Destra di Popolo.net

“PRIMA I NONNI ITALIANI”: IL LEGHISTA ARRESTATO PER TRUFFA, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E RICICLAGGIO, E’ IL RESPONSABILE TERZA ETA’ DELLA LEGA

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

ROBERTO MESSINA, IL PRESIDENTE DI FEDERANZIANI, RICEVEVA SPONSORIZZAZIONI DA MULTINAZIONALI FARMACEUTICHE CHE POI GIRAVA SU CONTI FITTIZI

Roberto Messina, presidente di Senior Italia Federanziani e responsabile terza età della Lega, è stato posto agli arresti domiciliari per l’accusa di truffa, associazione a delinquere e riciclaggio.
Le indagini partono dalla gestione del Village, lo stabilimento balneare del litorale sequestrato ai Fasciani. E finito in gestione proprio a Federanziani.
La gestione era stata presa da Senior Italia Service Srl. Costituita, secondo i pm, proprio da Messina. Non solo. Perché gli investigatori scoprono anche che «attraverso la costituzione di altre fondazioni, associazioni senza scopo di lucro e società», alcuni degli indagati «ricevevano cospicui introiti a fronte di sponsorizzazioni e donazioni da gruppi multinazionali del settore farmaceutico». Introiti che venivano poi «riversati ad altre entità», riconducibili ai medesimi, «servendosi di fatture per operazioni inesistenti relative a consulenze e progetti fittizi».
Case e barche di lusso: «Prima i nonni italiani»
La procura contesta a Messina e agli altri 33 indagati anche i reati di truffa, evasione fiscale ed autoriciclaggio. E secondo l’accusa il dominus di Federanziani è riuscito ad aggiudicarsi il Village grazie a un dipendente del Senato che si chiama Sebastiano Cannella. Che è attualmente indagato per traffico di influenze illecite. L’indagine del pubblico ministero Stefano Pesci, scrive oggi Repubblica, parla di imbarcazioni e immobili di lusso acquistate con i soldi della società. E anche di sei milioni di euro incassati grazie alle sponsorizzazioni delle case farmaceutiche. Raccolti attraverso il Centro Studi Economia Sanitaria e allo slogan «Prima i nonni italiani». Messina era stato candidato con la Lega nel 2022 senza riuscire ad essere eletto.
Messina e Salvini
Il Fatto Quotidiano scrive che per la procura di Roma «Messina – è scritto nell’ordinanza – utilizza la propria posizione per incrementare il proprio clientelismo, mediante comportamenti e intrattenendo relazioni tra persone con l’interesse di scambi di favori, creando un danno alla collettività …». Matteo Salvini compare in molte intercettazioni dell’inchiesta. Ora fonti leghiste fanno sapere al quotidiano che si occuperanno del caso, studieranno il dossier, leggeranno le carte e capiranno cosa fare.
(da agenzie)

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IL POLITICO DI FRATELLI D’ITALIA, INDAGATO PER VOTO DI SCAMBIO, CHE MINACCIAVA LA GIORNALISTA: “SE LA INCONTRO LE SPUTO IN FACCIA”

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

GIUSEPPE NERI E’ CAPOGRUPPO DI FDI IN REGIONE CALABRIA

Giuseppe Neri è il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Calabria. È indagato per scambio elettorale politico-mafioso e nelle intercettazioni dell’indagine lo si sente mentre se la prende con la giornalista di Repubblica Alessia Candito.
I colloqui risalgono a quattro anni fa: «Il problema è che la politica la fanno i giornalisti», diceva Neri. Era arrabbiato per i pezzi che raccontavano i suoi rapporti con esponenti del clan Araniti. E diceva: «Poi io scasso. È capace pure che vedo per strada la Candito e le sputo in faccia, capito? Evitiamo pure».
Neri all’epoca sospettava un complotto ai suoi danni: «La procura, un po’ tutti mi stoppano perché ero diventato il leader del centrodestra in Calabria.
Le intercettazioni hanno sorpreso il figlio di un boss, Ciccillo Gattuso, mentre gli diceva: «Da parte nostra quello che si può fare si fa, al massimo». E precisava: «Noi però platea non ne facciamo… stiamo un pochettino dietro le quinte».
(da agenzie)

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SULL’ABORTO MELONI AL G7 E’ RIMASTA ISOLATA E HA DOVUTO INGHIOTTIRE IL ROSPO

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

IL PASTROCCHIO DELLA SHERPA BELLONI, CHE HA FATTO SCOMPARIRE DALLA BOZZA DELLA DICHIARAZIONE FINALE DEL G7 LA PAROLA “ABORTO”, FACENDO UN PASSO INDIETRO RISPETTO AL SUMMIT DEL 2023 IN GIAPPONE

Alla fine la Melona dovrà inghiottire il capitolo sull’aborto, che la “Sherpa” Elisabetta Belloni aveva fatto scomparire dalla bozza della dichiarazione finale del G7 siglata un anno fa a Hiroshima. La Ducetta si è nascosta dietro l’invito al Papa al summit internazionale. Ma in realtà la battaglia contro l’interruzione di gravidanza è un tema caro alla ministra pro-life Eugenia Roccella (e al sottosegretario ultra-cattolico Alfredo Mantovano, che non a caso ha detto: “Non ne sapevo nulla… Ovviamente applaudo!”)
Ma né Emmanuel Macron, che ha messo nella costituzione l’aborto come diritto acquisito, né Joe Biden, che si gioca la rielezione e non può perdere il voto delle donne, intendono rinunciare: deve essere messo negli accordi del G7, come del resto era stato già stabilito un anno fa.
“Nel testo che verrà pubblicato domani non si fa nessun passo indietro” rispetto al comunicato finale del G7 di Hiroshima sul tema dell’aborto “e non si è tolto nulla”.
Lo spiegano fonti italiane a margine del vertice di Borgo Egnazia. “Tanto è vero che c’è un esplicito riferimento agli impegni assunti a Hiroshima, che vengono tutti riconfermati”, sottolineano.
Morale: al di là delle balle raccontate, Meloni è rimasta isolata e ha dovuto cedere
(da agenzie)

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ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE, IL GIUDICE MILITARE RESPINGE L’ARCHIVIAZIONE PER VANNACCI

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

UDIENZA FISSATA PER IL 25 SETTEMBRE

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale militare di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione nei confronti di Roberto Vannacci, neo eletto a Strasburgo nelle liste della Lega. Il generale, che alle Europee di pochi giorni fa ha collezionato oltre 500mila preferenze, è indagato per istigazione all’odio razziale nel procedimento avviato su impulso di diverse denunce, tra le quali quella del sindacato dei militari e l’associazione Tripla difesa, per le fasi contenute nel controverso libro Il mondo al contrario.
L’udienza è fissata per il prossimo 25 settembre.
Per il reato Vannacci rischia una condanna a un anno e sei mesi di carcere e una multa fino a 6 mila euro. Fra le inchieste che interessano il generale, c’è anche quella per presunto danno erariale aperta dalla Corte dei conti e che riguarda il periodo in cui Vannacci era a Mosca tra il 2021 e il 2022.
Anche Paola Egonu, pallavolista azzurra, ha depositato una querela contro il militare, per diffamazione sempre in riferimento al contenuto del suo libro. In un passaggio, Vannacci scrive di lei «anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità».
La Procura di Lucca aveva chiesto l’archiviazione ma l’atleta si è opposta presentando istanza a Bergamo, poi trasmessa a Lucca per competenza territoriale poiché il generale risiede a Viareggio.
(da agenzie)

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IL MINISTRO UNGHERESE NON CONOSCE NEANCHE LE REGOLE EUROPEE: “IL TRIBUNALE CHIEDA LA REVOCA DELL’IMMUNITA’ PER ILARIA SALIS”. NON E’ IL TRIBUNALE MA IL GOVERNO UNGHERESE CHE LO DEVE FARE. INFORMATEVI CAZZARI

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

“L’ITALIA HA MANDATO UNA CRIMINALE AL PARLAMENTO EUROPEO”… HA PARLATO IL PORTAVOCE DI UN GOVERNO VENDUTO A PUTIN PER QUATTRO DENARI E CHE PERMETTE SFILATE NEONAZISTE

Arriva dall’Ungheria la protesta contro l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, che le consentirà di essere liberata già nelle prossime settimane, non appena il parlamento europeo la proclamerà eletta.
“L’autorità ungherese competente dovrebbe chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità” ha detto il capo di gabinetto del governo ungherese Gergely Gulyás durante una conferenza stampa. Lo scenario invocato dal ministro è quello in cui la maggioranza del Parlamento europeo decida di votare per la revoca, “se non ritiene accettabili gli abusi fisici e non vuole lasciare impunito questo tipo di grave crimine”.
Cosa potrebbe succedere
Se il voto in favore della revoca arrivasse davvero, continua il capo di gabinetto del premier Viktor Orban,”il procedimento penale potrebbe continuare durante il mandato dell’eurodeputata. In caso contrario il procedimento proseguirebbe al termine del mandato”.
Questo perché la revoca dell’immunità farebbe cadere anche l’inviolabilità, consentendo di andare avanti con il procedimento a suo carico.
In realtà, deve essere un’autorità nazionale competente e non il tribunale a chiedere eventualmente la revoca dell’immunità al Parlamento Europeo, che poi annuncia la richiesta in Aula e la deferisce alla commissione parlamentare competente.
“Mandare un criminale al Parlamento europeo non fa bene né al Parlamento europeo né agli elettori”, ha continuato Gulyàs. Aggiungendo che l’elezione di Ilaria Salis “è un’immagine poco positiva della democrazia italiana e di una parte della volontà degli elettori che ha voluto mandare al Parlamento europeo una criminale”.
La replica di Roberto Salis
Alle parole del ministro, il padre di Ilaria, Roberta Salis, risponde senza alcuna sorpresa. “Mi stupirei del contrario: se non lo dicessero sarebbe una ammissione che i capi d’accusa sono stati strutturati in modo pretestuoso in quello che è un processo politico”.
La questione più urgente, è però un’altra, sottolinea: la mancata proclamazione. Una volta arrivata “potrà andare dove vuole”, dice Salis, ma fino ad allora non potrà recarsi al Parlamento, dove “i 760 eurodeputati eletti stanno già lavorando per prepararsi alla prima seduta del 16 luglio”, ha spiegato.
(da agenzie)

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“CALENDA E RENZI? UNO È PIENO DI SÉ, L’ALTRO VA DOVE GLI CONVIENE”: L’EX MINISTRA DEM ROSY BINDI, SFERRA UN CALCIONE AI DUE PAVONI PASTICCIONI DELL’AREA LIB-DEM

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

“IL PROBLEMA È CHE IL CENTRO NON C’È PIÙ MA CI SONO ANCORA LORO DUE” … “IN QUESTE ELEZIONI EUROPEE I VERI VINCITORI SONO QUELLI CHE SONO RIMASTI A CASA”

Ospite a Tagadà (La7), l’ex ministra e parlamentare del Pd Rosy Bindi commenta l’esito elettorale delle europee, esprimendo fiducia nella costruzione di un’alternativa di centrosinistra in Italia: “Penso che questo risultato, rispetto al passato, fa dire che si può, ci sono le condizioni per provarci. Ma in queste elezioni europee i veri vincitori sono quelli che sono rimasti a casa, hanno la maggioranza assoluta nel paese.
E questo – sottolinea – è molto grave. Io penso che molta di quella astensione sia in attesa di quest’alternativa, perché non credo che la maggioranza degli italiani si riconosca e si potrà mai riconoscere fino in fondo nelle politiche di questo governo, comprese le riforme della Costituzione”.
Poi dà un suggerimento al Pd: “Non si culli su questo risultato ma apra al dialogo e al confronto, soprattutto con questi pezzi di società che chiedono rappresentanza. E deve aprirsi, perché se continua questo meccanismo di conservazione della classe dirigente, non si va da nessuna parte”.
Bindi si sofferma successivamente sui 5 Stelle: “Spero che escano dall’ambiguità e dalla fase adolescenziale. Finalmente ho sentito che vogliono rivedere la regola del vincolo sul doppio mandato: ma si può mai pensare di selezionare la classe dirigente così? Ma ci sono politici che andrebbero cacciati dopo 6 mesi e persone che potrebbero dare un contributo importante e che devi tenere. Quindi, spero tanto che i 5 Stelle facciano questi passi avanti”.
(da agenzie)

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DA FORTINO DELLA LEGA, LA REGIONE GUIDATA DA 14 ANNI LUCA ZAIA È DIVENTATA LA ROCCAFORTE MELONIANA: ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL TRIPLO DEI VOTI DEL CARROCCIO E ORA RIVENDICA IL CANDIDATO GOVERNATORE PER IL 2025 (BYE BYE ZAIA)

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

IN PISTA CI SONO ELENA DONAZZAN, LUCA DE CARLO E MATTEO ZOPPAS … NELLA LIGA, DILANIATA DAI DISSIDI INTERNI FRA SALVINIANI E ZAIANI, SCATTA L’ORA DELLE EPURAZIONI

Alle regionali venete mancano 18 mesi, due anni se la legislatura verrà prolungata fino al termine delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, ma a urne delle europee chiuse dentro il centrodestra la battaglia su chi dovrà esprimere il candidato è già iniziata.
Se la Liga, dilaniata dai dissidi interni fra salviniani, zaiani e ormai pure fra il Doge Luca Zaia e i suoi stessi consiglieri, si aggrappa ai risultati delle amministrative, Fratelli d’Italia ha abbandonato qualunque timidezza e rivendica Palazzo Balbi. Senza contare che, da tempi non sospetti, anche l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi (già leghista, passato con Forza Italia) si è messo in pista e punta alla carica di governatore.
La partita, poi, si intreccia con quella per il futuro sindaco di Venezia. Dopo due mandati l’attuale primo cittadino Luigi Brugnaro, esponente centrista del centrodestra con la sua Coraggio Italia, non potrà ricandidarsi. Il suo posto, però, come è ovvio che sia dato il prestigio mondiale della Serenissima, fa gola a molti.
Qualcuno ipotizza anche a Zaia. Il nome dello stesso Brugnaro, inoltre, potrebbe diventare un’ipotesi spendibile per la Regione.
Il punto di partenza di ogni ragionamento non può che essere il 37,58% conquistato alle europee da Fratelli d’Italia (contro il 13,15 del Carroccio). Un numero pesantissimo per due motivi: migliora il già significativo 32% delle politiche, mettendo quantomeno la sordina ai lighisti che da due anni sostengono di aver “prestato” i loro voti a Fdi, e fa del Veneto la prima Regione d’Italia per il partito di Meloni. Le ambizioni dei “fratelli”, poi, sono ulteriormente rafforzate dal fatto che il “primo partito d’Italia” non governa nessuna regione del Nord.
Nonostante manchi «un’era geologica al voto» (copyright Zaia), però, dentro Fdi è già iniziata una lenta campagna di posizionamento. La prima a muoversi, forte delle oltre 60 mila preferenze raccolte alle europee che ne fanno la seconda donna più votata dopo Giorgia Meloni, è stata la vicentina Elena Donazzan.
«Se a Zaia sarà negato il quarto mandato, il mio sogno rimane quello di fare la presidente di Regione, già tra un anno e mezzo» dice senza nascondere le sue aspirazioni. A suo favore, oltre ai voti, giocano altri argomenti: ha guidato un assessorato per 18 anni, conosce perfettamente la macchina amministrativa regionale e ha un ottimo rapporto con il ministro Adolfo Urso. A suo sfavore, invece, c’è il poco feeling con la premier.
Gli altri nomi che circolano in FdI sono quelli del ministro Urso, del senatore Luca De Carlo, coordinatore regionale, e di Raffaele Speranzon, veneziano, vicecapogruppo al Senato, considerato molto vicino all’inter circle della premier.
«I veneti hanno dato un chiaro segnale – si schermisce De Carlo -. Ma è prematuro fare nomi. Le valutazioni finali spettano a Meloni. Siamo in buone mani». «I veneti vogliono un centrodestra unito e noi in passato siamo stati leali – ragiona invece Speranzon -. Al di là delle persone sapremo rispondere con responsabilità al nostro elettorato». Poi, da veneziano, aggiunge: «Se per la Regione bisogna trovare una persona capace di governarla, per la mia città bisogna prima di tutto scommettere su una figura in grado di conquistarla. Zaia? Potrebbe farcela, ma vive a un’ora da Venezia e parla un dialetto diverso…».
Un’ulteriore ipotesi per Palazzo Balbi è che il partito possa puntare su un civico d’area, magari un imprenditore, capace di rassicurare un territorio da sempre moderato, e di essere un interlocutore perfetto del mondo produttivo. L’identikit corrisponde al profilo di Matteo Zoppas, past president di Confindustria Veneto e attuale presidente dell’Ice, l’agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Messi con le spalle al muro, infatti, gli “Zaia boys” potrebbero spaccare il centrodestra e valutare una corsa solitaria. I caratteri, e i curriculum, per l’operazione “Veneto pride”, sono forse l’unica cosa che non manca oggi alla Liga.
(da La Stampa)

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GIANLUIGI APONTE È STATO ASCOLTATO PER DUE ORE IN PROCURA A GENOVA COME TESTIMONE NELL’INCHIESTA SUL LIGURIA-GATE

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

LE INTERCETTAZIONI IN CUI APONTE SI LAMENTAVA CON IL PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ PORTUALE, PAOLO SIGNORINI, PERCHE’ L’AREA “CARBONILE” DEL PORTO STAVA PER FINIRE A SPINELLI: “È UN LATROCINIO, È VERAMENTE MAFIA”… I PM SONO CONTRARI ALLA REVOCA DEI DOMICILIARI PER GIOVANNI TOTI. DOMANI DECIDERA’ IL GIP

Dura meno di due ore la testimonianza di Gianluigi Aponte in Procura a Genova nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari per corruzione il governatore Giovanni Toti. Il più importante armatore del mondo è socio (al 45%) nel Terminal Rinfuse dell’imprenditore Aldo Spinelli (55%), anche lui ai domiciliari per aver finanziato Toti per prorogare di 30 anni la concessione del terminal (Aponte è estraneo).
Fu una clausola perfezionata da un avvocato di Aponte a favorire la proroga nel rispetto delle norme a dicembre 2021. Nove mesi dopo, quando l’Autorità portuale stava per concedere l’area Carbonile a Spinelli, Aponte si lamenta con il presidente Paolo Signorini (arrestato): «È un ladrocinio, è veramente mafia», «uno schifo, e tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti».
Sono ore di attesa per Giovanni Toti. Domani la decisione del giudice per le indagini preliminari sulla richiesta di revoca degli arresti domiciliari, misura a cui è sottoposto ormai da oltre un mese con l’accusa di corruzione.
In vista della decisione del giudice, anche la Procura depositerà il suo parere. E, da quel che trapela, sarebbe orientata a dire di no alla revoca degli arresti. Secondo i pm, il quadro del procedimento non sarebbe mutato rispetto al 7 maggio, quando è scattata la detenzione domiciliare di Toti. Se tornasse a fare il governatore potrebbe, agli occhi dei magistrati di Genova, inquinare le prove o reiterare il reato.
Il gip ha già detto di no alla revoca sia all’84enne Aldo Spinelli, il presunto corruttore, che resta ai domiciliari, sia a Paolo Signorini, ex presidente dell’autorità portuale, che rimane in carcere. L’unico in cella nel caso ligure.
Ieri è stato sentito in Procura per un paio d’ore un altro testimone illustre. L’armatore di Msc Gianluigi Aponte, socio di Spinelli nella società che gestisce il Terminal Rinfuse nel porto di Genova. Aponte non è indagato ed è stato ascoltato come persona informata sui fatti.
Per i pm il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse a Spinelli sarebbe stato oggetto di un presunto scambio corruttivo: Toti avrebbe caldeggiato quella proroga in cambio di 74mila euro di finanziamenti – tutti trasparenti e leciti – da Spinelli ai suoi comitati elettorali. Ma il governatore ai pm ha negato l’esistenza di qualsiasi nesso tra le erogazioni e il suo interessamento.
(da agenzie)

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DAL QUIRINALE HANNO INVITATO LA MAGGIORANZA A RITIRARE I DUE EMENDAMENTI AL DL COESIONE CHE PUNTANO A CANCELLARE IL REDDITOMETRO E A SOCCORRERE I BALNEARI, PRESENTATI RISPETTIVAMENTE DA FORZA ITALIA E DALLA LEGA

Giugno 13th, 2024 Riccardo Fucile

IL COLLE HA VALUTATO LE DUE PROPOSTE DI MODIFICA “ESTRANEE” ALLE MATERIE DEL DECRETO AL VAGLIO DELLA COMMISSIONE BILANCIO

In base a quanto si apprende da fonti parlamentari, ci sarebbe l’indicazione di un invito al ritiro degli emendamenti presentati al dl Coesione in materia di redditometro e balneari depositati rispettivamente da Forza Italia e dalla Lega. Secondo quanto riferito da fonti parlamentari, un’indicazione in merito sarebbe arrivata dal Quirinale, che avrebbe valutato le due proposte di modifica estranee alle materie del decreto al vaglio della commissione Bilancio del Senato.
Entrambe le proposte emendative, tuttavia, erano state ritenute ‘proponibili’ dalla presidenza della 5a di Palazzo Madama che aveva dichiarato l’improponibilità solo parziale dell’emendamento in materia di balneari.
L’emendamento di Forza Italia sul Redditometro, firmato dal senatore Maurizio Gasparri, chiede l’abrogazione dello strumento previsto dall’articolo 38 del dpR 600/1973. E, inoltre, propone l’abrogazione dell’ultimo decreto del Mef (7 maggio 2024) attuativo della misura nel quale è indicato l’elenco degli elementi indicativi della capacità contributiva.
La proposta emendativa sui balneari della Lega (primo firmatario Massimiliano Romeo), invece, chiede di rendere noto l’esito della mappatura del territorio costiero effettuata dal tavolo tecnico istituito presso la presidenza del Consiglio, che ha individuato le aree disponibili per lo sviluppo dei servizi turistici ricreativi e sportivi secondo criteri quantitativi e qualitativi. Inoltre, l’emendamento chiede anche di introdurre un indennizzo sul valore aziendale da riconoscere al concessionario uscente da parte del subentrante e un criterio di prelazione da riconoscere al titolare della concessione.
(da agenzie)

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