BERLUSCONI E LA MOSSA MARCHINI PER SPACCARE LA LEGA
“QUEI DUE COMBINATI COME SONO NON VANNO DA NESSUNA PARTE”… SILVIO INTENZIONATO A FARE CAMPAGNA ELETTORALE PERSONALMENTE IN TUTTA ROMA: “ORA VEDIAMO QUANTO CONTANO QUEI DUE”
Scacco al re, ma il re potrebbe ancora ribaltare la partita degli alleati volta a detronizzarlo.
Il pezzo a sorpresa che Silvio Berlusconi potrebbe muovere, anche se non subito, sulla infuocata scacchiera del centrodestra si chiama Alfio Marchini.
Non è detto che lo farà . Ma lui è convinto, narrano i suoi, che «quelli (Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ndr) combinati così alla fine non andranno da nessuna parte».
GUERRA APERTA CON SALVINI E MELONI
Paradossalmente il Cav, seppur furioso perchè ferito nell’onore, si starebbe muovendo secondo una filosofia per la quale non tutti i mali vengono per nuocere.
E, quindi, di queste strane “primarie”, scatenatesi di fatto nel centrodestra con l’annuncio della candidatura della Meloni al Campidoglio, Berlusconi ha deciso di dimostrare che «quei due» non valgono più di tanto.
Il re messo sotto scacco ora spera che la discesa in campo degli alleati si trasformi in un boomerang, che bruci la strada da loro intrapresa per sostituirlo alla guida del centrodestra, con Salvini al posto suo.
Perchè Silvio si considera ancora l’unico leader possibile e quello del futuro sempre lui intende sceglierlo.
NELLA LEGA C’È CHI TIFA MARCHINI
Appoggiare quindi Marchini, che, assicurano dentro Forza Italia, era stata la prima scelta del Cav, però subito cannoneggiata da Fratelli d’Italia, sarebbe un modo per sparigliare la partita. E cercare di mettere in difficoltà il leader leghista, i cui colonnelli romani – con in testa la ex An Barbara Saltamartini – da mesi fanno larvatamente il tifo per “Arfio”.
Non solo. Alle primarie fatte da ‘Noi con Salvini’ nella Capitale, un paio di settimane fa, Marchini risultò primo con oltre 4 mila voti e la Meloni chiuse agli ultimi posti.
Berlusconi ha due mesi di tempo per cambiare candidato Ammesso che l’ex premier lo faccia, non si tratterebbe di una mossa immediata, ma arriverebbe poco prima della scadenza per presentare le candidature, prevista tra due mesi.
Chiaro che terrà il punto su Bertolaso, come ha ribadito anche il 16 marzo quasi in contemporanea con la discesa in campo di Giorgia.
Si dice che dove ci sarà Guido ci sarà Silvio, che per questo per tutta la campagna elettorale dovrebbe lasciare Arcore e trasferirsi stabilmente a Roma.
Insomma, tirerà la volata all’amico Bertolaso mettendoci la sua faccia quasi come il candidato fosse lui e non l’ex capo della Protezione civile.
Ma, trattandosi di Berlusconi, molto dipenderà dai sondaggi.
OCCHI PUNTATI SUI SONDAGGI.
Ed è sulla base dei sondaggi che alla fine potrebbe virare su Marchini. Imprenditore che gode dell’apprezzamento di una parte importante del mondo forzista romano, da Antonio Tajani e Maurizio Gasparri, ora naturalmente tutti schierati come soldati su Bertolaso.
Di più: Marchini non dispiacerebbe neppure a Gianni Letta, braccio destro del Cav, ma al tempo stesso anche grande amico di Bertolaso, suo ex collega nel ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Comunque sia, tutto lascia supporre che Berlusconi dirà no all’invito di Giorgia a far fare all’ex capo della Protezione civile un passo di lato, perchè magari si affianchi a lei, come city manager, in un ticket per Roma.
La battaglia finale è ancora tutto a sorpresa. Anche se ormai sembra che tutto possa risolversi in una lotta interna al centrodestra per accaparrarsi il terzo posto dopo Pd e M5s.
Ma gli alleati che hanno dato scacco al re, in primis Salvini, il giorno dopo la discesa in campo di Giorgia, sferrato il colpo, appaiono un po’ meno sicuri.
Non sono certo passati inosservati alcuni distinguo di rango ai piani alti del Carroccio rispetto al suo strappo.
Il governatore lombardo Roberto Maroni, in una intervista al Corriere della sera del 16 marzo, ha detto che la scelta del candidato a Roma andava «lasciata a Silvio».
Una intervista letta con grande attenzione da qualche parlamentare leghista, che sarebbe attraversato dalle stesse perplessità di “Bobo”.
MARONI TEME IL CONTAGIO
Maroni ha detto di temere «il contagio» dello strappo di Roma nel resto d’Italia. La linea ufficiale di Berlusconi è quella di trovare insieme la quadra in tutte le altre grandi città .
Ma a Torino è già spaccatura: Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni non appoggeranno il forzista Osvaldo Napoli ma il notaio Alberto Morano.
E contro il candidato di Silvio, Gianni Lettieri, andranno a Napoli, dove Lega e Fdi stanno convergendo su Lina Lucci, vicina all’iniziale candidato della Meloni, Marcello Taglialatela, ma qui Fdi è al 2% e non conta nulla.
A Bologna il Carroccio ha già lanciato la chiacchierata Lucia Borgonzoni, ma qui come in altre città con candidati leghisti la contromossa che potrebbe scatenare il Cav è l’astensionismo azzurro, prevedono i maligni.
A Novara, invece, Salvini e Meloni non riescono ancora a trovare la quadra, perchè hanno tuttora candidati diversi.
LO SGARBO DI TOTI.
Intanto, il re messo sotto scacco starebbe osservando con estrema attenzione quanto gli si muove attorno. E certamente avrà notato quelle parole di Giovanni Toti di fatto non sfavorevoli alla discesa in campo della Meloni.
Ora, nella cerchia dei fedelissimi berlusconiani, Toti, da possibile successore, è sospettato di voler fare «un ticket con Salvini nuovo leader del centrodestra».
Fantapolitica? È però un bel po’ di tempo che le azioni di Toti come delfino avrebbero perso quota nella casa azzurra.
Berlusconi è orientato a cercare altrove i suoi successori e queste amministrative saranno, spiegano i suoi, anche un test per cominciare a scegliere il leader dei moderati del futuro.
Magari con il ritorno nella rosa azzurra anche dello stesso Marchini?
Paola Sacchi
(da “Lettera43″)
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