ALTRO CASO LODI IN VENETO: BIMBI STRANIERI ESCLUSI DA BUONI LIBRO SENZA CERTIFICAZIONI NON RICHIESTE AGLI ITALIANI
LA REGIONE VENETO INSERISCE LA CLAUSOLA NEL SITO WEB MA NON ESISTE NELLA DELIBERA E NEL BANDO… E NON DICE CHE LA LEGGE RITIENE SUFFICIENTE UNA DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA
Per ottenere il contributo regionale sull’acquisto di testi scolastici in Veneto, i cittadini non comunitari devono presentare, oltre alla certificazione Isee, un certificato sul possesso di immobili o percezione di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza.
È quanto si legge nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet della Regione. Nei giorni scorsi, era scoppiata la polemica su un caso simile a Lodi, dove il Comune ha chiesto un documento aggiuntivo a chi non è italiano per ottenere le agevolazioni sulla mensa scolastica.
La norma non è però presente nè nella delibera di Giunta nè nel bando per la concessione di contributi, ma soltanto nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet per la compilazione della richiesta.
A renderlo noto, in un’interrogazione alla Giunta regionale, è il Gruppo del Partito democratico, che chiede una proroga per il termine di presentazione delle domande, che è stata fissata a mezzogiorno di oggi.
“La Giunta – afferma l’interrogazione che ha come primi firmatari i consiglieri Francesca Zottis e Claudio Sinigaglia – faccia chiarezza sui contributi per il buono libri: la documentazione richiesta ai cittadini non comunitari sta provocando ritardi e disagi”.
La certificazione richiesta ai cittadini extra Ue è “un passaggio obbligatorio – spiegano Zottis e Sinigaglia – che compare solo nelle istruzioni delle procedure web per la validazione delle domande alla Regione. Tuttavia la documentazione non serve in presenza di un’apposita convenzione tra l’Italia e lo stato di provenienza: bastano delle semplici dichiarazioni sostitutive. Ma le amministrazioni locali neanche sanno quali sono i Paesi con cui sono stati firmati questi accordi, oltre ad aver scoperto in ritardo la necessità di un ulteriore passaggio in quanto non c’era alcuna traccia nel bando. Non si può scaricare ulteriori incombenze e responsabilità sui Comuni. Senza considerare che si rischia di tagliar fuori dai contributi una buona fetta di cittadini non comunitari che invece avrebbe bisogno di un sostegno”.
(da agenzie)
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