CITTADINANZA, ELISABETH SPUTTANA SALVINI: “NON SI PUNISCONO 300.000 NUOVI ITALIANI PERCHE’ CI SONO TROPPE DOMANDE E GLI UFFICI NON FUNZIONANO”
“SE C’E’ UN DIRITTO NEGATO SI TROVANO DEGLI STRUMENTI ADEGUATI, NON SI CANCELLANO I DIRITTI, NON SIAMO NUMERI, SIAMO PERSONE”
Elizabeth Arquinigo Pardo riprende carta e penna, o meglio la tastiera del computer, per replicare con un post su Facebook a Matteo Salvini.
In ballo, l’allungamento dei tempi (da due a quattro anni) per definire la procedura di concessione della cittadinanza:
“Per colpa della legge – denunciava Elizabeth in una lettera pubblicata anche da Repubblica il 17 ottobre scorso – sono obbligata a rimanere in Italia fino alla fine dell’istruttoria, che ora a causa del nuovo decreto durerà 4 anni. Trovo il suo provvedimento ingiusto, perchè viene meno alla parola data in campagna elettorale a noi, suoi “amici regolari””.
La cittadinanza “impossibile”
Un passo indietro: Elizabeth Arquinigo Pardo è una ragazza peruviana: “Sono nata a Lima e mi sono trasferita qui quando avevo dieci anni. Scrivo perchè mi sento tradita dalla nazione in cui vivo e della quale faccio parte integrante”.
Elizabeth, in una lettera aperta al ministro dell’Interno, aveva denunciato quella parte del decreto immigrazione che incide sulla concessione della cittadinanza. In particolare laddove allunga a 4 anni (dagli attuali 2) i termini per definire l’intera procedura da parte della pubblica amministrazione: “Signor ministro, io rappresento il suo perfetto prototipo di immigrata. Sono residente nel Bel Paese da oltre 18 anni, mi sono laureata, sono un’onesta contribuente. Ho iniziato a lavorare stabilmente, con contratti regolari sia da dipendente che da partita Iva, subito dopo l’università . La cittadinanza non solo me la sono conquistata, come coronamento di un percorso di integrazione. Me la sono anche sudata e guadagnata. Ho presentato domanda con i miei redditi, infatti. Ecco signor ministro, io, una cittadina perfettamente regolare, rischio ora di non avercela mai questa cittadinanza”.
La risposta del ministro dell’Intern
Salvini le aveva risposto pochi giorni dopo su Facebook: “I tempi per la concessione della cittadinanza si sono dilatati per l’alto numero di domande (circa 300mila), che fatichiamo a smaltire anche per i numerosi casi di documenti contraffatti”. Quindi l’attacco ai “furbetti”: “Di certo serve più efficienza da parte dello Stato, cara Elizabeth, ma anche meno furbetti da parte degli stranieri, aspiranti cittadini italiani, che penalizzano gli amici come te”.
La replica di Elizabeth
Ieri la controreplica: “Gentile ministro dell’Interno, la ringrazio molto per la risposta che ha voluto fornire a me e ad altri 300mila italiani senza cittadinanza. Mi prendo da subito l’impegno a risponderle in maniera più diffusa, dato che, pur apprezzando lo sforzo, sembra che l’importanza della questione non sia stata compresa. Signor ministro, lei ha citato dei numeri, ma qui si tratta di persone. Si parla della vita di 300mila persone che, questa volta, non classifica come ‘clandestini’ e quindi ‘criminali’, ma come ‘furbetti’ dalla ‘domanda di cittadinanza facile’ per giustificare l’ingiustificabile dilatazione dei tempi di esame della domanda. Lei dice che ci sono troppe domande in arretrato e che per questo è necessario dilatare per legge i tempi. A me, nelle scuole italiane, hanno insegnato l’opposto: se c’è un diritto negato si trovano degli strumenti adeguati, non si cancellano i diritti. Se c’è un colpevole, si colpisce il colpevole: non si colpiscono 300mila italiani per educarne cento. Lei è capace di liquidare la questione in un tweet, buon per lei: io no. Io no, perchè la questione in ballo è la mia vita. Buona vita anche a lei. Stia bene”.
(da agenzie)
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