Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
“FU IL MINISTRO A FARMI SENTIRE LA VOCE DELLA MOGLIE CHE CHIEDEVA DI STRAPPARE LA MIA NOMINA”… “MA CHE COMPLOTTO POLITICO, HO VOTATO LA MELONI”… “BEN VENGANO LE INDAGINI, EMERGERA’ LA VERITA'”… “I DOCUMENTI? ME LI HA DATI IL MINISTERO PER IL RUOLO CHE AVEVO”… “IL MINISTRO DICA LA VERITA’ O SARO’ COSTRETTA A RACCONTARLA IO”
«No, non sono contenta, assolutamente, lui meritava quel posto, è una persona molto
competente, secondo me anche una brava persona. Si è trovato in una situazione che non ha saputo gestire, mi dispiace tantissimo». Così si apre l’intervista di Maria Rosaria Boccia, ospite della trasmissione In Onda su La7, commentando le dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro della Cultura.
La7, Boccia: “Sangiuliano mi ha chiamata di nascosto dalla moglie, per farmi sentire la loro lite sul mio contratto”
Al puzzle mancano ancora diversi tasselli, e così l’imprenditrice di Pompei respinge la definizione di ‘spia’: «Assolutamente no. Non spiavo il ministro, lavoravo con il ministro». E ancora: «Non ho paura delle indagini, ho detto la verità». In questi giorni «sono stata a casa, mi sono trovata su tutti i giornali, travolta dalla vicenda, messa all’angolo dai giornalisti, sotto casa, nei negozi, semplicemente mi sono chiusa a casa. Ho pensato e ho risposto solo quando ha parlato il ministro, ho rispettato l’uomo e le istituzioni. Sono sempre stata sola a casa, il ministro lo sa benissimo perché ci siamo sentiti, fino all’altro ieri sera, dopo l’incontro» con Meloni. «Mi ha chiesto come stavo e mi ha detto che anche lui non stava vivendo un periodo sereno».
Dell’intervista di Sangiuliano al Tg1 non sapeva nulla: «Non mi ha avvisata, non ho avuto neanche la possibilità di avvisare la mia famiglia, non è stata una cosa molto carina».
La nomina “stracciata” dalla moglie di Sangiuliano
Boccia spiega che fu Sangiuliano, durante una discussione con la moglie, a chiamarla senza che la moglie lo sapesse, così che Boccia potesse ascoltare la conversazione tra i coniugi. In questa conversazione, la moglie del ministro avrebbe chiesto al ministro di strappare la nomina di Boccia.
«La mia nomina è stata stracciata per il capriccio di una donna? O perché mi mancavano le competenze? –, si chiede –. In questa verità tante ci sono tante donne che non stiamo menzionando. Chiedo al ministro di dire la verità su di noi o sarò io costretta a raccontarla, però poi cadrebbero nel racconto altre donne». «Io penso che tutta questa situazione si debba spegnere al più presto possibile, senza fare ulteriore male a nessuno e senza coinvolgere ulteriori persone. Non è rispettoso che un ministro continui a dire cose inesatte, allargando il cerchio della menzogna a persone che potrebbero entrare nel baratro», sottolinea.
Il ministro è eterodiretto? «Ci sono tante situazioni che sono state scoperte come false ma nessuno mi ha chiesto scusa». «Io non ho bisogno di soldi – aggiunge – ho un lavoro floridissimo la mia famiglia non ha bisogno di cariche, di sistemazione, i mei amici hanno lavori appaganti. Certo che sapevo che il lavoro era gratuito, ho firmato!».
Lei spiava il ministro? «No, io lavoravo con il ministro». Davanti alle accuse di elaborazioni di strategia dichiara: «Io sono stata in silenzio otto giorni perché sono stata travolta. Ho detto semplicemente la verità. Mi sono sentita messa all’angolo. Avevo fotoreporter, giornalisti sotto casa. Mi sono chiusa, ho pensato e ho risposto solo esclusivamente quando ha parlato il ministro, ho rispettato l’uomo e le istituzioni». Ha avuto l’aiuto di qualcuno? «No sono sempre rimasta sola. Il ministro lo sa benissimo, l’ho sentito fino all’altro ieri sera. Dopo l’incontro (con Meloni ndr).
Boccia accusa il ministro di “allargare il cerchio della menzogna”: «Non è rispettoso che un ministro continui a dire cose inesatte, allargando il cerchio della menzogna a persone che potrebbero entrare nel baratro. Io non voglio esser buttata, per coprire altre cose. Non ci sto».
Poi sottolinea la tempistica delle mail sulla nomina. E l’uscita del pezzo di Dagospia. «Perché sono convinta che nel ministero c’è una talpa», spiega. Prima del silenzio Boccia aspetta le pubbliche scuse.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
LO RITROVIAMO ANNI DOPO ANONIMO GIORNALISTA DI “LIBERO” E “IL FOGLIO” CHE NEL 2018 SI RIVOLGEVA A BANNON AD ATREJU, LODAVA PUTIN DEFINENDOLO ‘’UN PATRIOTA’’ COME TRUMP… IN RAI INANELLA UNA TRASMISSIONE PIU’ FLOP E STRAMPALATA DELL’ALTRA… LUI SOGNA RAI CULTURA MA LE SORELLE MELONI LO SPEDISCONO ALLA PRESIDENZA DEL MUSEO MAXXI DI ROMA, PUR NON DISTINGUENDO LA CORNICE DAL QUADRO
E dire che una volta, primi anni ‘90, c’era il prode camerata Alessandro Giuli, un’aquila fascista tatuata sul petto, che abbandonò il Fronte della Gioventù missina, schifato come mammoletta revisionista, per marciare per le strade di Roma al passo dell’oca nelle file di Meridiano Zero, gruppuscolo di estrema destra che si rese protagonista di violenti scontri contro i movimenti di estrema sinistra.
Passano gli anni, calzato gilè damascato e sorriso prestampato, ritroviamo Giuli anonimo giornalista politico di ‘’Libero’’, poi vice direttore die ‘’Il Foglio’’ spacciato per raffinatissimo intellettuale di destra da Giuliano Ferrara, ma quando l’Elefantino gli preferisce Claudio Cerasa come direttore, Giuli gira i tacchi e si mette a condurre trasmissioni su Rai2, una più fallimentare e strampalata dell’altra.
Ma, una volta sbarcata la destra a Palazzo Chigi, mentre la sorella Antonella diventa la portavoce del ministro cognato Lollobrigida, lui sogna di diventare il direttore di Rai Cultura. Ma quando Giorgia Meloni scopre di non avere intorno una classe dirigente né competente né adeguata, e allora gli fa riempire il frigorifero di casa ordinando al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano di nominarlo alla presidenza del museo d’arte contemporanea Maxxi di Roma.
Al Maxxi si fa subito notare per non distinguere una cattedrale gotica da Le Corbusier, una cornice dal quadro, un vermissage da un negozio di vernici. E allora dà il via a tanti dibattiti e presentazioni di libri (tipo quello con protagonista il pene esagitato di Sgarbi), ottimi per allacciare una rete di relazioni in modalità amichettismo, ma di inaugurazioni di mostre di arte contemporanea si ne vedono pochissime.
Quando l’azzimata testa d’uovo della destra al governo viene incaricata di mettere in scena una mostra su Tolkien, caro alla Ducetta di Colle Oppio viene assalito dal pensiero: che ci espongo, io, di un romanziere al museo architettato da Zaha Hadid? E dà subito una dimostrazione di essere più abile di una biscia per smarcarsi dalla minchiata del progetto: Ministro, il Maxxi è troppo mini, ci vogliono le sale di una grande museo come lo Gnam, la Galleria d’arte moderna di Villa Borghese.
E così, il Bombolo Sangiuliano passa l’incombenza alla direttrice della Gnam, Cristina Collu, che di fantasy se ne intende, basti vedere come ha ridotto le sale del museo durante il suo mandato. E Giuli continua a far salotto nelle sale del Maxxi aspettando che l’abusivo partenopeo e parte-pompeiano si tolga dai cojoni. E ci voleva Maria Rosaria Boccia per farlo contento.
(da Dagospia)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
LE SUE COMPETENZE NELLE LINGUE? SCARSE: HA SIA IN INGLESE CHE IN FRANCESE UN LIVELLO MINIMO… QUANDO, NEL 2018 GIULI LODAVA PUTIN DEFINENDOLO “UN PATRIOTA”
Quasi due anni fa aveva sfiorato la nomina, sorpassato in corsa dall’ex direttore del Tg2
che dava alla neo-premier maggiori garanzie di allargare oltre i recinti della destra dura e pura. Lui, Alessandro Giuli, classe ‘75, non se n’era troppo adontato: uso obbedir tacendo, consapevole di essere uno dei pochi intellettuali d’area su cui Giorgia Meloni ha sempre potuto contare – fedele alla causa anche negli anni della marginalizzazione di Fratelli d’Italia in Rai, dove ne professava il verbo alla guida di programmi non proprio memorabili – venne subito ricompensato con la presidenza di una delle massime istituzioni culturali del Paese, il Museo nazionale d’arte contemporanea.
E ora che Gennaro Sangiuliano è caduto in disgrazia, seppellito dalle rivelazioni dell’ex consulente fantasma, è venuto il suo momento: ministro della Cultura.
Prima condirettore del Foglio e poi editorialista di Libero, autore e conduttore televisivo, prezzemolino dei talk show pubblici e privati, Giuli è un volto noto – barbetta ben curata su occhi cerulei – e polemista garbato. Apprezzato per le sue citazioni colte e la pacatezza con cui difende a spada tratta il governo e la sua capa, nella sua breve esperienza al Maxxi non è stato indenne da polemiche: l’idea di inaugurare l’arena estiva del museo con il duetto fra Morgan e Vittorio Sgarbi si tradusse, esattamente un anno fa, in un florilegio di parolacce e insulti, monologhi sulla prostata, dissertazioni sessiste sul numero delle donne conquistate e volgarità assortite, che gli costò più di una critica.
Unico rammarico, aver studiato Filosofia all’università senza però conseguire la laurea, cosa che non gli ha impedito di scrivere numerosi libri tutti tesi a costruire il nuovo immaginario sovranista: ultima fatica, uscita a maggio, “Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea”.
Fra le sue doti, una compostezza e una sobrietà sconosciuta al pirotecnico Sangiuliano. Esattamente quelle che devono aver convinto Meloni a promuoverlo, dopo il love affaire che ha travolto il ministero della Cultura.
(da La Repubblica)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
“L’EGEMONIA CULTURALE’ SI COMBATTE CON ENERGIE ALL’ALTEZZA. ERA EVIDENTE CHE DIETRO DI LUI NON C’ERA UNO STAFF IN GRADO DI RIVOLUZIONARE ASSETTI INCROSTATI DA MOLTI ANNI”
“L’episodio rivela un misto di ingenuità e improvvisazione che poco si addice al titolare di un ministero”, è il commento senza sconti sulla vicenda Boccia-Sangiuliano da parte di Marco Tarchi, professore emerito dell’Università di Firenze e una lunga storia di militanza nella destra.
Il ministro Sangiuliano ha spiegato in un’intervista di un quarto d’ora al Tg1 la sua versione. Che cosa pensa di questo uso della televisione pubblica per fini privati?
«Che è l’ennesimo segno di una tendenza deplorevole – ma, temo, inarrestabile – della personalizzazione della comunicazione politica, importata anche questa dallo scenario americano (difficile non ricordare il caso Clinton-Levinsky). Non un bello spettacolo».
Al momento di insediarsi alla guida del ministero della Cultura Gennaro Sangiuliano aveva promesso un cambiamento di paradigma e la costruzione di un nuovo immaginario italiano. C’è stato questo cambiamento secondo lei?
«Un ministro deve assicurare il migliore funzionamento del settore che gli è stato affidato. Che ci fosse necessità di maggiore pluralismo nelle istituzioni culturali, non c’è dubbio, e in questo senso qualche passo avanti è stato fatto. Resta da verificare se i nominati nei vari istituti di cultura sapranno fare meglio di chi li ha preceduti. Me lo auguro. Sul cambiamento di paradigma al momento non ho notizie».
Al contrario di altri, fin dall’inizio, proprio al nostro giornale lei aveva spiegato di non avere fiducia nella possibilità di Sangiuliano di imprimere davvero un nuovo corso. Che cosa glielo aveva fatto capire?
«Per raggiungere obiettivi così ambiziosi occorrono veri organizzatori di cultura, capaci di muoversi nei settori più vari avendo in mente un progetto organico e coerente. Non basta avere esperienza giornalistica e aver scritto libri, né sono sufficienti la buona volontà e la smania di farsi vedere iperattivi, che a volte possono sortire effetti contrari a quelli sperati. Al di là della valutazione della persona, che non conoscevo personalmente, era evidente che dietro di lui non c’era uno staff in grado di rivoluzionare assetti incrostati da molti anni».
Aveva ragione però il ministro Sangiuliano a parlare di un’egemonia culturale della sinistra da combattere?
«Su questo non posso dargli torto, anche per esperienza personale. Solo che, per combatterla con efficacia, occorrono energie intellettuali all’altezza del compito. E l’ambiente politico da cui il ministro proviene non ne disponeva, essendo stato costretto da sempre al ruolo di outsider ed avendo, per reazione, trascurato – se non, in alcuni casi, osteggiato – la crescita culturale delle sue componenti giovanili, le uniche che avrebbero potuto creare un laboratorio di idee e competenze a cui attingere».
Un anno e mezzo fa lei aveva dato un giudizio interlocutorio ed era anche giusto così. E adesso che di anni ne sono passati due?
«Ma, come era prevedibile, le iniziali velleità di cambiamento si sono ridimensionate e il progetto di riforma istituzionale basato sull’ipotesi di premierato non è partito con il piede giusto».
(da La Stampa)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
CHI PAGAVA IL VITTO, L’ALLOGGIO, I PRANZI E LE CENE PER BOCCIA? A CHE TITOLO, A POLIGNANO, L’EX AMANTE-ASSISTENTE È ARRIVATA IN UN MOMENTO DIVERSO, MA CON LA SCORTA? DI QUALI DOCUMENTI RISERVATI È IN POSSESSO L’INFLUENCER-IMPRENDITRICE?… I PERCORSI DELL’AUTO DI SCORTA SONO TUTTI REGISTRATI: “GENNY DELON” HA VIAGGIATO SPESSO CON LA VENDITRICE DI ABITI DA SPOSA, E NON PER RAGIONI ISTITUZIONALI
Ci sono un registro e una scatola nera che possono inguaiare definitivamente il
ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Sono i percorsi di viaggio della sua auto di scorta sulla quale, a quanto risulta a Repubblica, ha viaggiato molto spesso Maria Rosaria Boccia. Non erano viaggi istituzionali. Non erano piccoli tragitti: Sangiuliano andava a prendere Boccia da casa, a Roma e a Pompei, per portarla in giro con sé per l’Italia.
Sono stati in Puglia, in Liguria, in Sicilia. Sono andati a vedere il concerto dei Coldplay a Roma e quello del Volo. È tutto nei documenti ufficiali di scorta dove dovrebbero essere indicati i tragitti e anche i passeggeri: che esigenza c’era, per esempio, di allungare i tragitti fino a Pompei in viaggi diversi rispetto a quelli nella città napoletana?
È una delle risposte che dovrà dare la procura di Roma dove ieri ha depositato un esposto il deputato di Avs, Angelo Bonelli. «Complessivamente tra il mese di giugno e agosto — scrive Bonelli — sarebbero almeno 8 le trasferte del Ministro della Cultura alle quali avrebbe preso parte la signora Boccia».
Durante l’intervista al direttore del Tg1, Sangiuliano ha giurato — con tanto di copia dell’estratto conto bancario — di aver pagato con la sua carta di credito personale i biglietti aerei utilizzati da Boccia. Ci sono due problemi.
Il primo: al ministero della Cultura, infatti, funziona diversamente che in altri dicasteri come Esteri o Interno, la prassi vuole che le spese per ragione d’ufficio vengano coperte con soldi propri e successivamente rimborsate attraverso la Direzione generale Bilancio.
Quindi, anziché l’estratto conto, Sangiuliano dovrebbe mostrare tutti i mandati di pagamento a lui intestati e fin qui autorizzati. In più, il Gabinetto del ministro ha un fondo di dotazione destinato genericamente alle attività del titolare della funzione, che sfugge a qualsiasi controllo.
Secondo: a Polignano, dove Sangiuliano racconta di aver pagato il biglietto per Boccia (il suo è stato a spese del festival), ricordano che il ministro è arrivato in due momenti diversi dalla sua (non) assistente. Prima lui. E poi lei con la scorta.
A Polignano, come altrove, il Festival si è fatto carico dell’intero costo di vitto e alloggio per Boccia e Sangiuliano. Lo stesso è accaduto nei pranzi e nelle cene per esempio in Campania, a cui hanno partecipato i membri della segreteria. O in Sicilia: per esempio il pranzo pagato al ristorante Anciovi di Taormina. Chi ha pagato?
«Pare evidente — scrive Bonelli — che l’ospitalità concessa al Ministro e alla dottoressa Boccia sia avvenuta in virtù del fatto sia stata presentata come membro dello staff del ministro e che questa ospitalità non avrebbe potuto essere concessa in qualità del “rapporto privato” tra i due perché ci troveremmo di fronte ad una chiara forma di distrazione di fondi».
Delicato è anche il capitolo sicurezza. Sangiuliano ha detto: «Mai nessun documento riservato è andato in possesso della dottoressa Boccia ». In realtà mai alcun documento “classificato”, cioè segreto, è stato a disposizione del ministro. Ma al contrario […] sono stati inviati a Boccia documenti delicati: per esempio il percorso che i ministri del G7 avrebbero dovuto compiere all’interno del parco archeologico. Un’informazione, evidentemente, delicata sul piano della sicurezza. Queste informazioni, inoltre, non sono state soltanto inviate dal direttore del parco archeologico ma anche dalla segreteria del ministro.
Infine le registrazioni. Sono tante. E tante sono le informazioni che Boccia ha, avendo viaggiato a fianco del ministro per settimane: ha ascoltato telefonate, letto messaggi. Raccolto sfoghi. C’è di più: ha lasciato intravedere la non linearità di una nomina fatta da Sangiuliano, per aiutare dirigenti del suo partito.
Quello stesso ministero in cui l’affaire Boccia-Sangiuliano era più che un pettegolezzo. Soprattutto dopo che alcuni settimanali erano entrati in possesso di alcune fotografie. Qualcuno ha avvisato il ministro che ha lanciato l’allarme rosso. La carriera della dottoressa Boccia al ministero è cominciata a finire proprio in quei giorni.
(da La Repubblica)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
NON SAREBBE STATA CREDUTA, INVECE ORA E’ L’EX MINISTRO A DOVER RISPONDERE DELLE SUE AZIONI
“Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai”. Sarebbe questa la frase che il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano avrebbe detto pochi mesi fa a Maria Rosaria Boccia, al centro delle cronache per la promessa di un incarico di consulenza al ministero e una presunta relazione sentimentale. E così Boccia ha accumulato le prove: fotografie, documenti, chat, filmati realizzati con occhiali dotati di telecamera e in parte già condivisi sui social; ma stando a ciò che l’imprenditrice ha raccontato in un’intervista a La Stampa, ci sarebbero altre carte che dimostrano non solo la relazione con il ministro, ma anche – cosa che dovrebbe interessare molto di più dal punto di vista politico – le spese in suo favore sostenute con soldi pubblici.
La destra vede in questo gesto la pianificazione di un’arrampicatrice sociale, la machiavellica vendetta di un’amante tradita, addirittura un complotto politico: Boccia sarebbe stata manovrata da qualche potere occulto per rovesciare il governo, mettendo in imbarazzo uno dei suoi ministri più in vista. Ma la storia è molto più semplice di così, e non è la prima volta che un uomo di potere che ha una relazione inappropriata con una donna ne esce vincitore. Se questa donna tra l’altro non è una vittima manipolata, ma una persona ambiziosa, è molto facile spostare su di lei l’attenzione. Boccia evidentemente lo sapeva, e ha preso delle contromisure.
Sapeva che sarebbe ben presto diventata l’“influencer, accompagnatrice, sartina, una che si vuole accreditare, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspirante collaboratrice, consolatrice, badante, e un amore culturale”, ma nessun appellativo, ricostruzione dei giornali o intervista sulla tv di stato senza contraddittorio può negare le carte.
Quello che Boccia fa della sua vita dovrebbe importarci poco. Anche la vita privata di un ministro sarebbe poco interessante, se non fosse che questa classe politica ha sempre usato il privato come strumento di propaganda e potere, almeno finché non gli si ritorce contro. Lo abbiamo visto con la vicenda di Andrea Giambruno, un altro uomo che ha sfruttato la sua posizione per amministrare le sue faccende private, per poi chiedere riserbo quando è stato scoperto. Ora, con Sangiuliano, si ripete il copione, ma con un ingrediente in più, che ci costringe a non ridurre tutta questa storia a un imbarazzante teatrino da C’è posta per te, una questione tra amanti che per sbaglio si è riversata sulla scena pubblica. Un ministro che abusa due volte del suo potere: prima per ingraziarsi una donna che gli interessa, usando risorse dello Stato e promettendo un incarico, poi per minacciarla.
Boccia non è la vittima di questo schema. Al contrario, ha deciso che non può sempre vincere chi ha a disposizione 17 minuti ininterrotti di intervista al telegiornale. Con le sue rivelazioni ha soltanto ribadito quello che era sotto agli occhi di tutti: Gennaro Sangiuliano è inadeguato per il ruolo che ricopre, le nomine di questo governo sono assegnate in maniera discutibile, la cosa pubblica gestita con leggerezza e personalismi. Questa è una verità che gli italiani conoscevano già, ma come ha ricordato il ministro a Maria Rosaria Boccia, quando è una donna a parlare nessuno le crede.
Anche in un altro ben più famoso e importante scandalo che coinvolse un rappresentante delle istituzioni e una relazione extraconiugale, quello di Monica Lewinsky, qualcuno registrò di nascosto le prove. Linda Tripp, una dipendente del dipartimento della Difesa, registrò le conversazioni telefoniche con cui l’amica le confidava la liason con il presidente americano Bill Clinton, facendo scoppiare il sexgate. Lewinsky diventò lo zimbello dell’intera nazione, le fu diagnosticato un disturbo post-traumatico da stress e visse come un’eremita per quasi vent’anni. Clinton, tutto sommato, ne uscì molto meglio di lei. Quando Lewinsky provò a parlare pubblicamente dell’umiliazione subita, fu accusata di volersi arricchire. “A quanto pare, se gli altri parlano di me va bene; se sono io a parlare per me stessa no”, scrisse in un famoso articolo su Vanity Fair nel 2014, il primo a raccontare la sua versione dei fatti.
Sono 26 anni che Lewinsky si chiede cosa sarebbe successo se fosse stata lei a raccogliere le prove e a rendersi narratrice della sua storia. In tutti questi anni, non è mai stata creduta, ma sono stati creduti tutti quelli che hanno parlato al posto suo: da Clinton, ai giornalisti, ai produttori di documenari, fino a chi voleva renderla a tutti i costi una vittima di violenza. I contorni della vicenda che coinvolge il ministro andranno chiariti, si spera in Parlamento e non al falò di Temptation Island, ma una cosa è certa: dal suo profilo Instagram all’intervista a La Stampa, Boccia non è stata zitta. E a chi le chiede conto del comportamento del ministro ha dato una risposta per tanti aspetti rivoluzionaria: il rappresentante delle istituzioni è lui, non io.
(da Fanpage)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
QUALCUNO LI HA CANCELLATI PER FARE UN FAVORE ALL’EX MINISTRO?.., LE ACCUSE DI UN FOTOGRAFO: “TI PIACE RITIRARE I SERVIZI PER I TUOI AMICI? LECCACULO”… NEL MIRINO “CHI” E DIVA E DONNA”
La relazione sentimentale tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia era un
segreto di Pulcinella almeno da metà luglio. Tanto che i servizi dei paparazzi che li ritraevano insieme non sono due, ma almeno tre. E sono tutti spariti. Uno solo è stato pubblicato, ma dopo lo scoppio della vicenda, dal settimanale Gente.
E mentre l’influencer fa sapere a tutti che il ministro le aveva detto di aver chiuso con la moglie e la premier Giorgia Meloni parla apertamente di complotti contro il suo governo, la domanda è una: perché le fotografie non sono state pubblicate? Perché chi ha avuto in mano quelle foto e non le ha pubblicate potrebbe aver avuto in mano anche il destino di un ministro. Visto che il servizio fotografico ritrae Boccia e Sangiuliano «in contesti non istituzionali».
Contesti non istituzionali?
Quali? Per saperlo bisognerebbe sapere chi è il terzo direttore che ha censurato il servizio. Il Fatto Quotidiano ha parlato ieri di Alex Fiumara e Max Scarpone, che per primi a metà luglio hanno pizzicato il ministro e la non-consigliera. In un servizio poi proposto a Chi di Mondadori e a Diva e Donna di Urbano Cairo. Entrambi hanno rifiutato la pubblicazione. Ma, hanno raccontato i fotogiornalisti, qualcuno ha poi commissionato un secondo servizio. In cui comparivano «foto delicate». Che però è sparito. Oggi Il Fatto racconta che i servizi spariti erano però tre. E che la storia della relazione era nelle redazioni dei settimanali di gossip almeno dal 22 luglio. Ovvero dalla data di un post su Instagram dello stesso Fiumara. In cui si parla proprio del servizio e della presunta censura.
Ti piace ritirare le foto? Leccaculo
«Un giorno racconterò di quella redazione giornalistica blasonata» che «respinge i servizi ma dà le informazioni tratte dagli stessi ad altri, così da seguire la notizia del politico con l’amante». E ancora: «Ti piace ritirare i servizi per i tuoi amici? Leccaculo». Secondo il Fatto la redazione è quella di Chi, diretta da Alfonso Signorini. Tra gli scatti, sempre secondo Fiumara, ce n’è uno che ritrae la coppia mentre esce da uno studio medico in Campania. La redazione di Chi però smentisce al quotidiano di aver mai commissionato o ritirato foto o servizi sulla storia. Ma il terzo servizio, conferma il Fatto, c’è. E ritrae la coppia in atteggiamenti e contesti non istituzionali. Anche questo è stato proposto alle redazioni dei settimanali di gossip. E anche questo è stato rifiutato. E la domanda rimane: perché?
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
ESALTA CONTE CHE “PROSEGUIRÀ IL SUO PERCORSO CON LA SUA NUOVA CREATURA POLITICA E IL SUO GRUPPO DI PERSONE”
Sin dalla sua nascita, il Movimento 5 Stelle si è distinto per la sua visione della politica come servizio civile, non come professione. Il nostro impegno è sempre stato volto a valorizzare l’idea che chi entra nelle istituzioni, soprattutto quelle più alte come il Parlamento, lo fa per servire la comunità, non per fare carriera politica.
Le competenze acquisite durante questo percorso, pur preziose – e lo dico per esperienza personale – possono e devono essere messe a frutto in altri ruoli, non necessariamente elettivi. È il metodo nel condurre processi e strategie ad essere un patrimonio, non certo la conoscenza di una singola norma regolamentare. Altrettanto prezioso è aver imparato a condurre una negoziazione o a trasformare un’idea in realtà. Questo bagaglio di esperienze è spendibile per sé e per la propria comunità in qualsiasi ambito: sociale, manageriale, professionale, didattico e oltre.
D’altra parte, dobbiamo ammettere con franchezza che non tutti coloro che hanno vissuto l’esperienza parlamentare attraverso il sistema delle parlamentarie sulla piattaforma si possono definire «statisti imperdibili». Questo metodo ha dimostrato i suoi limiti a tutti i livelli istituzionali, ed è una riflessione che dobbiamo fare onestamente. Alcuni colleghi, passati e attuali, pur essendo persone perbene, non lasceranno un segno indelebile nella storia del paese. Ed è normale che sia così. Pensare che una volta entrati nelle istituzioni si debba rimanere incastrati in esse mi sembra anche dannoso.
Allo stesso tempo, non possiamo ignorare l’importanza della figura di Giuseppe Conte, non solo per il Movimento, che lo ha scoperto e lanciato, ma per l’intero Paese. È stato il premier che ha gestito con fermezza e solidità sia la pandemia che la ripresa post-pandemica, lasciando un segno indelebile nella storia recente dell’Italia. È quindi del tutto legittimo che voglia proseguire questo cammino, fondando un partito che meglio rispecchi la sua visione politica e dia continuità alla sua esperienza di governo.
Già con le modalità di indizione dell’Assemblea Costituente, Conte sta delineando una propria visione personale. La scelta di non precostituire un ordine del giorno preciso, limitandosi a lasciar emergere le tesi senza indicare gli argomenti di discussione – discussione che deve essere libera nei contenuti ma definita nei titoli – è una chiara espressione del suo approccio: potendo discutere su tutto, di fatto si porta a far nascere qualcosa di nuovo.
Un processo simile lo provammo in parte già con i passati stati generali, in cui fui io stessa a collazionare e sistemizzare i contributi emersi dalle assemblee regionali, positivamente condotte con il metodo insegnatoci dalla società Avventura Urbana. Ma ciò che venne messo al voto finale degli iscritti fu scelto tenendo sempre a mente i tre principi cardine: nome del Movimento 5 Stelle, simbolo e principio inderogabile del limite dei due mandati. Per il resto, tutto quanto venne deciso attende ancora la sua concretizzazione.
Tornando ad oggi, è naturale che siamo giunti a un bivio. Conte proseguirà il suo percorso con il suo partito e il suo gruppo di persone, mentre Beppe Grillo dovrà proteggere l’idea originale del Movimento 5 Stelle, sua e di Gianroberto Casaleggio, che tanti di noi hanno abbracciato con convinzione. Non possiamo tradire i cardini di questa visione politica, che ha sempre puntato su un cambiamento radicale, distante dalla vecchia politica e dai suoi vizi.
In fondo, sapevamo che il Movimento 5 Stelle era un progetto «biodegradabile». È giunto il momento di accettare la sua dissoluzione e, per chi ancora come me si identifica in quei valori, tornare a fare politica nella quotidianità, attraverso movimenti d’opinione, come consumatori attenti, come parte di una “lobby virtuosa”. Dobbiamo continuare a incidere sul cambiamento, ma con strumenti nuovi, rimanendo fedeli a quegli ideali che ci hanno portato fin qui.
Quindi buon viaggio, Presidente Conte, con la tua nuova creatura politica.E grazie Beppe Grillo, per averci portato fin qui e per permetterci di rimanere fedeli a noi stessi. Un pensiero sempre a Gianroberto.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2024 Riccardo Fucile
L’EX MILITANTE POI CACCIATO PER “INATTIVITA'”: LE PUNIZIONI E L’INDOTTRINAMENTO
CasaPound somiglia più a una setta che a un’associazione politica. Parola di Samuele
Batistoni, 19 anni, che tra i Fascisti del Terzo Millennio ha militato per un anno. E poi è stato cacciato per «inattività».
In un’intervista rilasciata a Repubblica l’ex Tartaruga racconta che nel quartier generale di via Napoleone III a Roma partono le azioni del gruppo e le feste pagane, si fanno gli auguri per il compleanno di Adolf Hitler. E arrivano «schiaffi e punizioni educative» e indottrinamenti. Batistoni si è avvicinato a Casapound perché un amico la frequentava: «Sono sincero: le azioni nel sociale di CasaPound come la distribuzione del cibo ai meno abbienti mi piaceva. Poi ho capito perché lo facevano…».
Perché lo facevano?
Spiega l’ex militante che «CasaPound, così insegnano, nasce come un’iniziativa di solidarietà sociale, occupando immobili per fornire alloggi a famiglie italiane in difficoltà, con lo stile dei barbari che saccheggiavano Roma, dico oggi. Oltre alle occupazioni è stata attiva nell’organizzazione di manifestazioni contro l’immigrazione e in difesa dei “diritti degli italiani”. Ma le campagne tra i poveri delle periferie di Roma sono utili solo a fare proseliti». Per entrare a farne parte ha pagato uno quota annuale di 15 euro.
E da quel momento è iniziato «il lavaggio del cervello. Un fattore spaventoso è quello dell’informazione manipolata che passa dentro CasaPound. Nel movimento viene promossa l’attività della lettura a scopo culturale: però poi c’è una libreria, La Testa di Ferro — con un teschio che ricorda quello degli Arditi, utilizzati come ispirazione dalle squadracce fasciste —, che propina libri con storie distorte e faziose».
Libri e musica
Nella biblioteca «ci sono testi che inneggiano al fascismo come ad esempio “Camerata: il mio onore si chiama fedeltà”, “Piccolo manuale di guerriglia urbana”, oltre a testi di Nietzsche, Evola, Gentile, Ezra Pound e D’Annunzio. Ma siccome i giovani leggono poco, puntano tutto sulla musica». Loro consigliano di ascoltare «solo gli ZetaZeroAlfa, canzoni tipo “Nel dubbio mena”, con riferimenti alla vecchia destra e con incitazioni allo scontro fisico; “Sotto bandiere nere”, “Fare blocco” che è l’inno del Blocco Studentesco, dove si parla di “una banda”, ovvero loro, che quando passa fa paura a tutti e fa il saluto romano; “Cresci bene giovinezza”, “Marcia oppure crepa”».
L’apice e il calo
Batistoni dice che nel 2018 il movimento ha avuto persone elette in consigli municipali o comunali: «Poi però c’è stato un calo vertiginoso di adesioni e oggi è alla ricerca spasmodica di scranni in cui posizionare i suoi».
Il proselitismo attecchisce «in una mente fragile e poco strutturata molto. Ti fanno credere di essere parte di un gruppo dove il giorno di Natale in cui ci si fa gli auguri è quello del compleanno di Hitler. Che i tuoi camerati sono come padri che tutto quello che ti chiedono di fare è giusto e si fa. Ai cortei non si possono fare foto, bisogna mettere quelle che fanno i superiori e che mostrano folle di presenti anche se invece si era in 10. E gli ordini vanno rispettati perché loro ti proteggono e ti educano. Tanto che gli schiaffi che danno li chiamano “educativi”».
Le gerarchie
Poi ci sono le gerarchie: «Guai a non rispettare ruoli e gerarchie. Il centro nevralgico è la Torre. Che ordina anche di entrare illegalmente in una scuola e lanciare volantini». Per la sua inattività è stato richiamato due volte. La prima ha preso uno schiaffo. La seconda invece è stato sottoposto al “pumping” ovvero ha dovuto fare 80 flessioni mentre lo prendevano a calci sulle costole». È un episodio sporadico o avviene sempre così? «Quello del “pumping” si fa in ogni sede. L’aggiunta dei calci era nuova per me. Il ragazzo è tornato a casa con ecchimosi e dolore ovunque. Si sentiva umiliato ma era entrato nell’ordine di idee che se lo meritasse quindi non ha fatto denuncia. Per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
(da La Repubblica)
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