E DOPO 20 ANNI TUTTA COMUNIONE E LIBERAZIONE ABBANDONA BERLUSCONI. TRANNE…
DA MAURO A FORMIGONI, DA VITTADINI A LUPI: SONO LONTANI I TEMPI DEL MEEETING DI RIMINI DEL 2006
Quattro minuti di applausi quattro. Cinquemila persone che come un solo uomo intonavano cori come “Chi non salta comunista è”, “C’è solo un presidente”, “Silvio, Silvio, Silvio”.
Silvio Berlusconi, maglioncino sulle spalle sopra una maglietta nera, fendeva sorridente le due ali di folla, scortato da Roberto Formigoni (di lì a poco con lui sul palco) e Mario Mauro.
Aveva la febbre, ma aveva voluto esserci lo stesso.
Era l’estate del 2006, e il Cavaliere interveniva al Meeting di Rimini. Davanti alla folla adorante pronunciò parole che, rilette sette anni dopo, suonano come una oscura profezia: “Quello che i nostri elettori hanno chiarissimo è che non ci devono essere, nella nostra coalizione, forze che vanno per conto loro, tanto meno che vanno a dare una mano all’altra parte”.
Com’è andata a finire, è storia di questi anni (leggi Gianfranco Fini) e di questi giorni (sotto la voce Angelino Alfano).
E in queste ore è consumata un’altra rottura nella rottura.
Quella tra il modo di Comunione e liberazione e il leader che i ciellini avevano seguito a partire dal 1994. Tutto nel momento di maggior spolvero per gli uomini di don Giussani, per la prima volta nella loro storia forti di due ministri (Mario Mauro e Maurizio Lupi) e un sottosegretario (Gabriele Toccafondi), dopo la fugace presenza di Elena Ugolini (con Mario Monti sottosegretaria all’Istruzione).
La slavina era iniziata a febbraio. Uno dei due dioscuri che avevano solcato accanto a Berlusconi l’auditorium della fiera di Rimini ha fatto armi e bagagli per passare con il professore. Mauro, poi elevato al dicastero della Difesa, era l’uomo forte del Cav a Strasburgo.
Era tra i coautori di “Italia popolare”, la sbandata centrista che colse per qualche giorno una parte del partito (quella che attualmente siede al governo), ma fu l’unico ad andare fino in fondo, portandosi dietro una schiera di seconde file.
Con il passaggio di Lupi e Formigoni (e con loro di Toccafondi e di Raffaello Vignali) al neonato Nuovo centrodestra, si completa la nemesi ciellina.
Per la prima volta dopo vent’anni, i frontmen del movimento hanno tutti preso le distanze dal Cavaliere. E non solo in Parlamento.
Da tempo la Compagnia delle opere ha intrapreso altre strade, e nei suoi volantini in occasione delle elezioni non si coglie più tra le righe la consonanza di un tempo con le posizioni del Pdl. Che Giorgio Vittadini, leader laico dell’area, predichi da un pezzo la necessità di percorrere strade alternative, non è un mistero.
Che la tendenza fosse questa, lo si era intuito al Meeting di questa estate.
Quando gli organizzatori si irritarono non poco per l’uscita di un’intervista al Cav su Tempi – settimanale d’area – proprio nel giorno in cui Alfano, da Rimini, doveva confermare il sostegno al governo.
Ad oggi è Luigi Amicone, direttore della rivista, tra i pochi rimasti convintamente a fianco del leader. Proprio Tempi, oggi, così descrive la giornata di Berlusconi dopo “lo strappo” di Alfano: “Una scelta dolorosa e che a tratti ha commosso Berlusconi. Ma che doveva essere presa per arginare la sinistra e il Movimento 5 Stelle”.
L’ultima ridotta al fianco di un uomo che nel 2006 sceneggiava con questo lirismo la sua vicinanza al don Giuss:
“La commozione è un sentimento continuativo che mi prende tutte le volte che io ho avuto l’avventura, nella mia personale storia, di venire a contatto con don Giussani e con tutti i suoi ragazzi. Don Giussani ebbe una parte importante nella decisione che io assunsi nel ’93: lui, che io cercai di avere sempre vicino – ricordo con particolare tremore gli ultimi incontri, quando era al San Raffaele di Milano -, mi diede un aiuto importante nella mia scelta di lasciare tutto ciò che mi piaceva, una professione che sentivo giusta per le mie capacità e per i miei talenti, per dedicarmi a qualcosa di completamente diverso come lo Stato, il servizio degli altri, la difesa, appunto, della libertà . Lui mi disse, e Roberto lo sa bene: ‘Il Destino ti ha fatto diventare l’uomo della Provvidenza’”.
Parole che oggi sono solo un ricordo.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply