ALLUVIONE LIVORNO, IL SINDACO A CASA CON I CELLULARI CHE NON PRENDEVANO, IL CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE CHE SMENTISCE IL COMUNE
L’UNICO CHE HA CERCATO DI AFFRONTARE L’EMERGENZA E’ STATO UN IMPIEGATO DI LIVELLO C
Il sindaco che ha saputo del disastro solo alle 6,46.
L’emergenza gestita per tutta la notte da un tecnico: nè dal sindaco nè dal capo della Protezione Civile nè dal suo vice.
Il capo della Protezione Civile, cioè il comandante dei vigili urbani, che smentisce perfino il report diffuso sulla notte dell’alluvione di Livorno dall’ufficio stampa del Comune.
L’assicurazione del Comune che non si poteva fare di più o diversamente, quando invece tra le 3 e le 4 (quasi due ore prima della piena) il Rio Maggiore stava già straripando.
Il piano ignorato della Protezione Civile che prevedeva l’avvertimento degli abitanti in “zone rosse”, intorno a corsi d’acqua straconosciuti nei documenti in possesso al Comune.
Le ore della ricostruzione dei fatti del disastro di Livorno diventano complicate. Ai proclami di chiarezza seguono correzioni, rettifiche, smentite di fatti o persone, oltre che polemiche come quella sollevata dal vescovo Simone Giusti: “Chi doveva avvisarci? Chi doveva urlare di uscire da casa?”.
La cosa certa è che la Protezione Civile nei momenti più difficili della città — cioè dalle 2, quando è passato il temporale più violento — non era guidata dal sindaco Filippo Nogarin.
Lo aveva scritto già sul Tirreno all’indomani della tragedia: “Ieri notte — scriveva — ho faticato a chiudere occhio: il rumore dei tuoni e della pioggia incessante che proveniva da fuori non mi lasciava del tutto tranquillo. Quando mi sono alzato mi sono reso conto che le stanze al piano terra erano sommerse da 35 cm d’acqua e la casa era completamente immersa nel buio. Sono stato costretto a uscire dalla finestra per ritrovarmi in un quartiere senza corrente”.
Lo ha confermato con una nota ieri quando ha spiegato di essere stato avvertito di cos’era successo dal capo di gabinetto alle 6,46.
Perchè non prima? Perchè nelle ore precedenti, ha spiegato, i suoi due cellulari non erano raggiungibili.
“Improvvisamente — ha raccontato al Telegrafo, l’altro giornale di Livorno — mi sono svegliato perchè nel locale tecnico di casa suonava l’allarme. Quando manca l’energia elettrica scatta un suono, molto forte”.
Erano, racconta il sindaco, le 5,30. A quell’ora da tre ore era straripato il Rio Maggiore, da tre ore il Rio Banditella era esploso devastando Montenero, da poco il Rio Ardenza aveva terminato la sua piena che ha travolto e trascinato via persone e auto.
Dopo un po’ il sindaco si accorge che i telefonini non prendono e non funzionano i sistemi di apertura e chiusura di porte e cancelli sono elettrici, quindi fuori uso. Quindi scavalca un davanzale e raggiunge una zona dove prende il cellulare chiama: sono le 6,20 circa.
Poi sente il capo di gabinetto, il comandante dei vigili e quello che il Comune nel report mandato ai giornali chiama “referente della Protezione Civile“.
E’ lui che — senza sindaco e senza capo della struttura — ha cercato di coordinare nel frattempo tutte le operazioni della Protezione Civile.
Si tratta di un impiegato di livello C, non un funzionario, ma un tecnico.
Di più: un geometra. E’ lui che va su e giù per la città a fare sopralluoghi. E’ lui che vede straripare il Rio Maggiore solo dopo una segnalazione dei vigili del fuoco.
E’ lui che deve rifugiarsi nella caserma dei vigili del fuoco perchè con i mezzi e gli strumenti che ha non può fare più nulla, mentre le strade sono invase dall’acqua e dal fango e le auto di servizio della polizia municipale non riescono più a marciare.
Non c’è, infatti, nemmeno il capo della Protezione Civile di Livorno, che dall’inizio di agosto — per decisione di Nogarin — è il comandante dei vigili urbani, Riccardo Pucciarelli.
Ma al Tirreno Pucciarelli smentisce di aver mai ricevuto telefonate, come invece ha spiegato la nota dell’ufficio stampa con il report delle attività della notte dell’alluvione.
“Non ho mai ricevuto alcuna telefonata nell’orario indicato nel comunicato — dichiara — e ho subito chiesto al sindaco, al portavoce e al responsabile dell’ufficio stampa di rettificare questa notizia che non è vera. Nessuno mi ha chiamato tra le 4 e le 7,30”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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