DIETA CINQUESTELLE A POMEZIA: A SCUOLA IL DOLCE A PRANZO SOLO A CHI PAGA DI PIÙ
SINDACO GRILLINO DISCRIMINA I POVERI: ALLA CORTE DI BEPPE PREFERISCONO FAVORIRE I BENESTANTI
Bambini che avranno il dolce e bambini che non lo avranno. Ai quali non resterà che guardare i compagni gustarlo soddisfatti.
Alunni di serie A e di serie B nella stessa classe, nelle stesse scuole materne ed elementari di Pomezia. Divisi dalla ricchezza dei genitori, da quanto mamma e papà potranno pagare alla mensa scolastica che da settembre prevederà menu differenziati: completo con dolce a 4, 44 euro, senza a 4.
Dopo i casi di Adro, di Vigevano e di altre scuole comunali da Vercelli a Mantova, con i ragazzini in aula a mordere il panino portato da casa perchè i genitori non avevano potuto pagare la retta, una nuova polemica coinvolge i più piccoli.
In un’Italia divisa tra famiglie che faticano ad arrivare a fine mese e Comuni che devono aumentare i prezzi dei servizi pubblici perchè i soldi dallo Stato sono dimezzati.
A scatenare l’ultima polemica sui tagli nella scuola, il bando di aggiudicazione del servizio di refezione che prevede i due menu differenziati dalla presenza del dolce, pubblicato sul sito del comune di Pomezia, alle porte di Roma.
«È una scelta inaccettabile, ingiusta, discriminatoria non si può far sentire la diseguaglianza sociale già a quell’età . È orribile trattare i bambini e farli sentire diversi in base al censo e alla ricchezza».
A polemizzare contro la giunta del Movimento Cinquestelle che guida Pomezia è la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli. «Mi ha chiamato una mamma e mi ha detto: come lo spiegherò a mio figlio che non ho i soldi per pagargli il dolce, si sentirà diverso dai suo compagni. Se era per risparmiare, per tagliare i costi del servizio, allora era molto meglio abolire il dolce a tutti senza creare inutili umiliazioni che a quell’età pesano, restano. E anche più sano».
Sono pronte a dare battaglia le mamme di Pomezia, che scrivono sulla pagina facebook del sindaco Fabio Fucci, per dire la loro, per fare sentire la loro voce in difesa dei figli. Come Grazia, elettrice del M5S, che spera non sia vera la notizia del menu differenziato e al primo cittadino scrive: «I bambini devono essere tutti uguali o secondo lei devono stare a guardare gli altri bambini che possono permettersi di pagare il dolce?».
«Strumentalizzazioni elettorali, nient’altro», bolla il sindaco che parla di “modalità perchè nessuno si senta escluso” (concetto originale…). “Per la crisi l’anno scorso abbiamo dovuto aumentare i prezzi dei pasti in mensa dai 3 ai 5 euro e molti genitori hanno protestato, non ce la facevano».
Tanto che molti sono arrivati a togliere i figli dalla refezione scolastica mandandoli a scuola con il pasto completo preparato a casa.
E per evitare piatti vuoti e occhi tristi hanno deciso che il dessert venga dato solo alla merenda, che si fa in classe, quando già molti bambini si portano da casa succhi e spuntini.
Come se non fosse sempre umiliante vedere un compagno ricevere un dolcetto e tu no, difficile da capire a cinque anni o poco più.
Che sia in un’aula o in sala mensa, cambia davvero poco.
Caterina Pasolini
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