Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
IL TUTTO CON INSULTI A MATTARELLA… E QUESTO SAREBBE IL DIRETTORE DELLA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN CHIRURGIA? MA DOVE LI TROVA I CANDIDATI SINDACO LA MELONI? A PSICHIATRIA?
“In America vanno di moda i ricchioni. Qui esistono gli uomini e le donne, i binari non esistono … Tutti quanti là dentro, nel forno crematorio a Cava di Tirreni e abbiamo risolto il problema … puoi chiamare a Mattarella che mi fa un buccxxno a me, capito?”
Sono alcune delle frasi scioccanti pronunciate da Carmine Alfano, direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica all’Università di Salerno (e candidato Sindaco di Torre Annunziata), denunciate dall’Associazione Liberi Specializzandi (Als) e riportate dall’edizione online de L’Espresso.
Alcune delle offese sessiste e omofobi riportate nell’articolo sono rivolte agli stessi specializzandi e specializzande. Sono proprio loro che, stufi del clima vessatorio creato dal primario, le hanno registrate per portarle all’attenzione dell’opinione pubblica.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
IL PONTE ORMAI E’ DIVENTATA UNA FARSA… LA DENUNCIA DEL PD: “LO SCALO DI GIOIA TAURO ORA E’ A RISCHIO”
Nel 2023 hanno attraversato lo Stretto di Messina cinque navi da crociera e quindici portacontainer di altezza superiore ai sessantacinque metri.
Se ci fosse stato il Ponte non avrebbero potuto farlo.
I dati arrivano direttamente dal ministero dei Trasporti di Matteo Salvini, grande sponsor della maxi-opera, che per legge non ha potuto ignorare l’istanza di accesso civico del circolo Pd di Villa San Giovanni, richiamando quelli trasmessi direttamente dal Comando generale delle Capitanerie di Porto.
E a dispetto della risposta forse volutamente ambigua – si parla di navi, non di transiti, dunque una stessa imbarcazione passata più volte verrebbe contabilizzata sempre come una – non sono altro che una conferma dell’allarme lanciato mesi fa dal presidente di Federlogistica Luigi Merlo, che attraverso Repubblica ha denunciato i rischi che il Ponte potrebbe rappresentare per il futuro del porto di Gioia Tauro.
L’involontaria “confessione” dell’ad Pietro Ciucci
In realtà, lo stesso amministratore delegato della società Stretto di Messina, tentando di smentire Merlo, non aveva fatto altro che confermare i timori di tutta la comunità che vive dello scalo calabrese. Il franco navigabile, cioè lo spazio navigabile in sicurezza – aveva detto l’ad affidandosi a una nota stampa – è “di 72 metri per una larghezza di 600 metri e si riduce a 65 metri solo in presenza di condizioni eccezionali di traffico pesante stradale e ferroviario”.
In realtà, c’è un altro dettaglio che nella sua risposta la società ha omesso di considerare. Il mare non è certo piatto, vanno considerati vento e moto ondoso, che nello Stretto – soprattutto in caso di scirocco – provocano onde di diversi metri. Analisi indipendenti attestano possibili oscillazioni anche di cinque/dieci metri.
Porto di Gioia Tauro a rischio
Ma studi di scenario aggiornati al riguardo – è una delle 239 osservazioni messe giù dal ministero dell’Ambiente e a cui la Stretto di Messina dovrà provare a rispondere, senza che i Comuni possano dire alcunché alla luce della mancata sospensione della conferenza dei servizi – non ce ne sono. Tanto meno – è la denuncia che arriva dai territori – è stato ipotizzato l’impatto del Ponte sui volumi di traffico navale attualmente gestiti dagli scali siciliani e calabresi interessati, a partire da Gioia Tauro, al momento porto di transhipment fra i più importanti del Mediterraneo.
Su questo starebbe lavorando l’Autorità portuale, che a quanto filtra sarebbe al lavoro su una corposa relazione. E difficilmente sarà positiva. Anche qualora venissero rimossi i fumaioli in prossimità del Ponte – con conseguente aggravio di costi e allungamento dei tempi di navigazione – il problema non si risolverebbe.
Il trend del gigantismo navale
Più della la metà delle grandi imbarcazioni in costruzione ha un’altezza non compatibile con il Ponte, ma di certo già potrebbe far rotta su Gioia Tauro, che è scalo attrezzato per accogliere navi di oltre 77 metri. Anzi, proprio di recente sono state acquistate e messe in attività diverse gru in grado di spostare container anche dalle navi più alte. Inutili, se davvero la maxiopera voluta dal ministro Matteo Salvini dovesse essere costruita. E per Gioia Tauro e tutto il comprensorio che del porto e del suo indotto vive, sarebbe una condanna.
“Non si sta costruendo un Ponte, stanno alzando un Muro sullo Stretto”, denuncia il Pd di Villa San Giovanni. “Non e’ più rinviabile una sospensione di tutto l’iter, occorre bloccare tutto, aprire un tavolo di approfondimento a Roma, con il coinvolgimento del governo, delle commissioni parlamentari competenti, dei presidenti delle Regioni del Sud, degli amministratori dei territori coinvolti, dei corpi intermedi, dei partiti, della società civile”, è la richiesta dei dem della sponda calabrese dello Stretto, che invocano “un ripensamento generale sull’opera, l’applicazione dell’aureo principio di precauzione, una valutazione complessiva, di prospettiva, che solo le istituzioni politiche possono avocare a sé, superando i limiti delle Società committenti e degli appaltatori coinvolti”.
Mobilitazione contro l’emendamento Iezzi
Intanto sul territorio ci si prepara ad una nuova mobilitazione. È in programma per lunedì 24 giugno, quando la Rete No Ponte sarà nuovamente in piazza contro l’emendamento Iezzi al decreto sicurezza. “La legge ad operam” la bollano dalla società civile. Si tratta di un’aggravante speciale al nuovo reato previsto dal ddl, che si propone di punire il “terrorismo della parola” – così viene definito – cioè la detenzione di non meglio precisato materiale informativo su armi e ordigni vari, sulla preparazione di «atti di violenza con finalità di terrorismo» o azioni di sabotaggio.
Una definizione estremamente vaga – ha subito denunciato Avs – che rischia di rendere perseguibile persino chi abbia in casa un libro di storia della guerriglia o un volantino. Le pene previste per il nuovo reato sono alte, da 2 a 6 anni. Ma per il leghista Iezzi, se l’obiettivo è «impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica», vanno aumentate ancora, da 4 a 20 anni.
L’articolo 11 della Costituzione, ricorda la rete No Ponte, sancisce che tutti hanno diritto ad esprimere e manifestare il proprio pensiero. “Con il ddl si propongono di attuare una nuova stretta repressiva contro ogni forma di opposizione sociale”, dicono gli attivisti che invitano a un presidio davanti alla Prefettura di Reggio Calabria “per bloccare questo ennesimo attacco alla libertà di espressione”.
(da La Repubblica)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
DA GENOVA ALLO STRETTO E’ UNA LISTA DI OCCASIONI MANCATE E PROMESSE FASULLE
Dopo venti mesi di governo le Europee confermano che Matteo Salvini non ha niente da mettersi. Senza l’ultradestro generale Vannacci, mister mezzo milione di preferenze, e quel poco di sostegno centromeridionale garantito dall’alleanza con Udc, il risultato sarebbe stato molto peggiore.
Il vicepremier e leader leghista puntava molto sul traino elettorale garantito dalle opere pubbliche, mare di miliardi alimentato anche dal Pnrr che produce posti di lavoro e consensi. Con parole sue, ci aveva messo la faccia sull’apertura dei cantieri del ponte sullo Stretto prima dell’estate. Poi la commissione Via-Vas del ministero dell’ambiente, guidato dal cauto forzista Gilberto Pichetto Fratin, ha rimandato il pacchetto progettuale a settembre, come si fa con gli studenti che non si applicano. L’altra carta vincente doveva essere Genova, città natale del viceministro salviniano delle infrastrutture, Edoardo Rixi. Disastro su tutta la linea. Il 7 maggio sono finiti agli arresti il presidente ligure Giovanni Toti e l’ex dirigente del Mit Paolo Signorini. Visto che quando va male può sempre andare peggio, la posa del primo cassone della diga foranea il 24 maggio è saltata per maltempo, in un clima fantozziano (“Capovaro, posso andare?” “Vadi, contessa, vadi”).
Eppure dietro le quinte di un politico che sta sulla ribalta da trent’anni, asfalto e cemento rimangono l’unica possibilità di sopravvivere al declino e alla concorrenza degli alleati meloniani, che gli hanno imposto un altro rinvio strategico dopo il voto europeo. Sono le nomine al vertice del gruppo Fs, di gran lunga la maggiore stazione appaltante d’Italia con una disponibilità di investimenti che pochi giorni fa il Cipess ha accresciuto di 7,6 miliardi, per un totale di 127,7 miliardi fra il 2022 e il 2026.
A cifre tanto alte corrispondono appetiti e difficoltà proporzionali. Nemmeno il ministero dell’economia è impegnativo quanto le infrastrutture, regno di burocrati con esperienze specifiche e ultradecennali nei meandri degli appalti. Il Mit non è tenero con i debuttanti ma lo scambio è alla pari. Il ministro di turno cerca cerimonie inaugurali per la sua propaganda a breve termine. Grand commis e costruttori rimangono nella zona di conforto dove i lavori in ritardo e gli extracosti non sono un problema. Semmai, sono la soluzione.
Fatto sta che durante la reggenza Salvini gli ostacoli si sono moltiplicati su alcuni fronti cari al Capitano. A parte il ponte, la maretta genovese e l’inchiesta romana sull’Anas che ha colpito Tommaso Verdini, fratello della compagna del ministro, è in pieno corso la battaglia dei valichi che riguarda il varco alpino dalla Francia all’Austria. Sul confine occidentale ci sono le riparazioni del tunnel del Monte Bianco che a settembre chiude per quasi quattro mesi in simultanea con il valico ferroviario del Fréjus. Appena oltre il confine con la Svizzera proseguono i lavori di ripristino della galleria del Gottardo per l’incidente dell’agosto 2023. Continua il caos sul Brennero dove Vienna applica da anni blocchi selettivi ai trasportatori che tengono in piedi l’import-export italiano fondato sulla gomma a costo di incassare una censura dell’Ue e, prima della prossima estate, un ricorso di palazzo Chigi alla Corte di giustizia europea.
In Lombardia proseguono a rilento i lavori sulla Pedemontana (Apl) che, nel silenzio generale, ha aggiornato il cronoprogramma sul termine dell’opera al 2031. Intanto il budget sfiora i 5 miliardi di euro e grava sull’azionariato interamente pubblico di Apl, partecipata dalla Lombardia, presieduta dal leghista Attilio Fontana, e dall’altra controllata regionale Ferrovie Nord Milano. L’opera avviata nel 2010 procede con la supervisione di Cal (concessionarie autostradali lombarde) del gruppo Anas-Fs ed è la più costosa della storia italiana con circa 57 milioni di euro per un tracciato di 87 chilometri.
Il presidente di Apl è Luigi Roth, 84 anni il prossimo novembre, ex formigoniano di lunghissimo corso con esperienze alla guida di Fnm e della Fondazione Fiera Milano. Roth è stato confermato in carica alla fine di aprile e a maggio sono partiti i nuovi cantieri nell’area brianzola di Seveso-Meda-Cesano Maderno.
La concessionaria è diretta da Sabato Fusco, manager irpino che ha lavorato ad Autostrade per l’Italia e alla Cav, altra concessionaria autostradale pubblica creata dall’Anas in compartecipazione con la regione Veneto. Fusco ha realizzato il passante di Mestre e ha buoni rapporti con il mondo industriale e con l’ambiente del presidente leghista Luca Zaia. Anche qui c’è stata l’occasione di un’inaugurazione pre-elettorale il 3 maggio con l’apertura del collegamento con l’autostrada A4 a Montecchio Vicentino. Per una serie di accordi presi a crescente vantaggio del costruttore, il consorzio fra la piemontese Sis e gli spagnoli di Sacyr, la superstrada da 3 miliardi che collega le province di Vicenza e Treviso obbliga la regione a versare un canone in cambio dei pedaggi fino alla scadenza della concessione nel 2059. Il saldo fra ricavi e canone è negativo per 60 milioni di euro, secondo le previsioni del consiglio regionale, nel triennio fino al 2026. Poi lo squilibrio si aggraverà con l’aumento del canone che arriverà fino a 450 milioni di euro l’anno con effetti molto pesanti sui conti. Le conseguenze politiche potrebbero non riguardare più la Lega, visto che Zaia non otterrà il terzo mandato avversato da Giorgia Meloni. La soluzione che circola a Roma porterebbe a una statalizzazione della Pedemontana veneta con il trasferimento nella cosiddetta Anas 2, nuova società voluta dal governo per gestire le concessionarie pubbliche, sia a pagamento (Sitaf, Asti-Cuneo, traforo del Monte Bianco) sia gratuite come il Gra o l’A2 Salerno-Reggio Calabria.
Tra Lombardia e Veneto si gioca anche la partita delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. Anche qui è arrivata l’inchiesta della magistratura per la Parentopoli degli assunti durante la gestione del precedente ad Vincenzo Novari. Parte della rete di infrastrutture prevista per il debutto dei Giochi a febbraio del 2026, fra meno di due anni, è già stata proiettata molto oltre la cerimonia di chiusura tanto che il governo ha commissariato il braccio operativo Simico a fine gennaio. Sono fuori dai tempi della competizione la tangenziale di Sondrio, la ciclabile di Lecco, i lavori sulla ex stazione ferroviaria di Cortina, che dureranno ventotto mesi per 98 milioni di euro, le varianti Longarone-Cortina e Trescore-Entratico e gli interventi sulla statale dello Stelvio in Valtellina.
Per tenere in Italia le gare di bob, slittino e skeleton, è iniziato il rifacimento della pista Eugenio Monti che costerà oltre 80 milioni di euro. Lo sliding center sembra destinato all’abbandono dopo le gare, com’è successo all’impianto piemontese di Cesana costruito per le Olimpiadi di Torino del 2006 e abbandonato pochi anni dopo. Adesso non è chiaro se Cesana andrà smantellata, con aggravio di costi, e se gli ispettori di Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), omologheranno la nuova Monti. L’alternativa sarà emigrare in Austria, Svizzera o, un po’ più in là, a Lake Placid, nello stato di New York. Un’altra sconfitta per lo slogan “prima gli italiani”.
(da lespresso.it)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
IN REALTA’ I TIFOSI DICEVANO “PUTIN KHUYLO”, OVVERO “PUTIN VAFFANCULO”
La macchina delle fake news ha iniziato a percorrere le vie di Euro2024. E ha parcheggiato all’Allianz Arena di Monaco di Baviera, dove lunedì 17 giugno la Romania ha battuto 3-0 l’Ucraina. Nei video diffusi in rete poco dopo la fine del match, si potevano ascoltare i tifosi della Romania inneggiare con un coro a Putin.
Sarebbe stata la massima offesa per il popolo dell’Ucraina: l’omaggio all’invasore. Proprio mentre la Federcalcio di Kiev sta portando nelle città tedesche dove gioca la sua nazionale un’installazione itinerante che mostra quel che resta di una tribuna dello stadio Sonyachny di Kharkiv distrutto dai bombardamenti ordinati da Mosca.
Il video completo: non un coro a favore ma un insulto contro Putin
Ebbene, era una notizia falsa, una “fake news”, come subito gli utenti romeni avevano fatto notare commentando il post ingannevole. Perché il filmato era stato tagliato e montato in modo che si sentisse solo la folla mentre scandiva il nome di Putin.
In realtà, nel video e, soprattutto, nell’audio completo, che trovate qui sotto, si sentono i tifosi della squadra che ha vinto la sfida sul campo mentre ripetono un insulto contro il presidente russo: “Putin khuylo!”, che significa “Putin vaffa…”. Un coro contro l’invasore e di solidarietà verso gli ucraini, battuti nella sfida calcistica ma non offesi dai romeni presenti all’Allianz Arena.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
POI REPLICA A RAGGI: “IL NOSTRO CAMPO E’ QUELLO PROGRESSISTA, SE QUALCUNO HA INCLINAZIONI DI DESTRA NE TRAGGA LE CONSEGUENZE”
«Il destino del Movimento non è nelle mani di Grillo. È nelle mani di un’intera comunità che deciderà del suo futuro all’assemblea costituente del prossimo settembre».
Risponde così, ai cronisti in Transatlantico o il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, commentando le ultime dichiarazioni del fondatore M5S. Ieri Beppe Grillo, in un suo spettacolo teatrale, aveva rivolto battute amare verso l’ex presidente del Consiglio.
«È un momento storico, ieri ho incontrato ieri Conte, mi ha ha fatto un po’ tenerezza. Ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo», ha dichiarato dal palco. «Non è più il momento di gridare, è l’epoca di Conte, è una persona moderata. Il Movimento che abbiamo fatto forse non c’è più, dicono che forse siamo vaporizzati, forse è la parola giusta. Abbiamo fatto delle cose meravigliose», ha aggiunto il comico
Battute, sulla vena grillina che conoscono tutti da sempre, ma che potrebbero svelare una certa tensione tra il comico e l’avvocato. Conte ha provato poi a stemperare: «Abbiamo parlato un’ora e mezza – ha raccontato ai cronisti – abbiamo scherzato, riso, l’ho lasciato in ottima forma, assolutamente coinvolto e pimpante. Poi lasciamogli fare liberamente le battute che ritiene. Rispetto a quella che ha fatto su Berlusconi, ho trovato più originale quella su Draghi grillino anche se più dannosa per M5s».
Conte replica a Raggi: «Il campo M5S è progressista»
«Che significa ritornare alle origini? Significa restart, rewind? Il contesto politico e sociale è completamente mutato. Se non lo riesci a interpretare, sei sempre più fuori», ha aggiunto poi Conte commentando le recenti dichiarazioni di Virginia Raggi.
Al Corriere della Sera Di recente l’ex sindaca aveva detto che allearsi con altre forze politiche snaturava il Movimento. A chi gli ha chiesto se il campo prescelto fosse quello progressista, Conte ha risposto: «Assolutamente, poi se qualcuno ha inclinazioni di destra ne tragga le conseguenze».
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
“PREVALGA L’INTERESSE GENERALE. SI PREVENGANO I PERICOLI FINCHE’ SIAMO IN TEMPO”
“Facciamo appello a tutte le forze politiche affinché prevalga l’interesse generale, si ascoltino gli allarmi che autorevolmente sono stati lanciati e si prevengano i pericoli. Finché siamo in tempo”. Lo dicono gli oltre 180 costituzionalisti che hanno firmato un appello in cui si schierano con Liliana Segre e contro il premierato, il giorno in cui al Senato viene approvata la riforma tanto cara alla premier Giorgia Meloni. E le opposizioni scendono in piazza per ribadire la loro contrarietà.
“La nostra Costituzione è un testo che va maneggiato con cura ed è naturale che quest’attenzione debba essere massima da parte di tutti i cittadini nel momento in cui il disegno di cambiamento investa i suoi punti chiave”, si legge nell’appello che tra l’altro sottolinea: “Ci sono però dei momenti nella vita di un Paese nei quali il progetto di cambiamento delle regole fondamentali assume un significato preoccupante. Sono questi i tempi nei quali alcune personalità di altissimo valore morale, pur non essendo “addette ai lavori”, sentono la necessità di uscire allo scoperto per denunciare possibili pericoli. Questo è quanto è avvenuto il 14 maggio di quest’anno, quando la senatrice a vita Liliana Segre ha chiesto la parola per intervenire nel dibattito sul premierato che si stava svolgendo nell’Aula del Senato”.
“Ascoltando quelle parole pronunciate con tanta autorevolezza, molti costituzionalisti e studiosi di diritto pubblico, anche i meno avvezzi a sottoscrivere appelli, hanno deciso non di prendere una posizione autonoma ma di mettersi al fianco di Liliana Segre”, si legge ancora.
“Tutti i timori esposti nell’accorato intervento della senatrice Segre sono fondati. La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli. Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del Governo, distruggendo così la separazione dei poteri. Il Presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante.
Di fronte a tutto questo anche noi – come la Senatrice – non possiamo e non vogliamo tacere”, concludono i costituzionalisti.
Hanno aderito all’appello alcuni ex presidenti e vicepresidenti della Corte costituzionale come Enzo Cheli, Ugo de Siervo, Gaetano Silvestri, Gustavo Zagrebelsky e, tra gli altri, (in ordine di adesione) i costituzionalisti Vittorio Angiolini, Agostina Cabiddu, Roberto Zaccaria, Federico Sorrentino; Sergio Bartole, Mario Dogliani, Franco Bassanini, Roberta Calvano, Antonio D’Atena, Mauro Volpi, Roberto Romboli, Paolo Caretti,Antonio Ruggeri, Paolo Ridola, Camilla Buzzacchi Gian Candido de Martin, Maurizio Pedrazza Gorlero, Maria Cristina Grisolia, Massimo Villone, Francesco Pallante, Fulco Lanchester, Alfonso di Giovine,Stefano Grassi, Enrico Grosso, Enzo Balboni, Gianmario Demuro, Emanuele Rossi Omar Chessa, Barbara Pezzini,Giuditta Brunelli, Andrea Pugiotto, Gaetano Azzariti, Cesare Pinelli, Roberto Bin, Claudio de Fiores, Pietro Ciarlo, Margherita Raveraira, Paola Marsocci, Agatino Cariola, Antonio Cantaro, Alessandro Torre, Tania Groppi, Massimo Siclari Michela Manetti, Andrea Pertici, Luigi Ventura.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
A LINATE ITA-LUFTHANSA LASCERANNO LIBERI 15-17 COPPIE DI SLOT, PER LA GIOIA DI RYANAIR, CHE SE LI PRENDERÀ
A questo punto soltanto un dispetto dell’ultimo minuto può far saltare le nozze tra Ita Airways e Lufthansa. Ieri la Commissione europea ha comunicato al Tesoro e al gruppo tedesco il suo parere preliminare positivo sull’unione in alta quota.
Un via libera tecnico che segue l’approvazione del pacchetto di rimedi proposto dai soggetti coinvolti, anticipa l’ok «politico» e porta a conclusione la ricerca durata anni di un solido partner industriale della compagnia italiana di bandiera.
Bruxelles attende solo il documento finale con i sacrifici. Gli uffici della commissaria Margrethe Vestager si ritengono soddisfatti della bozza inviata domenica sera. La data della decisione sull’operazione resta il 4 luglio, ma tra oggi e domani l’Antitrust Ue dovrebbe comunicare di aver ricevuto i «rimedi rivisti».
I rimedi di Mef e Lufthansa sono giudicati «buoni» perché rispondono alle preoccupazioni dell’Antitrust sui tre fronti critici: un’eccessiva quota di mercato a Milano Linate, una situazione di monopolio su alcune rotte di corto raggio (tra Italia e Germania, Austria, Svizzera, Belgio) e la riduzione della concorrenza Roma-Nord America.
«Credo che convoleremo a nozze», dice il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Sono convocati sposa e testimoni, però potrebbe anche non presentarsi il Don Abbondio della situazione». «Un matrimonio è sempre una buona occasione per essere felici», replicano da Lufthansa.
Ma quali sono i sacrifici? Su Linate Ita e Lufthansa lasceranno 15-17 coppie di slot (30-34 voli giornalieri in entrambe le direzioni). Almeno un vettore rivale, che dovrà essere approvato dall’Ue, subentrerà a fare concorrenza per tre anni nelle rotte di corto raggio «problematiche» — quelle dove la fusione porterebbe a un monopolio –, sia a Linate sia a Roma Fiumicino, mentre o la stessa compagnia o un’altra useranno altri slot per avviare nuovi collegamenti.
Sui voli Fiumicino-Nord America l’accordo prevede – sempre con durata triennale – l’ingresso di una concorrente nelle tratte «attenzionate» (4-5) oppure due vettori già presenti possono offrire voli con scalo nei loro hub (Parigi, Amsterdam, Londra, Madrid), ma la durata totale non deve essere oltre le 3 ore rispetto al viaggio diretto.
(da agenzie)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
IL PROCESSO SI SVOLGEREBBE SALTANDO L’UDIENZA PRELIMINARE, CON L’IMPUTATO CHE RESTA IN CUSTODIA CAUTELARE… PRIMA PERÒ IL RIESAME DOVRÀ PRONUNCIARSI SUL RICORSO DI TOTI PER TORNARE IN LIBERTÀ… I PM ATTENDONO L’ANALISI DEI CELLULARI SEQUESTRATI
I pm ne hanno parlato, si sono confrontati tra loro e ora, ad oltre quaranta giorni dall’arresto di Giovanni Toti, più che un semplice esercizio di scuola, l’ipotesi di chiedere il giudizio immediato è sul tavolo della Procura di Genova.
Se la richiesta dovesse concretizzarsi, il Governatore rischierebbe di restare ai domiciliari ancora molti mesi dopo l’arresto del 7 maggio per corruzione, falso e voto di scambio.
Si chiama giudizio immediato «custodiale», è l’incubo peggiore degli avvocati, perché il processo si svolge saltando l’udienza preliminare con gli imputati che restano in custodia cautelare, in un carcere o in casa. Per capire: è accaduto ad Alessandro Impagnatiello, il barman di 31 anni processato a Milano per l’omicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata di 29 anni incinta al settimo mese.
Le condizioni per le quali il pm può chiedere il giudizio immediato sono nell’articolo 453 del codice di procedura penale: oltre al fatto che l’accusato deve essere agli arresti come Toti, è necessario che la prova della responsabilità sia «evidente» e che sia stato interrogato durante le indagini.
Per quanto riguarda Giovanni Toti, da come si muovono si direbbe che i magistrati guidati da Nicola Piacente che sono già convinti di avere in mano prove evidenti, dato che le indagini sembrano praticamente concluse e non si vedono altri filoni all’orizzonte.
Stanno sentendo a cadenza forzata i testimoni e sono in attesa dei risultati dell’esame dei cellulari sequestrati nel blitz del 7 maggio.
Non ci vorrà troppo tempo per terminare queste attività. Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere con il gip Paola Faggioni, Giovanni Toti è stato già interrogato il 23 maggio dai pm, e questo soddisfa un altro requisito dell’immediato.
Prima di valutare se chiedere l’immediato, però, la Procura dovrà necessariamente attendere che il Tribunale del riesame si pronunci sul ricorso che il legale del Governatore, l’avvocato Stefano Savi, ha annunciato dopo il no del gip alla revoca dei domiciliari.
Se Riesame e poi Cassazione confermeranno la decisione del gip, lo spettro dell’immediato potrebbe concretizzarsi davvero complicando non poco la vita di Toti.
Questo quadro a tinte fosche crollerebbe, però, se Giovanni Toti si dimettesse, visto che una delle esigenze cautelari si basa sulla sua permanenza nella poltrona di governatore dalla quale, scrive il gip, potrebbe continuare a commettere reati.
Ma non ha alcuna intenzione di farlo. Quando ieri Savi ha depositato al gip la lista dei politici (confermati i nomi dell’onorevole Maurizio Lupi e dei vertici del centro destra liguri) che Toti vorrebbe essere autorizzato ad incontrare «in vista delle decisioni future», ha ripetuto come un mantra che tra esse «non ci sono le dimissioni».
(da “Corriere della Sera”)
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Giugno 18th, 2024 Riccardo Fucile
ELLY: “MAI PIU’ DIVISI”, OVAZIONE DELLA PIAZZA CHE SCANDISCE “UNITA’, UNITA'”
Piazza Santi Apostoli a Roma stracolma per la manifestazione contro le riforme del premierato e dell’autonomia promossa dalle opposizioni: Pd, M5s, Avs e Più Europa. In piazza sventolano le bandiere dei quattro partiti insieme a quelle dell’Italia, dell’Europa e della pace.
Fra i cartelli esposti “Dittatori d’Italia altro che fratelli” e “Aggressione in Parlamento”. “Su questa Costituzione antifascista avete giurato”, ricorda uno di questi. “Siete e sarete sempre dei poveri fascisti”, la parafrasi da una frase di Silvio Berlusconi rivolta, anni fa, ai “poveri comunisti”. Un riferimento all’inchiesta di Fanpage è il cartello: “Meloni è fiera delle sue giovanili neofascista”.
«E’ una bellissima piazza, con tanta partecipazione. L’abbiamo convocata in pochi giorni. La bellezza di vedere tante bandiere, diverse e tutte insieme, unite per difendere la costituzione e l’unità nazionale», ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein in Piazza Santi Apostoli che ha abbracciato il leader 5stelle Conte.
«Oggi al Senato è passato il premierato, la sedicente patriota sta portando avanti la sua riforma che spacca l’Italia. Stanno forzando anche alla Camera per portare avanti l’autonomia differenziata, una riforma che vuole aumentare le diseguaglianze. E’ importante essere qui come forze di opposizione, realtà politiche, sociali e associative, cittadini insieme per impedire di stravolgere la nostra costituzione. Li fermeremo insieme, li dobbiamo fermare», aggiunge Schlein.
«Noi ci siamo rivolti a tutti, abbiamo invitato tutti e rispettiamo le scelte di ciascuno. Io penso che sia importante aver dato questo segnale, per la prima volta aver convocato insieme una manifestazione unitaria, e c’è sempre il tempo per allargare quando gli obiettivi sono comuni», ha continuato Elly Schlein, a chi le chiede della scelta di Azione e Iv di non partecipare.
«Gli obiettivi sono quelli di evitare una riforma che non esiste in alcun paese al mondo, perché scardina gli equilibri tra i poteri dello Stato, a difesa della democrazia. E siamo qui per bloccare l’autonomia differenziata in questo cinico baratto che trascina indietro regioni che già si trovano a far più fatica», ha aggiunto.
«La piazza di oggi è un segnale al Paese, bisogna essere uniti – ha detto Angelo Bonelli alla manifestazione. E’ un piccolo passo, ma significativo, per costruire l’unità delle opposizioni e mandare Meloni all’opposizione».
«Siamo qua insieme senza pregiudiziali. Chi non è oggi in piazza deve riflettere rispetto a quello che è un sentimento sempre più crescente di profonda preoccupazione. Vogliamo scassare la figura di garanzia del presidente della Repubblica? Vogliamo vendere il sud a Salvini? No grazie. La politica deve intervenire con responsabilità ed è quello che noi di Avs vogliamo fare», ha aggiunto.
Il presidente del M5S Giuseppe Conte, dopo aver partecipato alla Camera ai lavori sull’autonomia differenziata, è arrivato a Piazza Santi Apostoli a piedi accompagnato da tutto il gruppo M5S di Montecitorio. L’ex premier e la delegazione del Movimento, prima di raggiungere la manifestazione delle opposizioni contro le riforme dell’autonomia e del premierato, ha sfilato davanti palazzo Chigi. Presente, tra gli altri, anche l’ex presidente della Camera Roberto Fico.
«Non ci sono calci e pugni a nostri deputati nell’aula di Montecitorio che ci fermeranno –ha detto Conte. La nostra reazione contro l’autonomia differenziata, contro lo spacca Italia è forte e unitaria: non passeranno». Una citazione, quella di Conte, del discorso della rivoluzionaria e parlamentare basca Dolores Inarruri, in difesa della Repubblica nel 1936.
Dal palco Conte ha continuato: «Questa piazza è la migliore risposta all’arroganza e alla violenza. Noi siamo la risposta, noi qui presenti. La settimana scorsa si è consumato uno spettacolo indegno di una democrazia. Quella non è stata una rissa, ma un pestaggio contro Leonardo Donno. Colpito con calci e pugni. Se non fossero intervenuti i commessi parlamentari, come lo avrebbero ridotto?» «E Donno è stato punito alla stregua dei suoi aggressori. Una vergogna da parte dell’ufficio di presidenza», ha aggiunto.
Conte ha poi chiamato Leonardo Donno che è salito sventolando il tricolore. «Non ci facciamo intimorire. Se sventolare il tricolore è una provocazione allora sventoliamo più forte questo tricolore. Se c’è un ministro che indietreggia davanti al tricolore, continuano a sventolarlo che a forza di indietreggiare li mandiamo a casa», ha detto il parlamentare.
Contro il premierato «raccoglieremo milioni di firme e dimostreremo in modo democratico che il Paese non è d’accordo con le idee anti democratici e illiberali che questo governo sta portando avanti», ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di +Europa, in piazza.
«Non penso che Meloni possa vincere il referendum sul premierato. Il popolo italiano non credo che voglia mettere il Paese in mano a una… non voglio dire una brutta parola. Si propone il premierato per avere più capacità di decisione e poi il Paese sta sprofondando nella palude burocratica», ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca al margine della manifestazione.
«Dobbiamo contrastare un centralismo neo borbonico asfissiante e intollerabile» ha aggiunto il governatore della Campania. «Dobbiamo migliorare il funzionamento delle istituzioni, ma non possiamo stravolgere la Costituzione. Non dobbiamo creare illusioni di magie individuali. Con tutto il rispetto, non vedo statisti a capo di questo governo. Non vedo Churchill».
(da agenzie)
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