COLOMBE, MA ANCHE INDAGATE: LA META’ DEI SOSTENITORI DI ALFANO HA GUAI CON LA GIUSTIZIA
MA DALL’ALTRA PARTE IL CAPOFILA FITTO E’ UN CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER TANGENTI
Eccolo, il “partito degli onesti” pronto a sostenere il governo Letta in caso di showdown del Cavaliere.
Le firme sono nero su bianco, su un documento. Le cosiddette 24 colombe scosse da un sussulto di “responsabilità nazionale”.
Già , colombe, ribattezzate “realisti”, “innovatori”, “responsabili”. Legati a doppio filo al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Basta scorrere l’elenco per classificare la maggior parte di loro alla voce più autentica: “indagati”. Nell’ambito di inchieste pesanti.
Il più responsabile è Roberto Formigoni, che negli anni in cui era il Celeste del Pirellone, compariva molto fotografato tra spiagge e tribunali.
È indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Si tratta dell’inchiesta relativa alla fondazione Maugeri e al San Raffaele, riguardante i suoi rapporti col faccendiere Daccò. Ora Formigoni è, tra le colombe, quello che vorrebbe rompere subito. Per costruire la gamba di centro della coalizione.
La responsabilità , si sa, è nazionale. È un sussulto irresistibile dalle Alpi alla Sicilia. Come è nazionale la consuetudine con le procure dei senatori pidiellini pronti ad andare in soccorso al governo Letta.
Come quella del senatore Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio di palazzo Madama. Per molti anni sindaco di Molfetta (Bari), Azzollini è indagato nell’ambito di un’inchiesta su una presunta maxitruffa di circa 150 milioni di euro legata alla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta.
Ma il vero cuore pulsante del “partito degli onesti” è la Calabria.
Sono i senatori legati a Scopelliti i grandi artefici del voto di fiducia dello scorso due ottobre, quando a Berlusconi cominciarono a mancare i numeri. Ora sono i paladini della nuova conta. I cantori del “centrodestra moderno ed europeo”.
Eccoli qui.
Giovanni Bilardi, già capogruppo in consiglio regionale in Calabria, indagato da maggio per la gestione dei rimborsi per le spese dei gruppi.
Piero Aiello, che di Scopelliti è stato assessore all’urbanistica, è indagato nell’inchiesta della Dda di Catanzaro sulla cosca Giampà della ‘ndrangheta.
Tra i calabresi coinvolti in indagini c’è anche Antonio Caridi, la cui presenza nella commissione Antimafia è stata oggetto di una discreta moral suasion del presidente Piero Grasso.
Caridi alla fine ha rinunciato “per evitare speculazioni politiche”, perchè il suo nome figura in un’indagine della Dda di Genova in quanto legato a una ‘ndrina calabrese.
Attivissimi gli Scopelliti boys. Praticamente tutti schierati col governo.
Tra loro c’è anche Nino D’Ascola, che nei tribunali esercita la professione di avvocato. E infatti a Reggio difende Scopelliti, a Bari Giampi Tarantini.
A proposito di Tarantini, l’uomo che portava le donnine alle cene eleganti di Berlusconi, aveva rapporti con il pidiellino Guido Viceconte, che indagato non è ma che compare nelle intercettazioni telefoniche sull’utenza di “Giampi”.
E’ molto meridionale il “partito degli onesti”. Molto radicato nelle zone più opache, assurte alle cronache più discutibili degli ultimi anni.
E così, nell’elenco dei firmatari, compare il nome di Claudio Fazzone, il signore di Fondi e ras del basso Lazio.
Colui che fece di tutto, con successo, per evitare lo scioglimento del comune fondano. Il suo nome è chiacchierato perchè risultò essere nella proprietà di terreni e fabbricati con il clan dei Tripodo (a giudizio per reati di mafia).
Il senatore è stato indagato per abuso di ufficio. Ora, insieme a Biliardi, fa parte in quota Pdl della commissione Antimafia.
Il ministro dell’Interno, che delle colombe è il leader indiscusso, coordina il nuovo gruppo. Dispensa consigli, coccola i suoi adepti per evitare “tradimenti”, li manda in tv per motivarli.
Le truppe scelte per monitorare quel che accade a palazzo Madama dove si celebrerà la grande conta sul governo sono i siciliani, legatissimi al duo Alfano-Schifani.
Ecco la firma di Francesco Scoma – palermitano, già vicesindaco di Cammarata — finito a processo perchè si sarebbe fatto corrompere da un imprenditore che gestiva i fondi dell’Ue per la formazione professionale con una vacanza a Capri in compagnia della moglie.
Ed ecco quella di Bruno Mancuso, indagato per voto di scambio.
Chi invece, tra i nuovi responsabili, non ha un rapporto diretto con le procure, è attivo nell’attività di difesa “politica”.
Come Luigi Compagna, strenuo difensore di Nicola Cosentino. E non solo. Compagna ha firmato il “salva-Ruby”, “l’anti-Batman” e solo quattro mesi fa ha proposto il dimezzamento delle pene per il concorso esterno in associazione mafiosa.
Fu ritirato su richiesta di Schifani.
Ora è tra i più accesi sostenitori del governo Letta.
(da “Huffingtonpost”)
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