A TOTI NON BASTANO QUATTRO INQUISITI, VUOLE ANCHE BERTOLASO PER FARE CINQUINA
LE PRIME MOSSE DEL GABIBBO BIANCO: CHIEDERE TRE CONSIGLIERI IN PIU’ PER ACCONTENTARE LE FAMELICHE TRUPPE, CREARE PURE I SOTTOSEGRETARI E RECUPERARE INDAGATI… CHI MEGLIO DI MARONI INDAGATO PUO” DARGLI CONSIGLI?
Operazione governabilità al via. Ed è il centrodestra di Giovanni Toti a scatenare l’offensiva attaccando la legge elettorale della Liguria e chiedendo tre seggi supplementari «al fine di garantire che il rapporto dei seggi tra la coalizione vincente e le opposizioni sia almeno del 55%», come prevede la normativa elettorale nazionale dalla quale discende appunto quella ligure.
In questo modo il centrodestra potrebbe contare non più su 16 consiglieri, compreso il presidente, ma su 19.
Beffa, tremenda beffa perchè la legge alla quale si appella Toti è il famoso “Tatarellum” e la Liguria è l’ultima regione ad applicarla, bloccata dai veti incrociati dei partiti, dalle convenienze politiche del momento.
Ieri il neo governatore ligure ha conferito mandato al costituzionalista Daniele Granara di rappresentare la sua lista davanti alla commissione elettorale regionale istituita in Corte d’Appello.
L’audizione è in programma venerdì. Le richieste sono due e alquanto originali.
La prima: attribuire alla lista Toti, che ha ottenuto il 34,44% dei voti validi, 18 seggi oltre al presidente.
La seconda è subordinata: se non c’è l’attribuzione dei tre seggi in più, garantire comunque la governabilità «con il 55% dei seggi attribuiti al consiglio», il che significherebbe sottrarne uno al centrosinistra.
Facendo due conti a rimetterci sarebbe il quarto eletto di Genova, ovvero il segretario regionale del Pd Giovanni Lunardon.
La questione è complicatissima.
La tesi di Granara e del centrodestra è che poichè la Liguria non ha mai cambiato la legge elettorale nazionale con il suo complesso sistema di premi di maggioranza, questa va applicata completamente.
Anche in quella parte (comma 3 della legge 43/1995) in cui mira ad assicurare la governabilità nel caso in cui la coalizione vincente non superi il 40% dei voti validi e non ottenga con le sue forze almeno il 55% dei seggi. È esattamente il caso ligure.
E in merito all’esecutivo regionale, l’idea di Toti è questa.
«Lo Statuto della Regione Liguria non va bene: 7 assessori sono pochi, servono anche alcuni sottosegretari da impiegare negli assessorati più corposi».
Così Giovanni Toti, neo governatore della Liguria, a proposito della riorganizzazione e degli assetti della Liguria.
Il presidente, che si insedierà nel palazzo di De Ferrari nei prossimi giorni, ha in mente il modello della Lombardia dove oltre gli assessorati lo statuto prevede anche i sottosegretari.
«Serve anche un sottosegretario alla presidenza della Regione, una figura che funzioni come coordinatore» ha aggiunto. Secondo Toti la modifica dello Statuto della Regione Liguria potrebbe essere fatto rapidamente. «Non penso che il Pd sia in disaccordo. Se non ricordo male anche Raffaella Paita prevedeva una figura simile immaginando un capo di segreteria».
Nel toto-giunta anche Bertolaso
«Non ho fatto nemmeno un nome», giura Giovanni Toti, «ovviamente ho delle idee ma tutto verrà discusso con gli alleati», taglia corto, prima di entrare ad Arcore dove lo attende Silvio Berlusconi.
Il neo presidente non vuole ancora mettersi nella palude del toto-giunta, ma consiglieri, alleati, simpatizzanti e pure gli avversari fanno circolare le ipotesi e le richieste più varie.
Lo schema generale, comunque, dovrebbe essere quello di tre assessori in quota Lega e tre per Forza Italia più uno per Fratelli d’Italia.
In queste quote, però, rientreranno anche i “tecnici” che dovrebbero andare alla Sanità e al Bilancio oppure alla Protezione civile.
Per quest’ultimo ruolo gira il nome clamoroso dell’ex commissario nazionale Guido Bertolaso, all’epoca vicino al governo Berlusconi.
Potrebbe essere lui il “supercommissario” con delega sulle opere anti-alluvione ma da Toti, come detto, non arriva alcuna conferma.
(da “il Secolo XIX”)
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