“CASTIGLIONE FECE VINCERE LA GARA SUL CARA DI MINEO A CHI VOLEVA”
NELLE CARTE LE PAROLE DI BUZZI SUL SOTTOSEGRETARIO
“Era il 2012 e il sottosegretario Castiglione fece in modo che la gara per il centro di Mineo fosse vinta dal soggetto che doveva vincerla…” dice il ras delle cooperative Salvatore Buzzi in un lungo verbale reso ai pm romani.
E poi c’era un via vai da discoteca nelle solitamente impenetrabili mura del Viminale quando bisognava decidere sul CARA di Mineo.
Sindaci, spicciafaccende, segretari e sottosegretari, tutti insieme appassionatamente a disposizione dell’operativo Luca Odevaine che faceva a sua volta da tramite per capi dipartimento e sottosegretari.
Negli atti dell’inchiesta Mafia capitale 2 le dinamiche e le intercettazioni, telefoniche e ambientali relative a Mineo occupano molte centinaia di pagine.
Corredate, tra l’altro, di foto in bianco e nero risultato di pedinamenti e osservazioni. Una mole di materiale che sembra presupporre ulteriori e clamorosi sviluppi lungo l’asse giudiziario Roma-Firenze-Catania che da angoli diversi è arrivato a sollevare il coperchio del centro immigrati di Mineo.
Un appalto adesso in via di commissariamento da parte dell’Autorità anticorruzione. E che Raffaele Cantone non ha esitato a definire “cucito su misura” o anche “gara sartoriale”. Centocinquanta milioni di euro per dare vitto e alloggio tre anni a circa tremila immigrati.
“C’avrei da parlarle di Mineo, dottore, però è competenza di Catania” dice a verbale un allusivo Salvatore Buzzi il 31 marzo nel carcere di Rebibbia dove, con il suo avvocato Alessandro Diddi, ha chiesto di rendere spontanee dichiarazioni ai pm romani.
“Faccia come crede” dicono l’aggiunto Prestipino che è lì a prendere nota con Cascini,Tescaroli, Ielo, gli unici che veramente sanno dove mai andrà a finire la storia di Mafia Capitale.
Il ras della cooperative, socio fondatore con Carminati, della ditta “criminale” che ha scoperto il mondo il mettere in contatto e rendere utile gli uni agli altri, “il mondo di sopra” (la politica) con quello “di sotto” (criminali) non ci perde un secondo.
“Però se parlo io casca il governo” dice Buzzi con lingua velenosa. “Frasi inutili, noi facciamo i magistrati” replicano Cascini e Prestipino.
Buzzi va avanti e racconta la storia di Mineo “in base a quello che mi ha raccontato Odevaine”.
Nel 2009 il governo Berlusconi trasforma l’ex l’ex complesso militare in centro immigrati e ne affida la gestione alla Croce Rossa “per 60 euro ad immigrato quando già noi ne prendevamo 35”.
Nel 2011 arriva la Protezione Civile che “vede questa situazione indecente e trasferiscono la competenza dal centro ai comuni locali”.
Nasce così il Consorzio Calatino Terra d’accoglienza “dove sono coinvolti tutti i comuni siciliani della zona interessata al centro di accoglienza.
Il Comune, il Consorzio, indice la gara e il Castiglione, insomma, che credo sia fortemente interessato a questa cosa, fa si che la gara venga poi aggiudicata … venga, insomma, indicato chi è il soggetto che dovesse vincere la gara. Siamo nel 2012.…”. Il soggetto interessato, spiega qualche riga più sotto Buzzi, è “un’ATI (associazione temporanea d’imprese, ndr) che era costituita tra chi faceva i servizi di accoglienza, di ristorazione …”.
La cosa funziona così bene che nel 2014 viene bandita di nuovo, “la gara sartoriale, come dice Cantone” spiega Buzzi.
Che spiega molto bene cosa vuol dire “sartoriale”: “Se tu mi prevedi un bando di gara che prevede il centro cottura a 20 km, e ce l’ho solo io il centro cottura a 20 km, solo io posso partecipare. E infatti a quella gara parteciparono solo quelli che poi vinsero”. La cooperativa La Cascina nella sua molteplici funzioni, ristorazione, assistenza etc.
Ora, questo è quello che racconta Buzzi il 31 marzo e che ha già assunto valore di indizio visto che il procuratore di Catania Giovanni Salvi ha provveduto ad iscrivere Castiglione sul registro degli indagati.
E’ inquietante vedere cosa è successo prima.
Prima che scoppiasse Mafia Capitale. Fino a settembre 2014 quando poi l’indagine deve chiudere, stacca cimici e appostamenti per via di insistenti fughe di notizie. Stupefacente poi, quello che gli investigatori del Ros documentano negli atti a partire da metà luglio 2014, alla vigilia cioè dell’aggiudicazione della nuova gara per il centro di Mineo indetta il 7 aprile 2014.
In premessa gli investigatori scrivono che “Luca Odevaine grazie anche alla sua fondazione InteGrazione intesseva una fitta rete di contatti con le istituzioni sia centrali che periferiche” sino a diventare nei fatti “il promotore di progetti a carattere sociale nell’ambito del settore dell’accoglienza per i migranti provenienti dal nord Africa diventando anello di congiunzione tra il ministero dell’Interno nella persona del prefetto Mario Morcone (capo dipartimento per l’Immigrazione) e Angelo Malandrino, direttore centrale per le politiche dell’asilo”.
L’azione di Odevaine, scrivono, “si estendeva sistematicamente verso tutte le possibili aperture di Centri di accoglienza nelle loro svariate forme, Cpt, Cie, Cara o Sprar”. Da Mineo a Civitavecchia, da Castelnuovo di Porto al comune di Roma.
Due episodi vengono documentati con appostamenti e intercettazioni ad esempio dell’attivismo e della centralità di Odevaine nel sistema Mafia Capitale grazie ai rapporti instaurati con Mario (Morcone, ndr) e Peppino (Pecoraro, ex prefetto di Roma, ndr). Nessuno dei due prefetti è indagato..
Il primo è una riunione al ministero dell’Interno il 29 luglio 2014.
Sono le 10 e mezzo del mattino e Odevaine parla con i suoi collaboratori Gerardo Addeo e Marco Bruera presso gli uffici della Fondazione INteGrazione.
Annuncia che “stanno per arrivare e andranno direttamente al Viminale”.
Qui, alle 11, davanti al Caffetteria Mori si trovano (vedi fotografie) Giovanni Ferrera, direttore del Consorzio Calatino terre d’accoglienza (formato dai comuni nei pressi di Mineo), Anna Aloisi, sindaco di Mineo, Marco Aurelio Sinistra, sindaco di Vizzini, Paolo Ragusa, legale rappresentante del Consorzio cara di Mineo nonchè presidente del consorzio Sol Calatino e, quindi, nel doppio ruolo di controllore e controllato. Insieme con altri due personaggi non identificati, chiamati “Il Chiaro” e “Lo Scuro”. Odevaine va loro incontro e tutti insieme entrano al Viminale.
Perchè riunire i soggetti della gara di Mineo direttamente al ministero dell’Interno?
Il secondo episodio riguarda il vizio delle assunzioni, un posto di lavoro per facilitare appalti e aggiudicazioni. La fortunata di turno è la figlia del segretario regionale del Pd Fabio Melilli.
Il 22 luglio Gerardo Addeo, collaboratore di Odevaine, dice al suo capo: “Morcone mi ha scaricato una persona da prendere, ha detto che per il momento possiamo anche non pagarla, è la figlia di qualcuno che interessa, il segretario regionale del Pd Fabio Melilli, è stato presidente della provincia di Rieti, vicepresidente dell’Upi”.
La ragazza sarà presa in prova.
(da “Huffingtonpost”)
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