SPUNTA UNA MEDIAZIONE CHE PREVEDE DI RINVIARE LA DECADENZA DI BERLUSCONI A INIZIO OTTOBRE E DI SALVARE IL GOVERNO
ALFANO E GIANNI LETTA PER UNA CRISI DI GOVERNO “PILOTATA”, I MINISTRI MANTERREBBERO LA CARICA E SILVIO POTREBBE CHIEDERE LA GRAZIA CON QUALCHE SPERANZA, MA BERLUSCONI NON SI FIDA… VOCI CHE LAVITOLA E TARANTINI SIANO DIVENTATI LOQUACI
È l’ultima mediazione per evitare la rottura.
Prevede un rinvio dei tempi, per far arrivare la decadenza di Silvio Berlusconi in Aula quando la finestra elettorale per il voto a novembre è pressochè chiusa, il che significa a inizio ottobre.
E una specie crisi di governo “pilotata”. Col Pdl che ritira i ministri ma vengono subito riconfermati. È un’azione che si sviluppa in una duplice direzione. Con Gianni Letta impegnato a convincere Silvio Berlusconi della bontà dell’operazione, perchè a quel punto dopo la decadenza, una volta che Napolitano ha visto “cammello”, per Letta (Gianni) ci sono le condizioni per una commutazione della pena e un atto di clemenza.
E Angelino Alfano che offre la mediazione al Pd.
Con questa argomentazione: se lo schema, complicato e ad alto rischio, va in porto ognuno ha il suo vantaggio.
Il Pd ha lo scalpo di Berlusconi, il Pdl fa il casino che deve al suo elettorato ottenendo una crisi.
Ma soprattutto il governo va avanti con Berlusconi che fa lo “statista”.
È l’ultimo tentativo. Con l’obiettivo di evitare che l’assemblea dei gruppi possa trasformarsi nello show down sul governo.
Quando il segretario del Pdl e ministro dell’Interno Angelino Alfano riunisce a palazzo Chigi tutti i ministri, il Quirinale — preoccupato dal precipitare degli eventi — è già stato informato del “piano”.
Per sminare il primo ostacolo della Giunta la proposta è quella di derubricare le pregiudiziali di costituzionalità in semplici questioni preliminari. Significa che non si vota.
Detto in modo semplice: se la giunta votasse le pregiudiziali di fatto cadrebbe anche l’impianto della relazione Augello, poi cambierebbe il relatore e si arriverebbe alla decadenza di Berlusconi in tempi celeri.
E invece sulle questioni preliminari si evita la conta. E succede che la giunta ne prende atto e poi prosegue con la relazione di Augello.
Il Pd salverebbe la faccia, perchè non uscirebbe sconfitto. Epperò il punto è che Augello resta relatore. Quindi ha il boccino in mano per rallentare e chiedere approfondimenti.
Tempo. La parola d’ordine è guadagnare tempo.
Anche mettendo in conto quello che le colombe del Pdl chiamano “un tasso fisiologico di casino”. Fisiologico però.
E allora vediamo i passaggi successivi della proposta. Su cui, dicono fonti certe del Pdl, è arrivato un serio interesse dal Colle.
Che, proseguono, sarebbe molto infastidito dalla linea dura del Pd. Quando la strategia dilatoria di Augello non va più avanti è chiaro che in Giunta si vota e si cambia relatore.
Il quale a quel punto può mandare tutto in Aula. È questo lo snodo fondamentale.
Su cui non c’è ancora il via libera di Berlusconi. Col Parlamento che vota la decadenza.
E si consuma un rituale da prima Repubblica: le dimissioni dei ministri vengono respinte e si va avanti con la stessa compagine.
Secondo Gianni Letta e Angelino Alfano superato l’ostacolo di stasera si può tornare alla linea diplomatica che Confalonieri ha esposto a Giorgio Napolitano.
E questa proposta, più o meno, riporta lì.
Fonti del Pdl degne di questo nome raccontano che la via maestra per arrivare a una clemenza sarebbero le dimissioni di Berlusconi, non un voto sulla decadenza.
Ipotesi che Berlusconi al momento continua a respingere. La sua obiezione è sempre la stessa: guadagnato tempo e messo in sicurezza il governo, che assicurazioni ho?
Le colombe pensano che arrivi la grazia. Berlusconi pensa di no.
E lo pensa ancora di più nel giorno in cui ad Arcore è arrivato lo spiffero che oltre a De Gregorio anche Tarantini e Lavitola sono diventati piuttosto loquaci.
(da “Huffingtonpost“)
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