FINI ROMPE IL GIOCATTOLINO A BOSSI, REDUCE DALLA SECESSIONE DEGLI OMBRELLI
CHE LA PADANIA NON ESISTA LO CONFERMA ANCHE LA SOCIETA’ GEOGRAFICA ITALIANA: QUINDICI NORD DIVERSI SENZA UN CONFINE CHIARO, DOMINA IL LOCALISMO…BASTA UN PO’ DI PIOGGIA A PONTIDA E LE TRUPPE SECESSIONISTE STANNO A CASA O APRONO GLI OMBRELLI: I RIVOLUZIONARI DELLA DOMENICA SONO PIU’ ABITUATI AGLI OMBRELLONI DA SPIAGGIA E AD ENTRARE NELLE FONDAZIONI BANCARIE
Fini parla al convegno “Patriottismo repubblicano e Unità d’Italia” e coglie l’occasione per togliersi apparentemente qualche sassolino dalla scarpa: “La Padania? Non esiste, non è mai esistita, è solo un’invenzione propagandistica-lessicale, le differenze sono enormi, anche per quanto riguarda il dialetto. Non è in discussione l’unità del Paese, ma rischia di affievolirsi la coesione nazionale. Non si può continuare a leggere queste sortite goliardiche come fini a se stesse, occorre contrastarle in modo netto”. Il presidente della Camera cita il filosofo francese Ernest Renan: “la nazione è un plebiscito che si rinnova ogni giorno” e conclude: “L’italianità non può diventare una semplice operazione museale”.
Quanto al federalismo dice che ” il titolo V va riscritto in modo da stabilire con chiarezza di chi sono le competenze, tra Stato e Regione, ed eliminare quelle condivise”.
Conclude sostenendo che “il bipolarismo è fallito perchè non è stato in grado di fare le riforme e la gente non ci crede più”.
Fini da tempo detta i temi di discussioni politica e di fatto ha posto il freno allo strapotere leghista al governo, non solo alle leggi ad personam care al premier.
I suoi interventi sono sempre studiati a tavolino e incidono in maniera chirurgica nella maggioranza.
In fondo fa quello che avrebbe dovuto fare il Pdl per contenere la Lega e che Berlusconi non ha mai fatto per salvarsi da due processi, prossimi pure alla prescrizione.
Che la Padania non esista e non sia mai esistita, lo dice anche una fonte scientifica insospettabile, la Società geografica italiana che, nel suo ultimo rapporto, ha bocciato l’esistenza di una identità padana.
Secondo i ricercatori “di Nord ne abbiamo contati una quindicina: aree, territori, sistemi quanto mai diversi tra loro, figurarsi parlare di Stato padano, non potrebbe mai esistere. Il Nord è solo un insieme di sottosistemi, ma la Padania come spazio culturale, economico, etnico non esiste proprio.
Nel Paese dei 1000 campanili e delle 100 città , domina semmai il localismo che provoca spesso guasti.
La Baviera e la Catalogna sono grandi regioni con una pluralità di sistemi e di funzioni, il Nord dell’Italia invece ha una innata pluralità , non una unica identità , diviso com’è in sottosistemi”.
Ma Fini ha affondato il colpo proprio nel momento in cui la Lega è in palese difficoltà : in periferia invoca il federalismo fiscale e a Roma soffoca le Regioni e i Comuni con la manovra più centralista mai adottata da un governo di centrodestra, suscitando la rivolta della base sul territorio.
Invoca tagli alle spese dei ministeri e poi si trova a giustificare che solo per il federalismo si debbano pagare tre stipendi a tre ministri che si sovrappongono (Bossi, Calderoli e Brancher).
Bossi ha dovuto a Pontida precisare che il responsabile del federalismo è lui, segno di palese debolezza.
I soldi per far fronte al federalismo non ci sono e la Lega si arrampica sugli specchi e rievoca la parola secessione per distogliere l’attenzione del proprio elettorato.
Già nel 1996 , dopo il migliore risultato elettorale leghista in assoluto, si parlò di secessione a nel settembre 1996 fu organizzata la catena umana sul Po. Parteciparono poche decine di migliaia di persone, un flop secessionista.
La maggior parte dell’elettorato leghista vuole infatti che il partito faccia il sindacalista del Nord a Roma, non vuole un movimento irredentista senza capo nè coda.
E poi con chi la fa la secessione la Lega?
Con ua classe dirigente col culo attaccato alla poltrona e relativi bonifici mensili da parte di Roma ladrona?
O con la base di Pontida, quando è bastata un po’ di pioggia e dai previsti 50.000 rivoluzionari, ne sono rimasti a casa 40.000 ?
E quelli che c’erano hanno aperto pure l’ombrello come i ricchi borghesi quando vengono due gocce al concorso ippico di Piazza di Spagna?
Gente più avvezza agli ombrelloni delle spiagge di Jesolo o a entrare col gettone di presenza nelle fondazioni bancarie che alla secessione.
Soggetti che semmai pensano a come intascare i soldi della “successione”, in caso di dipartita dei congiunti, altro che “secessione”.
Ecco perchè Fini ha scelto il momento di crisi della Lega per dire cose “di destra”, forte dell’ultimo sondaggio riservato che, in caso si presentasse da solo, anche fuori dal Pdl, gli dà secco un 7% nazionale, con ampio margine di miglioramento se scende sul territorio.
Con punte notevoli al Sud.
Senza Fini, Berlusconi e Bossi devono scendere dal tram, ma deciderà Fini quale sarà l’ultima fermata idonea.
Il pallino lo ha in mano lui, con buona pace degli adoratori del pitale del Po.
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