I RENZIANI TEMONO PRODI E BAZOLI DIETRO DE BORTOLI
RENZI FURIOSO PER L’EDITORIALE DEL DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA…E’ CACCIA AL NEMICO: TRA I SOSPETTI ANCHE BAZOLI-PRODI
In Parlamento non si parla d’altro.
Il feroce editoriale del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli contro Matteo Renzi è una ‘bomba’ la cui deflagrazione arriva a New York, dove – guarda caso proprio oggi — il premier incontra Sergio Marchionne, l’ad Fiat, ovvero dell’azionista di maggioranza relativa del Corsera.
Renzi è inviperito, a dir poco. Con i giornalisti, commenta lapidario: “Auguri e in bocca al lupo al Corriere per la nuova grafica”.
Nel Pd renziano e non-renziano, si scatenano dubbi e interpretazioni, sospetti e indiscrezioni sulle opinioni di un giornalista, ancorchè direttore uscente di uno dei maggiori quotidiani italiani.
Quasi che quell’editoriale in prima pagina, crudele fin dal titolo “Il nemico allo specchio”, funzioni da specchio delle difficoltà che sta attraversando il governo e, a ricasco, il Pd.
Uno specchio rotto in cui ognuno, a seconda dell’area di appartenenza, ritrova una sua risposta, un sospetto, un dubbio che rimbalza riga dopo riga dello stringato editoriale. E tra le varie interpretazioni c’è anche quella che si sofferma su una riga dell’ultimo paragrafo, dove viene posto “l’interrogativo più spinoso”.
Vale a dire: “Il Patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo dai vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria”.
Soprattutto l’ultima parola incuriosisce i più.
Nelle aree più vicine al premier c’è chi dietro De Bortoli vede il duo composto da Giovanni Bazoli (altro azionista del Corsera) e Romano Prodi.
Perchè, sarebbe la spiegazione, il professore avrebbe capito che il suo nome non è contemplato dal Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi per l’elezione del prossimo inquilino del Colle.
Secondo questa chiave di lettura, l’attacco di oggi sarebbe un modo per indebolire il premier e il Patto che ha stretto con Berlusconi, in modo da influenzare l’elezione del prossimo capo dello Stato.
E poi c’è chi ricorda le critiche dell’ex amico Diego Della Valle, altro azionista del Corriere, abbastanza piccato con il governo dall’estate scorsa. “Ma il suo rapporto con Renzi è sempre stato altalenante”, dice un renziano doc.
C’è di più. Nel Pd, i renziani cercano la reazione ma non nascondono la preoccupazione. Lo specchio rotto rende anche l’immagine delle fratture che sono evidentemente intervenute tra un pezzo dell’imprenditoria-editoria italiana e il governo nato a febbraio.
Per non parlare della minoranza Pd, che si ritrova stretta tra la propria battaglia contro il Jobs Act e il rischio di essere usata inconsapevolmente per manovre anti-Renzi che scorrono al di sopra delle loro teste, almeno la maggior parte di loro.
Sullo sfondo, il terrore che dietro l’attacco di De Bortoli ci siano manovre per sostituire Renzi con un governo tecnico telecomandato dalla Troika.
Un incubo che i renziani tendono a scacciare “perchè, una volta caduto Renzi, non ci sarebbe un’altra maggioranza per un altro governo”, ti dicono, sapendo che sul Jobs Act Renzi potrebbe davvero far saltare il banco e puntare al voto anticipato, alle brutte anche con il Consultellum .
E infatti, le sue dichiarazioni da New York non lasciano intravedere grandi mediazioni con le minoranze: “Il primo obiettivo è cambiare il mercato del lavoro perchè è focalizzato sul passato e quindi ci sono troppi disoccupati. Lunedì presenterò in direzione le mie idee che sono condivise, ci sarà un dibattito, si discute e alla fine si decide, si vota e si fa tutti nello stesso modo, si va tutti insieme”.
Tra l’altro, a Roma, già da ora i suoi stanno lavorando per “fare il pieno” in direzione, per fare in modo che ci siano tutti, anche gli eurodeputati e puntare ad un mandato pieno che isoli le minoranze.
L’affondo di De Bortoli piomba in questo clima già surriscaldato.
Tra i non renziani, il primo a commentare è Massimo Mucchetti, ex del Corriere della Sera, ora senatore del Pd.
Quella di De Bortoli “è una quasi sfiducia a Renzi. Renzi si trova nelle stesse condizioni del primo Berlusconi: padrone delle urne, ma poco credibile tra coloro che hanno le responsabilità maggiori in Italia e all`estero. E come Berlusconi può essere tentato di reagire alla reprimenda attaccando i giornaloni cinici e bari, strumento cieco d`occhiuta rapina di innominati ‘salotti buoni’ ai danni del Paese. Se ascoltasse i più sofisticati tra i suoi consiglieri, Renzi potrebbe anche liquidare l’early warning del “Corriere” come l’estremo tentativo di battere un colpo da parte di un direttore in uscita (la Rcs Mediagroup ha annunciato il cambio di direzione per l’aprile 2015). Se poi ascoltasse anche i consiglieri più spregiudicati, potrebbe brigare per anticipare la sostituzione di De Bortoli da parte dell’azionista di maggioranza relativa della Rcs, che è poi la Fiat: quella Fiat marchionnesca non confindustriale e tanto, tanto filo governativa, forse in attesa di qualche supporto all’esportazione (probabilmente giusto), certo grata per il silenzio del premier (certamente sbagliato) sulla migrazione della sede a Londra e Amsterdam”.
Il segnale al governo è arrivato.
(da “Huffingtonpost”)
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