FUORI DI TESTA: TRUMP BUTTA GIU’ IL TELEFONO AL PREMIER AUSTRALIANO E MINACCIA IL MESSICO DI INVIARE TRUPPE
FINO A POCHE ORE PRIMA SI ERA DETTO DISPOSTO A MANTENERE L’IMPEGNO DI ACCOGLIERE 1250 RIFUGIATI DALL’AUSTRALIA, POI SCATTA L’EMBOLO E INSULTA IL PREMIER AUSTRALIANO
Poteva essere una delle conversazioni telefoniche più scorrevoli per il presidente americano da poco insediato alla Casa Bianca, quella con il premier di un paese amico ed alleato, l’Australia.
E invece sembra che così non sia stato, tanto che – ricostruisce il Washington Post – Donald Trump avrebbe deciso di sospendere improvvisamente dopo 25 minuti un colloquio della durata prevista di un’ora con Malcolm Turnbull.
Stando a funzionari americani informati dei contenuti della telefonata citati dal Washington Post, a un certo punto Trump avrebbe anche riferito al suo interlocutore che quella in corso era la quinta telefonata con leader mondiali che faceva quel giorno (sabato), una delle quali con il presidente russo Vladimir Putin.
«E di gran lunga la peggiore», avrebbe aggiunto.
Oggetto del contendere l’accordo raggiunto con l’Australia dall’amministrazione Obama per l’accoglienza negli Stati Uniti di 1250 rifugiati attualmente stipati in centri di detenzione sulle isole Nauru e Manus in Papua NuovaGuinea.
Trump, che il giorno prima aveva firmato il decreto sull’immigrazione si è lamentato dell’intesa, «la peggiore mai raggiunta», ha detto che «sarebbe stato ucciso» politicamente ed ha accusato l’Australia di cercare di esportare i «prossimi attentatori di Boston».
Poi – ieri – è tornato sulla vicenda con un tweet: «Ci crederete? L’amministrazione Obama ha acconsentito ad accogliere migliaia di immigrati illegali dall’Australia. Perchè? Studierò questo accordo ottuso».
Da notare che poco prima del tweet l’ambasciata americana a Canberra assicurava ai reporter australiani che la nuova amministrazione avrebbe onorato l’accordo.
«La decisione del presidente Trump di rispettare l’intesa sui rifugiati non è cambiata», aveva replicato un portavoce dell’ambasciata parlando con i giornalisti.
Una conferma proveniente dalla Casa Bianca, girata al Dipartimento di Stato, infine arrivata alla sede diplomatica alle 13.15 ora di Canberra.
L’ambasciata, riferisce ancora il Washington Post, sarebbe stata informata che l’accordo restava valido alle 21.15 ora di Washington, un’ora e 40 minuti prima del tweet di Trump.
La minaccia al Messico: «Invio le truppe». Ma Nieto smentisce
Ma il premier australiano non è l’unico in rotta con Trump. Sempre nel corso di un’aspra conversazione telefonica il presidente americano avrebbe umiliato Enrique Peà±a Nieto, minacciandolo di inviare proprie truppe oltre confine per contrastare la delinquenza che l’esercito messicano non riesce a controllare.
“Avete un sacco di uomini di “bad hombres” cattivi laggiù. Non state facendo abbastanza per fermarli. Penso che i vostri militari siano spaventati. I nostri non lo sono e quindi potrei inviarli per occuparsene», avrebbe detto Trump.
Segnalazioni che «non corrispondono alla realtà », ha subito chiarito il ministero degli Esteri messicano in un messaggio pubblicato sull’account Twitter .
Venerdì tanto la Casa Bianca quanto il governo messicano avevano diffuso comunicati in cui riferivano della telefonata definendola `costruttiva’.
Il colloquio era avvenuto a seguito della cancellazione della prevista visita a Washington del presidente messicano: a spingerlo a questa decisione, un tweet di Trump che diceva di considerare inutile una sua visita nel caso in cui Pena Nieto non fosse deciso a finanziare la costruzione del muro lungo la frontiera tra i due paesi.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply