CROSETTO BATTE CASSA, VUOLE 2 MILIARDI DI EURO IN PIÙ PER LA DIFESA NEL 2025. E ANCHE COSÌ SAREMMO LONTANI DALL’OBIETTIVO DEL 2% DI PIL DA INVESTIRE NELLE FORZE ARMATE, COME DA IMPEGNI CON LA NATO
GLI AIUTI FORNITI MILITARI A KIEV HANNO SVUOTATO I DEPOSITI E ALL’ITALIA MANCA UN EFFICIENTE SISTEMA ANTIAEREO E ANTIMISSILE
Lì fuori c’è un mondo che sta diventando sempre più pericoloso, ma una buona parte del mondo politico e dell’opinione pubblica preferisce ignorare il rischio e quindi ad ogni euro speso in più per la Difesa si alzano immancabili le grida allarmate. Eppure Guido Crosetto, il ministro della Difesa, non si stanca di ripeterlo ad ogni intervista e l’ha scritto anche nel nuovo Documento programmatico pluriennale 2024-26, appena presentato al Parlamento.
Il problema, al solito, sono i soldi che non ci sono. E vanno considerati i vincoli del Patto di Stabilità con Bruxelles. La Difesa chiede un incremento nel 2025 del proprio bilancio (che è passato da 23,655 miliardi del 2008 a 32,331 miliardi del 2024) di almeno 2 miliardi di euro. Anche così saremmo lontani dall’obiettivo del 2% di Pil da investire nelle forze armate, come da impegni con la Nato, ma pure questi 2 miliardi non sono affatto scontati
Perciò il ministro Crosetto scrive che prima dell’invasione russa dell’Ucraina non avremmo mai pensato a doverci difendere sul serio e quindi gli investimenti militari erano stati ridotti al minimo. «Ora abbiamo capito che sono indispensabili, ma hanno un costo, anche elevato, da pagare. Le nostre scuole, i nostri ospedali, i nostri monumenti, le nostre industrie, la stessa libera e pacifica vita quotidiana dei nostri concittadini, viene garantita e si può svolgere grazie al contributo delle nostre Forze Armate».
Entro il 2035 la Difesa vuole comprare 25 jet F-35 più del previsto (da 90 si passa a 115 velivoli) per una spesa di 7 miliardi di euro; dovrà essere modificata in corsa anche una nave portaelicotteri, la “Trieste”, per ospitare gli F35 a decollo verticale. Contemporaneamente si investono miliardi nella progettazione del “Tempest”, il caccia del futuro, di sesta generazione, che sarà una coproduzione anglo-italo-giapponese. Entro il 2037 dovranno arrivare 1000 nuovi mezzi corazzati per la fanteria pesante, tra cui i carri armati Leopard 2, di tecnologia tedesca, costruiti in una fabbrica di “Leonardo” a La Spezia, per una spesa complessiva di 24 miliardi.
«L’Ucraina è stato un brusco risveglio dopo una sbornia di venti anni di peace-keeping, durante i quali sembrava che non servisse più l’armamento pesante», dice una fonte della Difesa. La festa però è finita, è il messaggio. Ogni passaggio è stato contrattato con la Nato. Come ha spiegato la sottosegretaria Isabella Rauti in Parlamento, ad esempio, «la componente pesante dell’esercito dovrà avere almeno 250 carri armati per formare due brigate pesanti e una corazzata, requisito specifico individuato dall’Alleanza atlantica per l’Italia».
La lezione sul campo, in Ucraina come in Medio Oriente, insegna poi che i missili e i droni dominano il campo di battaglia, perciò è indispensabile dotarsi di un efficiente sistema antiaereo e antimissile, su cui l’Italia è clamorosamente in ritardo. Il ministro Crosetto qualche giorno fa ha annunciato di avere ordinato 10 nuove batterie Samp/T, di fabbricazione italo-francese, ammodernate per fronteggiare la minaccia dei missili ipersonici come degli sciami di droni. È prevista una spesa di 6 o 7 miliardi.
Questo il libro dei sogni dei generali cui si contrappone una realtà delle ristrettezze. Il custode dei conti, Giancarlo Giorgetti, è una sfinge. Secondo le bozze del Piano strutturale di Bilancio, «lo sforzo finanziario sarà concentrato sul rifinanziamento del Fondo per gli assetti di alta e altissima prontezza operativa, il Fondo per le esigenze di difesa nazionale, e la riorganizzazione della programmazione concordata con il MIMIT per supportare il comparto industriale nazionale e il suo posizionamento nello scenario europeo e internazionale».
Finora però non sono state ripianate le spese dovute agli aiuti militari all’Ucraina. Si legge infatti sul Documento programmatico della Difesa, con riferimento all’esercizio finanziario 2024 di un incremento nel budget di circa 1, 4 miliardi di euro rispetto al 2023. «Ciò nonostante per il settore Esercizio si conferma un quadro generale economico-finanziario di incertezza determinato non solo dall’impegno dell’Italia a supporto delle autorità governative ucraine al quale non corrisponde un afflusso di risorse adeguato a ristorare le Forze armate, ma anche dall’applicazione di riduzioni di spesa».
(da La Stampa)
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