“BASTA STRAPPI, NON POSSIAMO CONSENTIRE ALLA MELONI DI ELEGGERE IL PRIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SOVRANISTA”
RENZI CHIUDE LA STAGIONE DEI VELENI, PREPARA UN TOUR NELLE FESTE DELL’UNITA’ E UNA SERIE DI INCONTRI, DA BETTINI A FRANCESCHINI … IL RAPPORTO CON CONTE E PATUANELLI E L’INTESA CON GAETANO MANFREDI, SINDACO DI NAPOLI, IL PRIMO A RIUSCIRE A TENERE INSIEME EX GRILLINI E PD
Colloqui e incontri con Elly Schlein, Goffredo Bettini, Gianni Cuperlo, Dario Franceschini. E almeno dieci inviti alle Feste dell’Unità da tutta Italia. Non è l’agenda di uno dei fedelissimi della segretaria del Pd, bensì quella di Matteo Renzi.
L’ex premier, da qualche tempo, ha infatti ricominciato a parlare con molti dei suoi (ex) nemici. Ma anche con Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi, e il vecchio amico Graziano Delrio, cattolico.
Una tela faticosa, mettendo da parte i (tanti) veleni, per provare costruire quella che il leader di Italia viva ha ribattezzato «Tenda riformista»: un contenitore che possa ospitare più storie e profili civici possibili, per «raggiungere un 6-7%» e provare a essere decisivi alle prossime elezioni politiche.
Una terza gamba, che però rimanga al di fuori della delicata dinamica tra Pd e M5S.
«Un ravvedimento operoso, dove va Matteo è insondabile — commenta Pier Luigi Bersani, probabilmente informato sulle manovre in corso — , ma da me nessuna preclusione».
«Niente veti», insomma, che poi è anche la risposta che Renzi dà a chi gli chiede conto di Carlo Calenda, con il quale è tornato a parlare dopo un anno e mezzo di botte da orbi, organizzando
addirittura un evento comune su Israele e Gaza. Fantascienza, fino a qualche giorno fa. Renzi, che nelle ultime settimane ha anche ridotto le sue attività da conferenziere per concentrarsi sulla politica romana, sta lavorando dietro le quinte per scrollarsi di dosso l’etichetta di «inaffidabile». Da «rottamatore» a «costruttore». Da «incendiario» a «pompiere».
Parabole complesse, che portano Renzi addirittura a dire: «Il centrosinistra deve smettere di litigare sul niente». Ma per tessere questa «Tenda riformista», giocoforza, è essenziale stabilire un rapporto anche con il M5S. Con Giuseppe Conte c’è stato un breve colloquio ai funerali di papa Francesco, ma la chimica tra i due è davvero complessa.
Mentre risultano buoni i rapporti con Stefano Patuanelli, capogruppo dei Cinque Stelle al Senato.
E ancora più salda è l’intesa con Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e primo a riuscire a tenere insieme ex grillini e Pd. «La mia forza è che non voglio fare il leader di quest’area, ma il ricostruttore — riflette Renzi con i suoi interlocutori —, il mio stare nel centrosinistra però non significa rinnegare le mie idee. E continuerò a farlo».
La strategia del leader di Italia viva è basata su due convinzioni: «La presidente Giorgia Meloni si è presa pieni poteri e perderà le prossime elezioni. Ma per riuscirci dobbiamo parlare con tutti». Mentre sul candidato premier del centrosinistra è convinto che «il nome arriverà alla fine». Nel frattempo, durante l’estate, l’ex presidente del Consiglio tornerà ospite sui palchi delle Feste dell’Unità, dove l’anno scorso era già stato ospite a sorpresa.
Il primo appuntamento è fissato a Milano il 17 luglio: un confronto con Gianni Cuperlo, non un ex avversario qualunque, bensì il presidente del Pd che si dimise contro l’allora segretario Renzi.
«E ora basta strappi — conclude Renzi —. Perché non possiamo permettere altri cinque anni di Meloni a Palazzo Chigi. Ma soprattutto: non possiamo consentirle di eleggere il primo presidente della Repubblica sovranista».
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply