BERLUSCONI E LA SVOLTA SU GAY, IUS SOLI E ITALICUM, MA IN FORZA ITALIA È RIVOLTA
“PRONTI A VOTARE COL GOVERNO ANCHE SU ALTRO”… FITTO: “QUANDO ABBIAMO CAMBIATO LINEA?”
Silvio Berlusconi evita giusto di annunciare la sua presenza alla Leopolda nel fine settimana a Firenze.
Perchè per il resto delinea una svolta renziana che travalica ogni previsione e che Forza Italia incassa come si può incassare un pugno nello stomaco.
Spiazzati, i deputati, tenuti a rapporto per un’ora anche loro, dopo i senatori.
E ancor più lo saranno dopo la conferenza stampa fiume del leader a Montecitorio: sì alle unioni civili sul modello tedesco, sì allo ius soli per i bambini dopo un ciclo scolastico, sì ai due giudici costituzionali donne, per finire con l’apertura (confermata) al premio alla lista nella riforma elettorale proposto dal premier Renzi.
E così, quando dopo l’assemblea coi suoi l’ex Cavaliere si chiude nello studio di Renato Brunetta per una veloce colazione e parla in totale relax – testimoni Giovanni Toti, Annagrazia Calabria, Mariastella Gelmini, Laura Ravetto e Stefania Prestigiacomo – l’ultima sortita non sorprende più nessuno: «Mi rendo conto che sia difficile da spiegare la nostra linea responsabile dall’opposizione, ma dobbiamo andare avanti e se Renzi ha bisogno di una maggioranza più ampia ci possiamo confrontare anche su altro, ovviamente se a noi va bene ».
Tradotto, il patto del Nazareno all’occorrenza si può anche estendere ai provvedimenti economici, per esempio.
Ma il tema del giorno è la svolta sulle unioni civili.
Berlusconi si presenta davanti a giornalisti e telecamere al fianco di Mara Carfagna, nuova responsabile del Dipartimento sui diritti civili, e dei capigruppo Romani e Brunetta.
«La famiglia tradizionale resta il cardine, ma l’amore conta di più», è la sintesi berlusconiana del via libera alle unioni gay.
«Il modello tedesco (proposto da Renzi, ndr) è un giusto compromesso», spiega il leader. Anche se «presto avremo una nostra proposta, accettiamo la sfida della società », annuncia la Carfagna.
L’argomento aveva tenuto banco non senza tensioni anche all’assemblea di gruppo, in cui l’apertura era stata estesa alle adozioni “interne” per le coppie omosessuali.
«Con tutto il rispetto, presidente, a questo punto io mi batto per le adozioni dei single », dice Laura Ravetto.
E il berlusconiano di ferro Antonio Palmieri: «Io non sono d’accordo, presidente, spero che ci lasci libertà di coscienza».
Col capo che a quel punto taglia corto, dice che «una posizione ufficiale ancora non c’è». Mentre fuori dal partito Giorgia Meloni sferza pesante, «dopo il Nazareno siamo al patto del Gay Village».
Altra svolta, altra grana. Quando un giornalista gli chiede dello ius soli nella formulazione renziana, Berlusconi non esita: «Era una nostra proposta, siamo d’accordo e riteniamo che dare la cittadinanza a un figlio di stranieri sia doveroso, quando questa persona ha fatto un ciclo scolastico».
Matteo Salvini contrattacca subito: «L’emergenza al momento non è regalare cittadinanze o diritto di voto, ma il lavoro» (detto da uno che non ha mai lavorato…n.d.r.)
Dall’interno Raffaele Fitto mette già l’elmetto. «Devo essermi perso il momento in cui abbiamo discusso e deciso questo cambio di linea anche sull’immigrazione ». Intervengono i “pompieri”, il consigliere Giovanni Toti («Berlusconi è stato chiaro, no a strumentalizzazioni») e poi Mariastella Gelmini («Nessun regalo, la cittadinanza sarà un percorso»).
Ma a destra la frittata ormai è fatta. Perchè poi in conferenza stampa Berlusconi ha detto sì al premier anche sulle due giudici costituzionali donne, rivelando che Forza Italia avrebbe selezionato tre docenti universitarie.
Non fa i nomi ma circolano quelli di Augusta Iannini, giudice, membro dell’authority per la Privacy e moglie di Bruno Vespa, dell’avvocatessa Grazia Volo, compagna di Paolo Liguori, di Marzia Ferraioli, ordinario di procedura penale a Tor Vergata.
Ma anche quello della senatrice Annamaria Bernini.
Il leader riesce solo in parte a sedare le paura dei deputati, «non si vota prima del 2018, Renzi vuole la riforma solo per tenere a bada i suoi», perciò sul premio alla lista lui apre: «Non è negativo, ci stiamo ragionando, l’importante è che si giunga a un sistema bipolare».
Sì, ma quando cederà il 20 per cento di Mediolanum, come imposto dai giudici, gli chiedono a fine conferenza stampa. «È una delle ultime cose che mi hanno fatto, se ne occupano i miei avvocati. Non bastava la Standa, lasciamo stare…».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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