Destra di Popolo.net

I GIOVANI SI SENTONO ISOLATI DALLA SOCIETA’

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

COLPA DEI SOCIAL? NO, DEL LAVORO E DELLA CRISI ECONOMICA

La società incute timore, così molti under 25 preferiscono rifugiarsi in sé stessi, lasciando che il mondo corra senza di loro. È questa la principale conclusione tratta dall’ultima ricerca realizzata da Noto Sondaggi su un campione di mille persone tra i 16 e i 24 anni. Dai risultati, pubblicati oggi sul Sole 24 Ore, emerge che il 93% non è interessato a lanciarsi in politica; il 52% non andrebbe a votare se si tenessero elezioni; l’80% non ha impegni nel volontariato.
Crisi economica e lavoro
A essere interpellati nel sondaggio sono ragazzi e ragazze, che si dividono tra chi studia, chi è alle prime esperienze lavorative e chi invece non ha un occupazione, non la cerca e non si sta formando (Neet). Per loro, ad alimentare l’incertezza verso il mondo esterno e il futuro sono principalmente due fattori: la crisi economica, per il 49%; e il lavoro, per il 47%. Ma c’è anche la pressione sociale, che porta un rifiuto della partecipazione nella società. Il 20% dei giovani si sente tagliato fuori. E ben il 58% non se ne sente veramente parte pur non dichiarandosi completamente escluso.
8 giovani su 10 provano malessere psicologico
Ne deriva una condizione di sofferenza diffusa. L’81% afferma di provare malessere psicologico, e il 70% si è sentito depresso o senza speranza nell’ultimo anno. Solo il 23% si è sentito male raramente e appena il 7% non riporta periodi di difficoltà psicologica di nessun tipo. Tendenzialmente, l’isolamento non riguarda la famiglia, che costituisce un rifugio per il 54% degli intervistati. Piuttosto, il 55% afferma di aver perso interesse per la vita sociale e relazionale e per quella scolastica e lavorativa (52%).
Lo psicologo? Vorrei ma non posso
Ben il 40% ha affermato di aver sentito la necessità di rivolgersi a uno psicologo ma di non averlo fatto. Mentre il 42% ritiene che al momento non sia necessario rivolgersi a un professionista. «I dati di questo sondaggio, inclusi quelli sulla partecipazione sociale, sono preoccupanti – commenta Giovanna Iannantuoni, rettrice di Milano Bicocca e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) -, perché mettono in evidenza come i giovani non si sentano al centro dell’attenzione di noi decisori. Il nostro ruolo deve essere quello di creare spazi di aggregazione e dialogare ancora meglio con le scuole superiori e le famiglie»
I social c’entrano poco
Il sondaggio sfata la narrazione comune, secondo cui il tempo perso nel mondo fisico si incanalerebbe in quello virtuale. Appena il 17% trascorre il proprio tempo libero sui social. Questi ultimi sono considerati più come una fonte di informazione (32%), seppur non la principale che rimangono i giornali online, la televisione e la carta stampata (59%). Per quanto riguarda lo svago, tra il 20% e il 25% dei giovani si dividono tra videogiochi, musica, e televisione. Il 17% legge. «Il primo obiettivo dell’università è la formazione del pensiero critico: i giovani sono esposti a stimoli di bassa qualità e hanno perso la curiosità che, invece, va rimessa al centro», commenta Iannantuoni.
(da agenzie)

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SONDAGGIO “YOUTREND”, IL 71% DEGLI ITALIANI È A FAVORE DELLE DIMISSIONI DI DANIELA SANTANCHÈ RINVIATA A GIUDIZIO A GENNAIO CON L’ACCUSA DI FALSO IN BILANCIO NELL’INCHIESTA VISIBILIA

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

ANCHE I SUOI ELETTORI L’HANNO MOLLATA: PER IL 58% DI CHI HA VOTATO FRATELLI D’ITALIA UN PASSO INDIETRO È OPPORTUNO

Secondo un sondaggio realizzato da Youtrend per Sky tg24, il 71% della popolazione italiana è favorevole alle dimissioni della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, rinviata a giudizio a gennaio con l’accusa di falso in bilancio nell’inchiesta Visibilia. Il 17% degli intervistati è contrario, mentre il 12% non si è espresso.
Dal sondaggio è emerso anche che sono soprattutto gli elettori dei partiti di opposizione a chiedere un passo indietro di Santanchè, anche se la richiesta è trasversale.
In particolare, ritiene che le dimissioni della ministra siano opportune: il 58% degli elettori di Fratelli d’Italia, il 64% di quelli della Lega, il 63% di quelli di Forza Italia/Noi Moderati, l’89% di chi vota Pd, il 78% degli elettori del Movimento 5 stelle e il 95% degli elettori di Avs.
(da agenzie)

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ALMASRI, LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE HA APERTO UN FASCICOLO SULL’ITALIA: “IL CASO E’ IN ESAME”

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

“ROMA POTRA’ PRESENTARE OSSERVAZIONI SULLA MANCATA COOPERAZIONE”

«La questione della mancata osservanza da parte di uno Stato di una richiesta di cooperazione per l’arresto e la consegna da parte della Corte è di competenza della camera competente, vale a dire la Camera preliminare. Come parte di questa procedura, ai sensi del Regolamento 109 (3), l’Italia avrà l’opportunità di presentare osservazioni», ha fatto sapere oggi il portavoce della Corte penale internazionale, Fadi El Abdallah in riferimento al caso Almasri.
«Sono stati segnalati casi di richieste presentate al procuratore» capo della Corte penale internazionale «per aprire casi contro individui ai sensi dell’art. 70 (oltraggio alla Corte)», ma «l’ufficio del procuratore non commenta tali comunicazioni», specifica il portavoce Fadi El Abdallah. «Su questa questione separata – aggiunge -, l’ufficio del procuratore ha indicato che, ai sensi dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo della Cpi, qualsiasi individuo o gruppo da qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni (che la Cpi definisce ‘comunicazioni’) al procuratore».
Sulla questione Almasri era stata depositata una denuncia il 5 febbraio all’Aja a nome di un rifugiato sudanese contro la premier Giorgia Meloni e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per aver ostacolato l’amministrazione della giustizia con la mancata consegna del generale libico. Su Nijeem Osama Almasri pesava un mandato d’arresto internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino a Tripoli, dal febbraio 2011. In quel carcere sotto il suo comando, secondo i documenti dell’Aia, sarebbero state uccise 34 persone e un bimbo violentato.
(da La Stampa)

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“UN AUTORITARISMO DA ACCATTO, DEMAGOGICO, STRACCIONE, SUCCUBE DEGLI STATI UNITI, ATTENDE GLI ITALIANI”: LA TRISTE PROFEZIA DI MASSIMO CACCIARI

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

“I GRANDI MONOPOLI FINANZIARI DETTANO L’AGENDA DI QUESTE DESTRE. TRUMP È L’ESEMPIO MASSIMO DI QUESTA SUBORDINAZIONE. LA DEMOCRAZIA E’ FINITA DA TEMPO, TEMO TORSIONI AUTORITARIE” … “ELLY? A SINISTRA IMPARINO A LASCIARLA LAVORARE, VA NELLA DIREZIONE GIUSTA”

Professor Massimo Cacciari, il mondo è finito in mano alle destre?
«Destra è un termine che non rende più l’idea».
E qual è il termine giusto?
«Oggi la vera questione è che i grandi monopoli finanziari, tecnici e produttivi dettano le condotte della politica».
È anche il caso di Trump?
«Trump è l’esempio massimo di questa subordinazione».
Salvini dice: «Meno Europa, più libertà».
«Vuol dire: siamo sovrani a casa nostra. Ma chi come noi è piccolo non è più sovrano da tempo. Fare i nazionalisti significa lasciare campo libero alle potenze economico-finanziarie, essere funzionali al loro disegno».
Funzionali come?
«Nel senso che i nazionalisti, Meloni con più intelligenza di Salvini, combinano ideologie vetero-reazionarie con la subordinazione di fatto alla potenza economica dominante. Meloni aggiunge un solido aggancio alla politica neo-conservatrice americana».
La democrazia però così non rischia?
«Ma la democrazia così come l’abbiamo conosciuta nel Dopoguerra, che si reggeva sul patto tra welfare e un capitalismo ancora legato alla dimensione statuale, è finita negli anni Ottanta. Quel modello non è stato sostituito più da niente. Dov’è oggi la borghesia?»
Perché in Italia la sinistra non riesce più ad affermarsi?
«Perché non contiene più i processi recessivi. I redditi sono fermi a vent’anni fa. La democrazia è un affare terribilmente concreto. È permettere agli ultimi di salire la scala sociale, distribuire la ricchezza prodotta, promuovere l’universalità dei servizi sociali. Se tu non offri una prospettiva in questo senso è inevitabile vinca Meloni».
Nel Pd, come rivela l’intervista a Repubblica di Franceschini, si fa largo la convinzione che Schlein non potrà battere Meloni
«Ci riuscirà Franceschini invece».
Difende il lavoro di Schlein?
«Ma certo! Lasciamola lavorare. Gli altri cos’hanno da opporre? Ha recuperato un elettorato che si era allontanato negli anni di Renzi».
Non è acerba?
«Deve costruire un gruppo dirigente, un partito vero, questo è la strada che ha davanti. Ma non vedo alternative».
Sulla Corte penale internazionale l’Italia si è sganciata dall’Europa.
«Ma quella è la storia di Meloni. Non si è ancora del tutto ancorata alle politiche europee e la sua legittimazione le viene dal seguire la politica americana».
E non è un colpo al diritto internazionale?
«Dov’era il diritto internazionale a Gaza, in Ucraina? Vige l’ordine del disordine».
Ma quando Mattarella dice che senza gli organismi sovranazionali rischiamo altre guerre, forse la grande guerra, non evoca un rischio concreto?
«Metodologicamente non fa una grinza. È così: il rischio è la guerra. Ma mi permetto di fare notare che quando serviva il multilateralismo, dalla guerra jugoslava all’Iraq, l’Europa non si è mossa, subendo le decisioni altrui».
Non è preoccupato?
«Lo sono eccome. Se si indeboliscono gli organismi multinazionali, che vanno tuttavia radicalmente riformati, prospereranno altri conflitti e le torsioni autoritarie interne».
Cosa dovrebbero fare le classi dirigenti democratiche?
«Meno chiacchiere. Meno ideologie. Meno propaganda. Dire alla gente come stanno le cose. E battersi per riforme e politiche di spesa che migliorino sanità, scuola, welfare. Rimotivando gli elettori al voto».
Recuperare gli astensionisti?
«Sì, quello non te lo può impedire Trump. E poi difendere l’idea di Europa: dire che fanno schifo gli Stati europei, non l’Europa».
Battersi per un’Europa da riformare?
«Lo so che è difficilissimo oggi di fronte alle prepotenze dei Musk e a una politica americana mai tanto contraria all’idea di un’Europa politicamente unita».
Cosa gliene pare del caso Almasri?
«È stata la fiera della ipocrisia. Il frutto dell’intera politica sull’immigrazione contrattata con tribù libiche varie. È stata fatta una scelta: Giorgia Meloni l’ha rimandato a casa per continuare tale sciagurata politica».
Non era il caso di dirlo?
«Ma manca sempre un discorso intellettualmente onesto, quando serve. È tutta retorica propagandistica ormai».
Cosa attende gli italiani?
«Un autoritarismo da accatto, demagogico, straccione. Succube del grande potere economico, e degli Stati Uniti. Meglio così che sotto Putin o la Cina? Certo, e dovrei consolarmi con questo?».
(da agenzie)

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“RESTIAMO CONTRARI ALLA RIFORMA NORDIO E ALLE CARRIERE SEPARATE. LO SCIOPERO RESTA”: CESARE PARODI, NEOPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE MAGISTRATI, FISSA I PALETTI: “IL CASO LO VOI? ENNESIMO EPISODIO DI INCOMPRENSIONE. L’ANM SARÀ AL SUO FIANCO”

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

IL GOVERNO SI SPACCA SUL DIALOGO CON I MAGISTRATI: FORZA ITALIA DIFENDE LA NORMA SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE (LA SUA LEGGE BANDIERA) E SPIEGA ALLA MELONI PERCHE’ E’ SBAGLIATO TRATTARE CON I GIUDICI

Cosa può mettere sul tavolo Giorgia Meloni, per avviare davvero un «sano confronto» col nuovo presidente dell’Anm, come si è augurata ufficialmente la premier poche ore dopo l’elezione di Cesare Parodi a capo dell’associazione dei magistrati?
Sono gli azzurri — e non è un caso — i più inquieti e sospettosi, davanti al possibile riavvicinamento tra Palazzo Chigi e Anm. Riavvicinamento per ora solo declamato, complicato da costruire dopo la sarabanda di polemiche e attacchi degli ultimi mesi. In una settimana peraltro delicata: oggi i pm di Perugia incardineranno in un fascicolo l’esposto trasmesso il 7 febbraio dal Dis contro il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, per il caso Caputi. Sempre nei prossimi giorni il Csm valuterà la richiesta dei membri laici di centrodestra, che chiedono di dichiarare «incompatibile» il magistrato che ha spedito l’avviso di garanzia a Meloni. Il clima è questo
Secondo fonti di primo piano di governo ufficialmente «la riforma della giustizia non cambierà: si va avanti». Però, leggendo tra le righe le ultime dichiarazioni di alcuni meloniani, si nota qualche timida apertura. Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, ieri esaltava la «nuova stagione di dialogo» che potrebbe aprirsi.
Galeazzo Bignami, potente capogruppo dei Fratelli alla Camera, che però ieri si augurava «il ristabilirsi di un clima di confronto costruttivo tra politica e magistratura».
Alla fine deciderà Meloni, naturalmente. Secondo fonti a conoscenza del dossier, la premier, quando incontrerà Parodi, probabilmente già in settimana, potrebbe avanzare questa ipotesi: non toccare il testo della riforma, ma lavorare insieme alla nuova Anm sui suoi provvedimenti applicativi, come quelli che riguardano le modalità di sorteggio del Csm.
Il vicepremier forzista Antonio Tajani non ha alcuna intenzione di cambiare la norma licenziata da Montecitorio meno di un mese fa. Se il Senato la toccasse, l’iter delle quattro letture ripartirebbe da zero. I tempi si allungherebbero. Possono spiegarsi anche così i toni degli azzurri all’indomani dell’elezione di Parodi, diametralmente opposti a quelli dei meloniani. Il capogruppo in Senato, Maurizio Gasparri, ieri parlava di un «esordio pessimo» del magistrato, descrivendo le sue parole come «temerarie ed eversive, un’intimidazione al Parlamento», chiedendo infine alle toghe di indossare «una coccarda rossa».
Sulla stessa linea si muovono altri parlamentari che seguono il dossier giustizia, come l’ex ministro Enrico Costa: «L’Anm? Non sono interessati alle modifiche, ma solo al fallimento della separazione delle carriere. Sono certo che il governo non si farà risucchiare in una finta trattativa dall’esito scontato con mere finalità dilatorie». Anche per l’azzurro Tommaso Calderone «la politica non abboccherà». Trattare, secondo gli azzurri, significherebbe solo perdere tempo.
A conclusione del weekend romano che, a sorpresa, lo ha incoronato presidente dell’Anm, Cesare Parodi è in attesa della convocazione a Palazzo Chigi.
(da agenzie)

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PUR DI SFRUTTARE I CENTRI IN ALBANIA, GIORGIA MELONI TENTA IL COLPO DI SCENA: CAMBIARNE L’USO E AGGIRARE LE TOGHE

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

IL GOVERNO PREPARA UN DECRETO BIS PER L’ALBANIA: L’OBIETTIVO È TRASFORMARE I DUE CENTRI DI GJADER E SHENGJIN IN CPR, CIOÈ CENTRI PER I RIMPATRI DI IRREGOLARI, PER NON DOVERE PIÙ CHIEDERE LA CONVALIDA DEI TRATTENIMENTI DEI MIGRANTI, ORA AFFIDATA ALLE CORTI D’APPELLO, CHE HANNO SEMPRE RIGETTATO I FERMI… MA IL PROGETTO PONE DIVERSI PROBLEMI GIURIDICI E COMUNQUE BISOGNEREBBE ATTENDERE L’ENTRATA IN VIGORE DELLE NUOVE NORME UE

Il decreto bis sull’Albania è in incubazione. Il governo lo sta davvero valutando, come raccontava ieri il ministro degli Affari Ue, Tommaso Foti, nell’intervista a Repubblica. E per la prima volta l’esecutivo sta considerando di stravolgere il progetto originario, pur di evitare che i centri costruiti sull’altra sponda dell’Adriatico rimangano ancora deserti per mesi
La premier Giorgia Meloni ne ha discusso venerdì pomeriggio col ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e col sottosegretario di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano. L’ipotesi prevalente, secondo fonti a conoscenza del dossier, sarebbe questa: trasformare i due centri albanesi in Cpr, cioè centri per i rimpatri. Non più quindi strutture per ospitare i migranti caricati dai pattugliatori della Marina nelle acque internazionali del Mediterraneo, in attesa che vengano espletate le procedure di frontiera accelerate.
Ma centri pensati per i migranti irregolari già presenti in Italia e che hanno in tasca il decreto di espulsione. In questo modo verrebbero tagliato un passaggio: la convalida dei trattenimenti dei migranti, ora affidata alle Corti d’appello, che però hanno sempre rigettato i fermi, così come avevano fatto all’inizio le sezioni Immigrazione dei tribunali.
I due centri in Albania diventerebbero Cpr tradizionali a tutti gli effetti. Shengjin, che oggi è un hotspot destinato alle procedure d’ingresso e prima accoglienza, e Gjader, dove sono stati tirati su due centri: la struttura grande, per il trattenimento e le procedure di verifica dei requisiti, e un piccolo Cpr, pensato per i migranti con la convalida del trattenimento (mai concessa dai giudici).
Sullo sfondo c’è anche un’altra ipotesi di cui si sarebbe discusso, nel governo. È l’idea lanciata da Matteo Renzi: sfruttare Shengjin e Gjader come penitenziari per i detenuti albanesi oggi in Italia. Ma Meloni non potrebbe più raccontare che il progetto ha un valore di «deterrenza» per i migranti che si mettono in viaggio verso l’Italia.
Di fatto, l’idea del governo è considerare Gjader come se fosse parte della provincia di Roma, foro competente come giurisdizione
A legislazione invariata, però, anche il progetto di trasformare in Cpr il centro per richiedenti asilo di Gjader potrebbe essere di difficile praticabilità. Alcuni giudici che si occupano di immigrazione spiegano che Gjader non è territorio italiano, ma un pezzo di territorio albanese su cui vige la legislazione italiana regolata da un protocollo che è stato ratificato con legge sia dal Parlamento italiano che da quello albanese.
E che non consente che un immigrato già presente su territorio italiano, anche con decreto di espulsione, possa essere portato in Albania per essere rimpatriato. Secondo gli stessi magistrati, per trasformare il centro di Gjader in Cpr bisognerebbe comunque attendere l’entrata in vigore delle nuove norme Ue.
(da La Repubblica)

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MELONI SI RIMANGIA I CENTRI DI ACCOGLIENZA IN ALBANIA E PROVA A TRASFORMARLI IN CPR, TRASFERENDOVI I MIGRANTI ATTUALMENTE NEI CPR ITALIANI PER RIEMPIRLI

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

MA CAMBIEREBBE IL RUOLO DELL’ALBANIA CHE DOVREBBE ACCETTARE LA COMPETENZA SUI CENTRI, ESCLUDENDO I GIUDICI ITALIA,,, L’ENNESIMO CASINO GIURIDICO PUR DI FAR VEDERE AI GONZI CHE NON HANNO BUTTATO I SOLDI NEL CESSO… LE OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO: “MELONI SI SCUSI CON GLI ITALIANI PER AVER SPERPERATO UN MILIARDO DI EURO”

Un decreto legge per i Cpr in Albania. A prescindere dal 25 febbraio, giorno in cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che investirà l’operatività dei centri di Gjader e Shengjn. E che prevede di togliere la giurisdizione italiana sulle strutture. Che è alla base del trattato con Tirana.
Le modifiche all’accordo potrebbero arrivare proprio per decreto. Per escludere la competenza dei magistrati italiani sulla gestione dei rimpatri. E per portare in Albania anche coloro che si trovano oggi negli hotspot e nei centri di accoglienza sul territorio nazionale. Anche se la fattibilità dell’operazione appare molto dubbio.
I giudici e l’Albania
A scrivere del tentativo di togliere ai giudici italiani la competenza sui centri in Albania è oggi il Corriere della Sera. L’idea è che i centri si trasformino in Cpr o in centri di accoglienza. Che, non si esclude, potranno essere gestiti da Tirana e non da Roma. Oggi a Roma è in programma un vertice di governo. Che dovrebbe nei piani dell’esecutivo fornire una soluzione giuridica affidabile dopo le sentenze dei giudici della Corte d’Appello. Il Messaggero spiega che la decisione è maturata venerdì 7 febbraio in una riunione tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. La decisione permetterebbe di aggirare il giudizio dei tribunali e il problema dei paesi sicuri. Perché i Cpr possono ospitare anche i richiedenti asilo. L’idea aveva già preso forma in estate. Ma serve una modifica del Trattato Bilaterale con Edi Rama.
Da centro di prima accoglienza e centro di trattenimento in attesa della richiesta di asilo a Centro di permanenza per i rimpatri cambia il Trattato con l’Albania
Attualmente, le due strutture sono un centro di prima accoglienza (a Shengjin, dove arrivano le navi e si fanno i controlli più immediati) e un centro di trattenimento in cui restare in attesa che si completi la procedura di richiesta d’asilo rapida. Diventando Cpr – Centri di permanenza per i rimpatri – invece in Albania verrebbero portate le persone migranti che si trovano in Italia irregolarmente e hanno ricevuto un decreto di espulsione.
Nel nostro Paese ci sono già nove Cpr, e il governo Meloni negli anni si è impegnato più volte ad aumentarli (senza mai farlo) nonostante si tratti di un sistema che non funziona. I Cpr spesso mettono le persone detenute in condizioni durissime, per un tempo incerto e in molti casi senza che abbiano commesso reati.
Tirana e le strutture
E l’Albania dovrebbe prendere la giurisdizione delle strutture, oggi italiana. Ma allo studio c’è anche una norma per impedire ai giudici delle sezioni immigrazioni dei tribunali di andare a giudicare i casi nelle Corti d’Appello. Il governo ha già tolto alle prime la competenza sui trattenimenti. Di qui l’idea di escluderli con un provvedimento ad hoc. Ad anticiparlo è stato il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti. «Valuteremo se intervenire prima della sentenza» della Corte di giustizia europea, che potrebbe arrivare non prima di marzo o aprile.
L’opposizione
Intanto l’opposizione va all’attacco. Chiudere «questa pagina vergognosa, scusarsi e devolvere gli 800 milioni di euro destinati ad un centro inumano e inutile a sanità e sicurezza», la richiesta del responsabile politiche migratorie del Pd Pierfrancesco Majorino. A puntare il dito anche Avs e Più Europa. «Si sono ormai cacciati in un pasticcio, per uscirne rinuncino all’avventura albanese e smettano di sperperare i soldi degli italiani», afferma Filiberto Zaratti.
«Non gli sono bastate le pronunce dei tribunali di ogni ordine e grado a dire che è una procedura illegittima? Errare umano, perseverare è meloniano», dice Riccardo Magi nel giorno della sua conferma a segretario di +Europa. Ma il partito di Giorgia Meloni tiene il punto. «Sui centri in Albania andiamo avanti», annuncia la vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli. «L’accordo, del resto, è un modello che fa scuola in Europa con gli Stati membri. I quali stanno assumendo la posizione italiana, ad iniziare dalla presidente Ue Ursula von der Leyen».

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INSULTI RAZZISTI VERSO UN GIOCATORE DI 13 ANNI, IL SAINT-VINCENT CHATILLON PRESENTA DENUNCIA: “ORA BASTA”

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

GLI AUTORI SONO STATI ALCUNI GENITORI SUGLI SPALTI… IL VIMINALE PROVVEDA A IDENTIFICARE GLI AUTORI PRIMA CHE QUALCUNO SI FACCIA MALE

«Come società siamo davvero indignati e delusi per le parole razziste arrivate dalle tribune nei confronti del nostro ragazzo». questo lo sfogo sui social della società valdostana Asd Saint-Vincent Chatillon, che denuncia degli insulti razzisti verso un giovanissimo calciatore tredicenne durante la partita di ieri del campionato provinciale under 14 contro il biellese Ponderano, fuori casa e terminata 2-2.
«Sentire parole – prosegue la società – come ‘scimmia di…’ per qualificare un ragazzo di colore di 13 anni da degli adulti oltretutto genitori è davvero qualcosa di incommentabile!! Denunciamo tutto ciò con assoluta fermezza e pretendiamo una giusta e severa punizione. Non possiamo pretendere che i nostri ragazzi condannino il razzismo se noi adulti portiamo questi esempi osceni in un campo da calcio!! Chiediamo un intervento della federazione per condannare tutto ciò e tutelare il nostro ragazzo».
(da agenzie)

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CONTE E IL “BULLISMO ISTITUZIONALE” DI MELONI: “SI SENTONO INTOCCABILI SOLO PERCHE’ SONO AL GOVERNO”

Febbraio 10th, 2025 Riccardo Fucile

“IN VIRTU’ DELLA LORO CULTURA ARROGATE E AUTORITARIA VOGLIONO PRIVILEGI E IMPUNITA'”

Giuseppe Conte contro il governo Meloni. Il leader del Movimento 5 Stelle in un’intervista al Corriere della Sera va all’attacco della premier. E parla di «un bullismo istituzionale mai visto del governo contro i magistrati». L’esecutivo, sostiene l’ex premier, si ritiene al di sopra della legge: «Io ho avuto più di un avviso dalla Procura di Roma e dallo stesso Lo Voi, ma non si mi sono permesso di registrare video scaricando la comunicazione aggressiva di un presidente del Consiglio contro un singolo magistrato. Non mi sembra che il procuratore abbia preteso di essere un intoccabile al di sopra della legge. Qui gli unici a sentirsi intoccabili sono Meloni, Santanchè e tutti i sodali che adesso sono al governo», dice a Monica Guerzoni.
Bullismo istituzionale
Secondo Conte i membri dell’esecutivo si sentono intoccabili «perché, in virtù della loro cultura arrogante e autoritaria e dei voti presi, vogliono privilegi e impunità e continuano la guerra contro la magistratura. Il risultato è una giustizia durissima contro la gente comune, ma piegata al controllo del governo di turno attraverso la riforma della separazione delle carriere. La verità è che Meloni cerca capri espiatori perché non sta governando, è incapace di soddisfare i bisogni di imprese e cittadini e ha provocato l’arresto della crescita».
E anche se il consenso per il governo non cala, «sa come questo governo verrà ricordato dagli imprenditori? Crescita allo zero virgola, crollo da 22 mesi della produzione industriale, imprese lasciate fallire, caro energia e misure come transizione 4.0 sepolte sotto la burocrazia. E sa come verrà ricordato questo governo dalle famiglie? Segno negativo sugli stipendi reali, aumento di bollette e accise, tagli alla rivalutazione delle pensioni, smantellamento di opzione donna. Hanno detto no alle nostre proposte contro il carovita e aumentato gli stipendi dei ministri. Hanno tradito i cittadini»
La Legge di Bilancio
Sulla Legge di Bilancio, dice Conte, «hanno tolto 100 euro a chi ne prende 700 al mese e hanno dato 1,80 euro a chi prende la pensione minima. Grazie ai “Fratelli di banca” gli unici a ridere sono gli istituti di credito, che vedono esplodere le loro quotazioni in Borsa fino al 240% negli ultimi tre anni e utili raddoppiati negli ultimi due anni da 25 a 50 miliardi. Non solo il governo non ha preso un euro dalla tassa sugli extraprofitti, ma attraverso Sace ha coperto coi soldi dello Stato precedenti finanziamenti bancari in sofferenza, con perdite che pagherà lo Stato e profitti che arricchiranno le banche». Su Almasri, sostiene l’ex premier, Meloni dovrà dire se l’Italia è sotto ricatto della Libia: «Il dato accertato è che il governo preferisce violare obblighi internazionali e colpire al cuore l’intero sistema del diritto internazionale imperniato sulla Corte penale dell’Aia».
Lo spionaggio
Sullo spionaggio di giornalisti e attivisti Conte dice che «con loro al governo si sta scatenando una guerra tra le istituzioni, di cui è difficile prevedere le conseguenze. Meloni e i suoi predicavano legge e ordine, adesso sappiamo che la legge devono rispettarla solo i comuni cittadini e, quanto all’ordine e alla sicurezza, abbiamo i soldi buttati in Albania e 300 agenti a guardare i centri vuoti». E sul mandare a casa il governo senza allearsi con il Pd, il leader M5s replica: «Noi siamo in prima fila per costruire un programma con la giustizia uguale per tutti e senza impunità per i politici, per rilanciare la competitività delle imprese, aiutare ceto medio in difficoltà e fasce più deboli e smetterla di fare favori a banche e industria delle armi».
(da agenzie)

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