DIECI PARLAMENTARI M5S A RISCHIO ESPULSIONE (TRA CUI 5 SENATORI): NON RENDICONTANO DA UN ANNO
I MOROSI SONO IN TUTTO 47… I RIBELLI NON VOGLIONO VERSARE SU UN CONTO CORRENTE PRIVATO
Il rischio è che vengano cacciati cinque deputati, uno è già andato via spontaneamente, e cinque senatori.
Questi ultimi in particolare potrebbero mettere a rischio la tenuta del governo. In una riunione fiume, iniziata alle tre del pomeriggio e terminata quattro ore dopo, i probiviri M5s insieme ai capigruppo di Camera e Senato, hanno passato al setaccio le mancate rendicontazioni dei parlamentari.
La battaglia è entrata nel vivo e il Movimento rischia di sgretolarsi sempre più: “Anche se li cacciamo sosterranno comunque il governo dal gruppo Misto”. È il ragionamento, quasi la speranza, che circola in queste ore tra i vertici, ma non è affatto detto che sia così.
I dubbi per esempio su un passaggio di Michele Giarrusso alla Lega si fanno sempre più insistenti.
Dallo studio delle carte è emerso che in quarantasette, su 315 eletti, non hanno restituito i soldi come prevede invece il regolamento pentastellato.
Dieci di loro non versano il denaro da un anno esatto. Si tratta di Nicola Acunzo, Nadia Aprile, Flora Frate, Paolo Niccolò Romano, Andrea Vallascas e Santi Cappellani che è passato al gruppo Misto.
A Palazzo Madama sotto la lente di ingrandimento sono finiti, soprattutto, Cristiano Anastasi, Alfonso Ciampolillo, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco e Michele Giarrusso. E in tanti non hanno alcuna intenzione di regolarizzare i conti.
Per esempio Nadia Aprile ribadisce di non temere l’espulsione e chiede chiarezza. Per alcuni è una battaglia di trasparenza.
La deputata avanza dubbi infatti sulla correttezza dell’operato del Comitato per la rendicontazione. Stesso ragionamento da Nicola Acunzo: “Ho sospeso le rendicontazioni perchè pretendo trasparenza”. Ancora più chiara è Flora Frate: “Dobbiamo essere intellettualmente onesti e chiamare le cose col giusto nome. Aveva senso parlare di ‘restituzione’ fintanto che i soldi andavano al Bilancio dello Stato, a beneficio della collettività , e non ad un conto corrente privato al quale non abbiamo facoltà di accesso diretto e di cui ignoriamo la movimentazione bancaria”.
Ecco il nodo della questione che neanche i probiviri oggi hanno chiarito. Lo spiega bene Andrea Vallascas: “La mia è una personale forma di ‘sciopero bianco’, nessuna intenzione di tenermi i soldi e transitare altrove, cerco di mettere in evidenza delle perplessità che già altri colleghi hanno segnalato durante le varie assemblee interne. Le restituzioni sono tali se prendendo dallo Stato ad esso restituiscono direttamente (come nella precedente legislatura), dal 1 gennaio 2019, invece, si versa in un conto corrente privato (Comitato per le rendicontazioni/rimborsi con le varie perplessità del caso), pertanto non appena avrò l’Iban del fondo statale indicato dal gruppo proseguirò con quanto pattuito durante le elezioni”
Oltre ai dieci che non hanno versato nulla, ci sono molti parlamentari che hanno smesso di “restituire” parte del loro stipendio da febbraio o marzo dello scorso anno e, quindi, si trovano in una situazione sostanzialmente analoga quelli che non hanno versato nulla per tutto l’anno.
E dunque, nei loro confronti, a partire dalle prossime ore scatteranno i procedimenti. La nota dei capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Gianluca Perilli, parla chiaro: “Per coloro non in regola i probiviri ci hanno comunicato che, nelle prossime ore, verranno aperti, come da Statuto, i relativi procedimenti. I provvedimenti per chi non ha rispettato gli impegni presi con i cittadini, al momento della candidatura, saranno commisurati alla gravità della violazione”. L’espulsione riguarderà chi non ha rendicontato per un anno.
Come previsto dallo Statuto, a partire dall’apertura del procedimento, ci saranno dieci giorni di tempo per presentare le controdeduzioni e per mettersi in regola con i pagamenti. Saranno dieci giorni di passione, che potrebbero tradursi in una scissione e nella creazione alla Camera del gruppo guidato dall’ex ministro Lorenzo Fioramonti.
(da “Huffingtonpost”)
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