BATTAGLIA ALLE 18 PER IL CALENDARIO: COSA PUO’ SUCCEDERE
IL CENTRODESTRA NON HA I NUMERI AL SENATO PER IMPORRE LA MOZIONE DI SFIDUCIA IL 14 AGOSTO… M5S-LEGA-MISTO HANNO 23 SENATORI IN PIU’: SE VINCE CONTE PARLERA’ IL 20 E POI SI DIMETTERA’ SENZA ESSERE SFIDUCIATO
L’attenzione è tutta puntata alle 18 , quando il giallo della crisi di ferragosto si comincerà , forse, a risolvere.
Solo a quell’ora, infatti, nell’emiciclo di Palazzo Madama si conoscerà il calendario dei lavori. A capire, insomma, se si discuterà o meno il 14 agosto la mozione di sfiducia nei confronti di Giuseppe Conte, presentata dalla Lega di Matteo Salvini.
O se alla fine prevarrà la linea della “nuova” maggioranza “tecnica”, composta dal Pd, dal M5S, dal gruppo Misto e dal cespuglio della Autonomie, che invoca di calendarizzare le comunicazioni del presidente del Consiglio, non prima del 20 agosto.
Tutto passerà da un’Aula che si trasformerà in un ring perchè da lì sapremo di più sul destino della corsa del Capitano della Lega, oppure sull’ipotesi di un nuovo esecutivo di tipo istituzionale. Per salvare il Paese dall’esercizio provvisorio e dall’aumento dell’Iva.
Voto, o non voto, succede che la conferenza dei capigruppo, che avrebbe dovuto schiarire il rebus calendario, non scioglie alcunchè. Anzi, infiamma un clima già avvelenato. Volano gli stracci nel corso della riunione.
Due ore ad alta intensità con il centrodestra che, dopo mesi in solitaria del Capitano leghista, torna compatto e parla lo stesso verbo. E con il Pd che si trova al fianco dei “compagni” del M5S con i quali Matteo Renzi desidererebbe far nascere un esecutivo di scopo. Questo è il contesto dell’ennesima giornata di crisi ai tempi del governo Conte.
Fischio di inizio alle 16. Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, non perde tempo e riporta il diktat di Salvini: “Presidente, noi vogliamo subito votare la mozione di sfiducia. Anche domani”.
Andrea Marcucci, frontman del Pd, ma soprattutto renzianissimo, sbraita e si oppone fermamente: “Non esiste”. Si registra una netta spaccatura che non rientra dopo oltre un’ora e mezzo di confronto acceso.
Non c’è l’unanimità , c’è solo una maggioranza ponderata (Pd, M5, Misto e Autonomie) ma non basta. La parola allora deve passare all’aula, che la presidente del Senato convoca per le 18 di domani.
Eppure quando si sfideranno in aula il pallottoliere propenderà per Pd, 5Stelle, Misto e Autonomie, che toccano quota 181. Mentre Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si fermano a 158.
Sarà fondamentale il numero dei senatori presenti per ciascuna formazione politica. Con lo spettro del numero legale a impensierire il centrodestra. Anche perchè a ranghi compatti la coalizione di Salvini, Meloni e Berlusconi non lo raggiungerebbe.
Pallottoliere alla mano si sfideranno due ipotesi di calendario.
La maggioranza “tecnica”, Pd-M5S-Misto-Autonomia, propone la calendarizzazione delle comunicazioni del presidente Conte il 20 agosto. Qualora passasse questa linea il presidente del Consiglio dirà la sua sull’esperienza di governo gialloverde e sulla crisi. Di certo, se prenderà atto di non avere più una maggioranza, si presenterà al Quirinale per aprire definitivamente la crisi con tanto di dimissioni.
In questo modo eviterà di mettere ai voti le risoluzioni, che potrà presentare qualsiasi gruppo. E soprattutto eviterà il voto di sfiducia.
Ed è questa la ragione per cui la nuova maggioranza “tecnica”, che potrebbe diventare presto anche politica, caldeggia più la calendarizzazione delle comunicazioni e non la mozione di sfiducia diretta al premier.
L’altra ipotesi di calendario, voluta dal centrodestra, prevede invece la discussione e la votazione, mercoledì 14 agosto — dopo le commemorazioni del Ponte Morandi – della mozione sfiducia nei confronti del premier Conte, presentata dal Carroccio.
Eppure dietro la sfida del calendario si muovono i fili di un intreccio ben più grande. In questo contesto Matteo Salvini ha compreso che da solo non può vincere.
Se si tornasse al voto rischierebbe nei collegi uninominali del sud, dove Forza Italia e Fratelli d’Italia sembrerebbero essere determinanti.
Gli ultimi report che sono arrivati sul tavolo del Capitano fotografano un centrodestra unito sopra il 50%, una percentuale che gli consentirebbe di governare con una maggioranza netta. Ecco perchè Salvini, già nelle prossime ore, incontrerà il Cavaliere per formalizzare un accordo elettorale.
(da “Huffingtonpost”)
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