“AD ARCORE C’E’ STATO ABUSO DI POTERE”: IN AULA LELE MORA SCARICA BERLUSCONI
IL TALENT SCOUT SCOUT SI SFOGA: “DISMISURA, ABUSO DI POTERE E DEGRADO, IO NE SONO STATO PASSIVO CONCORRENTE, MA OGGI NON VOGLIO PIU’ MANGIARE CIBO AVARIATO”
Tre parole per descrivere il caso Ruby: “Dismisura, abuso di potere e degrado. Lo ha scritto un importante quotidiano a diffusione nazionale ed è proprio così”.
E’ il turno di Lele Mora, è lui che pronuncia questa frase, facendo una sorta di ‘mea culpa’ e confermando le caratteristiche centrali del Rubygate, così come erano identificate da Giuseppe D’Avanzo ai tempi dello scoppio dello scandalo e richiamate dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro, in un editoriale all’indomani della sentenza di primo grado nel procedimento parallelo a carico di Silvio Berlusconi.
Dopo le dichiarazioni spontanee di Emilo Fede e Nicole Minetti, ora tocca all’ex manager dei vip dire la sua sul caso che lo vede imputato per favoreggiamento e induzione alla prostituzione, anche minorile.
Per tutti e tre (Mora, Fede e Minetti) il pubblico ministero, Pietro Forno, ha già fatto la sua richiesta di condanna: sette anni di reclusione.
Mora in aula ammette che la vicenda con al centro la giovane marocchina, protagonista delle serate nella residenza di Arcore dell’ex premier, ha rappresentato un caso di “dismisura, abuso di potere e degrado. Ho letto queste parole su un quotidiano a diffusione nazionale. Ed è vero, proprio così è stato”.
“Io ne sono stato passivo concorrente – ha aggiunto – ma oggi non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito ai miei difensori di chiarire”.
Mora ammette di aver partecipato alle serate: “E’ vero. Ed è vero anche che alle cene ho accompagnato le ragazze. E’ vero che ho ricevuto un prestito da Berlusconi tramite Emilio Fede che avrebbe salvato la mia società “.
Ma non ho “mai voluto condizionare la volontà delle ragazze – ha aggiunto – Non ho mai giudicato il loro comportamento, nè mai ho orientato le loro condotte”.
E’ un vero e proprio sfogo, il suo.
Mora sembra un fiume in piena quando ricostruisce le vicende che sono al centro del processo, ma anche le ricadute sulla sua vita e l’esperienza del carcere per bancarotta fraudolenta: “Mi vergogno per le polemiche che ho fatto contro giornalisti e comunisti, per le minacce, mi vergogno e chiedo scusa”.
E ha concluso: “Voglio uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce voglio vedere le stelle e il cielo azzurro. Mi sono assunto le mie responsabilità per i fatti che mi hanno portato in carcere e per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici”.
Poi però durante una pausa dell’udienza, Mora fa una sorta di retromarcia rispetto alle dichiarazioni spontanee di poco prima: “Ad Arcore non c’è stato niente di male, quando in aula ho parlato di ‘degrado’ ho detto quello che ha riportato un giornale. La prostituzione ad Arcore non c’è mai stata”.
(da “La Repubblica“)
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