I TORY HANNO DECISO DI SUICIDARSI: SUNAK È UN MILIARDARIO SPOCCHIOSO, VISTO DAGLI ELETTORI COME UN “DAVOS MAN”, PIÙ A SUO AGIO CON I BANCHIERI CHE CON LE PERSONE NORMALI
UNA VOLTA SI PRESENTÒ IN UN CANTIERE CON UN VESTITO DA 4MILA EURO E MOCASSINI PRADA, SCATENANDO L’INDIGNAZIONE DEGLI OPERAI
Ha già fatto la Storia, e per più di un motivo: il nuovo premier britannico, il 42enne Rishi Sunak, non è solo la prima persona di colore e di fede induista a guidare un governo di Sua Maestà, ma è anche di gran lunga il più ricco, visto che la fortuna privata sua e di sua moglie è stimata in oltre 800 milioni di euro, il doppio di re Carlo.
Un personaggio fatto di paradossi e contraddizioni, il nuovo premier: tanto che uno dei soprannomi è «Slippery Sunak», Sunak lo Scivoloso. Lui è figlio di immigrati indiani arrivati in Gran Bretagna dall’Africa orientale, però di solida estrazione borghese (padre medico, madre farmacista), tanto che riescono a mandarlo nell’esclusivissimo Winchester College, una scuola che costa oggi oltre 50 mila euro l’anno e che da secoli rivaleggia con Eton. Da lì il giovane Sunak viene ammesso a Oxford per studiare Ppe (Filosofia, Politica ed Economia), il corso principe della futura classe dirigente.
Dopo un master a Stanford, in California, in Business administration, l’ambizioso Rishi si dà alla finanza, prima in Goldman Sachs e poi in diversi hedge fund. Ed è a Stanford che incontra sua moglie, una ricchissima ereditiera figlia di un miliardario indiano, dalla quale avrà due figli.
La coppia ha oggi un patrimonio immobiliare notevole, valutato circa 17 milioni di euro. Durante la settimana i Sunak vivono a Londra, in una casa di cinque stanze da letto a Kensington – uno dei quartieri più lussuosi della capitale – del valore di circa 8 milioni; il weekend lo trascorrono in un maniero georgiano nel nord dell’Inghilterra completo di lago privato, piscina e campo da tennis, che è valso a Sunak il soprannome di «maharaja dello Yorkshire»; a tutto questo si aggiunge un appartamento per gli ospiti nel centro di Londra e una villa sulla spiaggia di Santa Monica, in California, che vale oltre 6 milioni.
È per questo stile di vita che Sunak viene percepito come un esponente delle élite, uno che vive su un altro pianeta rispetto alla gente normale, le cui esigenze stenta a capire: una volta si è presentato in un cantiere con un vestito da 4 mila euro e mocassini di Prada, mentre un’altra si è fatto fotografare con una tazza da caffè da 200 euro.
Insomma, un «Davos man» più a suo agio con i banchieri che con l’uomo della strada che fatica a pagare le bollette.
E sempre con una via d’uscita pronta: si è scoperto che ha chiesto la Green Card, il permesso di soggiorno permanente negli Stati Uniti, una specie di polizza di assicurazione nel caso le sue ambizioni in Gran Bretagna non si fossero realizzate. E ancora più critiche ha sollevato la rivelazione che sua moglie eludeva le tasse in Gran Bretagna grazie a un sistema legale che le permetteva di non pagare nulla su oltre dieci milioni di dividendi annui.
Sul piano politico, Sunak è ancora più difficile da incasellare. La sua ascesa è stata meteorica, se si considera che tre anni fa era ancora uno sconosciuto sottosegretario: poi la nomina a Cancelliere dello Scacchiere (ossia ministro del Tesoro) all’inizio del 2020 lo ha proiettato nel firmamento della politica britannica.
È stato lui ad affrontare la pandemia con un massiccio programma di intervento pubblico che ha fatto schizzare la pressione fiscale ai livelli più alti da 70 anni. Sunak si proclama, a parole, un fautore della tassazione minima: ma è consapevole che nella congiuntura attuale non è possibile abbassare le tasse. È su questo che si è scontrato in estate con Liz Truss: e il naufragio della Trussonomics gli ha dato ragione.
I suoi ammiratori lo definiscono «un pragmatico di principi»: guidato da alcune idee, ma pronto ad adattarle alla realtà. Nel 2016 si era schierato a favore della Brexit: ma dopo non ne ha più parlato, mantenendo un profilo bassissimo sulla questione dei rapporti con l’Europa. Ora il suo compito sarà quello di tirare la Gran Bretagna fuori dalle secche in cui si è cacciata
(da agenzie)
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