CASERMA FIRENZE, L’ORIGINALE TESI DEL DELEGATO DEL COCER: “IL REATO LO HA COMMESSO CHI HA SCATTATO LA FOTO”
“QUEL GIOVANE ESEMPIO DA SEGUIRE, E’ UNO STUDIOSO”… FORSE FAREBBE BENE A RILEGGERSI IL REGOLAMENTO DELL’ARMA
Arriva la reazione di un autorevole rappresentante dei lavoratori dell’Arma sulla vicenda della bandiera utilizzata dai gruppi neonazisti fotografata nella caserma Baldissera di Firenze.
“Si sta crocifiggendo un ragazzetto di vent’anni per niente”, tuona il rappresentante della linea mobile del Co.Ce.R., il brigadiere Antonio Serpi, ascoltato dall’HuffPost.
Per Serpi si è trattato di un “accanimento mediatico alimentato da una politica più vicina ai voti che alle esigenze reali”. Inoltre: “Il diritto può sanzionare condotte non intenzioni, per quelle ci sono i salotti. Questo è quanto accaduto al giovane carabiniere condannato nei salotti cosiddetti intellettuali”.
*Al collega “è stato detto di tutto: nazista, ignorante, xenofobo… solo in virtù di una mera opinione individuale che in poco tempo è diventata collettiva, senza approfondimento alcuno”. In questo senso, continua il delegato del Cocer, “sarà fatta chiarezza sulla vicenda che ha coinvolto il giovane, studioso e amante della storia, esempio che dovrebbero seguire in tanti”.
Serpi ricorda che “è espressamente vietato fotografato obiettivi sensibili, col rischio di esporre anche lo stabile e il collega a eventuali ritorsioni”.
“Abbiamo forse dimenticato, presi dalla caccia al “giovane scoop”, che esiste l’articolo 260 del Codice Penale che vieta l’acquisizione di informazioni all’interno delle installazioni militari?
Per il delegato del Cocer “è ora di rivendicare la tutela della nostra immagine impugnando i riferimenti normativi con i quali ogni giorno siamo abituati ad operare per la tutela dei cittadini”.
“Da troppo tempo l’Arma e i suoi rappresentanti vivono le barbarie mediatiche promosse da personaggi privi di onestà intellettuale. Non possiamo più accettarlo”
Sarebbe opportuno rammentare al difensore d’ufficio del giovane carabiniere:
1) si sanzionano condotte non intenzioni, infatti si parla di una bandiera affissa e di un poster appeso in camerata, non di intenzioni od opinioni personali che come tali sono legittime per chiunque nel privato.
2) Il giovane carabiniere proprio perche’ “studioso” e appassionato di storia non aveva appeso una collezione di bandiere, magari italiane, ma una sola, il che può far pensare: i suoi studi evidentemente non sono collegati all’attualità e quindi non era a conoscenza che quella bandiera, vietata in Germania, è utilizzata da gruppi neonazisti. Basta accertarsene, senza condannare o assolvere a priori
3) L’allarme sul fatto che qualcuno abbia commesso un reato fotografando una struttura militare dovrebbe semmai indurre il delegato del Cocer a preoccuparsi della scarsa sorveglianza della caserma stessa. Se invece di un giornalista si fosse avvicinato un terrorista, quali sarebbero state le conseguenze? Come è stato possibile?
Questo dovrebbe chiedersi un sindacalista e pretendere provvedimenti a tutela dell’arma.
4) Ci stupisce la “dimenticanza” del delegato del Cocer nel commentare la presenza del manifesto di “Salvini con il mitra” nella camerata, poster che viola il Codice dell’Ordinamento militare. Possibile che non l’avesse visto nessuno e nessuno sia intervenuto a tempo debito?
L’articolo 1483 vieta ai militari non soltanto di “partecipare a manifestazioni politiche” ma anche “di svolgere propaganda politica quando si trovino nelle condizioni previste dall’art. 1350, cioè quando sono alternativamente o contemporaneamente in servizio, in luoghi militari, in uniforme, oppure quando si qualifichino come militari”.
Che il carabiniere di Firenze intendesse celebrare o viceversa sfottere Salvini è irrilevante: quel Salvini, lì in caserma, non poteva essere appeso, come quello di qualsiasi altro esponente politico.
E si può profilare anche l’infrazione dell’art. 423 del Regolamento dell’Arma per “comportamento lesivo del prestigio personale e dell’Istituzione” per l’immagine dell’arma che è passata sui media.
5) Proprio per la stima che abbiamo per l’istituzione dell’Arma riteniamo che sia meglio prevenire che reprimere, invece che difendere a priori chiunque. Se poi accadono fatti come quelli della caserma della Lunigiana non è certo colpa dei media. I problemi non si risolvono mettendo la testa sotto la sabbia, ma spolverando energicamente i tappeti.
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