GENOVA, LA CORTE D’APPELLO FA SCATTARE LA “SORVEGLIANZA SPECIALE” PER GINO MAMONE: “CONTIGUITA’ CON I CLAN”
LA DIA: “PERICOLOSITA’ QUALIFICATA”… QUALCHE ANNO FA FUMMO CRITICATI DA CERTA DESTRA PER AVER DENUNCIATO UN SUO INCONTRO CON ESPONENTI DI FUTURO E LIBERTA’ NELLA SEDE DEL PARTITO
Il «coinvolgimento in diversi procedimenti penali per corruzione, reati fiscali e turbativa d’asta» e nelle indagini «sulle bonifiche delle aree ex Italsider, Stoppani, ex Oleificio Gaslini», oltre agli appalti truccati nell’azienda di nettezza urbana comunale Amiu dove emerse la corruzione di un funzionario con escort e serate a luci rosse.
E poi i rapporti di «contiguità con esponenti dei clan», ancorchè «non costanti», si inseriscono comunque nel contesto di una famiglia di origine calabrese «il cui capostipite ha senza dubbio in passato coltivato frequentazioni “di peso”, che lo hanno trasformato in un punto di riferimento per molti “compari” che vivono in Liguria».
Per queste ragioni la Corte d’appello di Genova ha riconosciuto la «pericolosità sociale» del “re delle bonifiche” Gino Mamone. E ha fatto scattare, prima volta per lui, una misura preventiva di sorveglianza speciale.
La Procura e la Direzione investigativa antimafia, diretta da Sandro Sandulli, avevano chiesto di attribuirgli una misura di «pericolosità qualificata», ovvero riferita specificamente ai rapporti con membri della ‘ndrangheta.
(da “il Secolo XIX”)
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