ALTRO CHE POLITICA FUORI DALLA RAI, LEGA E M5S COME LA PEGGIORE CASTA, UN IMMONDO MERCATO
NON SOLO IL CDA, LA LOTTIZZAZIONE RAGGIUNGE ANCHE I DIRETTORI DI RETE E TG
Le nomine dei Tg piombano sul tavolo del vertice di palazzo Chigi, convocato sul tema delle nomine Rai. Tg1, Tg2, Tg3, ovvero la guida dell’informazione, caselle cruciali nell’anno della campagna sovranista di qui alle europee.
È l’intero “pacchettone” che il leader della Lega vuole negoziare, contestualmente alla nomina del nuovo direttore generale e alla scelta del nuovo presidente, figura più di prestigio che di potere reale.
Che, in sostanza, “vincola” il nuovo dg, qualunque manager sia, ad applicare il Cencelli del cambiamento scelto dai leader di partito.
Di questo parleranno nel vertice i due vicepremier con Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, colui che materialmente dovrà nominare i due membri del cda mancante, uno dei quali (da prassi) è il nuovo dg, l’altro il nuovo presidente. Fonti dentro la trattativa spiegano prosaicamente: “La priorità di Salvini è l’assetto dell’informazione. Chiuso su quello, su direttore generale e presidente l’accordo si raggiunge in un minuto”.
Anche sulla nomina di Fabrizio Salini, ex Fox ed ex La7, molto gradito a Di Maio, perchè lo considera un profilo innovativo e al passo con i tempi.
Detto ancora più prosaicamente, la richiesta del leader leghista, è il Tg1, l’ammiraglia dell’informazione italiana più, ovviamente, i Tgr, la casella che, di fatto, si è liberata perchè l’attuale direttore Andrea Morgante andrà a Tv2000, l’emittente di proprietà della conferenza episcopale italiana.
Il tetto dei compensi a 240mila euro poco si presta a realizzare il sogno sovranista di portare in Rai Mario Giordano, l’ex direttore del Tg4, tolto dagli schermi del Biscione perchè troppo “sovranista” e nominato direttore delle strategie e sviluppo dell’informazione Mediaset.
Sia come sia, la casella è il cuore della trattativa. Prosegue la fonte: “I Cinque stelle non possono mollare il Tg1, perchè rivendicano il proprio peso di primo partito”.
Uno degli schemi graditi ai pentastellati, riproduce un vecchio classico: il Tg1 al primo partito di governo (dunque i Cinque Stelle, come una volta era per la Dc o Forza Italia), il Tg2 all’alleato (dunque la Lega, come una volta accadeva col Psi o An), Raitre alla sinistra, ma con qualche innesto.
Il nome per la madre di tutte le nomine al Tg1, è quello di Milena Gabanelli, la prima scelta sulla presidenza che fosse spettata ai Cinque stelle.
Nome che, rispetto alle figure del salvinismo televisivo, avrebbe un effetto meno dirompente sul Tesoro e sul Quirinale, verso il quale Di Maio vorrebbe evitare di aprire fronti polemici sul più istituzionale dei tg, anche se il capo dello Stato su questa vicenda non è stato interpellato neanche in via informale.
La seconda rete, in questo schema, andrebbe alla Lega. I nomi più accreditati sono quello di Alessandro Giuli, giornalista e intellettuale sovranista e attuale co-conduttore di Night-Tabloid, come possibile direttore di Tg o di Rete, se al Tg dovesse andare Gennaro Sangiuliano, l’attuale vice-direttore del Tg1 molto gradito a Matteo Salvini.
L’idea, su Raitre, è di tenerla comunque in quota opposizione, inserendo il giornalista di Raiuno Alberto Matano come vicedirettore di Rete, anche se il suo nome è molto gradito al gotha dei Cinque stelle di governo.
Questione di opportunità , perchè una sua nomina al Tg3 renderebbe inevitabili i titoli sull’occupazione totale del servizio pubblico.
Prima ancora dei nomi la novità è nel metodo. Perchè mai la trattativa ha riguardato, tutt’assieme, la scelta dei vertici aziendali e dei vertici dell’informazione.
Oltre a Fabrizio Salini, gli altri nomi che saranno passati al vaglio, si sono ristretti alle dita di una mano: Gian Paolo Tagliavia, l’attuale responsabile del digitale molto stimano da Milena Gabanelli; l’altro è Marcello Ciannamea, attuale direttore del Palinsesto; il terzo è Andrea Castellari, attualmente alla guida di Viacom international.
La sensazione è che il nome più forte resti quello di Fabrizio Salini, su cui solo due giorni fa l’accordo era chiuso, perchè viene visto, per idee e professionalità , come un interprete del cambiamento.
Era chiuso, prima cioè che una parte dei Cinque Stelle facesse trapelare una certa insofferenza sulla presidenza a Giovanna Bianchi Clerici, ex parlamentare della Lega di Bossi e consigliere nel cda Rai dell’era Berlusconi-Saccà .
In alternativa c’è il nome di Giancarlo Mazzi, ex socio di Lucio Presta e direttore artistico del Festival di Sanremo, ai tempi di Flavio Cattaneo, amico anche di Ignazio La Russa.
Il suo nome, qualche tempo fa, circolava anche come candidato al ruolo di dg in quota Lega.
Per Di Maio, comunque, assicurano i suoi più vicini, il nome della Bianchi Clerici non è un ostacolo sulla via dell’accordo. Il nodo vero sono i Tg. E non è detto assolutamente che si chiuda oggi. L’assemblea dei soci è convocata per venerdì. Ci sono ancora due giorni per definire il pacchettone.
(da “Huffingtonpost”)
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