BERSANI E FASSINA LANCIANO LE TESSERE IN FACCIA A RENZI: “DEGRADATI A COMITATO ELETTORALE”
MENO 400.000 TESSERE IN UN ANNO… BERSANI: “SENZA ISCRITTI ADDIO PARTITO”
Dopo i dati diffusi da Repubblica sul tesseramento nel Pd, la vecchia guardia del partito passa all’attacco.
Prima il duro commento di Pierluigi Bersani; poi, a prendere una posizione forte sulla gestione del Pd, è stato Stefano Fassina: “Temo che il Partito Democratico stia scivolando, lentamente e surrettiziamente, verso una forma più vicina a quella di un comitato elettorale – ha dichiarato all’Agi – Bisogna convocare subito una assemblea nazionale dei coordinatori di circolo e mettere in cantiere una assemblea di partito per mettere mano alla struttura e all’organizzazione”, continua Fassina.
“Basta girare un pò per i circoli, come faccio io ogni giorno, per rendersi conto dello stato di semi abbandono in cui versano tante realtà . Non tutte per fortuna”.
‘Non c’è”, continua ancora l’esponente della sinistra dem, “un lavoro sistematico fatto dalla direzione nazionale o quella attenzione al partito che ci dovrebbe essere. D’altra parte il segretario è più attento ad organizzare la Leopolda invece di concentrarsi sul partito che vive un momento di grande difficoltà . Siamo”, conclude Fassina, “in un passaggio delicatissimo, in cui si discute della identità del Pd. Tema che sta a cuore a tutti i nostri iscritti. Di fronte a tutto questo, non ci si può stupire del calo nel tesseramento”.
Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito.
Parola dell’ex-segretario democratico, Pier Luigi Bersani. “Lo statuto dice che il Pd è un partito ‘di iscritti e di elettori’. Ovviamente – dice Bersani all’Adnkronos – se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un’altra cosa. Uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e – assicura – non finiremo lì”.
I dati. Meno 400 mila iscritti in un anno. La base del Pd, nell’anno in cui il partito ha vinto le elezioni Europee con quasi il 41 per cento dei voti, cala vertiginosamente con meno di 100 mila tesserati. Nel 2013 erano 539.354. È quanto riporta un articolo di Goffredo De Marchis pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”.
Il quadro, regione per regione, presenta alcuni buchi neri assoluti. Il tesseramento non è praticamente partito in Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia. E mancano solo tre mesi alla fine dell’anno. In Campania idem. Nel 2013 Napoli e le altre province contavano 70 mila iscritti. Oggi le tessere, raccontano, si possono calcolare nell’ordine delle centinaia, nemmeno migliaia.
La mutazione genetica del partito nasce così. Ci si apre alla società , ma i circoli (7.200 in Italia, 89 all’estero) languono e la militanza scompare. (…). A Torino e provincia gli iscritti erano 10 mila lo scorso anno, oggi sono appena 3 mila. A Venezia partecipavano all’attività delle sezioni 5.500 persone nel 2013, scese a 2 mila nel 2014. In Umbria si è passati da 14 mila tesserati a poco meno della metà , anche se le stime sono molto provvisorie. Se tutto va bene, dicono a Perugia, si toccherà il traguardo dei 10 mila prima di dicembre, il 40 per cento. Soffrono anche i luoghi dello zoccolo duro, dove la sinistra non perdeva mai iscritti.
Le primarie in Emilia, il tonfo del tesseramento sono però sintomi di un problema che coinvolge identità e ruolo del Pd, dei partiti in generale.
Tanto più quando la crisi della militanza si accompagna alla progressiva morte del finanziamento pubblico.
Il Pd riceverà nel 2014 12,8 milioni. Nel 2011 erano 60.
(da “Huffingtonpost”)
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