“AVEVA PROMESSO DI ESSERE DIVERSO”: MILITANTI RENZIANI TRA SCONCERTO E INCREDULITA’
“UNA SITUAZIONE KAFKIANA PER L’ASSENZA DI DISCUSSIONE INTERNA”: VIAGGIO NELLA BASE DEL PD
Via Beaulard, circolo Pd di borgo San Paolo, lo storico quartiere di Gramsci, Torino. Questa è la ex fetta di città operaia, quella che un tempo era al di là della Crocetta, lavoratori da una parte, intellettuali, molti dei quali borghesi progressisti, dall’altra. Oggi è tutto un altro mondo.
Qui è anche il principale punto di ritrovo degli «Ateniesi», il primo comitato di base di renziani nato in Italia, due anni e mezzo fa, prima delle primarie perse da Renzi contro Bersani.
Se domandate quale sia la percezione dello sbarco più che possibile del segretario del Pd a Palazzo Chigi, ma senza passare per il voto, la risposta prevalente è questa: la cosa non entusiasma, se viene fatta così.
«Più che altro sarebbe una decisione difficile da spiegare ai nostri elettori e militanti», spiega Filo Pucci, una delle fondatrici del network renziano.
Un altro renziano, il pubblicitario Enrico Sola, riflette: «I sentimenti dominanti sono perplessità , incredulità ».
Ma, aggiunge Sola con notazione interessante, «è una forma di incredulità non lontana dall’attendismo; in molti dei nostri forum privati compare anche la speranza che da questa situazione stia poi a Renzi far nascere dei risultati positivi. Non è escluso che ci riesca».
Davide Ricca, il coordinatore, ammette: «Noi siamo in una repubblica parlamentare, i governi non sono eletti. Certo però la cosa ai nostri sostenitori di base non piace”.
Bisogna dunque considerare questi due elementi non disgiunti: il mood in linea di massima è negativo.
Che Renzi, il campione della asserita rupture, vada a fare il premier senza vincere delle elezioni non è cosa che piaccia.
«Aveva detto di essere diverso», sorride un vecchio elettore di Bersani.
Tra i «renziani della prima ora» prevale l’incredulità , o a volte un senso di fastidio; ma molti credono che Renzi possa anche uscirne.
È questa la differenza principale, per dire, con altri ambienti politici democratici, per esempio con il mondo Occupy Pd, o con quelli che hanno sostenuto la candidatura di Civati.
A Bologna Elly Schlein, una delle più intelligenti democratiche emergenti, fa questo ragionamento: «A me pare che, qui in Emilia, anche i renziani, soprattutto quelli della prima ora, siano molto perplessi per lo scenario che si sta delineando, loro non volevano che andasse così».
A maggior ragione chi come lei ha portato al Pd il mondo delle occupazioni e teme, per dirla con le sue parole, che «al di là delle capacità personali, il problema di andare a Palazzo Chigi con la stessa fragile maggioranza politica di Letta metta Renzi nelle condizioni di avere tutto sommato le mani legate».
Non è affatto un sentimento raro, anche tra i democratici di ogni fede.
In Toscana compare tra quelli che scrivono a Tiziano Renzi, il padre di Matteo: «Ma che è successo, perchè?».
Ci sono voci abbastanza impegnate, conosciute, nel mondo che simpatizza col sindaco di Firenze, per esempio Simone Tolomelli, che ragiona così: «Matteo io so che lo sai. E so che le cose sono più complesse – sempre – di quanto pare. Ma, senza passare dal via, ci incazziamo».
Il segretario democratico piemontese, Daniele Viotti, è severo come lui: «E’ una situazione kafkiana. Mi colpisce non tanto il non passare dal voto, ma l’assenza di discussione e partecipazione di questa scelta. Io stasera vado a un dibattito, cosa spiego ai nostri elettori? Non lo so».
Secondo Ipr il 48% degli elettori vorrebbe il voto subito, appena approvata la nuova legge elettorale; il 36 un Letta bis; solo un 16 il Renzi I.
Con variazioni non di molto, i sondaggi questo dicono.
A Napoli uno dei renziani della primissima ora, gente che non è salita sul carro, ma ha combattuto il cozzolinismo quand’era forte, Tommaso Ederoclite, fa questa riflessione: «Là fuori è tutto uno “sta sbagliando”, c’è malumore, malessere; dovremo chiarirci coi nostri sostenitori, è una scelta difficilissima da spiegare ai nostri”
Jacopo Iacoboni
(da “la Stampa“)
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