BERLUSCONI BLOCCA LA SUCCESSIONE. E IL PARTITO ESPLODE
BERLUSCONI FERMA I FIGLI IN POLITICA E ATTACCA I COLONNELLI: “VOGLIONO L’EREDITA’ MA NON SONO MORTO”
«Qualcuno ha pensato che si fosse aperta la successione. Ma si è sbagliato. Alla guida di Forza Italia e del centrodestra resto io, per ora e anche per il futuro. Non sono morto».
Silvio Berlusconi ha davanti a sè Verdini e Toti, i capigruppo Romani e Brunetta e quello europeo Baldassarri, l’avvocato Ghedini.
A tavola, all’ora di cena ad Arcore, non c’è la Pascale e nemmeno la segretaria-ombra Maria Rosaria Rossi.
Non è un caso, niente cerchio magico. Il leader esterna col tono grave dei momenti solenni, il partito che lui prova a riprendersi e a resettare è una maionese impazzita.
Prima che inizi il vertice politico, alla presenza dei soli Verdini, Toti e Romani nomina l’ufficio di presidenza atteso da mesi, per riportare la calma e accontentare praticamente tutti (trenta membri effettivi, più trenta non votanti).
Ma soprattutto pubblica una nota con la quale di fatto chiude alla candidatura dei big del consenso, da Fitto a Scajola, invocando il «rinnovamento» e chiedendo che «tutti mettano da parte ambizioni personali» in vista delle Europee.
Ma la ferita resta aperta e le reazioni non tarderanno ad arrivare.
Nel partito come in famiglia.
I figli di seconde nozze, Barbara, Eleonora e Luigi vengono ricevuti a cena domenica sera. Marina e Piersilvio ieri a pranzo.
Le due dinastie sono tornate ai ferri corti, proprio sull’onda della possibile «discesa in campo». Anche perchè il patriarca, ultimo sondaggio alla mano, ha deciso che semmai una delle due dovrà sacrificarsi, quella sarà Marina.
E comunque non ora, non per le Europee.
LA GUERRA DI SUCCESSIONE
Berlusconi ce l’ha con tutto lo stato maggiore del partito. Ce l’ha come mai in passato con Nicola Cosentino che ha rotto in Campania attaccando in ultimo la Pascale nei giorni scorsi. «Mi ha tradito, con lui il rapporto è ormai irrecuperabile» hanno sentito ripetere all’ex Cavaliere a più riprese ieri.
Il timore è che mezza dozzina di senatori di Forza Campania sia in trattativa per passare al Nuovo centrodestra di Alfano, più per vendetta che per convenzione.
Ma ce l’ha anche con Fitto e Scajola, pronti a entrare in lizza per le Europee e che tanto lo hanno pressato in queste settimane.
«Tutti contro tutti, mi sembra di essere tornato ai tempi della mia decadenza e che hanno portato alla scissione » è un altro degli sfoghi delle ultime ore. Ma nel mirino – e questa è la novità – finisce anche il duo Pascale-Rossi, le due sacerdotesse del tempietto di Arcore che troppo in là si sono spinte ed esposte in queste settimane.
A ferire Berlusconi è stato il «non detto», quel che si cela dietro il dibattito che tiene banco ormai nel partito: l’apertura formale e sostanziale della corsa alla successione, nell’imminenza del 10 aprile.
Come se i suoi attendessero la decisione dei giudici sui servizi sociali o sui domiciliari per spartirsi le spoglie politiche.
Una discussione in cui ognuno cerca di piazzare il proprio cavallo vincente.
La Pascale che scende in campo per Marina, altri che ipotizzano Barbara, mentre Verdini e la Santanchè giocano contro il «cerchio magico» e altri lottano per contarsi alle Europee. Berlusconi fa saltare il tavolo.
«Nessuna successione, il leader unico resto io» ha ripetuto dunque a cena ieri sera. È il tentativo di ricompattare, ma non ci riuscirà .
Le decisioni prese nel pomeriggio lasciano scontenti quasi tutti, per un motivo o per l’altro.
E in tutti si è diffusa ormai la convinzione che la corsa alla successione è solo rinviata al 26 maggio, all’indomani delle Europee.
E molto, in quella corsa, dipenderà dall’esito del voto.
Se Forza Italia crollerà davvero sotto il 20 per cento in assenza del leader e di candidati forti, tutti gli equilibri sono destinati a saltare e forse anche il «cerchio magico » rischia di essere spazzato via.
I FIGLI IN STANDBY
«Non possiamo proiettare l’immagine di un partito familistico, proprio noi che abbiamo innovato in politica, il dibattito è stato controproducente » è la frase che hanno sentito ripetere al padre tanto domenica sera a cena i figli di Veronica, quanto ieri a pranzo Marina e Piersilvio.
L’effetto sorpresa della candidatura di uno di loro sarebbe ormai bruciato.
Ma è un discorso congelato, non accantonato. Berlusconi ha fatto testare Marina, Piersilvio e Barbara e il responso del sondaggio consegnato nelle ultime ore è stato abbastanza chiaro. L’unica che supera un tasso di gradimento superiore al 50 per cento è la primogenita, la più conosciuta, quella considerata «più autorevole ».
Del resto, nonostante le ambizioni e la disponibilità concessa da Barbara, l’unica pedina alla quale il padre abbia realmente pensato. Ma non per ora.
La soluzione familiare sarebbe ripescata d’emergenza solo se il 10 aprile e poco dopo i giudici lo consegnassero ai domiciliari.
Se la sua leadership venisse messa davvero fuori gioco. Ipotesi ritenuta assai remota fino a qualche giorno fa, ma che adesso Ghedini e Longo avrebbero rispolverato come uno spauracchio sì, ma da tenere in considerazione.
Le esternazioni dei giorni scorsi sulla giustizia e sui magistrati non configurerebbero esattamente il prototipo del condannato che abbia accettato la pena e riconosciuto la colpa.
EUROPEE
«Mi auguro che tutti all’interno del nostro movimento politico ben comprendano la gravità del momento, la crisi di fiducia che investe la politica tutta, e l’esigenza di rinnovarci che viene chiesta con forza dal paese» è il monito dell’ex premier rivolto ai suoi attraverso una nota. Scritta a più mani, alla presenza di Toti e prima che arrivino a Villa San Martino gli altri dirigenti. Ha tutto il sapore di essere uno stop alle candidature «forti» e al contempo ingombranti con cui alcuni big sperano di pesarsi.
Magari proprio a discapito dell’astro nascente Toti (capolista nel Nordovest).
«Uno sforzo che dobbiamo affrontare tutti insieme mettendo da parte interessi personali, ambizioni individuali e la difesa di rendite di posizione assolutamente incompatibili con questo percorso. Sono certo – conclude Berlusconi – che tutta la nostra classe dirigente saprà fare quadrato per respingere ogni egoismo e per costruire insieme la Forza Italia del futuro».
Scajola dice di «sottoscrivere l’appello».
Fitto rinvia ogni commento all’esito del vertice di ieri sera, attende che la decisione dell’esclusione dei parlamentari sia definitiva.
UFFICIO DI PRESIDENZA
Sono trenta, compreso Berlusconi, i componenti dell’organismo, ai quali si aggiungono altri 37 esponenti che potranno partecipare al comitato, ma da «osservatori ».
Dentro c’è Fitto, ma non c’è Scajola. Ci sono Toti, Fiori, la Rossi e Bondi, Verdini e, tra gli altri, la Gelmini, la Carfagna, la Bernini, i capigruppo, la Calabria e il giovane sindaco di Pavia Cattaneo.
La Santanchè compare solo tra i «partecipanti » esterni, come Furlan dell’Esercito di Silvio.
Il leader prova a blindarsi in un fortino di super fedelissimi per sconfiggere il caos.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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