CASO MEDIASET, DE GREGORIO SENTITO DAI GIUDICI DI MILANO: “FERMAI LE INDAGINI SU BERLUSCONI IN CINA”
SI SAREBBE ATTIVATO PER LIMITARE L’AZIONE DEI MAGISTRATI SUI FONDI NERI A HONG KONG
Un nuovo tassello che si aggiunge al mosaico del caso Mediaset.
L’ex senatore Sergio De Gregorio, già imputato a Napoli per la vicenda della compravendita di parlamentari per fare cadere il governo Prodi, è stato sentito in qualità di testimone dai pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, titolari dell’inchiesta che ha condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere per frode fiscale.
I magistrati chiederanno a De Gregorio di spiegare nel dettaglio quanto raccontato da lui stesso alla trasmissione Piazza Pulita su La7, dove ha raccontato di avere bloccato le indagini sul Cavaliere e sull’uomo dei diritti tv di Mediaset, Frank Agrama, a Hong Kong.
Nello stesso periodo in cui Hong Kong si schierava contro i pm su input dell’ex premier e di De Gregorio, i cinesi chiedevano facilitazioni sul regime fiscale e altri favori.
E i berlusconiani in missione in Asia, come il deputato Ferruccio Saro, peroravano l’uscita di Hong Kong dalla black list.
Le autorità cinesi avevano collaborato con i pm italiani annullando in primo grado i ricorsi di Agrama.
Dopo l’intervento di De Gregorio la situazione si ribalta.
Le carte vengono restituite con tante scuse a Agrama e parte addirittura una contro-inchiesta sui pm italiani.
L’operazione Hong Kong (dice De Gregorio) è un successo e parte grazie a una soffiata, nero su bianco, di Alessandro De Pedys, il console di Hong Kong in carica nel 2007, oggi capo segreteria del vice ministro agli Esteri Marta Dassù.
Puntuale ieri sera la smentita della Farnesina: “De Pedys non ha mai consegnato documenti o carte riguardanti l’inchiesta su Mediaset”.
In un’intervista al Fatto De Gregorio aveva già descritto per sommi capi la vicenda ma ieri durante la prima puntata di Piazza Pulita, l’inviata Francesca Biagiotti ha mostrato i verbali di interrogatorio della Procura di Napoli e gli allegati, pieni di particolari inediti.
A partire dall’amicizia tra Sergio De Gregorio e l’attuale Segretario di Stato del Vaticano, monsignor Piero Parolin, l’uomo scelto da Papa Francesco per portare aria nuova nelle stanze di Oltretevere.
Nel 2008, proprio per ingraziarsi le autorità di Hong Kong che avevano aiutato Berlusconi, De Gregorio organizzò un’udienza con Benedetto XVI per il primo ministro di Hong Kong.
E fu proprio monsignor Parolin, che non immaginava nemmeno la trama filoberlusconiana nella quale si infilava quell’incontro, a ottenere l’udienza.
Questi i passi salienti del verbale con i pm della procura di Napoli.
Sergio De Gregorio racconta a verbale: “Andai ad Hong Kong e il console italiano, che si chiama Alessandro De Pedis, mi rilasciò un appunto in cui mi informava che i Pm milanesi Spadaro e De Pasquale erano andati ad Hong Kong a fare perquisizioni avendo il sospetto che due società di Agrama, servissero semplicemente da punto di riferimento per gonfiare i costi delle pellicole tv (..) e frodare il fisco (…) Il console mi disse:’ma, che lei sappia,il presidente Berlusconi, questa cosa la sa o no?’. Berlusconi non sapeva nulla, perchè quando io tornai, andai a Palazzo Grazioli, e dissi: “Guarda, Presidente, mi hanno detto di questa indagine dei pm, ne sai niente? Lui chiama Ghedini che dice no. Berlusconi dice: ‘Che si può fare?’ E io dico: ‘Tu sei il capo dell’opposizione e puoi rivendicare presso il Governo di Hong Kong il tuo diritto a veder tutelate delle informazioni che riguardino atti giudiziari relativi ad un parlamentare’. Io sono stato lì, ho parlato con il Ministro degli Affari Costituzionali “Lam”, ho parlato con il ministro delle Finanze “Zeng” (…).
Chiesi al rappresentante speciale presso l’Ue, Mary Chow di venire a Roma, la incontrai e le dissi: ‘Guardi che è improponibile che le autorità di Hong Kong non rivedano questa decisione relativamente ai fatti che riguardano Agrama, perchè Berlusconi mi incarica di dirle che si sente illegittimamente coinvolto in una vicenda in cui la decisione politica prescinde da quella giudiziaria, in cui sono stati commessi degli illeciti; la prego di riferire che Berlusconi vuole che le sue autorità intervengano.
Poi andai a Palazzo Grazioli e dissi a B. che forse era il caso che lui intervenisse sull’ambasciatore cinese.
Lui disse: vai tu dall’ambasciatore cinese e vagli a portare la mia contrarietà rispetto a questa decisione e chiedigli di intervenire perchè tutto venga ristabilito sempre come parlamentare, mica privatamente, eh. Io andai all’ambasciata cinese e dissi che il capo dell’opposizione in Italia riteneva grave che in territorio cinese avessero consentito un’aggressione ai suoi danni, peraltro senza una rogatoria. L’ambasciatore cinese mi disse che non era possibile e che si sarebbe informato, e chiese di porgere le sue scuse a Berlusconi. Andai da Berlusconi, gli dissi: secondo me è il caso che lo inviti a pranzo da te”.
Il risultato fu ottenuto. “All’atto della mia andata ad Hong Kong — spiega De Gregorio — il console mi informa che (…) la difesa di Agrama, avendo fatto istanza di primo grado alla corte di Hong Kong, si era vista respingere le sue osservazioni”. Dopo l’intervento però: “C’è prova che le autorità cinesi in secondo grado rividero la decisione a tal punto che il Tribunale ha annullato il provvedimento di sequestro; ed il Governo cinese ha chiesto una rogatoria per interrogare i pm De Pasquale e Spadaro”. N
ulla si fa per nulla, però. Spiega De Gregorio:“Il Governo di Hong Kong si diede un gran da fare per quella vicenda che riguardava Berlusconi, ma ovviamente chiedeva anche dei nostri interventi politici, per esempio, il Ministro delle Finanze (di Hong Kong, ndr) ci chiese di incidere sul Governo perchè rimuovesse Hong Kong dalla “black list” (…) il Senatore Saro fece una dichiarazione pubblica in cui chiedeva che Hong Kong fosse rimossa dalla ‘black list’”.
In questo quadro si inserisce l’incontro con il Papa: “Il premier “Donald Sang”, chiedeva di essere ricevuto riservatamente dal Papa. Io mi misi in moto e andai a trovare insieme con il defunto mio amico Saverio Valente, monsignor Pietro Parolin, che era sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, era uno dei vice del cardinale Bertone, e riuscii a conseguire che Sua Santità accettasse di incontrarlo. Consegui l’appuntamento fra Sua Santità e il Santo Padre, anche contro il parere del Nunzio Apostolico ad Hong Kong, però poi il premier Sang non fu autorizzato a venire dalle autorità cinesi. Saltò l’opportunità , io profittai per chiedere a monsignor Pietro Parolin un’udienza privata con sua Santità . Questi accettò di erogare la benedizione a me e alla mia famiglia; se volete ho le foto”.
Valeria Pacelli
(da Il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply