A SAN PIETROBURGO IL PELLEGRINAGGIO SILENZIOSO PER RICORDARE NAVALNY
COSI’ LA PIETRA SOLOVETSKY SI E’ TRASORMATA IN UN MEMORIALE IMPROVVISATO: “E’ STATO UN OMICIDIO DIMOSTRATIVO”
«Per i combattenti per la libertà». Sono le lettere scolpite sulla pietra Solovetsky, il monumento alle vittime delle repressioni politiche, trasformatosi in un memoriale improvvisato in onore di Alexey Navalny, il principale oppositore del Cremlino.
Poco dopo l’annuncio della morte di Navalny in una colonia penale nell’Artico russo, le persone hanno iniziato a portare fiori al monumento come ultimo omaggio al politico. Nonostante le cause ufficiali della sua morte siano ancora da accertare, la responsabilità del governo russo appare ovvia ai presenti. «È stato un omicidio dimostrativo», dice Olga, settantanove anni, mentre lascia un cerino sul memoriale. «Per mostrarci che nulla può fermare il governo, voglio che il mondo intero lo sappia, che non si pensi sia stato un incidente», dice la donna. Nella voce un misto di rabbia e disperazione.
Un’atmosfera di rassegnazione aleggia sulla piccola folla.
«Avrei voluto che Navalny fosse come Nelson Mandela in Sud Africa», dice Ivan, un ragazzo di ventotto anni. «Che uscisse di prigione e desse inizio alla democratizzazione in Russia, ma non tutte le storie finiscono bene».
Ivan è un attivista della campagna elettorale di Boris Nadezhdin, l’unico candidato anti-guerra a sfidare Putin nelle elezioni presidenziali che si terranno a marzo. Come Navalny nelle presidenziali del 2018, Nadezhdin è stato escluso dalla partecipazione alle elezioni, a detta di molti, per ordine diretto del Cremlino.
Ma mentre Navalny allora dichiarò proteste in tutto il Paese, pochi si aspettano lo stesso da Nadezhdin. «Nadezhdin non prenderà il posto di Navalny, non ha lo stesso carisma, né la stessa forza di spirito», ammette un altro attivista. «Navalny resterà sempre l’oppositore numero uno», dice un terzo. Verso sera, un centinaio di persone sono radunate di fronte al monumento. Poche se comparati alle migliaia che contemporaneamente escono in strada nelle città di tutto il mondo.
Ma molte considerando l’intensificarsi delle repressioni in Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. «Non ci meritiamo un eroe così – dice Olga, la donna con il cerino . È colpa nostra, non protestiamo».
Piano piano, la pietra innevata si ricopre di garofani rossi. Le forze dell’ordine lasciano fare: solo un furgone della polizia è parcheggiato poco lontano e, alcuni dicono, agenti del centro anti-estremismo in abiti civili sorvegliano la situazione. Il memoriale intanto si è ricoperto di garofani e rose. In mezzo ai fiori, c’è anche una foto in bianco e nero di Navalny e, accanto, un foglio con un suo messaggio lasciato tempo fa al popolo russo nel caso venisse ucciso: «Non arrendetevi!».
(da La Stampa)
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