FRATELLI D’ITALIA FRENA SULLA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME”: L’OBIETTIVO NON DICHIARATO È FAR SLITTARE IL REFERENDUM, GIÀ ANNUNCIATO DALLE OPPOSIZIONI, TRA LA FINE DEL 2026 E L’INIZIO DEL 2027, A POCHI GIORNI DALLE POLITICHE
COSÌ, RAGIONANO GLI SHERPA DI FDI, SI PERDEREBBE L’EFFETTO “SPALLATA” A DANNO DELLA DUCETTA
Dentro FdI c’è chi si butta sul latinorum. E dunque sul premierato il motto adesso sarebbe questo: festina lente . Affrettarsi lentamente. In realtà nel partito della fiamma, dopo lo sprint per strappare il sì in prima lettura al Senato a ridosso delle Europee (alla fine è arrivato il 18 giugno), adesso si ragiona su un andamento meno spedito.
Non solo perché Forza Italia, che ha già dovuto ingoiare il rospo dell’autonomia leghista con mezzo partito col broncio, ha chiesto di dare priorità, alla Camera, al vecchio pallino del Cavaliere, la separazione delle carriere.
Gli azzurri sono già stati avvisati, poco prima che il Palazzo chiudesse i battenti per le ferie d’agosto. Il calendario della ripresa dunque cambia. E non è solo questione di tecnicismi di agenda. Tra i postberlusconiani c’è chi sospetta che quella dei colleghi meloniani non sia solo una gentile concessione. Ma che dietro ci sia la volontà di far slittare il referendum sul premierato a cui già si preparano le opposizioni, con l’obiettivo di rimandarlo, sempre che la riforma arrivi a quattro approvazioni nelle Camere, all’ultimo scampolo della legislatura.
Cioè tra la fine del 2026 (sarebbe dieci anni dopo quello che costò caro a Matteo Renzi…) o ancora meglio all’inizio del 2027, quindi a pochi mesi dalle Politiche. In questo modo, ragiona a microfoni spenti un parlamentare di FdI che segue il dossier, «la sinistra potrebbe perdere una spinta propagandistica: trasformare il voto sul premierato in una spallata a Meloni. Perché alle Politiche si voterebbe poco dopo, dunque forse si riuscirebbe a discutere sul merito della proposta».
FI naturalmente fa buon viso al gioco dei Fratelli. La separazione delle carriere di giudici e pm è già stata incardinata a Montecitorio, peraltro solo in Commissione Affari costituzionali, senza coinvolgere quella della Giustizia.
Sono già state portate a dama una cinquantina di audizioni. Tra gli azzurri, la speranza è di arrivare al primo voto in Aula per la fine di novembre, un attimo prima della manovra. Il premierato, a quel punto, verrebbe calendarizzato nel 2025.
C’è poi il nodo della legge elettorale, che la ministra forzista Elisabetta Casellati ha annunciato per l’autunno. Ma ancora in maggioranza non hanno deciso se ripristinare il Mattarellum, con qualche correttivo, o virare sul meccanismo delle ex Province.
Anche la Lega si tormenta per l’autonomia, dato che l’opposizione in piena estate è riuscita a scavallare quota 500mila firme per un referendum abrogativo.
Il papà della riforma, il ministro Roberto Calderoli, ieri ha sostenuto che la consultazione referendaria sarebbe da dichiarare «inammissibile», perché l’autonomia «è collegata alla legge di bilancio». «Fermo restando che, ovviamente, deciderà la Corte Costituzionale» aggiunge il big leghista ad Affaritaliani.it
(da agenzie)
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