“GIUSEPPE CONTE ANDRA’ FINO ALL’AJA A GUIDARE UNA PROTESTA ANTI-NATO, COME SE FOSSE UN CAPO DEI BLACK-BLOC”
MARCELLO SORGI FA IL RITRATTO PSICOLOGICO DI CONTE: “LA PERMALOSITÀ LO SPINGE ANCORA OGGI A CONSIDERARE UNA ‘MANCANZA DI RISPETTO’ IL ‘TRADIMENTO’ OPERATO NEL 2021 DAL PD NEI SUOI CONFRONTI, ACCETTANDO IL PASSAGGIO DAL GOVERNO GIALLOROSSO A QUELLO PRESIEDUTO DA DRAGHI. PER CONTE QUELLA RIMANE UN’ONTA CHE IL PD PUÒ LAVARE SOLO IN UN MODO: OFFRENDOGLI LA GUIDA DELLA COALIZIONE E LA CANDIDATURA A PALAZZO CHIGI ALLA QUALE, IN ANIMO SUO, NON HA MAI RINUNCIATO”
C’è sicuramente un elemento di propaganda nella partecipazione alla manifestazione pacifista – percorsa da qualche striatura antisemita – di cui Conte, ieri, è diventato il protagonista assoluto (e alla quale, va detto, sono intervenuti anche alcuni esponenti del Pd vicini alla segretaria Schlein).
Ma c’è qualcosa di più, che lo porterà fino all’Aja a guidare una protesta anti-Nato, come se fosse diventato un capo dei Black-bloc, e non di un movimento grazie al quale ha guidato due governi in Italia. Che poi questa collocazione radicale, che gli ha fatto firmare con Bonelli e Fratoianni – e anche Schlein – una mozione comune contro la cooperazione con Israele, gli frutti una messe di consensi tale da riportare i 5 stelle alle percentuali mai più viste negli ultimi anni, e a sorpassare il Pd, sarà da vedere.
Conte, va ricordato, non nasce a sinistra. E neppure il grillismo, che anzi, ai tempi del Fondatore, aveva anche un’anima qualunquista di destra. Se adesso si è collocato da una parte sola è perché viene da anni di opposizione a Meloni, che considera quasi imbattibile, mentre a sinistra, malgrado i risultati recenti di Schlein, la crisi del Pd, con le sue inguaribili divisioni interne, gli appare irreversibile.
Poi, c’è un elemento personale, e in un certo senso meridionale, detto senza pregiudizi, che Conte non ha mai superato, anche se in politica rappresenta un limite: la permalosità che lo spinge ancora oggi a considerare una “mancanza di rispetto” il “tradimento” operato nel 2021 dal Pd nei suoi confronti, accettando il passaggio dal governo giallorosso a quello tecnico di unità nazionale presieduto da Draghi.E poco importa che a far cadere il governo sia stato Renzi, e senza i voti di Italia viva non c’era più la maggioranza. Per Conte quella rimane un’onta che il Pd può lavare solo in un modo: offrendogli la guida della coalizione rinata e la candidatura a Palazzo Chigi alla quale, in animo suo, non ha mai rinunciato. Ma può il candidato premier del centrosinistra nel 2027 essere lo stesso che due anni prima andava a manifestare contro la Nato?
Marcello Sorgi
per “la Stampa”
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