FRANCIA: LA PREVEDIBILE ASCESA DI JUPPE’ SCOMPAGINERA’ LE CARTE
I PARTITI STORICI ALLA RICERCA DI UNA VISIONE
Marine Le Pen non vince nessuna regione, sette giorni di politica hanno rovesciato il risultato delle regionali francesi, l’onda bluemarine si infrange contro le barriere di un sistema elettorale spietato.
Ma — va detto, perchè il risultato è netto — l’avanzata del Front è stata bloccata innanzitutto dal voto dei francesi.
Molti astensionisti del primo turno ieri sono andati ai seggi. Lo spirito «repubblicano» che ha spinto i socialisti a ritirarsi dal Nord (Lille e Piccardia) e dal Sud (Marsiglia e Costa Azzurra) per favorire i candidati sarkozisti contro le due Le Pen (Marine e Marion, zia e nipote) arrivate in testa al primo turno ha fatto «barrage» all’estrema destra.
Come leggere due risultati così diversi? Bisogna entrare nella logica delle elezioni a due turni.
Nel primo si vota con il cuore, nel secondo (anche) con il cervello.
Nel primo — come ha detto Guillaume Perrault del Figaro — il Front National ha mostrato la sua forza, nel secondo il suo isolamento.
Marine Le Pen è in grado di spaventare il sistema, non di abbatterlo.
Ma la vera domanda è: per quanto ancora?
Ormai si può parlare di un bipartitismo imperfetto alla francese: da una parte l’alleanza (conflittuale e spesso innaturale) tra i due partiti storici e tradizionali, destra e sinistra, ex gollisti e socialisti; dall’altra il Front.
Da una parte quelli che Marine Le Pen chiama i “succubi della globalizzazione”, dall’altra i sedicenti «patrioti».
Esaurite le regionali, già si è proiettati sulla presidenziale 2017, la madre di tutte le elezioni.
Ieri è andata in onda la replica di un vecchio film, un dèja vu di politica politicante che non entusiasma più nessuno.
E tutti si rendono conto che è forse l’ultimo avvertimento al sistema. Il più chiaro è stato Alain Juppè, ora sindaco di Bordeaux, ma ex primo ministro e ministro, l’uomo che Chirac diceva «il migliore di tutti noi».
Juppè è lanciato nella corsa a conquistare la candidatura per la destra nella prossima presidenziale, il suo avversario numero uno è Nicolas Sarkozy, che esce piuttosto malconcio da questo giro.
Ieri sera Juppè ha fatto il suo primo vero discorso da candidato presidente sfidando insieme Sarko-Hollande-Le Pen: i francesi — ha detto – hanno bisogno di una «visione», non antieuropea, non quella di un paese ripiegato su se stesso, non in controsenso rispetto al mondo di domani.
Questo è il vero nodo. Le Pen e i suoi alleati in Europa che chiamiamo «populisti» hanno «visione» e risposte per quanto semplificate e irrealistiche a problemi complessi.
I partiti storici tradizionali non sanno invece più offrire «visioni».
Innanzitutto quella europea che si è persa in una nebbia tecnocratica e burocratica che non fa più sognare, che moltiplica insicurezze, che nelle politiche economiche non riesce a invertire la curva della disoccupazione nè a far ripartire in modo significativo la crescita.
In questo stallo cresce il bisogno di protezione, il senso di angoscia che permette di riconoscersi in parole d’ordine elementari, dove risorgono vecchi fantasmi.
È questa la sfida che le elezioni regionali francesi hanno drammatizzato, per la Francia e per tutti gli altri, a cominciare dalla Spagna dove si voterà tra pochi giorni.
Cesare Martinetti
(da “La Stampa”)
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