BRENNERO, L’AUTOSTRADA DEI DISPERATI
SUL TRATTO ITALIANO DELLA FERROVIA IN MEZZO AL FANGO E SUI BINARI… DURANTE LA NOTTE IL GIRONE INFERNALE
La chiamano l’autostrada dei disperati. Non è la A22 intasata dai tir e dai fumi di C02. È un percorso misto: ferro e fango.
Prima 236 chilometri di binari. Il tratto italiano della Ferrovia del Brennero, da Verona al valico. Corpi accovacciati sui carropianali, dietro i bordi arrugginiti dei treni merci.
Poi, nel pezzo finale della rotta, la ragnatela di sentieri che innerva i boschi dell’alta Val d’Isarco: un po’ trekking, un po’ mountain bike.
Quando scende il buio sbucano loro, in cordata. I passatori davanti. I migranti dietro. Un pellegrinaggio di fantasmi partiti da terre lontane ma transitati magari dallo snodo della stazione di Lambrate, a Milano.
Dove pagano da 150 a 300 euro per farsi accompagnare in Austria. Se dunque arrivi ai 1370 metri del Brennero, sopra le teste degli scafisti della montagna e dei loro “passeggeri” c’è solo la notte dei cristalli sugli abeti e del vento che punge, il termometro va giù in picchiata, si sente la litania ferrosa dei treni merci che salgono prima dell’alba da Verona e da Trento.
Migranti. Profughi in fuga verso un Nord sempre diverso. Gruppi di ragazzi, uomini soli, famiglie con bambini.
Dei senzanome ma anche gente che ha il permesso di soggiorno in Italia e però insegue altre mete.
Al Brennero, e prima ancora a Vipiteno, il flusso ininterrotto degli autoarticolati e delle bisarche incolonnate sull’asfalto copre il rumore del calpestio nei boschi. Le voci di chi è sceso dal treno o dal pullman di linea dieci, quindici chilometri prima del confine e non sa che fare perchè la “guida” magari è già partita con gli altri: quelli che hanno pagato subito, all’inizio del viaggio.
“A volte si nascondono là dentro, nei casolari abbandonati delle Fs. Ne abbiamo fatti murare alcuni: trovavamo zaini, scarpe, coperte, berrette di lana”.
Stefano Linossi è comandante della stazione della Polizia ferroviaria al Brennero. È lui che, insieme a uno spalatore, ha scoperto il piccolo Anthony lunedì mattina sul vagone merci entrato in stazione alle 5.45. Senza la madre.
“Sono felice. Domani (oggi, ndr) lo daranno in affidamento a una famiglia altoatesina. Ma purtroppo questa storia riapre una ferita che non si rimargina mai”, dice Linossi.
L’ “autostrada dei disperati”, o la linea del Brennero, per dirla con il linguaggio dei ferrovieri.
Sulla carne aperta di questa ferita l’Austria ha danzato due anni: propaganda politica, molto strumentale. Prima la narrativa del “muro”, poi la farsa dei carrarmati e dell’esercito, tipo Risiko.
Che ci fossero in mezzo vite umane, chisseneimporta.
“L’immigrazione è un tema serio sul quale non si gioca – ragiona il sindaco di Brennero, Franz Kompatscher, 61 anni, insegnante di storia e tedesco a Vipiteno, eletto per il secondo mandato nelle liste di Sà¼dtiroler Volkspartei -. Il flusso di profughi non ha le dimensioni di cui parla Vienna, e questo lo sappiamo. Il che non significa negarlo. Ma adesso, per coerenza con i proclami fatti, gli austriaci rafforzeranno ulteriormente i presìdi”.
Già fatto. Ieri il ministro degli Interni, Wolfgang Sobotka, ha comunicato l’entrata in funzione di controlli trilaterali dei treni merci al Brennero. “Ho concordato con i miei omologhi Thomas de Maizière e Marco Minniti che questi controlli comuni saranno effettuati già sul versante italiano del Brennero. La migrazione illegale non è una trasgressione perdonabile”.
La novità , dunque, è che le ispezioni austriache sui merci da oggi si allargheranno anche all’ultimo lembo di Italia prima del confine.
Aveva già allestito un check point, Vienna: un binario “dedicato” nella stazione di Seehof. Evidentemente non era abbastanza. Dice ancora Linossi della Polfer: “Di profughi se ne vedono più adesso che d’estate. Dovrebbe essere il contrario, in teoria, visto il clima”. Forse no.
I passatori non sono fessi: studiano ogni mossa della polizia, riescono a sapere in anticipo se sulla linea ferroviaria sono previsti lavori, e dove. È il calcolo dei rischi e dei ricavi. Una sosta tecnica di uno dei 12 treni merci che arrivano a Brennero ogni notte? Può valere migliaia di euro.
L’ultima operazione, tre giorni fa. La squadra mobile di Bolzano ne ha arrestati due: un egiziano e un iracheno, residenti a Como. Per 150 euro a persona accompagnavano gruppi di immigrati africani (almeno una cinquantina) in Austria e Germania.
Ritrovo e partenza da Milano Lambrate: una “staffetta” di treni regionali, fino alla stazione di Colle Isarco. Poi a piedi, nella notte, attraverso il tunnel ferroviario di Fleres o lungo la pista ciclabile che entra nel centro abitato del paese sul confine.
C’erano anche donne incinte e ragazzi minorenni. Nigeria, Guinea, Gambia, Sierra Leone, tanto Maghreb. “Dobbiamo avere un quadro chiaro della situazione”, dice il governatore altoatesino Arno Kompatscher.
A sera alla stazione di Brennero c’è un gruppo di ragazzi salito per fare arrampicate in Austria. La più giovane si chiama Carolina, avrà vent’anni. Vede due migranti camminare intirizziti dal freddo verso la sede dell’associazione “Volontarius”. “Vorrei poter fare qualcosa – dice -. Ma cosa?”.
(da “La Repubblica”)
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