“DIAMO UN SEGNALE. PORTA IL GOVERNO SUL CESSATE IL FUOCO. LO CHIEDE L’EUROPA, CI LAVORA BIDEN. COME FAI A LASCIARE L’ITALIA COSÌ INDIETRO?”: LA TELEFONATA DELLA SCHLEIN ALLA MELONI CHE HA PROPIZIATO L’ACCORDO BIPARTISAN SUL MEDIO ORIENTE
ELLY HA TOLTO LE CASTAGNE DAL FUOCO ALLA DUCETTA CHE EVITA COSÌ DI RITROVARSI ISOLATA RISPETTO ALLA POSIZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DELLA CASA BIANCA
Mittente: Giorgia Meloni. Destinataria: Elly Schlein. «Sentiamoci adesso, se puoi». Il primo sms spunta sul cellulare della segretaria Pd verso mezzogiorno. «Sono in conferenza stampa contro il Ponte — replica la leader dem — ti posso richiamare? ». Così, a ora di pranzo, la premier e la segretaria del Pd preparano l’accordo bipartisan sul Medio Oriente.
Si inseguono su WhatsApp proprio nei minuti in cui se le danno di santa ragione su un altro dossier, quello del progetto che dovrebbe unire Calabria e Sicilia.
Andrà così per tutto il giorno: battaglia su tutto, ma non sulla politica estera. Con il Nazareno che incassa un risultato politico, spingendo Palazzo Chigi fino al cessate il fuoco, un concetto mai sposato dall’attuale governo. E con la premier che evita di ritrovarsi sola e isolata oltreconfine, in ritardo rispetto alla posizione del Parlamento europeo e alla sensibilità della Casa Bianca, che lavora da settimane a una tregua.
La prima mossa del risiko è dunque il messaggio che rompe il ghiaccio. Ma la novità si costruisce soprattutto attorno a due telefonate successive. Schlein chiama Meloni a ora di pranzo. E le dice: «Diamo un segnale, insieme. Porta il governo sul cessate il fuoco. Lo chiede l’Europa, ci lavora Biden. Come fai a lasciare l’Italia così indietro?».
La presidente del Consiglio replica giurando di aver premuto già in passato per una conclusione rapida del conflitto. Ma aggiunge: «Provo a lavorarci, sentiamoci tra un po’». Si attivano i canali diplomatici.
Meloni richiama Schlein, le preannuncia che l’intesa è a un passo. Gli emissari si scambiano le righe che contengono la formula del «cessate il fuoco ». È il risultato politico a cui puntava Schlein, che infatti benedice la riscrittura: «Procediamo, è la nostra linea». Sul traguardo, però, qualcosa rischia di incepparsi. Il Pd propone al governo di accettare anche un altro comma, quello che contiene il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Su questo, però, la presidente del Consiglio è irremovibile: non se ne parla. Rilancia, proponendo un’altra soluzione: «Lasciate soltanto la formula “due popoli, due Stati”, fin lì ci arrivo».
A quel punto è Schlein a opporsi. Traballa il patto, per alcuni minuti. Fino allo scambio che permette di superare le divergenze tra le due leader: «Asteniamoci reciprocamente sui punti concordati, è comunque un risultato ».
(da La Repubblica)
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