli stipendi invece sono decisamente superiori e ti permettono di vivere in maniera dignitosa”, prosegue ancora Luciano.
E conclude: “Certo, non è stata una passeggiata, è stato faticoso abituarmi a nuovi ritmi e perché si tratta di un lavoro duro che i tedeschi non fanno più, i miei colleghi sono praticamente tutti stranieri. Però sono molto contento e a chi si sente di fare questo passo, anche i giovani, consiglio di farlo”.
(da Fanpage)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA CARITAS: “DUE TERZI DEI POVERI ESCLUSI DAL REDDITO DI CITTADINANZA”
Il governo dei ricchi e degli evasori che si dice cristiano e poi bastona gli ultimi. Due terzi dei poveri sono stati esclusi dal reddito di cittadinanza, «come previsto».
È quanto rimarca la Caritas commentando il Rapporto di monitoraggio del Reddito di cittadinanza realizzato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, messo online nei giorni scorsi sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali confermano pienamente quanto fatto rilevare da Caritas Italiana nel 2021.
`Il lavoro di Caritas Italiana, impegnata nel monitoraggio delle misure di contrasto alla povertà, già nel 2021 delineava un’area di criticità e lacune rispetto al Reddito di cittadinanza su cui si sarebbe potuto lavorare a tempo debito e che i dati del Comitato hanno purtroppo solo confermato. Se si considera il totale delle famiglie in povertà, l’ISTAT ha calcolato che poco più del 30% di esse ha ricevuto il Reddito di cittadinanza tra il 2020 e il 2022. Che cosa vuol dire? Significa che nonostante la spesa totale e il consistente numero di persone raggiunte da questo aiuto, i due terzi di coloro che vivono nelle condizioni peggiori, le persone in povertà assoluta, appunto, non hanno usufruito di questo sostegno. Nel suo monitoraggio sul Reddito di cittadinanza Caritas Italiana aveva previsto, con delle simulazioni ad hoc, che il 44% delle famiglie in povertà avrebbe ricevuto il Reddito di cittadinanza e che quindi più del 50% di esse sarebbe rimasto senza aiuto. Purtroppo i dati pubblicati dal Comitato sono peggiori di quanto si era prospettato´, si spiega in una nota. `Tra le criticità della misura messa in atto una disparità tra residenti in diverse parti del Paese, la penalizzazione delle famiglie numerose, lo scarso numero di beneficiari che ha firmato il patto di inclusione. Certamente – anche questo un dato previsto – nel 2020, l’incidenza di povertà familiare scende di 1,6 punti percentuali, risultato positivo, ma che va letto insieme a tutto il resto´.
«L’uscita del rapporto di monitoraggio del Comitato – dice don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – conferma anzitutto che per disegnare misure efficaci di contrasto alla povertà occorre partire da chi sta peggio. Il metodo della Caritas è stare accanto ai più poveri e accompagnarli, non basta l’assistenzialismo. E per accompagnarli occorrono tempo e interventi a livello locale, come la formazione e la riqualificazione, ad esempio, altrimenti si compromette l’efficacia degli interventi. L’Italia è il Paese dove la povertà si eredita. Partire dai poveri è un dovere nella lotta alla povertà. Partire ogni volta da zero con le misure di contrasto, invece, è un errore. Servono quindi continuità e l’ascolto da parte della politica di chi monitora quotidianamente i fenomeni sociali. Adesso sarà importante tener conto del rapporto del Comitato per non disperdere quanto acquisito. E noi continueremo con i nostri monitoraggi».
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
UN’USCITA CONCORDATA CON EMMANUEL MACRON, CHE QUALCHE ORA PRIMA AVEVA RIMARCATO LE DIFFERENZE CON LA PREMIER… IL TEDESCO E IL FRANCESE SI SONO INCONTRATI CON URSULA VON DER LEYEN, SENZA INVITARE LA REGINA DI COLLE OPPIO. CHE ORA MEDITA IL PIANO B: STARE ALL’OPPOSIZIONE CON MARINE LE PEN (E NON CONTARE UN CAZZO)
A margine del G7 a Fasano si è tenuto un incontro tra il presidente
francese Macron (liberale), il cancelliere tedesco Scholz (socialista) e la presidente uscente della Commissione von der Leyen (popolare), mancava la padrona di casa Meloni, che in Europa fa parte della famiglia politica dei conservatori dell’Ecr.
Del resto non avrebbe potuto essere altrimenti, perché da settimane socialisti e liberali dicono ai popolari che per sostenere von der Leyen non ci deve essere accordo con i conservatori dell’Ecr e con l’estrema destra di Identità e democrazia
«A noi Ursula va bene. Ma le nostre condizioni sono imprescindibili: allargare la maggioranza ai Verdi e tenere fuori i Conservatori dell’Ecr, compresa Giorgia Meloni». I due primi ministri socialisti, Olaf Scholz e Pedro Sanchez, che stanno negoziando per la definizione dei cosiddetti “top jobs” Ue, le massime cariche dell’Unione, sono stati chiari.
E in particolare il Cancelliere tedesco le ha ribadite anche nel corso del G7 concluso ieri a Bari. A margine del summit, infatti, i leader europei presenti hanno avuto più volte l’occasione di discutere di quel che potrà accadere al vertice dei capi di stato e di governo europei convocato ad hoc domani a Bruxelles. E i “paletti” piantati dai rappresentanti del Pse — i cui voti sono indispensabili — risultano piuttosto profondi. Al punto da mettere in bilico la possibilità di arrivare in breve tempo ad un’intesa.
Basti pensare che proprio Scholz in pubblico abbia sottolineato di considerare Meloni «di estrema destra». La frase del cancelliere tedesco rivela l’auspicio di chiudere la partita rapidamente sulla sua connazionale ma senza l’appoggio dell’«estrema destra».
L’altro ieri — in una forbice che difficilmente non è stata concordata — il presidente francese, capo dei liberali europei, ha rimarcato le «differenze» con la premier italiana. Un modo per fare pressione e per costringere il Ppe ad assumersi la responsabilità di far saltare il nome di Ursula come accadde 5 anni fa con Manfred Weber.
Il veto su FdI e Meloni è quindi chiaro. La premier dovrebbe allora accontentarsi di offire “gratis” i suoi voti, senza entrare in maggioranza. Non è un caso che la capa di FdI ieri abbia iniziato a prendere tempo. Vuole aspettare l’esito delle elezioni francesi nella speranza che una vittoria di Le Pen possa indebolire ulteriormente l’Eliseo e dare una chance in più a lei di aderire all’equipe di comando dell’Unione.
I ballottaggi francesi però si terranno il 7 luglio, ben dopo il Consiglio europeo formale del 28 giugno. Se così fosse tutto slitterebbe e Ursula rischierebbe di ritrovarsi sulla graticola. La partita inizia domani ma ancora non si sa quando potrà finire.
Giorgia Meloni vuole avere un piano B in tasca se l’ostilità di Francia, Germania (e altri) dovesse intorbidire le trattative: o puntare su un rinvio o strappare e posizionarsi all’opposizione, saldando un patto con Marine Le Pen, la leader del Rassemblement National, partito che fra meno di un mese potrebbe guidare il governo francese. Ma questa dentro FdI è considerata davvero l’extrema ratio.
Meloni è nella posizione meno semplice. È costretta a restare agganciata a Ursula e alla sua maggioranza (cosa che molto probabilmente spaccherà il gruppo europeo dei conservatori al momento del voto in Parlamento), ma non può alienarsi del tutto Le Pen.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA LEGA SI È TOTALMENTE VANNACCIZZATA: IL GENERALE, CON IL SUO MEZZO MILIONE E PASSA DI PREFERENZE, POSSIEDE UN QUARTO DEI CONSENSI DEL PARTITO
Il partito delle valli padane, il sindacato del Nord, il portabandiera dei ceti produttivi settentrionali? Non c’è più nulla di tutto questo.
La Lega, sopra l’Arno, frana. Matteo Salvini, dopo le Europee, ha espresso una moderata soddisfazione per il risultato che tiene il partito, con il 9 per cento, sopra il dato delle Politiche. Un esito con il quale, almeno per ora, il segretario tiene a bada il dissenso interno, anche minacciando espulsioni per il caso-Bossi.
Ma i numeri sono chiari, emblematici. Se non impietosi. E non nel rapporto con il boom del 2019, quando la Lega sfondò il tetto del 34 per cento. Basta il confronto con le Politiche, considerati i voti assoluti per raccontare una debacle: il crollo della Lega nei suoi feudi tradizionali del Nord.
Nelle cinque regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria e Friuli Venezia Giulia), tre delle quali amministrate da governatori leghisti, il Carroccio è sceso da 1.393.137 preferenze alle Politiche alle 1.141.786 delle Europee. Un passivo di ben 251.351 voti che si sono volatilizzati. Ovvero il 18 per cento in meno.
Una disfatta che, in termini assoluti, riguarda di più la Lombardia (-25,7%, 120 mila voti smarriti) ma in termini percentuali segue il Veneto, dove la Lega ha perso 94 mila consensi, circa un quarto di quelli che aveva ottenuto alle Politiche. In Liguria, la terra dello scandalo Toti dove forte è l’influenza leghista, la Lega ha perso il 18 per cento (12.526 voti) , in Piemonte il 14 per cento (-31.346), in Friuli l’11,4 per cento (-7.367).
Un dato che chiama in causa Salvini, in prima battuta, ma pure i dirigenti del partito al Nord . Parlano in pochi in queste ore, ma i dati che riguardano l’emorragia di suffragi al Nord vengono fatti circolare freneticamente. Insieme a quegli altri che riguardano Roberto Vannacci, il generale che è l’unico trionfatore di questa tornata elettorale per la Lega. Ma che alla Lega non è iscritto.
Con i suoi 532 mila voti raccolti nelle cinque circoscrizioni, possiede un quarto dei consensi che il Carroccio vanta in tutt’Italia. Cos’è rimasto della Lega “vera”? La domanda che trascina al congresso di autunno, per il quale Salvini è già ricandidato. Un congresso che però il segretario affronta sapendo di avere già in tasca la maggior parte delle tessere. Fatte soprattutto al Sud.
(da La Repubblica)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
INVECE DI CHIEDERE SCUSA, LA FINTA PATRIOTA DIFENDE I PICCHIATORI
«Trovo molto grave che ci siano esponenti della maggioranza che
cadono nelle provocazioni, prevedo che aumenteranno». Giorgia Meloni interviene di malavoglia — tre giorni dopo — sulla rissa andata in scena alla Camera mercoledì scorso.
Sennonché, le considerazioni della presidente del Consiglio riattizzano le fiamme, che erano peraltro pronte a divampare di nuovo martedì prossimo, giorno in cui le opposizioni hanno convocato una manifestazione formalmente contro l’Autonomia (che chiamano «spacca- Italia») e il premierato.
Chiara Braga, la presidente dei deputati del Pd, reagisce subito: «Per Meloni il tricolore è una provocazione». La rissa era stata infatti innescata dallo stellato Leonardo Donno e dal suo tentativo di consegnare (o di drappeggiare) il ministro Roberto Calderoli con la bandiera italiana.
Prosegue Braga: la premier «fa finta di non vedere chi prima ha provocato, poi aggredito. Sono quelli della sua maggioranza, quelli del “presente” e della “Decima”. Chieda scusa lei per quegli uomini violenti che hanno offeso le istituzioni sotto gli occhi del mondo».
Un riferimento anche all’inchiesta di Fanpage sugli atteggiamenti neofascisti ai raduni di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di FdI
Duro anche il leader del M5S Giuseppe Conte: «Martedì sventoleremo il tricolore tutti insieme a Roma. Se per Meloni e soci la bandiera dell’Italia è una provocazione allora la sventoleremo più forte». Aggiunge l’ex premier: «Mi sarei aspettato delle scuse da parte di chi guida una maggioranza che aggredisce con violenza inaudita, con calci e pugni, un parlamentare M5S in piena Aula». Invece «abbiamo un premier che non condanna neppure la violenza».
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA LETTERA AI MATURANDI DEL PROF DEL “COLLEGIO” ANDREA MAGGI
Professore in televisione, ma anche nella vita reale. È Andrea Maggi ed è uno degli insegnanti più famosi in Italia per aver partecipato al docu-reality di Rai 2, Il Collegio, dove un gruppo di studenti contemporanei viene catapultato a fare lezione in un’altra epoca. Oggi, a pochi giorni dall’inizio degli esami di maturità, ha deciso di dedicare un pensiero agli studenti di tutta Italia in procinto di affrontare la temutissima commissione. E lo fa con una lettera dalle colonne de Il Gazzettino. «Cari maturandi, dopo la fine della scuola, per dieci giorni siete rimasti in un limbo, ma finalmente questa settimana inizieranno gli esami. Sono certo che saprete dimostrare chi siete, nonostante. Nonostante cosa, direte?», inizia a scrivere il docente. «Nonostante il mondo degli adulti vi abbia sempre remato contro, sia quando vi ha blanditi, sia quando vi ha dileggiati. L’errore più grave degli adulti nei vostri confronti, comunque, è stato quello di compatirvi. Succubi delle loro stesse fragilità, vi hanno ritenuti incapaci di affrontare le difficoltà, perciò vi hanno sempre spianato la strada», prosegue Maggi.
Le responsabilità degli adulti
«Purtroppo nel farlo, anziché proteggervi, hanno ostacolato la vostra crescita. Niente fatica, niente pensieri, niente preoccupazioni, portano al niente. Gli adulti hanno sempre parlato per voi, pensato per voi, agito per voi, qualcuno anche in buona fede; ma così facendo vi hanno annullati. Da qui ha origine il vostro famoso disagio. Non mi stupisce se certi ragazzi alle prime esperienze con i pari non facciano altro che darsele di santa ragione. Quando mancano le parole, per esprimere un malessere non restano che le mani», si legge ancora nelle righe del docente star. Che si lascia andare nel rammarico verso qualcosa che, a suo avviso, si sta perdendo tra le mura scolastiche, andando a intaccare il vero senso dello studio.
«Si è perso il sapere»
«Che fine ha fatto il sapere? È confuso con il concetto di nozione. Il sapere ha acquisito un’accezione negativa, sterile, classista, da cancellare dalla scuola. Il problema è che il sapere è innanzitutto un diritto di tutti, pertanto non ha niente a che fare con il tanto odiato nozionismo. Per fortuna quelli più svegli di voi non hanno seguito il canto delle sirene che vi blandivano, che dicevano di stare dalla vostra parte, quando invece pensavano solo a nascondere le loro responsabilità», commenta Maggi. Per poi concludere: «Non vi siete fidati di chi vi insegnava a rassegnarvi alla mediocrità, ma avete seguito chi ha saputo trasmettervi con passione la voglia di vincere le vostre stesse paure, lavorando faticosamente su voi stessi […] Non vi siete arresi. Bravi. In questo 2024 vi auguro di essere esaminati da docenti maturi, competenti e preparati. Voi sforzatevi di dimostrate la vostra maturità. Spero solo che gli adulti sappiano fare altrettanto».
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
L’EX SINDACA DI ROMA È LA GRANDE NEMICA INTERNA DI CONTE, FAUTRICE DI UN RITORNO ALLE ORIGINI DEL M5S, SPALLEGGIATA DA ALESSANDRO DI BATTISTA… L’IPOTESI DI DARE SPAZIO AI BIG DELLA VECCHIA GUARDIA, COME ROBERTO FICO
Due sere fa la cena con il tesoriere Claudio Cominardi e un ex
deputato espulso del M5S, Alessio Villarosa — il quale con Alessandro Di Battista lanciò Su la testa!, un tentativo di ricreare un po’ di movimento — ieri mattina l’incontro all’hotel Forum con Virginia Raggi, che nel Movimento è rimasta, ma ai margini. Dare un senso alla due giorni di Beppe Grillo a Roma, compreso il faccia a faccia con Giuseppe Conte, è l’enigma che attraversa i 5 Stelle nelle ultime ore.
Per come tira il vento del consenso, si teme il clamoroso sorpasso di Alleanza verdi sinistra all’interno del fronte progressista. Basterebbe poco: 2 punti in meno il M5S, 2 punti in più i rossoverdi, simbolicamente sarebbe una mazzata.
Quando si è sparsa la notizia dell’appuntamento tra il fondatore e la ex sindaca di Roma un brivido è corso lungo la schiena dei fedelissimi contiani. Il comico briga per un cambio alla guida? Di sicuro per Raggi stravede e di sicuro lei, oggi consigliera comunale, rappresenta — e non da oggi — l’unica vera pubblica spina interna al “partito di Conte”, fautrice di un ritorno alle origini del M5S.
Tanto che Raggi si fa vedere più ai banchetti di Schierarsi, l’associazione fondata da Di Battista, l’ultimo di raccolta firme per il riconoscimento dello stato della Palestina,che a quelli del suo partito. Un’ipotesi che gira è quella di un allargamento della plancia di comando di un Movimento oggi cucito su misura attorno all’ex presidente del Consiglio.
Quindi più spazio e coinvolgimento per personaggi della vecchia guardia che hanno tuttora un loro seguito come Raggi e Roberto Fico, per esempio. «Beppe sta raccogliendo pareri sulla situazione», assicura una persona che lo conosce bene. Ma è altrettanto vero che, data l’imprevedibilità del personaggio, si teme un intervento pubblico a favore di un cambio alla guida.
Da tenere d’occhio c’è la decisione di domani della Cassazione sul caso piazza San Carlo e che riguarda Chiara Appendino. Dopodiché al di là del tema leadership rimane quello delle regole, cioè del limite al secondo mandato. Una faccenda che agita trasversalmente.
(da la Repubblica)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA FRASE CHOC DEL CONSIGLIERE DI FRATELLI D’ITALIA AL MUNICIPIO 2 DI MILANO
“I ciclisti che finiscono sotto i camion? Mi dispiace ma neanche troppo“. È solo una parte delle dichiarazioni choc pronunciate da Paolo Roccatagliata, consigliere di Fratelli d’Italia, nel corso del Consiglio del Municipio 2 di Milano,
Roccatagliata ha preso la parola per contestare alcune iniziative della maggioranza di centrosinistra – l’eliminazione di un parcheggio per fare posto a un tratto di pista ciclabile – e ha sparato contro chi usa la bicicletta.
In una città, peraltro, in cui diversi ciclisti sono morti.
Dopo la prima frase incriminata, in aula è scoppiato il caos, e i consiglieri di maggioranza gli hanno urlato: “Sono morte delle persone”. E Roccatagliata ha rincarato la dose: “E allora vadano a piedi“.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2024 Riccardo Fucile
“VOGLIO ESSERE FIERO DI QUESTA MAGLIA ANCHE IL 7 LUGLIO”
A poche ore dal debutto della Francia ad Euro 2024, anche
l’uomo-simbolo dei bleus Kylian Mbappé si schiera contro il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, facendo suo l’appello lanciato ieri dal compagni di squadra Marcus Thuram: «Siamo in un momento cruciale della storia del Paese, e dobbiamo guardare alle priorità Siamo innanzitutto cittadini, non dobbiamo essere scollegati dal mondo. Ci troviamo in una situazione senza precedenti», ha detto Mbappé. «Voglio rivolgermi a tutti i francesi e in particolare ai giovani: vediamo che gli estremisti sono alle porte del potere. Abbiamo la possibilità di cambiare tutto, e dobbiamo identificarci con i valori della tolleranza, del rispetto, della diversità. Ogni voto conta. Io condivido gli stessi valori di Marcus, sono dalla sua parte». Da quella opposta all’estrema destra dell’RN, che col 31% delle intenzioni di voto è oggi il favorito a vincere le elezioni legislative del 30 giugno, indette da Macron dopo la batosta elettorale delle Europee di una settimana fa. Per Mbappé «soprattutto i giovani» dovrebbero andare a votare ma per altre forze politiche: quelle in grado di garantire la difesa «dei valori di mescolanza, tolleranza, rispetto. Spero che il 7 luglio saremo ancora fieri di vestire questa maglia», ha detto in conclusione il centravanti dei bleus, riferendosi all’esito del secondo turno delle legislative, atteso nel pieno degli Europei di calcio.
(da agenzie)
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