MILANO, PAZIENTI COME PREDE E TANGENTI SULLE PROTESI, TRE MEDICI ARRESTATI, NOVE AI DOMICILIARI
BENVENUTI NELLA SANITA’ PRIVATA CHE PIACE TANTO AL CENTRODESTRA … “HANNO AGITO A DISCAPITO DELLA SALUTE PUBBLICA”… DALLE AZIENDE SOLDI AI CHIRURGI PER IMPIANTARE ARTI ARITFICIALI SCADENTI
Una caccia famelica dove le prede sono i pazienti più deboli e anziani che fiduciosi si affidano indifesi ai medici di base che li mettono nelle mani di chirurghi corrotti che non esitano ad impiantare nei loro ginocchi e nelle loro anche protesi scadenti.
È raccapricciante lo spaccato che emerge dall’ennesima inchiesta sulla sanità che ha portato a 21 misure cautelari, tra arresti e sospensioni dal servizio, smascherando un’associazione criminale che faceva capo ai rappresentanti di una azienda italo-francese.
Al vertice della piramide, secondo la Procura di Monza, c’erano due rappresentanti della Ceraver Italia srl, «costola» italiana della francese «Les laboratories osteal medical» che commercializza le protesi, il responsabile commerciale Denis Panico e l’agente Marco Camnasio.
Sono finiti in carcere con Marco Valadè, Fabio Bestetti, chirurghi ortopedici del Policlinico, e Claudio Manzini, primario di ortopedia degli Istituti clinici Zucchi, strutture sanitarie private di Monza convenzionate con il servizio sanitario nazionale. Le indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano hanno scoperto che per impiantare le protesi Ceraver i chirurghi ricevevano tangenti (soldi, regali e viaggi) proporzionati al numero di impianti fatti che in alcuni casi sono stati più di cento l’anno.
A procacciare i pazienti ci pensavano i due della Ceraver ingaggiando medici di base in mezza Italia, molti in Lombardia, che mettevano a disposizione dei chirurghi i propri studi professionali per 300 euro al mese più il 20% della parcella dello specialista che lì vistava decine di persone la volta e che, in questo modo, incassava altri soldi e ancora altri quando poi li operava.
Le case di cura convenzionate, infatti, versano legalmente una percentuale tra il 10 e il 15% di ciò che incassano dal Ssn, che va da 9.000 a 13.000 euro per questi interventi. Erano interessati solo alle strutture private dove non ci sono appalti pubblici di fornitura e i chirurghi scelgono le protesi e ai pazienti di fuori regione per i quali si saltano le liste d’attesa e non si applicano i rigidi costi fissi previsti dai drg della Lombardia.
Per loro le regioni di provenienza coprono tutte le spese.
Lo ammette al telefono un tecnico della Ceraver parlando con Camnasio: «Il nostro interesse sono le cliniche convenzionate perchè sono quelle che ci fanno fare i soldi». E Camnasio: «Se si vogliono fare le protesi in fretta bisogna uscire fuori regione».
Tra il 2007 e il 2012 nel reparto ortopedico del Policlinico di Monza 2.368 pazienti sono stati ricoverati ciascuno da quattro a più volte, in un caso addirittura 19 volte.
In ciascuna seduta chirurgica sono state fatte 12 operazioni (un giorno addirittura 36) con una media di 5/6 protesi impiantate mentre al Niguarda e al Fatebenefratelli, ospedali pubblici, di queste operazioni se ne facevano solo 4 a seduta.
Tutta da verificare la assoluta necessità degli interventi visto che, come ha detto il procuratore di Monza Luisa Zanetti, che ha guidato l’inchiesta dei sostituti Manuela Massenz e Giulia Rizzo, i chirurghi non erano «guidati dalle finalità di cura dei pazienti ma dai propri interessi».
Le protesi Ceraver (indagata per violazione della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società ) non erano neppure le migliori sul mercato per facilità d impianto.
Lo dicono chiaramente gli stessi chirurghi che nelle intercettazioni le definiscono «di merda». «Quanto più era inidonea la protesi, tanto più era alto il “disturbo”», dove “disturbo” stava per “tangente”, spiega Massenz che parla di «una convergenza di interessi in cui si incunea l’esigenza di profitto delle case produttrici», ma mette anche in guardia dal non criminalizzare «l’intera classe medica in gran parte composta da persone di valore».
Il gip Federica Centonze ha disposto gli arresti domiciliari per nove tra chirurghi e medici anche loro accusati di corruzione. Come Filippo Cardillo, chirurgo della casa di cura San Giovanni di Milano, Carmine Naccari Carlizzi, della Columbus di Milano e della Mater Domini di Castellanza, il chirurgo dell’Humanitas-Gavazzeni di Bergamo Michele Massaro, Andrea Pagani e Lorenzo Panico in attività nell’Istituto clinico Sant’Ambrogio di Milano.
(da “Il Corriere della Sera”)
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