ENRICO LETTA, LA VENDETTA
ECCO CHI SI MUOVE CON LUI CONTRO IL PREMIER
Anche oggi non è mancato all’appello.
Ormai Enrico Letta non se ne tiene una. Da quando è uscito il suo libro ‘Andare insieme, andare lontano’ (Mondadori), l’ex premier è un vulcano scatenato contro il governo del rivale, Matteo Renzi.
Oggi interviene di nuovo sulle riforme, in una tenzone – pacata ed elegante, com’è nel suo stile — con i costituzionalisti Stefano Ceccanti, Augusto Barbera e Francesco Clementi, di area renziana.
Tenzone sulla quale oggi il ministro Boschi dice la sua: “Noi stiamo sbloccando lo stallo del governo Letta sulle riforme”.
Fino a ieri Letta ha tuonato sull’emergenza migranti, insieme alla Cei, i gesuiti, gran parte del mondo cattolico e Romano Prodi, anche lui con un libro fresco di stampa, ‘Missione incompiuta’ (Laterza).
Il verbo ‘tuonare’ non fa rima con la tempra posata di Letta.
Dunque, cosa succede?
Renzi, ospite da Lilli Gruber a ‘Otto e mezzo’ la sbriga così: “Letta e Prodi hanno due libri in uscita, lasciamo loro il diritto delle promozioni”.
Ma di fatto è iniziata una ricerca dell’orgoglio perduto. Contro il rischio di ‘mutazione genetica’ del Pd, certo. Ma lanciata per portare la politica altrove, fuori dal recinto del partito, lì dove la vuole anche Renzi con il suo Partito della Nazione, stesso campo ma idee diverse, per dare inizio a una vera e propria contesa culturale oltre che politica, tutta interna ad un mondo solo: quello cattolico.
Come accade sempre nella storia, un po’ è stato il caso a metterci sale e pepe. E dunque certo l’uscita dei libri di Letta e Prodi viene spinta quasi naturalmente dagli accidenti che stanno investendo il Pd, con lo scontro sull’Italicum e la sostituzione dei dieci di minoranza in commissione, e poi — tristemente — dal naufragio del Canale dei Sicilia, che ha spostato i riflettori europei sulla tragedia dell’immigrazione.
Facile a questo punto entrare a gamba tesa nel dibattito: contro l’Italicum e l’idea di approvarlo con una “maggioranza risicata”, scrive Letta; “contro il Partito della Nazione”, sentenzia Prodi.
Entrambi uniti a lodare l’operato del governo Letta sui migranti, Mare Nostrum contro il Triton dell’era Renzi.
Ed è un coro quasi unanime: Letta, Prodi e un gran pezzo di mondo cattolico.
Non a caso su questi temi l’ex premier ieri ha parlato attraverso un contributo scritto per il rapporto sull’immigrazione del Centro Astalli, il centro studi dei gesuiti.
E non sfugge che l’anno scorso, le prime parole che pronunciò dopo la ‘cacciata’ da Palazzo Chigi furono su Civiltà Cattolica, pubblicazione che non esce dal Vaticano senza l’approvazione della segreteria di Stato. Per dire della portata della cosa.
Che succede?
Gli esperti la spiegano come la volontà di rientrare in campo di un pezzo del mondo cattolico. C’è da dire, come ammettono gli stessi renziani in Parlamento, che tra il premier attuale e il Papa, il gesuita Francesco, non è mai scoccata la scintilla.
Non c’è grande feeling. E si vede.
Il Papa invece chiamò Letta, quando fu ‘deposto’ dal governo l’anno scorso. E in effetti, a guardarsi bene intorno, i renziani di stretta osservanza ammettono allargando le braccia che gli unici contatti più o meno diretti di Renzi con il Vaticano dell’era Bergoglio sono l’ex Popolare Giuseppe Fioroni e il ministro Maria Elena Boschi, di famiglia aretina storicamente Dc.
Poi c’è Graziano Delrio, che però è un caso a sè e non a caso era l’unico renziano nel governo Letta. La cosa non preoccupa il giro del premier, che anzi ancora si vanta per non essere stato coccolato dalla Curia vescovile di Firenze, quando era sindaco.
Per Renzi lo scontro con le gerarchie paga sempre. Però c’è anche che il giro cattolico di Letta arriva comunque fino al Quirinale: a Sergio Mattarella, il presidente voluto da Renzi al Colle, l’uomo al quale Letta ha comunicato la propria intenzione di dimettersi dal Parlamento, prima di annunciarlo in tv.
Qui c’è di più del semplice bonton istituzionale.
Ci sono i fili di un rapporto interno allo stesso mondo. Non che la rivincita di Letta su Renzi passi per Mattarella, il quale in questi giorni non fa che chiedere a Renzi se abbia i numeri per approvare l’Italicum, preoccupatissimo. Presto per dirlo.
Ma di certo il lavoro messo in piedi dall’ex premier non è solo marketing per vendere il libro, come ogni casa editrice impone agli autore e come racconta l’autore stesso agli amici (oltre che come dice Renzi). Invece, c’è di più.
Perchè nel caso di Letta il marketing si fa Anche a colpi di “metadone”, il bollino che Letta ha piazzato sulla retorica renziana, trovata comunicativa che gli è valsa anche un comunicato di protesta da parte di Federserd, la federazione che rappresenta i Servizi pubblici per le dipendenze (Sert): “Il metadone è utile ad aiutare i malati di eroina…”. Tiè. Ma c’è di più, al di là delle battute.
C’è la rivincita o meglio la ricerca della rivincita, il tentativo di non buttare a mare una storia nata dentro il mondo cattolico.
E’ quel mondo cattolico un po’ scettico su Renzi, convinto che non stia facendo abbastanza per la famiglia, vecchio cruccio dei cattolici, ma anche per la povertà e i migranti, che è un cruccio di Papa Francesco.
E’ quel mondo che aspetta il premier al varco sul Partito della Nazione, vuole capire che sarà .
Ed è un mondo che parla bene con la minoranza Pd spaventata dai nuovi arrivi al partito: dopo Bondi e Repetti, ora si parla di Denis Verdini, le sue truppe e i suoi guai giudiziari. Il renzismo è calamita di casi da ‘questione morale’?
E’ l’interrogativo più frequente intorno all’allarme ormai alle stelle nella minoranza su quella che chiamano ‘mutazione genetica’ del Pd all’ombra dell’Italicum.
Ci sta che i pochi parlamentari di fede ancora lettiana sperino in Enrico per una rivincita anche di partito.
Per dirla in termini spiccioli: una sua candidatura al congresso 2017, “se il Pd sarà ancora il Pd”, aggiunge qualcuno.
Mentre Renzi, in vista della settimana rovente sull’Italicum, tenta un aggancio con Bersani: “Ha ragione sul mancato invito alla festa dell’Unità . Giustissimo chiamarlo: hanno chiamato i ministri e non gli ex segretari. Noi lo andiamo a prendere in macchina, così non va a piedi”.
Ma Letta, che sa di non avere il consenso elettorale di Renzi (si candidò alle primarie 2007, 392mila voti, cioè l’11,8 per cento, e come capolista alle europee 2004, 174mila voti), gioca su un altro piano, per ora.
E chissà : se il Partito della Nazione diventasse territorio di gente chiacchierata alla Verdini, “potrebbe nascere qualcos’altro”, ragiona uno dei suoi.
Svuotando dall’interno la creatura di Renzi.
Chissà .
(da “Huffingtonpost“)
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