DIETRO A GIORGIA IL NULLA, IL 28,8% ALLE EUROPEE HA NASCOSTO LA DISFATTA DEI MELONIANI ALLE AMMINISTRATIVE: IN VENETO, LA REGIONE CHE LA DUCETTA VUOLE SCIPPARE A ZAIA, LA LEGA HA STRACCIATO FRATELLI D’ITALIA, CONFERMANDO IL 92% DEI SINDACI
E IN BUONA PARTE DEI COMUNI DEL CENTRO-SUD IL PD HA STACCATO NETTAMENTE FDI … “IL FOGLIO”: “DOPO DUE ANNI DI GOVERNO, FDI NON RIESCE A FORMARE CLASSE, DIRIGENTI CHE AMMINISTRANO. NEI COMUNI HA SOLO PODESTÀ SENZA FASCIA: UN PARTITO DI SAPONE. UNA BOLLA”
Meloni è Meloni, ma cosa resta di FdI senza Meloni? La buccia.
Alle elezioni comunali il Pd li doppia, nel Veneto anche la Lega, ammaccata, li affianca: votare “Giorgia” fino a quando può bastare? Può il partito della patria non conquistare le piccole patrie?
Il 28,8 per cento ottenuto da FdI alle europee nasconde una verità. FdI non riesce a esprimere amministratori, FdI raccoglie i voti della Lega e di FI in uscita, ma nei comuni ha solo podestà senza fascia: un partito di sapone. Una bolla.
Quando Meloni tornerà dal G7, quando Meloni non dovrà più occuparsi dei ministri che querelano in maniera temeraria, come il suo ministro Adolfo Urso scorra i dati delle ultime comunali, in particolare quelli del Veneto. E’ la regione che FdI vuole scippare a Luca Zaia, alla Lega, la regione degli uomini spicci, vino buono e fatica.
Esiste FdI in quei comuni? Quanto ha preso rispetto alle politiche? A Vittorio Veneto, paese simbolo, dove la Lega è frantumata, FdI è passata dal 32,70 per cento, al 7,74; a Monselice dal 35,88 al 13,92 per cento; a Bassano del Grappa dal 32,99 è scesa all’11,52. Si dirà: FdI nei comuni è andato sempre male, e le Europee sono elezioni differenti, con alto astensionismo.
Prendiamolo per buono, ma se FdI continua ad andare male, dopo due anni di governo, se FdI non riesce a formare classe, dirigenti che amministrano, tra cinque anni quali altri ministri presenterà? La città più importante del Veneto andata al voto è Rovigo ed FdI è scesa dal 36,50 delle europee al 20,13.
Se una Lega costretta a candidare generali, in caduta, riesce ancora a battere FdI, nei paesini dimenticati dalla stampa, significa che il partito di Meloni non è invincibile e che un giorno potrà essere facilmente sostituto.
Sempre in Veneto, la Lega ha riconfermato il 92 per cento dei sindaci uscenti, ed esiste poi un elenco di paesi dove ha perfino battuto FDI, come Negrar, Cassola, Schio.
Meloni sa che a Firenze, la città del responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, FdI è al 13,15 per cento contro il 30 per cento del Pd? Il candidato del centrodestra di Firenze è l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, e corre al ballottaggio.
A Bari, la città sospesa, lì dove il governo ha spedito una commissione per verificare possibili infiltrazioni mafiose, FdI, alle comunali, ha raccolto solo 11,13 per cento contro il 19,77 del Pd. Un’altra città simbolo dove la destra ha ingaggiato una battaglia di coscienza è Piombino, la città del rigassificatore. Il sindaco di FdI, Francesco Ferrari, si è sempre opposto all’opera, ma il governo Meloni ha avallato l’opera.
E’ la città dove più si misura l’affidabilità di Meloni, dove andrebbe spiegato che quel cambiare opinione è solo l’arte di amministrare. FdI a Piombino si è fermata al 6.93 per cento mentre Ferrari, che continua la sua battaglia, ha assemblato una lista civica. E si potrebbe naturalmente continuare in quel nord che Meloni ha l’ambizione di scalare. A Bergamo, FdI è al 14 per cento contro il 26 per cento del Pd, a Pavia, stessa cosa: i Fratelli d’Italia sono al 15 per cento.
Gli imprenditori del nord, nelle loro cene, dicono: “Ah, Meloni è tanto brava” ma una brava che non è generosa, che non apre, che dice “ci penso io” o “questa idea è mia” è come chi cerca di recintare il cielo: ha già perso orizzonte. Porte chiuse equivalgono sempre a teste strette.
(da il Foglio)
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