FITTO VUOL FARE IL GOLEADOR, NASCE LA SUA CORRENTE: 36 PARLAMENTARI GIA’ SCHIERATI CON LUI
TRA I SUOI SOSTENITORI “ROTTAMATORI” SI RIVEDONO ANCHE ESPERTI SFASCIACARROZZE: ANDREA RONCHI, ADOLFO URSO, FRANCESCO STORACE E GIANNI ALEMANNO
È standing ovation quando Raffaele Fitto cita Margaret Thatcher: “I voti non cadono dagli alberi come prugne secche, i voti bisogna conquistarseli, giorno per giorno”.
Poi, l’affondo rivolto a Berlusconi, mai nominato direttamente: “Basta improvvisazioni, più che concentrarsi sul centravanti o sul centrocampista serve una squadra riconoscibile sui contenuti”.
Tempio di Adriano 27 novembre del 2014, trigesimo della Decadenza di Silvio Berlusconi, votata un anno fa a palazzo Madama.
Allora, sotto palazzo Grazioli sembrava di stare a Bisceglie tanti erano i pugliesi chiamati a raccolta da Raffaele Fitto per esprimere solidarietà a Berlusconi.
Oggi, nuovo passo della Decadenza politica. Nasce il correntone azzurro.
Per la prima volta, i ribelli ci mettono la faccia in pubblico, sfilando di fronte alle telecamere.
Il pallottoliere segna 36 tra parlamentari e senatori ma, spiegano, altri potrebbero arrivare.
È una notizia che trova conferma nel panico di palazzo Grazioli, dove alla Camera secondo Denis Verdini i parlamentari berlusconiani ortodossi su cui mettere la mano sul fuoco sono 36, quelli fuori controllo 32, perchè oltre ai fittiani puri c’è una vasta area di malcontento sul Nazareno.
Il “parroco di Lecce”, così lo apostrofò Berlusconi nel corso di un ufficio di presidenza, controlla quasi la metà dei parlamentari.
Per questo si muove da capo, fermo sulle posizioni di chi vuole un “chiarimento” politico. Quando Silvio Berlusconi lo fa chiamare per invitarlo a pranzo con i capigruppo, Giovanni Toti e Deborah Bergamini fa sapere che è disponibile a un faccia a faccia non ad un incontro con una delegazione: “Lo volevano imbrigliare – dice un big del correntone – nel senso che gli avrebbero chiesto di non parlare di questo o quest’altro, mettendo il silenziatore all’iniziativa, ma senza aprire una discussione vera. E lui non è andato per stare libero. Quando Berlusconi vorrà trattare, allora andrà ”
Aria elettrica, quasi da congresso di nuovo partito, ci sono parecchi ex ministri dei governo Berlusconi. Saverio Romano, Gianni Alemanno.
Arriva Francesco Storace: “Sono un pregiudicato, ma a me piace la politica. Per questo sono qui”.
L’ex finiano Andrea Ronchi sembra ringiovanito: “Sono qui, perchè bisogna creare, partendo da personaggi come Fitto, un centrodestra, forte e credibile, alternativo alla sinistra renziana, che torni allo spirito del ’94”.
Guai a nominare la parola scissione, guai a nominare Berlusconi: “Noi — dice Fitto dal palco — non siamo contro qualcuno, ma per qualcosa”.
Applaudono pure i rappresentanti delle categorie invitate a parlare, Confcommercio, Confartigianato, Confediliza, categorie tradizionalmente vicine al centrodestra, sotto la grande scritta “Per l’alternativa”.
Proprio partendo dall’interlocuzione con loro Fitto spinge sulla necessità di partire dai “contenuti”, termine — aggiunge — “che dà quasi fastidio”, critica il governo Renzi sulla politica economica, sui fondi europei, sull’approccio subalterno a Bruxelles.
E in nome dell’alternativa di governo invoca la “rifondazione” di Forza Italia e del centrodestra: “Se il nostro partito si confrontasse con questi temi, avrebbe una credibilità diversa di quella che ha. Questo intendo quando parlo di rifondazione”.
È “governo” la parola più usata nel discorso sotto lo sguardo accudente dello spin doctor Luigi Crespi, l’inventore del contratto con gli italiani del 2001, e di Daniele Capezzone, la “mente” economica del correntone, infaticabile produttore di materiali sull’economia.
E non è un caso che Fitto batta molto proprio sull’alternativa di governo. Perchè il battesimo del correntone non è un’iniziativa di rottamazione, nè — almeno per ora — la prova di una scissione.
Il “parroco di Lecce” è cresciuto e si pone come goleador, anti Salvini nel guidare un nuovo centrodestra.
Per questo parla di unità del centrodestra, gioca di sponda col leghista invocando le primarie: “Tutte le investiture devono passare dal popolo”.
Parla, esattamente come Salvini, non contro Berlusconi ma già oltre Berlusconi: “Sulle primarie – dice – anche Salvini sarebbe d’accordo”.
Se la ride all’ingresso quella vecchia volpe di Vincenzo D’Anna: “Ora Raffaele deve stare attento agli zelatori”.
Perchè sul territorio i portatori di voti, il ceto politico delle amministrazioni lo cerca, per proporsi nel correntone.
Andrea Ronchi racconta: “Andando in giro c’è voglia di politica, non sai quanta. Ti faccio vedere la lista di imprenditori, gente seria, professionisti che hanno voglia di impegnarsi perchè non vogliono Renzi. E in questo momento Forza Italia sul territorio non c’è”.
Proprio sul territorio Forza Italia pare una polveriera pronta ad esplodere.
Il governatore della Campania Caldoro, ad esempio, è sbottato: “Io — ha dichiarato a Repubblica — non so se mi ricandido”.
Significative le sue parole sulla guida del centrodestra: “La leadership si conquista sul campo: corrono Salvini, Alfano, Fitto, Toti e chiunque si voglia misurare. Ma non necessariamente con le primarie”.
Ecco, la sensazione è che il problema sia sempre lo stesso: Silvio Berlusconi.
Nei capannelli la fantasia della politica è scatenata. C’è chi ragiona di un “listone nazionale” di centrodestra alleato con Salvini, chi di una Forza Italia fittizzata come motore di una alleanza. Chissà .
Augusto Minzolini dice: “Il paradosso del momento è che sia Salvini sia Renzi sono, ognuno a suo modo, il prodotto del berlusconismo, nel senso della politica come leadership, come la concepiva Berlusconi. Ora l’unico partito senza leader è Forza Italia”.
Decadenza, atto secondo. Un anno dopo.
(da “Huffingtonpost“)
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