Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
SECONDA PUNTATA DELL’INCHIESTA DI FANPAGE: COSI’ SI ESPRIMONO I MILITANTI DEL MOVIMENTO GIOVANILE DI FRATELLI D’ITALIA
Insulti antisemiti, odio razziale e omofobia, sono questi gli aspetti più oscuri che emergono nella seconda puntata dell’inchiesta condotta da Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, sulla giovanile di partito di Fratelli d’Italia.
Protagonisti sono sempre i militanti più in vista di Gioventù nazionale, che negli anni hanno collaborato, o collaborano ancora, con i massimi dirigenti di Fratelli d’Italia: come il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato, la deputata Ylenja Lucaselli, e l’onorevole Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di Fratelli d’Italia.
“Dentro Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti, antisemiti, violenti e nostalgici delle dittature del Novecento” ha dichiarato il deputato Giovanni Donzelli a proposito della nostra inchiesta.
A esprimere queste posizioni, però, sono le stesse persone che operano accanto ai parlamentari di Fdi e non semplici “minorenni e ventenni ripresi a loro insaputa in un contesto di informale sguaiatezza” come sostenuto dal presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani.
Lo stesso Roscani che, insieme a Caterina Funel, componente della segreteria congressi di Fdi, ha fatto visita ai giovani militanti proprio al campo comunitario raccontato nell’indagine in due puntate.
Dopo la pubblicazione della prima parte della nostra video inchiesta, diversi ex militanti di Gioventù Nazionale si sono messi in contatto con Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, e hanno raccontato come le loro esperienze, maturate in diverse regioni del Paese, fossero in linea con quanto emerso dal lavoro condotto sotto copertura.
“Quando sono entrato pensavo che fossero aperti a idee più liberali e moderate – racconta Paolo (nome di fantasia, ndr) ex militante della giovanile del partito in Toscana – ma ho trovato una totale chiusura, mi sono imbattuto in una profonda assenza di cultura politica e mi sono fatto condizionare da queste idee senza neanche rendermene conto. Entri in un contesto che ti spinge a conformarti a un linguaggio violento se non vuoi essere marginalizzato. Più ti adegui e più ti radicalizzi”.
L’antisemitismo e le dichiarazioni di facciata
A margine degli eventi politici e organizzativi del partito, oltre che nelle chat del movimento giovanile, sono frequenti gli insulti, soprattutto quelli antisemiti, provenienti in particolare da coloro che si sentono costretti a sostenere la solidarietà a Israele come dettato dal governo di Giorgia Meloni.
“Gli ebrei sono una casta, campano di rendita in virtù dell’Olocausto – afferma una militante del circolo di Gioventù nazionale Centocelle – Sono troppi, io li disprezzo come razza, perché oggettivamente è una razza, c’è la razza ariana, c’è la razza ebraica, c’è la razza nera”.
Quando si tratta di organizzare eventi formali, come l’inaugurazione di Casa Italia, però, tra gli invitati figurano ospiti come Ester Mieli, ex portavoce della comunità ebraica di Roma, nonché attuale vicepresidente della commissione Segre per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La partecipazione della senatrice Ester Mieli all’apertura di Casa Italia ha fatto molto discutere: la sua presenza, infatti, non è passata inosservata tra i colleghi della commissione che hanno chiesto una presa di posizione di Mieli rispetto alle immagini che mostrano i militanti di Gioventù nazionale scambiarsi “Sieg Heil!”, e ricordare con nostalgia i tempi dello stragismo nero. Da lei, però, non è arrivata alcuna risposta.
Nel video, mostriamo come, durante la polemica con il conduttore di Radio Anch’io, Giorgio Zanchini, Mieli abbia ricevuto il sostegno della comunità dei militanti. Ma, proprio commentando questa vicenda, mentre si reca alla convention di Pescara del partito, la presidente di Casa Italia, Flaminia Pace, ironizza sul fatto che pochi minuti prima di scrivere il comunicato a sostegno della Senatrice Mieli era “a prendersi per il culo sulle svastiche”.
Durante quello stesso viaggio, come in altre occasioni, tra cui il campo comunitario, i militanti ascoltano le canzoni dei 270bis, la band di rock identitario guidata da Marcello De Angelis, ex portavoce del presidente della regione Lazio Francesco Rocca, costretto alle dimissioni dall’incarico proprio per i riferimenti antisemiti nei suoi testi.
Tale ambiguità si ripropone in più occasioni: durante uno dei volantinaggi organizzati per la campagna elettorale delle Europee i militanti di Gn Pinciano vengono avvicinati da una giovane simpatizzante di Fratelli d’Italia appartenente alla comunità ebraica di Roma, a cui poco dopo si aggiunge anche la madre: “Come ebrea io guardo l’atteggiamento che hanno i partiti nei confronti di Israele, il mio nemico in questo momento sono i terroristi di Hamas che la sinistra sta difendendo”.
Uno dei responsabili del circolo Pinciano suggerisce il nome di Elly Schlein come esempio di questa tendenza e la donna risponde: “Quella testa di cavolo che se potessi vederla impalata lo farei molto volentieri”. A questa affermazione Pace replica: “Pure noi”.
Quando la ragazza si allontana il commento di Pace è sprezzante: “Ti pare che dovevamo beccare l’unica ebrea?”.
Eppure è la stessa Pace a sottolineare più volte le proprie radici ebraiche quando, in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi, scrive: “A dimostrazione del fatto che chi è di Destra non è un Fascista, estremista e nostalgico, la famiglia da parte di mio papà è di religione ebraica”.
Nelle chat di Gioventù nazionale Bari: tra insulti omofobi, razzisti e odio per gli ebrei
La violenza verbale verso gli ebrei è presente anche nelle chat di Gioventù nazionale Bari, coordinata dalla presidente provinciale Ilaria Partipilo, che negli eventi pubblici affianca il deputato Donzelli e che ha presenziato al campo comunitario Cabiria, nelle occasioni di formazione politica in cui si cantava “Sieg Heil” e si inneggiava a Mussolini.
Partipilo, quando scrive con i militanti di cui è responsabile li definisce “camerati”, ridicolizza un militante di Gioventù nazionale di religione ebraica, parla di “ebrei infami”, condivide foto di svastiche e croci celtiche disegnate all’università, definisce “menomate” le persone affette da sindrome di Down e scrive frasi come “mi ha contattata un ne*ro”, sostenendo di volerlo “aggregare così nessuno mi poteva accusare di razzismo”.
“Le cose che avete mostrato nel servizio io le sapevo da anni, ma perché le ho vissute in prima persona – afferma Enrico (nome di fantasia, ndr) ex militante di Gn Bari – dovevi aderire fin da subito al loro modus operandi, non potevi contrastarli anche se non la pensavi come loro, non avevi diritto di parola, mi sono sentito dire: non siete cani sciolti, dovete stare al guinzaglio”.
È sempre in queste chat che i giovani militanti, dopo aver condiviso immagini di Hitler e Mussolini, selfie con le statue di cera del Duce e del Führer, slogan del movimento neofascista Ordine nuovo, e richiami alla Decima Mas, si scambiano messaggi vocali dal contenuto intriso d’odio: “Io non ho niente a che fare con un nero che puzza – annuncia uno dei militanti più attivi di Gn Bari – in Africa non sono abituati all’acqua, da voi non lo so se si usa farsi la doccia col sapone. Non potete andare nel pullman con le persone normali”.
“Giravano idee molto radicali – racconta Paolo (nome di fantasia, ndr), ex militante nelle giovanili di Fdi a Firenze – alla fine mi sono accorto che queste cose mi stavano cambiando e non ne ero nemmeno del tutto cosciente”.
All’interno dei circoli di Gioventù nazionale i contenuti offensivi sono frequenti, anche quando i militanti si trovano a margine degli eventi organizzati dal partito, come le manifestazioni in ricordo dei militanti del Fronte della gioventù uccisi durante gli anni di Piombo. Qui i giovani non perdono occasione per esprimere la repulsione rispetto alla comunità LGBTQI+ e all’idea che a scuola possano insegnare persone con diversi orientamenti sessuali: “Il mio professore di latino è gay e convive con un uomo”, “che schifo, cambia classe”, replica una militante; “ci sono i trans che si sentono donne e vanno a manifestare”, “ma è una donna o non è una donna?”, chiede un’altra.
Il ruolo dei dirigenti
Ad alimentare le posizioni più intolleranti e discriminatorie sono le stesse persone che, già oggi, ricoprono incarichi all’interno del partito.
Durante il periodo trascorso sotto copertura la giornalista di Fanpage.it frequenta Elisa Segnini Bocchia di San Lorenzo, candidata, non eletta, al consiglio comunale di Bergamo, alle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Segnini è presentata come una delle giovani promesse della destra, oltre a essere consocia di Aristocrazia Europea, l’associazione monarchica tradizionalista con posizioni filorusse animata dal Barone nero Roberto Jonghi Lavarini, già protagonista della video inchiesta di Fanpage.it Lobby Nera.
Il ruolo di Segnini è rilevante perché oltre a essere una militante di Gioventù nazionale Pinciano, si trova a Roma perché è capo segreteria dell’onorevole Ylenja Lucaselli, componente della Commissione bilancio.
In presenza delle telecamere Segnini si defila, come accaduto in occasione della cerimonia organizzata per commemorare il militante di destra Paolo Di Nella, quando decide di non partecipare al rito del presente perché corre il rischio di essere ripresa dalle telecamere dei giornalisti presenti e creare imbarazzo alla deputata.
Nel privato, però, Segnini rivendica la propria posizione radicale, dichiarandosi una vera estremista: “Non ho mai smesso di essere razzista né fascista – premette – quindi non ti preoccupare, mi stanno sempre sui coglioni i ne*ri e i comunisti”.
Durante la preparazione della campagna elettorale, a proposito della possibile elezione di Ilaria Salis, Segnini dichiara il suo proposito in caso di mancata elezione dell’attivista allora reclusa in Ungheria: “Vado apposta a Budapest, a fare festa, vado con Orban e gli dico [Ilaria Salis, ndr] deve marcire in galera con i topi e con i ratti, che le mangiano le dita dei piedi. Oppure la metti nel deserto e la fai mangiare dalle formiche.”
È il 7 giugno, la sera della chiusura della campagna elettorale di Nicola Procaccini in vista delle europee e mentre si recano alla festa organizzata dal partito i militanti se la ridono: “Il nero sta bene su tutto tranne che sulla pelle”.
(da Fanpage)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
LA PROSPETTIVA PIÙ CREDIBILE, AL MOMENTO, È UN GOVERNO DI LARGHE INTESE SOCIALISTI-LIBERALI, O UN ESECUTIVO TECNICO
Il duello televisivo tra Gabriel Attal e Jordan Bardella, a detta di tutti gli osservatori, ha avuto un vincitore chiaro: il premier macroniano ha avuto la meglio di fronte al giovane galletto coccodè di Marine Le Pen.
Attal ha stracciato l’avversario argomentando in maniera strutturata le sue ragioni e riuscendo a far sembrare i suoi competitor (oltre a Bardella, c’era Manuel Bompard, del Nuovo fronte popolare) dei volenterosi ma improvvisati.
Il politologo Jacques Attali sostiene che il 7 luglio, giorno del ballottaggio, all’80% non ci sarà nessun vincitore.
Il Rassemblement National avrà più deputati, ma non la maggioranza assoluta.
I liberali di Macron dovranno convincersi a coabitare con la sinistra di Hollande e Glucksmann, che si sono alleati con “l’estremista” Melenchon.
Dunque, la prospettiva più credibile, al momento, sono le larghe intese tra socialisti e liberali, o un governo tecnico.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
PER IL PM, L’ASSASSINO HA SPARATO A DISTANZA RAVVICINATA CON L’INTENZIONE DI AMMAZZARE E NON DI SPAVENTARE L’ANIMALE
Uccisione di animali aggravata da crudeltà ed esplosioni pericolose in un luogo abitato. Questi i reati che il procuratore di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, contesta al 57enne di San Benedetto dei Marsi accusato di aver ucciso l’orsa Amarena, mettendo in fuga i suoi due cuccioli.
Lo rende noto l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che immediatamente ha presentato denuncia alla Procura per uccisione di animale.
“La giustizia farà il suo corso – commenta l’Oipa – anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare”.
L’orsa Amarena, uno dei simboli del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), è stata uccisa a fucilate nella notte del 31 agosto scorso alla periferia di San Benedetto dei Marsi (AQ).
L’autore del reato fu subito identificato. L’avviso di chiusura indagini – prosegue la nota – arriva dopo che il pm Cerrato ha esaminato la perizia balistica, che ha confermato come l’indagato abbia sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l’animale. La perizia attesta che si è trattato di una fucilata intenzionale ed esplosa da una distanza ravvicinata.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
BASTA INGINOCCHIARSI ALLA DUCETTA E A FRATELLI D’ITALIA, RICONQUISTIAMO UNA NOSTRA DIMENSIONE AUTONOMA, TORNANDO A QUELLA IDENTITÀ DI PARTITO MODERATO E LIBERALE CHE AVEVA IN MENTE MIO PAPÀ… MESSAGGIO RECEPITO: NEL POMERIGGIO TAJANI HA LASCIATO LA SEDIA VUOTA AL SENATO: IL MINISTRO DEGLI ESTERI NON SI È PRESENTATO PER ASSISTERE ALLA REPLICA DELLE COMUNICAZIONI DELLA PREMIER IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DI DOMANI
L’intervista di Marina Berlusconi al “Corriere della Sera”, in cui la “Cainana” ha attaccato il governo sui diritti LGBT (“Mi sento più in sintonia con la sinistra”), è stata uno sganassone a Giorgia Meloni, ma soprattutto ad Antonio Tajani. La capa di Mondadori, azionista di maggioranza, insieme ai fratelli, di Forza Italia (il partito ha un debito di quasi 100 milioni verso la famiglia del Cav), ha mandato un segnale inequivocabile al suo “amministratore delegato”.
Ovvero: caro Tajani, basta inginocchiarsi davanti alla Ducetta e a Fratelli d’Italia, riconquistiamo una nostra dimensione autonoma, tornando a quella identità di partito moderato e liberale che aveva in mente Silvio Berlusconi.
Il messaggio deve essere rimbombato nelle ‘recchie del vicepremier merluzzone, che nel pomeriggio non si è presentato al Senato, per la replica delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
RENZI AFFONDA: “SE VUOLE SAPERE CHI L’HA ESCLUSA, SI GUARDI INTORNO, E’ STATO IL PPE DI TAJANI”
“Trovo positivo che la presidente del Consiglio si accodi a chi come noi l’Europa vuole cambiarla e non uscirne. Mi aspetto che nella discussione di domani porti le priorità del Paese e non della sua famiglia politica, perché spesso le due cose non coincidono”.
È l’affondo della segretaria del Pd Elly Schlein nelle dichiarazioni di voto in Aula alla Camera dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo.
Contro Giorgia Meloni si scaglia anche il leader M5S, Giuseppe Conte: “Recuperi l’immagine dell’Italia, imparate ad amare il tricolore, non a sventolarlo nelle dirette social”. E rievoca le parole rivolte stamane dalla premier ai suoi ministri (“ragà, alzateve pure voi”): “Mutuo il suo linguaggio: ragazzi svegliatevi”.
A innescare gli attacchi del centrosinistra sono state le parole della presidente del Consiglio alla vigilia del vertice Ue sulle nomine per i top jobs. Una partita, quella europea, nella quale la leader del governo italiano è stata di fatto esclusa, alla luce del patto siglato tra Ppe, Pse e liberali.
“Meloni non vuole inciuci con la sinistra? Non si preoccupi. Questa sinistra non è disponibile e non lo sarà mai” a fare accordi con le destre in Ue, ha rivendicato Elly Schlein.
E ha aggiunto: “Non si lamenti se nel Parlamento europeo dove la democrazia conta e i socialisti hanno più deputati di voi ci opponiamo a qualsiasi alleanza con voi e con i vostri alleati che non credono nell’Ue”.
Poi, rivolgendosi alla premier, ha posto l’accento sul tema dei migranti: “Il fatto che nessuno parli più di redistribuire chi arriva in Italia non è una conquista, ma la vostra resa. Mentre lei fa accordi con l’Albania, noi in Italia continuiamo ad essere l’Albania dei vostri amici in Europa, come Viktor Orban. Dico a Meloni che il problema non sono le sue personali simpatie o amicizie: il punto è con chi costruire alleanze strategiche per l’Italia”.
Sulle alleanze ha insistito anche Giuseppe Conte: “Negli ultimi anni gli accordi col centrosinistra li avete già fatti. Come quello sul patto di stabilità con Macron e Scholz”, ha sottolineato. E ha poi lanciato una frecciata. “Per la sedicente patriota”, ha dettom gli scenari davanti sono due: “Meloni incoerente o Meloni ininfluente? Mi permetto un consiglio: l’abbiamo vista cambiare idea un pò su tutto, nessuno si stupirebbe di una nuova clamorosa incoerenza, e allora conviene andare in Europa con forza e determinazione, vada a prendersi un posto di prestigio che spetta di diritto all’Italia, paese fondatore. E magari questa volta non affidiamolo a un parente o a un sodale di partito ma a una persona competente, applichi il principio di meritocrazia”.
Nel pomeriggio, al Senato, è stata la volta di Matteo Renzi: Meloni, ha detto, “ci ha raccontato una storia a metà tra una grande statista e la piccola fiammiferaia. La grande statista che ha la forza per potere cambiare il mondo e la piccola fiammiferaia che si lamenta perché non la chiamano ai caminetti. Non mi faccia difendere la sinistra, ma se vuole sapere chi non l’ha chiamata ai caminetti, si giri piano piano verso destra e guardi il ministro Tajani, è Tusk che ha detto ‘non voglio parlare con Meloni’, ed è iscritto al Ppe”.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
SE APPOGGIASSE VON DER LEYEN, OTTERREBBE UN COMMISSARIO DI PESO PER L’ITALIA. MA SI TROVEREBBE, DE FACTO, ALL’OPPOSIZIONE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI, DI CUI È PRESIDENTE. I POLACCHI DEL PIS E I NEO-FASCI SPAGNOLI DI VOX METTEREBBERO IN DISCUSSIONE LA SUA LEADERSHIP IN ECR… SE INVECE SCEGLIESSE DI DIRE NO ALLA “LOGICA DEI CAMINETTI”, SI RITROVEREBBE TRA GLI EURO-PUZZONI E CON UNA COMMISSIONE OSTILE, IN UN MOMENTO CRUCIALE PER I CONTI ITALIANI
Giorgia Meloni è attanagliata da un dubbio amletico: entrare o non entrare nella maggioranza Ursula? Come Dago-dixit, il camaleontismo della premier è arrivato a un bivio decisivo e, alla faccia di ogni traccheggiamento, è il momento delle decisioni irrevocabili. La Ducetta non può più giocare su vari tavoli e deve dire chiaramente a Ursula se intende sostenerla oppure no.
A maggior ragione che la Presidente uscente della Commissione ha dichiarato che i voti li cercherà personalmente. Il che significa che intendere dialogare con i suoi possibili sostenitori senza intermediari e si aspetta una risposta chiara. D’altronde Ursula ha confermato, senza nascondersi, che negozierà direttamente con Meloni. E se la presidente chiama, Giorgia deve rispondere: ci sta o no?
Una scelta non facile, perché qualunque cosa decida c’è molto da perdere. Se decide di sostenere Ursula von Der Leyen, la Sora Giorgia otterebbe un commissario di peso per l’Italia (probabilmente una vicepresidenza esecutiva con delega al Pnrr). Ma si troverebbe poi, de facto, in opposizione al gruppo dei Conservatori, di cui è presidente. I polacchi del Pis e i neo-franchisti di Vox non vogliono sostenere la politica tedesca e difficilmente accetteranno di avere come guida “l’amica di Ursula”.
Orban, pur di non accodarsi alla Von der Leyen, ha preferito non entrare in Ecr, creando un euro-gruppo di sovranisti dell’Est. Marine Le Pen e Salvini, dal fortino di “Identità & Democrazia”, un secondo dopo l’accordo tra Giorgia e Ursula, griderebbero all’inciucione azzannando la Meloni da destra.
Il premier polacco Tusk, uno dei reucci del Partito popolare europeo e strenuo oppositore delle destre anti-Ue, sarebbe anche disposto ad accogliere i voti della Meloni ma solo come leader di Fratelli d’Italia e non come capo di Ecr.
Dunque, se ci sostiene, è il ragionamento dei vertici Ppe, deve lasciare la guida dei Conservatori con cui ogni dialogo è impossibile (Tusk detesta gli arci-rivali del Pis, membri del raggruppamento guidato dalla Sora Giorgia).
Il vicolo stretto della Ducetta è reso ancora più impervio da Ursula che, dopo aver navigato tra acque procellose (lo scetticismo di parte del Ppe e le recriminazioni dei socialisti), ora sembra aver trovato una posizione più solida: se i 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia non la sosterranno, si rivolgerà ai Verdi che hanno offerto il loro appoggio e dispongono di una delegazione anche più numerosa di Fdi (ben 53 parlamentari).
La scelta che si para davanti alla premier è angusta e piena di rischi. Se decide di mettersi all’opposizione di Ursula con gli euro-puzzoni di destra, si ritroverà una futura Commissione ostile. E di problemi economici da discutere con Bruxelles, l’Italia ne ha a iosa.
A partire dalla procedura d’infrazione per il deficit eccessivo, aperta la settimana scorsa; la ratifica del Mes (l’Italia è l’unico paese dell’area euro a non averlo approvato); la manovra finanziaria tutta da scrivere, con le mani legate dal ritorno dei legacci del Patto di Stabilità. Senza contare le rogne legate alla Concorrenza (tassisti e balneari), su cui Bruxelles ha l’ultima parola.
Accodarsi, da ultima ruota del carro, alla maggioranza Ursula (Ppe, Socialisti, Liberali) le toglierebbe lo scettro di Ecr e la leadership delle destre, che passerebbe definitivamente a Marine Le Pen. Privata del suo eurogruppo e rinnegata come “traditrice” dai suoi attuali alleati, la Sora Giorgia si ritroverebbe a essere una “paria” a Bruxelles senza seguito né potere. Un prezzo da pagare per gli interessi dell’Italia: la Regina della Garbatella è disposta a “sacrificare” le sue personali ambizioni? D’altro canto, non sarebbe una rinuncia totalmente disinteressata.
Le elezioni amministrative hanno registrato un primo smottamento di consensi verso il “Campo largo”: l’alleanza di Destra-centro ha preso schiaffi nelle grandi città ed è stata randellata a Firenze, Bari, Perugia, Campobasso, Potenza, Cagliari. Inoltre, la premier è consapevole che un’Italia attanagliata dai problemi economici, che la Commissione Ue può rendere più aspri con le sue decisioni o i suoi “no”, diventerà un campo minato. Da Renzi a Salvini, ci sono già stati leaderini inebriati da un fragile consenso poi evaporato alle prime difficoltà. Se non mette una pezza subito, sporcandosi con i compromessi imposti a Bruxelles, anche la Meloni rischia di fare la stessa fine: giubilata nel carrello dei bolliti.
(da Dagoreport)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
L’UOMO È ENTRATO IN AZIONE CON IL VOLTO COPERTO DA UN CASCO… A POCA DISTANZA I CARABINIERI HANNO RITROVATO UNA SCRITTA IN ROSSO: “NON PIÙ MOSCHEE, MORTE AL SINDACO”
I carabinieri di Calcinate (Bergamo) hanno denunciato un italiano di 50 anni accusato di aver incendiato l’ingresso del centro islamico della comunità pachistano di Montello (Bergamo). I fatti risalgono a una settimana fa quando l’uomo, secondo le indagini dei carabinieri, è entrato in azione con il volto coperto da un casco e dopo aver gettato alcol etilico e benzina ha dato fuoco.
Le fiamme sono state spente dal responsabile del centro e hanno danneggiato lo zerbino e il porta ombrelli posti all’ingresso. I militari di Calcinate, con il supporto della sezione operativa dei carabinieri di Bergamo, hanno poi trovato non lontano dalla struttura una scritta fatta con vernice rossa: ‘Montello non più moschee morte sindaco’. Sono gli stessi investigatori oggi a ricordare come l’episodio abbia creato “grande preoccupazione e allarme nella comunità locale e dei credenti”.
Una settimana di indagini con l’analisi delle immagini delle telecamere e le testimonianze ha consentito di identificare il 50enne, un operaio, e di denunciarlo. Nella sua abitazione sono stati trovati la tanica e i vestiti che indossava il giorno dell’incendio. “La coesione sociale e il rispetto reciproco – hanno ribadito i carabinieri al termine dell’operazione – sono valori da proteggere per garantire una convivenza pacifica e armoniosa all’interno di ogni comunità”.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
SCHIFANI CHE FA? È IMPEGNATO A DIFENDERE LA MELONI SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA PER AMMETTERE CHE DAL GOVERNO SE NE STANNO SBATTENDO
Cronache dalla Sicilia arsa. Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, impegnato a difendere il governo Meloni sulla riforma dell’autonomia differenziata («Contro la legge è in atto del terrorismo politico», ha detto), bussa alla porta di Bruxelles per chiedere i danni della siccità, che lui quantifica, tra perdite di raccolti, invasi vuoti, bestiame che muore, in un miliardo di euro
Secondo le stime della Regione, la Sicilia è «zona rossa» per carenza d’acqua al pari di Algeria e Marocco. Per fare un esempio, a Catania in dodici mesi sono caduti duecentoquaranta millimetri di pioggia, il quaranta per cento in meno della media e lo stesso livello di alcune zone della Libia.
Schifani dice che si sta dando da fare, con una task force, di fatto, in assemblea permanente. Sono stati stanziati anche i primi fondi, venti milioni di euro, e altri ne arriveranno, per dare priorità ai progetti dei Comuni. Ma i progetti non ci sono. Quindi, i soldi ci sono. L’acqua no. E neanche i progetti.
È per questo che la famosa cabina di regia, che deve attuare il piano di emergenza che ha avuto anche il visto da Roma, ha riunito i prefetti per cercare di sollecitare i Comuni e i consorzi di bonifica, per definire gli interventi. Ci sono pozzi da trivellare, altri da riattivare, condotte da rifare, laghi ormai ridotti a pozzanghera da ripulire dai fanghi. Ma i Comuni non hanno nulla di definito, pur contando sulle deroghe consentite dalla dichiarazione dello stato di crisi, che permette di snellire le procedure per gli appalti.
Nell’attesa, dalla Regione comprano autobotti. Le ultime due, nuove di zecca, dal costo di centotrentamila euro, sono state destinate alla provincia di Agrigento, dove la crisi è più seria, e in alcuni Comuni l’acqua arriva ogni quindici giorni.
Altre autobotti sono state rimesse a nuovo. Si aggiungono a quelle dei privati, cioè i proprietari dei pozzi, i padroncini che stanno facendo affari d’oro.
Mentre aumentano le denunce di furti d’acqua e c’è chi chiede al governo di intervenire con i padroncini delle autobotti per fissare il prezzo del rifornimento, ormai più che raddoppiato rispetto a soli pochi mesi fa. È un mercato parallelo e senza controlli, quello delle autobotti: chi paga ha l’acqua a casa con i camion. Addirittura ci sono reti di autobotti gestite da improbabili call center a Palermo che smistano acqua in tutta la Sicilia. Gli ordini viaggiano su Telegram, con il grande rischio, però, di avere a casa acqua non potabile o addirittura contaminata. «Diecimila litri a cento euro», dice ad esempio una misteriosa offerta in chat, con la precisazione: «Acqua non buona per cucinare».
Ricorrono alle autobotti anche gli allevatori, e la spesa è enorme, anche duecentocinquanta euro a viaggio, per irrigare i campi magari una volta a settimana. Non trovano l’acqua, non trovano il foraggio.
Si è attivata una catena di solidarietà, ma gli aiuti sono lenti ad arrivare. C’è già chi preferisce abbattere i capi di bestiame (la carne è pagata, al macello, solo tre euro al chilo) per evitare la disperazione di non poterli sfamare.
Nel centro Sicilia la zootecnica è uno dei settori trainanti dell’economia. Le mucche non producono più latte. Grano, cereali e foraggi, segnala la Coldiretti, fanno registrare un calo con punte del cento per cento.
Di acqua hanno bisogno tutti, anche ad esempio i centri dialisi. Ci sono ottantuno strutture in Sicilia, quattromila pazienti. Ebbene, per ogni trattamento servono millecinquecento litri d’acqua. Impossibile continuare le sedute se l’acqua arriva ogni quindici giorni. Anche qui, pertanto, si ricorre alle autobotti, con l’aumento dei costi.
Chi potrebbe aver risolto tutto, però, è il sindaco di Castellammare del Golfo, Giuseppe Fausto, comune a vocazione turistica della provincia di Trapani. Il trucco per risolvere il problema della siccità in Sicilia, per lui è molto semplice: basta non parlarne. Ha pubblicato un suo appello, che in realtà è un comandamento, con tanto di punto esclamativo: «Basta parlare di siccità!».
E perché non bisogna parlarne? Il sindaco ha i suoi buoni motivi. In primis, dice che «Nessuno meglio dei siciliani gestisce i periodi di emergenza». Lo sanno bene proprio vicino Castellammare, dove una frana interrompe dal 2013 la linea ferroviaria Trapani-Palermo. E poi Fausto dice che bisogna fidarsi «dell’imponente task force istituita dal presidente Schifani, che sta affrontando l’emergenza in modo impeccabile grazie alle risorse rese disponibili dal governo nazionale» (ecco a cosa servono le emergenze, per i politici, ad accreditarsi, a fare capire con chi stai, qual è la tua parrocchia).
«Non possiamo permetterci che queste informazioni preoccupanti impauriscano i nostri ospiti senza motivo», continua il sindaco. Centrato il punto: non bisogna parlare di siccità, se no i turisti si mettono paura, e non vengono.
(da l’inkiesta)
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Giugno 26th, 2024 Riccardo Fucile
LE DIGHE SONO A SECCO, LE CONDOTTE UN COLABRODO DA ANNI E L’ACQUA METTE A RISCHIO ANCHE LA DIALISI PER 4MILA SICILIANI
«Per la prima volta ho dovuto far arrivare le autobotti per non vedere morire il bestiame». Luca Cammarata è l’allevatore della foto simbolo di quest’inizio estate in Sicilia: il gregge che si abbevera a una pozza di fango. Le autobotti erano già entrate nel panorama urbano del Sud Italia, ora popolano anche quello rurale. Una prima volta per una stagione disastrosa.
In alcune zone della Sicilia non piove praticamente da un anno. «È successo anche di dovere abbattere i capi di animali per l’impossibilità di poterli dissetare», conferma il presidente di Anbi (l’Associazione dei consorzi di bonifica) Francesco Vincenzi.
Anche nei campi della Baronia, in Sardegna, dopo aver perso i raccolti ci si affida alle autobotti della Protezione civile per non veder morire pure il bestiame.
Anbi stima «perdite del 50-70% nelle produzione di cereali, con punte del 90% in Basilicata e del 50% per ortaggi e frutta». Secondo Coldiretti «la resa del grano è calata del 70%, mentre la Puglia rischia di dimezzare il raccolto di olive». Per la Sicilia addirittura si potrebbe azzerare la produzione di miele.
A completare il quadro, lo stato degli invasi. Dimezzati i bacini siciliani con casi estremi come il lago di Pozzillo (Enna) quasi prosciugato. Dimezzati anche in tante zone di Calabria e Puglia. Il resto lo fanno le condotte colabrodo: in Sicilia si perde 51,6% dell’acqua, quasi il 30% in Calabria.
Ma sono le autobotti il vero simbolo della resa alla siccità.
Non se ne può fare a meno a Caltanissetta e Agrigento, prossima capitale della cultura. Qualche turista scappa, mentre i residenti sono arrabbiati e rassegnati. I prezzi vanno alle stelle (anche 100 euro a carico) e l’acqua spesso è inquinata. Tanto che il prefetto di Agrigento è stato costretto a «istituzionalizzare l’emergenza». «La distribuzione di acqua tramite autobotti gestite da privati — ha deciso Filippo Romano — dovrà avvenire sotto il controllo dell’ente gestore, unico titolato a garantirne origine e salubrità».
(da agenzie)
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